Silvano Fedi

Matteo Grasso

Profilo di un comandante partigiano pistoiese

Silvano Fedi
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Nato a Pistoia il 25 aprile 1920, Silvano Fedi è uno dei personaggi più importanti della Resistenza pistoiese. Coraggioso, carismatico, idealista, antifascista: questi sono i tratti caratteriali che più lo hanno rappresentato.

Di famiglia benestante, fin da giovane ha maturato ideali libertari, in parte grazie alla frequentazione negli anni ’30 del Liceo Classico Forteguerri di Pistoia. In quel periodo, fra i tanti, erano iscritti alla scuola Antonino Caponnetto (in seguito magistrato e guida del pool antimafia), Manrico Ducceschi (comandante dell’XI Zona partigiani, Bronze Star Medal al valor militare da parte degli Alleati), Pier Luigi Bellini delle Stelle (comandante partigiano del distaccamento Puecher della 52ª Brigata Garibaldi che catturò Benito Mussolini a Dongo nell’aprile 1945), Giovanni La Loggia (partigiano, medaglia di bronzo al valor militare), Carlo Giovannelli (antifascista, condannato dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato, partigiano). L’educazione ricevuta si dimostrò fondamentale nel creare un gruppo di giovani studenti che amava discutere di morale, religione e politica. Da qui nacque un primo nucleo antifascista, composto da una ventina di aderenti, con l’obiettivo di «scuotere dal torpore gli italiani, limitati nelle opinioni e nella libertà di pensiero», e fornire loro gli strumenti necessari per la costruzione di una nuova coscienza politica.

Nel 1938, anno della promulgazione delle leggi razziali, Silvano fu nominato fiduciario dal gruppo di studenti “Ad Maiora” (espressione latina, letteralmente «verso cose più grandi»), gruppo poi sciolto dai fascisti che vietavano ogni tipo di organizzazione al di fuori dei GUF (Gruppi universitari fascisti) e della GIL (Gioventù Italiana del Littorio). Nell’autunno 1939 concluse gli studi e ottenne il diploma senza poterlo ritirare personalmente perché a ottobre fu arrestato per la prima volta dalla polizia fascista. Fu condannato dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato, insieme ad altri tre compagni, a un anno di carcere, per aver costituito un’associazione antinazionale e aver svolto propaganda antinazionale. Liberato grazie a un condono nel febbraio 1940, nonostante la stretta sorveglianza, divenne un punto di riferimento dell’antifascismo clandestino pistoiese arrivando a sostenere ideali di libertà e di parità di diritti basandosi sui suoi modelli libertari e sulla sua preparazione politico-culturale, con frequenti letture che spaziavano da Mazzini a Marx e Bakunin.

Il 1941 e il 1942 sono anni di crescita, di preparazione e di consolidamento per le cellule antifasciste pistoiesi. Con il 25 luglio 1943, Silvano Fedi fu tra i promotori delle manifestazioni e degli scioperi che scoppiarono in città e nelle fabbriche, ponendolo in una posizione di chiaro scontro verso il regime. Venne arrestato una seconda volta, ma fu scarcerato nel giro di poche ore.

L’8 settembre 1943 fu una data spartiacque per la carriera di Silvano e la lotta armata divenne la logica conseguenza di un pensiero politico che si era formato fin dai tempi del liceo. Con alcuni fedelissimi organizzò una propria e autonoma formazione partigiana, poi definita “Squadre Franche Libertarie”, divenendone comandante. Nel dopoguerra furono riconosciuti 79 partigiani (di cui 9 caduti) e 14 patrioti appartenenti alla squadra, che agiva in città e nelle campagne circostanti fino al Montalbano.

Le azioni della formazione “Silvano Fedi” riguardarono la liberazione di detenuti e la raccolta di armi, munizioni, vestiario e viveri, contribuendo ai rifornimenti di altre formazioni partigiane pistoiesi e lucchesi; tuttavia, non mancarono importanti scontri con i fascisti e i tedeschi. Nella memoria collettiva rimangono celebri le consecutive incursioni alla Fortezza di Santa Barbara di Pistoia, presidiata dai fascisti e dai tedeschi, il 17, 18, 20 ottobre 1943, conclusesi favorevolmente con la sottrazione di materiali. Nell’aprile seguente Silvano fu colpito da tifo addominale, malattia che lo costrinse a un periodo di cure prima di riprendere l’attività con l’ennesimo assalto alla Fortezza il 1° giugno 1944. Il 26 dello stesso mese l’attenzione della squadra si spostò al carcere delle Ville Sbertoli e l’azione portò alla liberazione di 54 detenuti politici, tre donne e due ebrei.

Silvano non riuscì a partecipare l’8 settembre alla liberazione di Pistoia. Fu colpito e ucciso, in circostanze mai chiarite, dal fuoco nazifascista il 29 luglio 1944 nei pressi della collina di Vinacciano, quando le truppe alleate avevano ormai raggiunto la Toscana e si erano arrestate al di là del fiume Arno.

Nel dopoguerra, a Silvano Fedi è stata conferita la medaglia d’Argento al Valor Militare e gli sono stati intitolati un istituto scolastico, un’associazione sportivo-culturale, una piscina e un centrale Corso. Nel 2019 sono usciti un film (Pistoia 1944. Una storia partigiana, regia di Gaia Cappelli, sceneggiatura di Matteo Cerchiai) e uno spettacolo teatrale (Una vita per un’idea, La storia di Silvano Fedi a cura di Tommaso De Santis). Nel 2020 il consiglio comunale di Pistoia ha approvato la mozione sul riconoscimento di cittadino illustre a Silvano Fedi.

Matteo Grasso è direttore dell’Istituto Storico della Resistenza dal 2016. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: “Giovanni Fattori. Lettere di un montalese dal lager nazista” (2018) e “Tesori in guerra. L’arte a Pistoia tra salvezza e distruzione” (2017).

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