Il Governo catalano cerca antifascisti italiani scomparsi durante la Guerra civile

Gemma Domènech i Casadevall, Eulàlia Mesalles Godoy, Jordi Martí Rueda

In Catalogna ci sono 517 fosse registrate relative al periodo della Guerra civile e della dittatura di Franco. Sono quelle che, fino ad ora documentate dalla Direzione Generale della Memoria Democratica, dal Ministero della Giustizia della Generalitat de Catalunya, dal Governo catalano. Delle persone che sono morte a causa della guerra o della repressione franchista e sono state sepolte in queste fosse, una parte era costituita da volontari internazionali; tra questi, un numero ancora indeterminato di italiani.

Inserisci una didascalia per l'immagine
image_pdfimage_print

INTRODUZIONE

La storia del Novecento ha per sua natura una dimensione europea, con una particolare densità di coinvolgimento delle storie nazionali in alcuni momenti. Ha un posto particolare la guerra civile spagnola, nel cuore della “guerra dei trent’anni” novecentesca, a buon diritto vista come inizio di un processo di emancipazione politica della gioventù europea, in una linea di continuità con i movimenti resistenziali europei.

La guerra di Spagna per i nostri Istituti è importante oggetto di ricerca e occasione per la tessitura di relazioni fra luoghi della cultura memoriale, centri di ricerca storica e istituzioni educative. Episodio rilevante in questo contesto è stato lo studio sui volontari antifranchisti toscani, che l’ISGREC ha realizzato a partire dal 2007. Nelle pagine di questa rivista è consultabile il database sui volontari toscani, mentre in uno spazio bilingue del sito ufficiale dell’ISGREC sono consultabili gli esiti di una ricerca pluriennale: biografie e ricostruzione delle complesse vicende della guerra e dell’internamento nei campi della Francia del sud, che seguì la Retirada degli antifranchisti.

Furono le politiche memoriali del Governo spagnolo e della Generalitat de Catalunya a offrirne l’opportunità. Di quell’eredità continuiamo a godere, in termini di conoscenza e di approfondimento di relazioni internazionali, che hanno prodotto partnership in progetti europei. A partire dai tre progetti, approvati e finanziati in base alle Convocatorias del Ministerio de la Presidencia, iniziò di fatto la frequentazione di archivi e istituzioni culturali della Generalitat de Catalunya(a La Jonquera il Museu Memorial de l’Exili, a Barcellona il Memorial Democratic e l’EUROM, presso l’Università).

Attualmente un progetto della Direzione generale della Memoria democratica, del Dipartimento di giustizia del Governo della Catalogna sta affrontando con strumenti nuovi il doloroso, vecchio tema delle fosse comuni, dove negli anni del conflitto e della dittatura franchista furono gettati corpi di antifranchisti. Abbiamo aderito alla richiesta di collaborare a una ricerca che arricchisce il sapere storico, ma insieme contribuisce alla memoria privata dei familiari di vittime italiane e toscane, scomparse nel nulla.

Il testo che segue descrive il progetto e contiene già alcuni elementi di conoscenza, tratti dalla prima fase della ricerca interdisciplinare. Un lavoro come questo assume un valore in più in un periodo della storia d’Europa, caratterizzato da rapidi mutamenti delle memorie collettive e delle politiche memoriali europee. Pur nella singolarità della storia della Spagna fra guerra civile e dittatura franchista, ne possiamo trarre argomenti per una comparazione.

Luciana Rocchi

Consiglio Direttivo Isrt

Nel 2009, in Catalogna è stata approvata una legge che autorizza il Governo della Catalogna ad intervenire sulle fosse comuni per esumare i resti umani.

In totale sono stati effettuati in Catalogna 52 scavi archeologici e recuperati più di 300 resti mortali. Se aggiungiamo i resti umani che sono stati trovati in superficie in scenari di combattimento, sono state recuperate, in totale, ossa appartenenti a circa 500 persone. Tra queste, ne sono già state identificate nove.

Foto_1Il lavoro non è terminato con l’esumazione dei resti trovati. Si può dire, infatti, che con lo studio storico e l’intervento archeologico l’opera è appena iniziata. Il motivo sta nel fatto che l’obiettivo finale non è semplicemente quello di localizzare le fosse ed esumare i resti, ma di identificare i corpi che per più di ottant’anni sono rimasti anonimi e spesso rivendicati dalle famiglie.

Il programma del Dipartimento di giustizia del Governo della Catalogna – localizzazione, identificazione e recupero delle persone scomparse durante la Guerra civile e il regime franchista – prevede un’azione multidisciplinare, a cui partecipa un grande team di professionisti della storia, dell’archeologia, dell’antropologia e della genetica.

Esumare per identificare

Dopo il lavoro degli archeologi, gli antropologi studieranno i resti per determinare, ove possibile, le caratteristiche fisiologiche, l’età, il genere e le circostanze della morte. Queste informazioni aiuteranno a realizzare un’interpretazione storica della fossa e saranno utili più tardi, al momento della selezione dei resti, per il crossing-over dei dati genetici con i familiari in vita. Gli antropologi selezioneranno anche i pezzi ossei migliori per l’estrazione del DNA.

Qualora lo stato di conservazione dei resti lo consenta, i campioni di DNA verranno prelevati dai laboratori genetici e analizzati. Nella fase successiva di questo procedimento, un secondo laboratorio genetico realizzerà il crossing-over tra i dati dei corpi esumati e quelli delle persone in vita alla ricerca dei loro parenti.

Nei casi di legame familiare diretto (ad esempio, tra un padre e una figlia o tra due fratelli), il crossing-over massivo dei dati potrebbe rivelare l’identità della vittima. Tuttavia, se la relazione di parentela è più lontana (ad esempio, tra un nonno e un nipote o tra uno zio e una nipote), dovranno essere eseguiti crossing-over mirati dei dati; a questo punto, saranno particolarmente utili gli studi storici e le analisi degli antropologi perché permetteranno di fare ipotesi e selezionare i corpi che potrebbero corrispondere alle persone cercate.Foto_2

Il procedimento si chiuderà con l’identificazione o meno dei resti. Qualora sia possibile identificare dei corpi, i familiari avranno il diritto di riceverne i resti; nel caso in cui non volessero, il Governo della Catalogna li seppellirà in condizioni adeguate nel cimitero della città o in un luogo commemorativo abilitato. Verranno seppelliti anche i resti non identificati che rimarranno anonimi in attesa di futuri crossing-over dei dati genetici che ne rivelino l’identità.

517 fosse individuate fino ad oggi dal Governo della Catalogna

Il Ministero della Giustizia del Governo della Catalogna, per mezzo della Direzione generale della Memoria democratica, ha la responsabilità di localizzare le fosse, esumarne i resti e identificare i corpi. Lo scopo di questa politica è quello di dare un nome e un cognome alle vittime e restituire i resti alle famiglie che lo desiderano.

Per renderlo possibile, sono stati implementati quattro strumenti: in primo luogo il Censimento delle persone scomparse, grazie al quale si realizza la ricerca di persone scomparse in tutta la Spagna. Attualmente include quasi 6.000 pratiche, delle quali per circa 600 è stato possibile documentare il luogo di morte o sepoltura.

In secondo luogo, la Mappa delle fosse, che include tutte le fosse localizzate fino ad ora in Catalogna; è uno strumento utile per pianificare azioni e determinarne le priorità.

In terzo luogo, il Piano delle fosse, mediante il quale vengono pianificati e realizzati gli interventi archeologici; i lavori includono l’esumazione dei resti e lo studio di questi da parte di professionisti della scienza antropologica.

Infine, il Programma di identificazione genetica, che può essere utilizzato dai parenti iscritti nel Censimento delle persone scomparse, che consiste in un semplice test per ottenere un campione di DNA. Attraverso questo programma, viene realizzato un crossing-over dei dati genetici ottenuti dai resti esumati con i dati genetici dei parenti in vita per poter identificare empiricamente tali resti.

Alcuni interventi archeologici hanno portato alla luce fosse importanti: è il caso di Miravet e Soleràs.

Foto_3Nel 2017, un intervento realizzato alla periferia di Miravet, tra il fiume Ebro e la Sierra de Cavalls, ha permesso di esumare i corpi di 99 persone. La tipologia dei corpi, per la maggior parte sepolti senza vestiti e in molti casi con protesi, rivela che sono morti in un contesto medico e che in quel punto si trovava un ospedale da campo, sconosciuto fino al momento della scoperta. Tale ospedale, situato ai piedi della Sierra de Cavalls e a metà strada tra Pinell de Brai e Móra d’Ebre, ospitava i feriti dalla battaglia dell’Ebro e potrebbe riferirsi all’inizio di un’evacuazione dei feriti. Attualmente sono in corso l’analisi genetica di laboratorio dei resti e la ricerca della documentazione storiografica per identificare casi inseriti nel Censimento delle persone scomparse che avrebbero potuto essere ricoverati presso quel centro medico.

Lo stesso anno è stata eseguita un’operazione nel vecchio cimitero di Soleràs, Lleida. La città, probabilmente, ospitava tre ospedali repubblicani per i feriti evacuati dai fronti dell’Ebro e del Segre ed è stata teatro di virulenti scontri durante l’occupazione franchista della Catalogna. L’intervento archeologico ha consentito l’esumazione dei resti di 146 persone. Come abbiamo detto, sette persone (tre civili, tre soldati repubblicani e un soldato franchista) sono state esumate in questa fossa e sono state già identificate, il processo di crossing-over dei dati genetici è tuttora in corso.

Ricerca di familiari di volontari italiani

Il numero di casi registrati nel Censimento delle persone scomparse (6.000) è basso rispetto al bilancio delle vittime della guerra e della dittatura. Tra i familiari iscritti, solo 2.000 hanno richiesto di essere inseriti nel Programma di identificazione genetica, il che rende difficile conoscere l’identità delle persone esumate.

Nel Censimento sono elencati pochissimi volontari internazionali, nonostante l’elevata mortalità subita dalle Brigate internazionali in conseguenza del ruolo di forza d’urto che svolgevano normalmente. Abbiamo i nomi di più da 160 antifascisti italiani scomparsi in Catalogna durante la guerra civile. Questo elenco dovrebbe essere completato ed eventualmente ampliato con nuovi nomi. La maggioranza delle scomparse o delle morti dei brigadisti in Catalogna è stata durante la ritirata dei mesi di marzo e aprile 1938 e durante la loro partecipazione alla battaglia dell’Ebro, tra luglio e settembre 1938.

Tra loro ci sono almeno otto brigadisti della Toscana, tutti scomparsi nella battaglia dell’Ebro: Carlo Bruno Benucci, di Cavriglia; Dino Caponi, di Empoli; Gaddo Cei, di Pontedera; Florindo Eufemi, di San Miniato; Oreste Marrucci, di Cecina; Silvano Pappuccio, di Bagni di Lucca, e Leonetto Santigli, di Livorno. Attilio Viola, di Licciana Nardi, è già registrato nel Censimento delle persone scomparse.

Per questo motivo, il Governo catalano ha lanciato una campagna per trovare le famiglie dei volontari internazionali scomparsi in Catalogna (durante la ritirata, nell’Ebro o in altre circostanze), al fine di aggiungere le relative pratiche al Censimento delle persone scomparse e, se possibile, identificarle. Chi fosse interessato alla ricerca dei propri parenti può registrarsi nel Censimento sul sito web del Governo della Catalogna (www.gencat.cat/tramits) o inviare un’email alla Direzione generale della Memoria democratica (memoria.justicia@gencat.cat).

Identificazione di Elio Ziglioli e localizzazione di Amedeo Nerozzi

Dall’approvazione della legge di 2009, la Direzione generale della Memoria democratica ha identificato nove persone. Uno di questi era Elio Ziglioli (Lovere, 1927), un italiano antifranchista anarchico. Venne catturato dalla Guardia Civile; fu interrogato, torturato e assassinato il 3 ottobre 1949. Da allora le sue spoglie sono rimaste prive di nome nel cimitero di Castellar del Vallès (Barcelona). Tra il 20 giugno e l’11 luglio 2018, la Generalitat ha portato a termine un intervento archeologico in Castellar. Grazie al Programma di identificazione genetica, è stato possibile stabilire l’identità di Elio Ziglioli. Il suo corpo fu restituito in Italia per volere della sua famiglia.

Inoltre, nell’ottobre 2019, sono state ottenute informazioni pertinenti su Amedeo Nerozzi, la cui famiglia aveva richiesto la sua ricerca. Fu sindaco di Marzabotto (1920-1921) e volontario nella Guerra Civile. Fu tenente medico della Brigata Garibaldi, ferito e scomparso il 9 settembre 1938 nella Battaglia dell’Ebro. Grazie alla documentazione storica ottenuta nella ricerca, è stato possibile conoscere la vera data della sua morte (18 settembre, dieci giorni dopo di quanto si fosse sempre creduto) e che non è morto sul campo di battaglia: fu evacuato in un ospedale di Móra d’Ebre, dove morì, ed è stato sepolto in una fossa comune della città.

La ricerca delle persone scomparse fa parte delle politiche pubbliche del Governo della Catalogna, ma include anche altre misure. Ad esempio, l’emissione di documenti ufficiali di nullità delle sentenze dettate dai tribunali dell’Auditoria de Guerra de l’Exèrcit d’Ocupació a Catalunya (Ispezioni di Guerra dell’Esercito di occupazione in Catalogna), o la concessione di un risarcimento alle persone che sono state rinchiuse in carceri e campi di concentramento, servizio per il quale sono state ricevute quasi 40.000 richieste.

Oppure, ovviamente, la promozione della memoria, della quale si occupano principalmente tre istituzioni: il Consorci Memorial dels Espais de la Batalla de l’Ebre (Consorzio per la commemorazione degli spazi della battaglia dell’Ebro), creato nel 2001, che si occupa del recupero della memoria storica di questa zona e della promozione di progetti che aiutino a far conoscere la battaglia dell’Ebro; il Memorial Democràtic (Memoriale democratico), fondato nel 2007, la cui missione è quella di recuperare e soprattutto promuovere la memoria della Seconda repubblica, del Governo repubblicano della Catalogna, della Guerra civile spagnola e della repressione franchista; e il Museo Memorial de l’Exili (Commemorazione dell’esilio) (a La Jonquera, vicino al confine), che dal 2008 lavora per la diffusione della conoscenza dell’esilio repubblicano e per lo studio dell’esilio come costante storica.

Gemma Domènech i Casadevall, direttrice generale della Memoria democratica,

Eulàlia Mesalles Godoy, coordinatrice dell’area storica,

Jordi Martí Rueda, storico

  • (will not be published)
  • Chi sei?

  • Titolo del tuo contributo*


  • Iscriviti alla newsletter di ToscanaNovecento
  • Puoi usare codice html: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>