Sulle tracce della Grande Guerra a Grosseto

Filippo Masina | Università degli Studi di Siena - Istituto storico grossetano della Resistenza e dell'età contemporanea Onlus (ISGREC)

Storie di guerra, di prigionia, di coraggio e di abbattimento

Monumento ai caduti delle battaglie risorgimentali, inizialmente collocato in piazza Umberto I (oggi piazza F.lli Rosselli) e realizzato nel 1896 su progetto di Ippolito e Giuseppe Luciani. Nel 1928 fu spostato nel bastione della Rimembranza delle mura di Grosseto e dedicato ai caduti grossetani nella prima guerra mondiale.
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La dimensione di «grande cesura» rappresentata dalla prima guerra mondiale rappresenta ormai un paradigma storiografico consolidato: per dimensioni, durata, numero di vittime e caratteristiche del conflitto (una guerra di posizione senza battaglie campali risolutive, e la prima guerra industriale) essa rappresentò un evento senza precedenti, destinato ad influire sull’intera storia del XX secolo.

Per l’Italia la prima guerra mondiale si configurò come la prima grande prova dopo l’unità. Non fu, certamente, il primo conflitto armato: altri ve ne erano state, quelli coloniali tra il 1896 e il 1912 in Africa Orientale e Libia, senza dimenticare il coinvolgimento nella cosiddetta «ribellione dei boxer» in Cina nel 1900-1901. Ma si era trattato di conflitti minori, non paragonabili allo sforzo necessario nel 1915-18. Per la prima volta, dunque, l’intera comunità nazionale fu coinvolta in un cimento collettivo che, essendo peraltro la prima guerra totale della storia, richiese sacrifici senza precedenti anche alla popolazione civile, quel fronte interno che assumeva ora un’importanza non così inferiore a quello di battaglia.

Cattura9Questi aspetti macroscopici rappresentano lo sfondo sul quale si sviluppa la mostra virtuale Sulle tracce della Grande Guerra a Grosseto. Storie di guerra, di prigionia, di coraggio di abbattimento, realizzata dall’Istituto Storico Grossetano della Resistenza e dell’Età Contemporanea. Scopo fondamentale della mostra è quello di tenere insieme, di riunire la dimensione nazionale (e globale) del conflitto con quella locale; di mostrare gli effetti della guerra su un territorio strategicamente periferico (perché lontano dal fronte) ma che, come qualunque altra “periferia”, ne subì le conseguenze umane, sociali, economiche e politiche. La mostra si articola su tre sezioni fondamentali (oltre ad una introduttiva): Al fronte¸ La guerra e il territorio e Il dopoguerra e la memoria, a loro volta articolate in più sotto-sezioni che evidenziano specifici temi, come la propaganda, la corrispondenza dei combattenti, la questione dei profughi, il ruolo delle donne e della cittadinanza, le memorie e i monumenti, la toponomastica cittadina. Questo museo virtuale si avvale di una varietà di fonti e riferimenti, da quelle più tradizionalmente storiografiche come la documentazione d’archivio (in particolare proveniente dall’Archivio di Stato di Grosseto) o le memorie, edite ed inedite, di singoli reduci; e poi la stampa dell’epoca, materiale fotografico prodotto autonomamente o reperito in rete, fino ai contributi di cittadini che hanno messo a disposizione le proprie collezioni di memorie ed immagini. La realizzazione della mostra ha dunque richiesto uno sforzo autenticamente multimediale, con la consapevolezza di dover utilizzare strumenti vecchi e nuovi della ricerca storiografica per la realizzazione di uno strumento agile e fruibile per qualunque utente. La dimensione digitale della ricerca lascia inoltre spazio per futuri contributi ed integrazioni, alcuni dei quali già in cantiere.

rimembra_grLa dimensione locale della guerra ha oggi, quando ricorre il centenario da quei tragici avvenimenti, la funzione decisiva di ricondurre ad un orizzonte intelligibile un evento che rischia altrimenti, per le sue stesse dimensioni, di risultare incomprensibile. E di finire così fagocitato, come troppo spesso avviene, nella retorica degli anniversari, con toni variamente più luttuosi oppure celebrativi, ma lasciando intatta una memoria che troppo spesso si affida (nel caso della prima guerra mondiale) ai topoi del sacrificio, della pietà per i morti, infine della vittoria. La mostra virtuale vuole invece dare un nome, e quando possibile un volto, ai caduti, ai feriti e mutilati; ricordare la tragedia dei profughi provenienti dalle zone di combattimento (oltre 1.500 quelli che giunsero in territorio grossetano); il coinvolgimento della cittadinanza nella Croce Rossa o nei comitati «pro patria» che si occupavano di raccogliere denaro e beni di prima necessità per i combattenti; l’assistenza ai reduci durante e dopo la guerra; il ruolo di alcuni istituti peculiari del territorio, come il Centro Militare Veterinario (CEMIVET), tuttora esistente, da cui partirono per il fronte cavalli e muli destinati alle operazioni militari; il peso morale e politico di avvenimenti quali la cerimonia per la sepoltura del milite ignoto, nel 1921, la realizzazione del parco della rimembranza nel 1926 e la denominazione di strade e piazze, inquinate dalla retorica nazionalista e, poi, dalla propaganda fascista.

mutilati_chiedono_il_pane_al_GovernoIl quadro complessivo offerto dal territorio grossetano rispecchia alcuni dati acquisiti dell’epoca: ad esempio la contrapposizione tra interventisti e neutralisti, assai forte soprattutto in alcuni centri di consolidata tradizione radicale e risorgimentale (su tutti Massa Marittima), le problematiche lavorative – in particolar modo in agricoltura – legate alla partenza di tanti uomini, da cui emerse un ruolo sociale della donna senza precedenti, e quelle di natura economica per la crisi causata dal conflitto, con il forte carovita e la scarsità di beni di prima necessità. Ma sono ovviamente emerse le specificità: si pensi al fenomeno del rifiuto della guerra e della diserzione, che produsse una manifestazione notevole come la «Banda del Prete», o alla vicenda delle tenute lorenesi (quindi austriache) di Alberese e Badiola, confiscate dallo stato italiano e al centro, nel dopoguerra, di un aspro conflitto tra l’Opera Nazionale Combattenti e l’Associazione Combattenti grossetana.

Le problematiche specifiche di una “periferia” si proiettano dunque sullo sfondo della guerra italiana e mondiale: e così come la vicenda di tanti giovani maremmani finiti a combattere su fronti lontanissimi (dall’Africa ai Balcani alla Manciuria), danno vita ad un dialogo fecondo con la «grande storia» di cui, infine, anch’esse fanno parte.

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