L’Unione Donne Italiane e La Proletaria alla fine della Seconda Guerra Mondiale

Marco Gualersi - collaboratore della Fondazione Memorie Cooperative

Ruolo e azioni dell'associazione femminile nella cooperativa piombinese

Le Cooperatrici di Piombino per la pace 1977 (Archivio Storico Unicoop Tirreno)
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La Proletaria, una cooperativa che oggi è estesa su quattro regioni col nome di Unicoop Tirreno, venne costituita il 26 febbraio 1945, pochi mesi dopo la Liberazione di Piombino. La sua fondazione ricevette un forte impulso dal CLN locale e dai partiti di sinistra, in accordo con le linee guida nazionali che vedevano nella costituzione di cooperative un mezzo per superare le privazioni dell’immediato dopoguerra. Per questi motivi, un gruppo di 30 operai dell’ILVA (l’azienda siderurgica piombinese) dette vita a La Proletaria, riattivando in accordo con i vertici dell’azienda, lo spaccio aziendale.

Tra i 30 soci fondatori della cooperativa non era presente nessuna donna. Nelle settimane successive però le le donne iniziarono a comparire: al 2 marzo del 1945 erano poco più di 800 i soci e tra loro si registrò la presenza delle prime 10 donne. Lo stesso Statuto ammetteva come soci solamente operai, impiegati ed altri lavoratori di mestieri eminentemente maschili. Eppure le donne c’erano, nascoste dalla presenza maschile, tuttavia importanti: le lavoratrici erano in maggioranza rispetto agli uomini, anche se in ruoli di “manovalanza” (erano commesse, banconiere o cassiere), le massaie facevano la spesa per la famiglia.

Convegno delle donne alla Tolla, aprile 1951 (Archivio Storico Unicoop Tirreno)

Convegno delle donne alla Tolla, aprile 1951 (Archivio Storico Unicoop Tirreno)

Il Consiglio di Amministrazione della cooperativa, però, almeno per i primi mesi, restò interamente formato da uomini. La mancata presenza femminile si ebbe fino alla fine degli anni quaranta – e in alcuni casi anche ben oltre – anche in altre piccole cooperative di consumo della zona: questi dati sicuramente fanno pensare ad un’impronta decisamente maschile nella costituzione e nella gestione di sodalizi in cui le donne erano però le principali attrici.

L’Unione Donne Italiane (UDI), alla fine della guerra, si impegnò in tutte quelle attività che toccavano da vicino le donne, prima fra tutte quella del sostentamento alimentare della famiglia e del controllo della qualità e dei prezzi delle merci. Questo, e il legame con i vari CLN, portarono alle sinergie con il mondo cooperativo. Sin dal 1944 l’UDI condusse una campagna di tesseramento delle proprie socie; nel 1946, in ritardo rispetto alle iniziative dell’UDI, fu creato il Comitato Nazionale delle Cooperatrici all’interno della Lega Nazionale delle Cooperative e Mutue. L’Unione, in quei primi mesi del dopoguerra, premeva affinché anche all’interno dei consigli di amministrazione delle cooperative di consumo fossero ammesse delle donne. Non bisogna poi  dimenticare il legame che l’organizzazione femminile aveva con il PCI e con la lotta di Liberazione, i quali vedevano nella cooperazione un mezzo per risollevare l’economia in momenti difficili: in questo senso l’UDI rappresentò sia uno strumento di emancipazione e di crescita personale per molte donne sia un organismo integrato nella struttura del Partito Comunista che era utilizzato per ampliare il consenso (ma va detto che era anche un modo per le masse di partecipare alla vita pubblica).

Proprio in questo modo iniziò il legame tra l’UDI e la nuova cooperativa nata a Piombino. Alla fine di aprile del 1945 l’Unione Donne di Piombino inviò una lettera al Consiglio di Amministrazione de La Proletaria perché una loro rappresentante venisse a far parte del Consiglio. Questo dette subito parere favorevole, a patto che le rappresentanti UDI fornissero un contributo attivo alla cooperativa: tale contributo si basava sull’immagine della donna di massaia e di prima fruitrice dei prodotti di consumo di una cooperativa. Questo fu il primo importante passo per far uscire le donne dall’ombra in cui lavoravano e fruivano della cooperativa alla sua fondazione. Da questo punto in avanti le donne ebbero il modo di ritagliarsi uno spazio sempre più definito e crearsi un ruolo sempre più complesso e sfaccettato.

Il legame dell’UDI con la Proletaria è testimoniato anche dal fatto che i primi fondi fotografici conservati presso l’Archivio Storico di Unicoop Tirreno che ritraggono delle figure femminili sono proprio dell’Unione. Il collegamento tra i fondatori con il mondo dell’associazionismo femminile e con i suoi temi di attenzione e stimolo al lavoro femminile certo fu molto importante per la partecipazione delle donne.

Dalla parte delle donne raccolta  firme contro la  violenza sessuale 1988 (Archivio Storico Unicoop Tirreno)

Dalla parte delle donne raccolta firme contro la violenza sessuale 1988 (Archivio Storico Unicoop Tirreno)

Tuttavia, nei primi tempi è d’uopo registrare un certo grado di paternalismo dei consiglieri uomini della Proletaria nei confronti delle loro colleghe. Un paternalismo che sembrava non voler riconoscere il peso delle donne nella cooperativa: basti pensare che nei verbali delle riunioni del Cda si leggeva, dopo il nome e cognome dei consiglieri, un laconico “e le rappresentanti dell’UDI”, senza che ne fosse indicato il nome. Di contro le donne dell’UDI si stavano ritagliando un ruolo sempre più preciso all’interno della cooperativa: nei primi mesi le consigliere si dedicavano alla distribuzione del latte tra la popolazione affamata del dopoguerra (questa era una iniziativa in cui l’UDI di Piombino si stava impegnando); le rappresentanti dell’UDI si occupavano di tutte le questioni che interessavano alle donne che facevano la spesa negli spacci della cooperativa (la biancheria, il pesce, il metodo di pagamento) intervenendo nei dibatti del Cda, pur senza diritto di voto.

Via via che i mesi e gli anni passavano le donne presero in mano il settore sociale della cooperativa: si occupavano della promozione e organizzazione di attività sociali, culturali o ricreative (spesso insieme all’UDI di Piombino o nazionale) e della gestione dei comitati di spaccio. La presenza dell’UDI era molto importante per la cooperativa perché, al pari della Lega della Cooperative e mutue, concorreva a dare, attraverso la partecipazione a convegni nazionali, una dimensione più  ampia alla cooperativa e alle donne consigliere, un’opportunità di formazione e di emancipazione dai ristretti ambiti della provincia.

In ultima analisi il ruolo dell’UDI fu fondamentale per la Proletaria: attraverso la sua iniziativa si offrì ad alcune militanti un’occasione di crescita personale e sociale, mentre, pur con molti limiti e distinguo vista ancora la predominanza maschile nei ruoli chiave, si dette alla cooperativa un’impronta femminile.

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