Un’isola cooperativa

Marco Gualersi - Memorie cooperative

Cent'anni di cooperazione a Castagneto Carducci

Contadini del palone, anni '20
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Il 1848 è un anno cruciale, sia nella storia europea che nel Comune di Castagneto Carducci.Il territorio di Castagneto fu infatti dominato per secoli dalla grande proprietà nobiliare, che per un periodo prese il nome di Comunità dei Gherardesca; nel 1848 le tensioni tra i castagnetani e la potente famiglia sfociarono in una serie di moti e di atti di violenza contro le proprietà dei nobili padroni. Per porre fine alle violenze furono concesse delle “preselle” (parcelle di terreno): ciò portò alla nascita di una nuova classe sociale di piccoli possidenti, i presellai, di orientamento piccolo borghese cattolico e conservatore, e all’inizio dell’emancipazione dei castagnetani dagli antichi rapporti di potere.

Fu proprio all’interno di questa nuova e vivace classe che nacque la cooperazione nel Comune di Castagneto; anzi si potrebbe dire che il cooperativismo fu uno strumento di unione sociale per i piccoli proprietari e un mezzo di sostentamento alle loro attività e di emancipazione dai vecchi sistemi di potere.

Nel 1884 si formò la Società Operaia di Mutuo Soccorso: a dispetto del nome questa società era nata nell’ambiente dei presellai e il suo obiettivo era quello di soddisfare i bisogni dei piccoli proprietari e dei loro braccianti.

Nel 1902 nacque la Cooperativa di Consumo e Agricola di Castagneto Marittimo (in seguito cambiò la ragione sociale in Cooperativa Agricola di Castagneto Carducci): ancora una volta furono alcuni presellai che promossero questa realtà. Si trattava di una cooperativa di consumo che si occupava di vendere derrate alimentari – ramo che poi fu chiuso perché poco remunerativo – e attrezzi agricoli e concimi ai soci. La cooperativa fu la prima nel Comune a vendere i concimi chimici che da tempo erano usati nel resto d’Italia: sicuramente questo fatto era un riflesso della presenza delle preselle, le quali portarono una ventata di novità nelle colture e nelle tecniche di coltivazione, trasformando anche il paesaggio che era da tempo immutato.

negozio della coop la proletaria donoratico, via aurelia 1959 (510x800)

negozio della coop la proletaria Donoratico, via aurelia 1959

Infine, nel 1910, si formò, ancora all’interno della classe dei piccoli possidenti cattolici, la Cassa Rurale, ancora oggi in attività.

In questa prima fase la cooperazione castagnetana restò molto legata all’agricoltura, riflettendo la società e l’economia del paese, quasi esclusivamente rurale.

Gli anni del fascismo furono anni duri per la cooperazione. Dopo l’attacco squadristico alla cooperazione durante i primi anni Venti si arrivò a quella che è conosciuta come la Normalizzazione fascista, ossia alla costituzione dell’Ente Nazionale per la Cooperazione Fascista e l’irreggimentazione dei vari sodalizi, perseguita sostituendo i consigli di amministrazione con persone favorevoli al Regime.

A Castagneto non si sentirono né le scosse dell’attacco squadristico né il giro di vite successivo. Una delle ragioni di questa relativa tranquillità è da ricercarsi nel fatto che una delle massime cariche del Regime, il presidente del Tribunale Speciale e castagnetano Antonino Tringali Casanuova, fu egli stesso socio onorario di una cooperativa formatasi durante il Regime (la Cooperativa Dopolavoristica) e funse da “ombrello protettivo” contro le durezze della Normalizzazione per le altre coop del territorio. Del resto la cooperazione affondava le proprie radici in una classe borghese e cattolica, lontana dagli ideali socialisti avversi al Regime: ad esempio durante gli anni della Grande Guerra il presidente della Cooperativa Agricola fu il futuro presidente del PNF locale; inoltre, proprio in questi anni si costituì una cooperativa di consumo a Bolgheri che fu promossa da un rappresentante degli antichi padroni – e ora alleatisi con il fascismo, il conte Ugolino Della Gherardesca.

Dopo la liberazione di Castagneto, nel 1944, le cose cambiarono radicalmente. Alcuni esponenti delle grandi casate si erano schierati con le forze antifasciste, ma ciò non bastò a ricostruire il loro antico potere: dopo la guerra il baricentro politico del Comune si spostò a sinistra, e il volto del Comune cambiò radicalmente.

Oltre alla creazione di nuove cooperative sin dai primi giorni della Liberazione (come la Cooperativa di consumo del Popolo di Donoratico o la Rinascita, che i occupava della ricostruzione dopo il passaggio della guerra) anche quelle nate durante il Fascismo vennero riattivate con nuovi consiglieri e soci. Del resto anche l’economia del territorio, da secoli votata all’agricoltura, stava subendo un processo di diversificazione delle attività: la proliferazione di cooperative, durante la seconda metà del XX secolo seguì questo processo, giocando un ruolo importante.

spaccio della proletaria a Donoratico, via aurelia, commesse 1958 (1024x695)

Commesse dello spaccio della Proletaria a Donoratico, via aurelia, 1958

Iniziò ad espandersi il nucleo abitativo, soprattutto a Donoratico: dagli anni sessanta sino alla fine degli anni Ottanta vi furono delle cooperative edilizie, impegnate anche nella costruzione della zona di edilizia popolare dopo l’attuazione della legge 167 (come la Cooper Castagneto Carducci); vi furono cooperative legate al settore del turismo (Altro Spazio); esperienze legate ai nuovi settori produttivi, come la cooperativa formata dai dipendenti del Cantiere Navale di Donoratico; vi furono esperienze di cooperazione cattolica (la cooperativa Aclista) – per quanto non fortunate. Dopo la guerra e l’abbandono delle campagne dei castagnetani che cercavano lavoro nei poli artigianali e industriali vicini (Cecina, San Vincenzo e Piombino) i grandi proprietari fecero venire manodopera dal Sud, soprattutto dalle Marche: anche negli anni successivi i marchigiani continuarono ad arrivare, in cerca di terra e lavoro, formando a loro volta delle cooperative (un esempio ne è la Stalla Sociale, promossa da marchigiani e in attività dalla fine degli anni Sessanta agli anni Ottanta). La cooperazione che nella prima metà del novecento era chiusa nei confini comunali si aprì all’esterno, sia per l’apporto dell’immigrazione meridionale che per delle realtà promosse da cooperatori del Nord. L’agricoltura continuò a giocare un ruolo di primo piano: si formarono anche delle cooperative agricole, come il Germinal, un esperimento interessante promosso alla fine degli anni Settanta da giovani castagnetani che volevano fare una scelta di vita e di lavoro “in comune”.

Un ultimo cenno è doveroso fare a tre realtà ancora oggi in attività e in espansione nel territorio. La prima è la Banca di Credito Cooperativo di Castagneto Carducci, costituita nel 1910 come Cassa Rurale di Depositi e Prestiti da cattolici e presellai: dopo gli anni del fascismo, che la portarono verso la chiusura, nel dopoguerra la Cassa si riprese, cominciando ad espandersi nella provincia di Livorno e di Grosseto, arrivando a contare oggi più di 20 filiali; Unicoop Tirreno, nata come La Proletaria nel 1945 tra gli operai dell’ILVA di Piombino è presente a Donoratico dal 1954: oggi la cooperativa è estesa su quattro regioni; Terre dell’Etruria, una coop agricola impegnata in vari settori agroalimentari e tecnici, con oltre 3300 aziende agricole associate, nacque nel 1950 come Cooperativa Produttori Donoratico e dopo il lavoro dei primi anni di raccolta e commercializzazione del latte, è oggi una realtà importante diffusa nelle province di Livorno, Pisa e Grosseto.

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