La mostra “Stragi nazifasciste nella provincia di Grosseto”

- Istituto storico grossetano della Resistenza e dell'età contemporanea (Isgrec)

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MOSTRA STRAGI2“Stragi nazifasciste nella provincia di Grosseto” è una mostra allestita dal 2002 nella Biblioteca “Francesco Chioccon” dell’Isgrec; trae la sua origine dal progetto “Per salvare la memoria delle stragi nazifasciste in Italia”, che la Regione Toscana dal 1999 ha promosso, coinvolgendo tutte le province toscane.

Allestita in un momento in cui si era – lo si è ancora, per la verità, anche se la ricerca, almeno nel grossetano è andata avanti – ancora lontani da una visione d’insieme, ma anche da una conoscenza puntuale degli episodi, rimane tuttavia l’utilità dell’aver estratto dalla documentazione rintracciata qualche traccia degli eventi occorsi nella provincia di Grosseto nel periodo compreso tra il settembre 1943 e il giugno 1944, traccia che potrà essere utile a una interpretazione d’insieme, a una comparazione tra casi.

La memoria pubblica nel tempo ha consolidato il ricordo e la conoscenza degli episodi che sono apparsi i più tragici, per il numero delle vittime o le modalità dell’uccisione, e che hanno ricevuto una sanzione giuridica con un processo – così è stato per le vittime della Niccioleta e soprattutto per i Martiri d’Istia; non hanno invece trasmesso memoria, documentazione o immagini molti degli episodi “minori”. La cronologia ricostruita, infatti, documenta con sicurezza le stragi (uccisione di almeno 5 persone, secondo la definizione accolta da Enzo Collotti e Tristano Matta) ma riteniamo che sia incompleta per gli episodi di eccidio (uccisione da 2 a 4 persone) e per le uccisioni di singole persone.

Il contesto è quello di una guerra civile ma i lutti di cui si tratta nel grossetano non sono il prodotto degli scontri militari tra quanti avevano scelto di – o erano costretti a – combattere, piuttosto l’esito di un uso della violenza sulle popolazioni civili che ha caratterizzato qui e altrove la strategia complessiva delle forze militari tedesche, con la complicità e in qualche caso la diretta iniziativa delle autorità fasciste italiane.

La cronologia dall’ottobre 1943 al giugno 1944  evidenzia una crescita di intensità delle uccisioni di civili nella fase che precedette e accompagnò la ritirata delle forze militari tedesche. Quella che fu “pratica sistematica di un sistema di ordini” (Portelli), non esclude le responsabilità individuali, anche se “si inventò allora una parola nuova, befehlnotstand (impossibilità di disobbedire). Ormai sappiamo da diverso tempo che tale befehlnotstandnon è mai esistito” (Klinkhammer).MOSTRA STRAGI

Furono misure punitive, rappresaglie, azioni terroristiche per scoraggiare l’appoggio delle popolazioni ai partigiani. Un modo per spezzare l’apporto della Resistenza civile alla resistenza armata. La fenomenologia delle stragi, una volta compiutamente ricostruita, nel contesto di uno stillicidio di episodi in cui la “macchina della morte” colpisce uomini inermi di cui talvolta non è rimasto neanche il nome, ci restituirà un quadro accettabilmente chiaro, pur nella difficoltà di reperire documenti ed accertare l’attendibilità delle testimonianze.

La mostra si compone di 10 pannelli, divisi in sezioni tematiche: introduzione, il contesto storico, le stragi, la memoria, la giustizia.

Ricerca archivistica: Leonardo Mineo

Ricerca bibliografica: Antonio R. D’Agnelli

Ricerca storica e testi: Luciana Rocchi

Collaborazioni: Barbara Solari, Mirko Bonari, Nicla Capitini Maccabruni, Franco Dominici, Carlo Groppi

Fonti archivistiche da: Fondo CPLN, fondo CLN Manciano, fondo ANPI (Archivio ISGREC); Fondo CLN Massa Marittima (Archivio storico Comune di Massa Marittima); Archivio storico Comune di Roccalbegna; Archivio di Stato di Grosseto, Archivio Banchi, Archivio privato Groppi

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