28 novembre 1944: si scioglie la Divisione Garibaldi Lunense

Feliciano Bechelli - ISREC Lucca

Giovan Battista Bertagni
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A tre mesi dalla sua formazione, la Divisione Partigiana Garibaldi Lunense, attiva nel territorio garfagnino e lunigiano ancora sotto occupazione nazifascista, si trova, alla metà di novembre del 1944, di fronte a un bivio: rispettare il proclama Alexander – che chiede la cessazione di operazioni militari su vasta scala – e proseguire in attività di sabotaggio contro le strade e i ponti della Garfagnana, oppure portare fino in fondo un’azione per la quale i preparativi sono in corso già da un mese. Il piano è così descritto dal comandante della 1° Brigata Garfagnina, Abdenago Coli:

trasferire il Comando di Divisione da Monte Tondo a Foce di Careggine, costituire nelle immediate retrovie nemiche una zona partigiana comprendente il territorio del Comune di Careggine e parte del territorio di Castelnuovo Garfagnana, fare affluire nella zona da altri reparti della Divisione gli uomini necessari all’attuazione del piano (i 360 uomini della I Brigata erano pochi per la bisogna), richiedere al Comando Alleato un aviolancio di giorno garantendo la sicurezza della zona, aviolancio che avrebbe dovuto rifornirci di armi, munizioni e vivere in scatola; non appena ottenuto il lancio, tentare lo sfondamento del fronte tedesco con conseguente liberazione della Garfagnana”.

E’ un’idea non soltanto ambiziosa, ma probabilmente pure oltre la capacità militare della Garibaldi Lunense. Per organizzarla, il comandante di Divisione Anthony John Oldham, un ex maggiore dell’esercito inglese fuggito da un campo di prigionia dopo l’armistizio, e il commissario di guerra Roberto Battaglia, già da metà ottobre si sono trasferiti da Monte Tondo a Foce di Careggine. Affinché il tutto possa funzionare, è indispensabile che i partigiani da nord e le truppe alleate da sud agiscano in modo coordinato.

I rischi militari sono evidenti, ma i comandanti della Garibaldi Lunense da un lato sono anche desiderosi di mostrare agli angloamericani il loro potenziale offensivo e, dall’altro lato, attraversano un momento di oggettiva difficoltà: agendo in zona occupata da truppe tedesche e della Repubblica Sociale Italiana, gli approvvigionamenti alimentari sono problematici, i rifornimenti di armi e munizioni sono molto scarsi e, con l’arrivo dell’autunno, anche le condizioni sanitarie peggiorano giorno dopo giorno. Un’offensiva sul fronte, per quanto difficile, è la carta che viene deciso di giocare.

L’azione prevede che il grosso dei partigiani attivi in Lunigiana si sposti in Garfagnana e, dopo un aviolancio alleato con i rifornimenti necessari, parta un attacco in due punti del fronte, sulle Apuane, nei pressi della Pania Secca, tra Molazzana e Vergemoli: il passo delle Rocchette, a quota 999, e Monte d’Anima, a quota 832. L’aviolancio avviene il pomeriggio del 22 novembre.

Tra il 22 e il 23 novembre, un gruppo di una cinquantina di uomini del 3° Battaglione (soprannominato “Casino” per la quantità e l’efficacia delle azioni) guidati da Giovanni Battista Bertagni coglie di sorpresa un gruppo di bersaglieri aggregati alla divisione San Marco, a quota 999 e li cattura: il varco sulla linea Gotica è aperto e i prigionieri vengono dallo stesso Bertagni consegnati agli americani a Vergemoli; questi però non approfittano della situazione. Così i partigiani devono ripiegare. Ma l’azione li ha convinti che l’impresa è possibile. E così, nella notte tra il 26 e il 27 novembre scatta l’operazione che dovrebbe essere decisiva: Bertagni deve riconquistare la quota 999, un’altra colonna diretta da Oldham ha l’obiettivo del Monte d’Anima, mentre da sud devono arrivare gli alleati.

Va quasi tutto storto.Soltanto Bertagni porta a termine la missione, riconquistando la quota assegnatagli. Gli altri falliscono e gli americani non si muovono come dovrebbero.

Il giorno 28 è chiaro a tutti che il piano non ha avuto buon esito e la sera viene deciso ufficialmente lo scioglimento della Divisione Garibaldi Lunense, per l’impossibilità materiale di continuare a operare nelle condizioni in cui si è trovata nelle ultime settimane: centinaia di partigiani giunti a rinforzo dalla Lunigiana tornano, sbandati, da dove sono venuti; Bertagni si congiunge agli americani e ai Patrioti Italiani dell’XI Zona di Manrico Ducceschi “Pippo” da dove proseguirà la sua lotta partigiana; Oldham, Battaglia, Coli e molti altri attraversano il fronte con l’idea di ricostituire un reparto da sud, ma gli alleati li portano prima a Viareggio e poi a Firenze e per loro la guerra di Liberazione di fatto finisce lì; altri partigiani ricostituiranno due piccole formazioni collegate l’una ai Patrioti Apuani di Pietro Del Giudice e l’altra alle Brigate Garibaldi operanti a Reggio Emilia, compiendo nei mesi successivi azioni di sabotaggio tra i Comuni di Castelnuovo di Garfagnana, Pieve Fosciana, San Romano, Piazza al Serchio e Sillano.

La Garfagnana verrà liberata solamente il 20 aprile 1945.

Feliciano Bechelli si è laureato in Scienze politiche presso l’Università di Pisa e collabora con l’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Lucca. Giornalista pubblicista, è direttore responsabile della rivista dell’Istituto “Documenti e studi”.

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