Nel Centenario della Marcia su Roma… aria di revoca… a Montecatini Val di Cecina

Fabrizio Rosticci

Storia e toponomastica: un caso di studio. Il Consiglio comunale del 28 ottobre 2022.

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Venerdì 28 ottobre 2022 il Consiglio comunale di Montecatini Val di Cecina ha votato all’unanimità la revoca della “Cittadinanza onoraria” conferita a Benito Mussolini l’11 maggio 1924[1] e la rettifica delle denominazioni di “Piazza della Repubblica” e di “Via Ettore Muti”, as-segnate dal commissario prefettizio il 20 novembre 1943[2].
Deliberazioni poi mai revocate, di cui siamo venuti a conoscenza fortuitamente durante il riordi-no, tuttora in corso, delle carte dell’Archivio storico comunale, in precedenza pressoché inaccessibile alla consultazione e mancante di gran parte del materiale documentario risalente proprio al Ventennio.
Tant’è che, ad esempio, la documentazione relativa al conferimento della “Cittadinanza onoraria a Mussolini”, non essendo più disponibile il Registro delle Delibere di Consiglio dell’anno 1924, è stata rinvenuta per puro caso all’interno del faldone contenente il Carteggio del 1930.
Si tratta, appunto, della Deliberazione[3] che faceva seguito all’invito inoltrato ai Comuni, tramite i prefetti, dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giacomo Acerbo affinché le Amministrazioni riconoscessero il Capo del Governo “Cittadino onorario” entro il 24 maggio 1924, IX Anniversario dell’entrata in guerra dell’Italia nonché giorno d’insediamento del nuovo Governo (due settimane dopo sarebbe stato assassinato Giacomo Matteotti).
Non sappiamo se unanime, ma grande fu sicuramente l’adesione da parte dei Comuni. Nel caso nostro, a differenza di altre Amministrazioni della Provincia di Pisa, nelle motivazioni del confe-rimento, oltre all’esaltazione della figura del Duce, è possibile riscontrare un evidente risentimen-to ed un senso di rivalsa sull’egemonia socialista iniziata nel lontano 1895. Ma questo è possibile semmai constatarlo consultando il testo della delibera e gli articoli pubblicati nell’occasione sia su “Il Corazziere”[4] sia su “l’Idea Fascista”[5].

A Montecatini le elezioni amministrative del 7 gennaio 1923 sancirono la vittoria della lista fasci-sta che «grazie all’instancabile operosità del Commissario Prefettizio sig. Giulio Malmusi del Fa-scio di Pisa […] ebbe unanime approvazione conquistando maggioranza e minoranza»[6].
La nuova Amministrazione, che faceva seguito a quella socialista eletta il 19 settembre 1920 e di-missionaria dai primi di novembre 1922, non aveva quindi opposizione ed era composta da fa-scisti della prima ora, da ex combattenti e da nazionalisti aderenti al fascismo immediatamente dopo il 28 ottobre, data fatidica che procurò un repentino “mutamento di idee” ed una massiccia iscrizione al Fascio.
Oltre ad una forte rappresentanza del cosiddetto notabilato paesano, per anni relegato ad un ruolo marginale nella politica locale, a far da gregariato nella composizione del Consiglio troviamo ex socialisti massimalisti ed esponenti del sindacalismo rivoluzionario, alcuni dei quali era-no stati protagonisti della Marcia su Roma mentre altri aderirono al PNF giusto in tempo per es-sere annoverati tra i fascisti antemarcia, tramite opportuno ravvedimento pubblico[7].
Nel fervore iniziale, la Giunta guidata da Anselmo Tonelli, non mise tempo in mezzo e nella seduta di insediamento deliberò l’adesione alla Federazione dei Comuni Fascisti[8]; mentre nella riunione del 23 aprile 1923[9], fu stipulato l’abbonamento a “l’Idea Fascista”, organo della Federa-zione Provinciale Pisana, su proposta del Sindaco che ne motivò l’utilità in quanto «in detto giornale si pubblicano i resoconti della Federazione dei Comuni Fascisti».
Fu quello un anno ricco di manifestazioni di gaudio e di esaltazione del regime che culminò con l’inaugurazione del Parco della Rimembranza del 4 novembre, preceduta di pochi giorni dalla Commemorazione della Marcia su Roma nel suo primo anniversario. Una grandiosa celebrazio-ne di cui “Il Corazziere” , oltre a farci partecipi dei discorsi del segretario politico della Sezione fascista, Francesco Mori, e del sindaco Anselmo Tonelli che parlò «in assenza dell’oratore ufficiale Prof. Fanciulli» (esponente di spicco dello squadrismo fiorentino, legato al Fascio X di Lar-derello organizzato da Piero Ginori-Conti, fu assai noto per le scorribande punitive anche in Val di Cecina) sull’opera svolta in un anno dal governo nazionale, ci offre uno spaccato del clima di allora, ben manifesto soprattutto nelle parole di don Cesari che, a quanto risulta, officiò più da “prete prefettizio” che da “pastore di anime”.

[…] Suggestiva la Messa al Campo, nuova per Montecatini, detta in Piazza Vittorio Emanuele, apposi-tamente addobbata, alla quale ha partecipato qualche migliaia di persone. Il paese era imbandierato e molte abitazioni elegantemente addobbate con drappi e arazzi.
[…Dalla Piazza del Municipio (Piazza Garibaldi); n.d.r.] il corteo per Via XX Settembre raggiunse Piazza Vittorio. Dopo l’attenti con la tromba l’arciprete inizia la Messa. Al Vangelo pronunciò un ispirato di-scorso di circostanza esaltante l’opera del Capo del Governo, il sublime sacrificio dei Caduti Fascisti, morti per un grande ideale, per una causa santa: la salvezza dell’Italia dal nemico interno che voleva ri-durre la Patria nostra come fu ridotta la Russia dal bolscevismo […].

Il 1924 si aprì invece con un altro evento di grido: l’annessione di Fiume. Alla notizia della firma del Trattato Italo Jugoslavo del 27 gennaio, a quel che riporta il corrispondente de “l’Idea Fascista”[11], vi fu una vera e propria manifestazione di esultanza per l’avvenimento, con inneggiamenti di piazza a Gabriele D’Annunzio e a Benito Mussolini per aver restituito Fiume all’Italia. Nella Sala del Consiglio «i signori Mario Mori (Segretario politico della Sezione Arditi; n.d.r.), Cav. Anselmo Tonelli, Sindaco e Tertulliano Borri[12], Segretario Comunale […] esaltarono l’opera illumi-nata del Capo del Governo, i Legionari volontari la cui gloria soltanto ora è riconosciuta e valo-rizzata ed ebbero parole di fuoco verso i governanti del passato che col loro nefasto po-li[ti]cantismo tradirono la Città olocausta».
Una dialettica politica segnata dal delirio populista, cui da tempo anche noi abbiamo purtroppo dovuto abituarci.
La partecipazione e l’esultanza per l’avvenimento fu talmente grande che – prosegue il corrispondente Marino Bartolini – «per acclamazione fu approvato l’invio del seguente telegramma a S.E. Mussolini: Popolazione montecatinese dopo manifestazione tripudio per annessione di Fiume sente dovere inviare eccellenza vostra sensi devozione ammirazione sagace opera vostra di Governo. Sindaco Tonelli».
In un contesto simile è facile comprendere perché Montecatini, noto per le sue lontane tradizioni socialiste, risultò tra i Comuni più solerti della provincia di Pisa a conferire la cittadinanza onora-ria a Mussolini, precedendo in quella “rincorsa simbolica” la città di Pisa, seduta del 23 maggio[13]; Pontedera, 22 maggio[14]; e altre località come Volterra, 16 maggio 1924.
Vale la pena, credo, riportare parte della Deliberazione del Consiglio comunale dell’11 maggio 1924[15].

Adunanza del giorno 11 Maggio 1924 di 1a convocazione
Oggetto: Conferimento della cittadinanza onoraria a S.E. Benito Mussolini.
L’anno millenovecentoventiquattro e questo giorno undici del mese di Maggio, alle ore 10,30 in Monte-catini, nella sala delle adunanze […] si è riunito il consiglio Comunale […] Assiste il sottoscritto (Tertul-liano Borri) Segretario per le funzioni di legge […]

Su proposta del Sindaco Cav. Anselmo Tonelli
a sua Eccellenza l’On. Benito Mussolini, Capo del Governo Nazionale, Duce del Fascismo, artefice primo dei più grandi immancabili destini della Patria, valorizzatore della Vittoria, assertore della sacra civiltà latina, che prepara con mano sicu-ra, con cuore ardente, con volontà tenace, la nuova grandezza della Patria Italiana
IL CONSIGLIO COMUNALE,
nella prossima ricorrenza del 24 Maggio
memore, fedele, devoto
a piena entusiastica unanimità
CONFERISCE
la Cittadinanza Onoraria del Comune di Montecatini Val di Cecina, e dà mandato al Sindaco di effettuarne la partecipa-zione mediante un telegramma da esso proposto e così concepito:

«Eccellenza Mussolini,
Civico consesso Montecatini Val di Cecina, adunato Consiglio Comunale, constatato il lavacro elettorale alla fama trentennale sovversivismo questo Comune, riaffermando devozione Governo Nazionale, ammiratore vostre magnifiche doti di Duce e di Capo del Governo Nazionale, seguendo esempio capitale, decreta entusiasto conferimento vostra Eccellenza cittadinanza ono-raria. Sindaco Tonelli»

Tutto il Consiglio in piedi, applaude lungamente al Capo del Governo con entusiastica associazione del pubblico presente. Dal che si è redatto il processo verbale.
Il Presidente: Cav. Anselmo Tonelli – L’Anziano: Orzalesi Adon Noè – Il Segretario: Borri Tertulliano

Ettore Muti

Da notare che in calce all’estratto della Delibera, anch’esso convalidato dal sottoprefetto di Volterra, è riportata la seguente annotazione, alquanto bizzarra ma forse perfettamente in linea con i tempi: «Si dà atto che tutti gli altri Consiglieri assenti dalla adunanza hanno aderito alla presente deliberazione».
Ovviamente dopo la Liberazione erano ben altre le problematiche da risolvere, poi, come spesso accade, il trascorrere del tempo affievolì la memoria o più probabilmente indusse alla rimozione di certi episodi del passato che, a vario titolo, vedevano coinvolti non pochi concittadini che magari nel frattempo con una certa disinvoltura erano abilmente passati a galleggiare se non a sguazzare in acque diverse. Dalle carte in nostro possesso non risulta infatti che la Cittadinanza sia mai stata revocata.
Da qui – senza retropensiero alcuno ma certi delle garanzie offerte dal nostro sistema democrati-co e consapevoli di non trovarci attualmente nelle condizioni in cui versava l’Italia nel primo do-poguerra – la proposta che proprio nel giorno del Centenario della Marcia su Roma, data assai significativa della Storia d’Italia, il Consiglio fosse chiamato a valutare l’opportunità della revoca.
Sappiamo bene che non è possibile disconoscere o mutare la storia (certamente non potrà farlo un atto simbolico a distanza di un secolo).
Ma dovremmo anche sapere che indagare e prender coscienza del nostro passato può aiutare a comprendere e gestire meglio il presente e ad affrontare il futuro con maggior consapevolezza. Nell’esprimersi a favore dell’annullamento di quanto deliberato l’11 maggio 1924, il Consiglio ha colto anche l’opportunità di rafforzare quel comune sentimento di antifascismo che è il principio cardine della nostra Costituzione.
Analogamente, nella medesima riunione consiliare, è stata accolta anche la proposta di rettifica delle denominazioni di Piazza della Repubblica e di Via Ettore Muti (novembre 1943) che rap-presentarono, forse, l’ultimo atto di esaltazione fine a sé stesso di un regime agonizzante.
Una denominazione che tuttavia andò ad assumere (per i successivi 79 anni) un sapore beffardo per la comunità montecatinese, la cui piazza principale era ancora ufficialmente dedicata non alla nostra Repubblica Democratica che prese vita il 2 giugno 1946, ma a quella che fu la Repubblica Sociale Italiana o di Salò. Il disorientamento generale che fece seguito agli eventi del 25 luglio e poi dell’8 settembre 1943, non risparmiò neppure l’Istituzione prefettizia di Pisa[16] .
Dopo la caduta del fascismo e le conseguenti dimissioni del podestà Francesco Mori, il prefetto badogliano Ferdinando Flores, designò Lino Sinicco commissario prefettizio di Montecatini. A seguito poi degli eventi dell’8 settembre fu nominato prefetto di Pisa Francesco Adami, ex con-sole della Milizia nonché fondatore del Fascio repubblicano, che si rese protagonista di atti di violenza, intimidazioni e arresti indiscriminati, tanto da essere ben presto rimosso da tale carica dallo stesso suo patrocinatore, ossia il «Ci penso io» pisano allora ministro dell’Interno, Guido Buffarini Guidi[17].
Adami, nel breve tempo che rimase in carica, nominò commissario del Comune di Montecatini il ragionier Vincenzo Paglianti, fascista della prima ora di Orciatico/Lajatico, un duro e puro assurto ben presto ad incarichi di un certo prestigio, poi esponente non di secondo piano del Fa-scio Repubblicano di Volterra: personaggio, insomma, ad immagine e somiglianza dell’Adami stesso[18].
Questi, immediatamente prima di essere rimosso e sostituito da Oreste Giglioli, con Delibera del 20 novembre 1943[19], in omaggio al «Nuovo Stato Repubblicano» provvide a variare la denomi-nazione di Piazza Vittorio Emanuele in Piazza della Repubblica, che tale sarebbe rimasta, senza alcuna rettifica, anche dopo il 2 giugno 1946.
Non solo, intitolò anche un tratto di Via Roma[20] a Ettore Muti[21]. Fino dai primi di settembre la propaganda fascista presentò Muti come un martire, tanto che a Roma gli fu subito dedicata una piazza. Dedica che avvenne poi in molti Comuni, senza però entrare mai nell’uso comune (Montecatini fu liberato 7 mesi dopo), tanto che Via Roma, pur permanendo l’ufficialità della Delibera commissariale, in pratica non perse mai la denominazione originaria.

I nostri Consiglieri, con la rettifica delle suddette denominazioni – decisione democraticamente valutata e da tutti condivisa – hanno inteso prodigarsi in un segnale simbolico ma non demagogico che restituendo verità e dignità storica al nostro Comune, potesse contribuire a rafforzare l’identità locale, in ossequio ai valori espressi dalla Carta costituzionale dai quali non possiamo prescindere.
Come di consueto, nonostante la particolarità degli argomenti all’ordine del giorno, il Consiglio comunale riunito in sessione straordinaria si è tenuto in pressoché totale assenza di pubblico.
Probabilmente non lo ravvisiamo, ma la mancanza di partecipazione e di attenzione per ciò che esula dal privato, sicuramente ci rende meno liberi.

[…] Vorrei essere libero come un uomo

Come un uomo che ha bisogno
di spaziare con la propria fantasia
e che trova questo spazio
solamente nella sua democrazia

Che ha il diritto di votare
e che passa la sua vita a delegare
e nel farsi comandare
ha trovato la sua nuova libertà

La libertà
non è star sopra un albero
non è neanche avere un’opinione
la libertà non è uno spazio libero
libertà è partecipazione […].

Forse attratti da altro, rinunciamo spesso e con facilità a quella libertà cantata da Giorgio Gaber[22], i cui versi, che prendono ispirazione dalla riflessione filosofica di Rousseau, avevano un tempo suggestionato e teoricamente risvegliato le coscienze di molti. Ma partecipare, lo sappia-mo bene, è un esercizio che porta via testa, tempo e denaro, cosicché finiamo frequentemente per delegare altri a rappresentarci nelle nostre istanze e nei nostri pensieri, accontentandoci di un modo diverso di sentirsi liberi.
Consci di vivere da anni una fase storica socialmente buia, dobbiamo comunque sperare che, in mezzo a sì tanta disaffezione e disimpegno, quel segnale scaturito dal Consiglio comunale del 28 ottobre sia stato in qualche modo recepito con lo stesso spirito che ha caratterizzato la discussio-ne nella medesima seduta.
Per ricordare tale evento e dar maggior risalto a quanto deliberato all’unanimità nel Consiglio comunale del 28 ottobre scorso, giorno in cui altrove, con anacronistiche parate e senza remora alcuna, veniva celebrato il Centenario della Marcia su Roma, abbiamo pensato che presentare e distribuire un piccolo volume inerente all’argomento, fosse il modo migliore o più opportuno per onorare i valori ereditati dall’antifascismo nell’anno del 75° Anniversario dell’entrata in vi-gore della Costituzione (1° gennaio 1948). Una correlazione tra due date storiche – 28 ottobre (1922) e 25 aprile (1945) che determinarono l’inizio e la fine dell’era fascista con la Liberazione e, grazie anche all’indubbio contributo della Resistenza, l’avvio di un nuovo percorso democratico.

NOTE:

[1] Si veda il mio A proposito del concittadino Benito Mussolini, in “La Spalletta” del 4 giugno 2022.

[1] Si veda il mio «Una piazza, un nome, due significatiPiazza della Repubblica… Si, ma quale Repubblica?», in “La Spalletta” del 10 settembre 2022.

[1] Archivio Storico Comunale di Montecatini V.C. [ASCMVC], Delibera di Consiglio n. 138 dell’11 maggio 1924.

[1] “Il Corazziere”, a. XLIII, n. 22, 1° maggio 1924.

[1] “l’Idea Fascista”, a. IV, n. 20, 20 maggio 1924.

[1] “Il Corazziere”, a. XLII, n. 2, 14 gennaio 1923; su Malmusi, fascista pisano tra i più esagitati, rimando al mio articolo, L’avvio del Ventennio a Montecatini, in “La Spalletta”, 4 dicembre 2021.

[1] Si veda, ad esempio, “l’Idea Fascista”, a. I, n. 29, 8 ottobre 1922.

[1] ASCMVC, Deliberazioni di Giunta 1921-1926, Del. 18, 11 febbraio 1923.

[1] Ibid…, Del. n. 114.

[1] “Il Corazziere”, a. XLII, n. 44, 4 novembre 1923.

[1] “l’Idea Fascista”, a. IV, n. 5, 3 febbraio 1924.

[1] Tertulliano Borri, il cui incarico era stato ratificato nella seduta consiliare del 18 novembre 1923, ricopriva allora la carica di decurione della MVSN. Addivenuto nel 1926 alla funzione di Commissario di PS, per fatti risalenti al 1935, Borri (Montalcino, 1899 – Cagliari, 1952) nel 1941 fu condannato dal Tribunale Speciale per la Sicurezza dello Stato a 30 anni di reclusione per tradimento – «con la minorante del vizio parziale di mente»: venne evidenziata la «strana condotta tenuta dal Borri sin da ragazzo e nel corso del primo conflitto mondiale (fu decorato al V.M. e quindi congedato con il grado di capitano)» e lo si descrive con il dubbio che fosse stato un «ingenuo e nevrotico funzionario patriottico in cerca di gloria e di promozioni, o un nemico dello Stato» –, quindi, nel giugno 1944, venne scarcerato e deportato in Germania per poi essere rimpatriato nel dicembre 1945.

[1] “l’Idea Fascista” del 25 maggio 1924.

[1] “l’Idea Fascista” del 15 giugno 1924.

[1] ASCMVC, Deliberazioni del Consiglio comunale, Del. n. 138, 11 maggio 1924.

[1] In merito, si veda Alberto Cifelli, L’Istituto prefettizio dalla caduta del Fascismo all’Assemblea Costituente. I Prefetti della Liberazione, Roma, Scuola Superiore dell’Amministrazione dell’Interno, 2008, http://www.ssai.interno.it

[1] Il più estremista e filotedesco dei ministri della Repubblica Sociale Italiana – non estraneo neppure all’eccidio delle Fosse Ardeatine – inviso persino a Mussolini che a fine 1944 lo dimissionò. Con il 25 aprile, dopo aver tentato inutilmente di convincere Mussolini a seguirlo nella fuga in Svizzera, fu arrestato alla frontiera mentre cercava, appunto, di mettersi al sicuro in terra straniera. Condannato a morte da una Corte d’Assise straordinaria, dopo un tentativo fallito di suicidio venne poi giustiziato nel luglio 1945: fu questa l’unica esecuzione delle 35 condanne emesse dalla Corte.

[1] Una cospicua biografia di Paglianti è riportata da Alberto Simoncini nel volume Dal Rosso al Nero, Peccioli, Grafitalia, 2022.

[1] Delibere commissariali n. 1291 e n. 1292 del 20 novembre1943, da ASCMVC, “Libro Delibere Podestà e Giunta 1941-1951”.

[1] Da notare che la denominazione Via Roma era stata assegnata (a Via delle Miniere) nel 1931, per soddisfare la disposizione di Mussolini (1° agosto 1931/IX) di intitolare una via non secondaria dei capoluoghi alla Città Eterna (Culto di Roma: 21 aprile del 753 a.C. Natale di Roma = Festa del Lavoro, dal 1924 in luogo del Primo Maggio).

[1] A Ettore Muti fu intitolato il tratto di Via Roma che dall’incrocio con Via Sant’Antonio conduce fino al Ponte. Fascista della prima ora, eroico aviatore in tutte le guerre del Ventennio, politico, già segretario del PNF, Muti fu ucciso il 24 agosto a Fregene dai Carabinieri mentre cercava di sfuggire all’arresto che, a quanto sembra, si era reso necessario essendo stato segnalato come facente parte di un complotto di fascisti e tedeschi per un attacco su Roma da tenersi il 28 agosto.

[1] Giorgio Gaber, La Libertà, dall’album “Dialogo tra un impiegato e un non so”, Tracce, 1972-1973.

L’articolo è tratto dal volume curato da Rosticci, Un Consiglio comunale particolare, presentato e distribui-to in occasione della ricorrenza del 25 Aprile 2023.
Una manifestazione “un po’ fuori dall’ordinario”, senza la presenza esclusiva dell’oratore di tur-no ed il rituale delle ridondanti frasi di circostanza ma con il coinvolgimento diretto dei giovani, svoltasi nella Sala del Consiglio del Comune di Montecatini Val di Cecina (Pisa) al cospetto di un pubblico insolitamente numeroso.
Forse siamo riusciti a coinvolgere, ad appassionare la gente comune, a renderla, una volta tanto, “protagonista” di una cerimonia che, come di frequente accade, non risulta che fine a sé stessa. E sappiamo bene che le ricorrenze di facciata a lungo andare disamorano, rivelandosi spesso assai più utili al presenzialismo, alla visibilità del personaggio (di solito un politico) chiamato a far da primo attore, che non alle finalità istituzionali.

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