Le carte di Alberto Nirenstein e Wanda Lattes depositate alla Fondazione di studi storici “F. Turati”

25 Ottobre 2019 - Firenze
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Le carte di Alberto Nirenstein e Wanda Lattes depositate alla Fondazione di studi storici “F. Turati”.

Wanda Lattes (Firenze, 24 maggio 1922 – Firenze, 2 giugno 2018), figlia di una famiglia ebraica, giornalista e scrittrice. Durante la Resistenza ha conosciuto il giornalista e scrittore di origine polacca Alberto Nirenstein con il quale si è sposata nel 1945. Dal matrimonio sono nate tre figlie: Fiamma, Susanna e Simona. Dal 1949 al 1956 ha lavorato presso la redazione del «Nuovo Corriere» sotto la direzione di Romano Bilenchi. Poi è passata al «Giornale del Mattino», dal 1975 a «La Nazione» e dal 1990 al «Corriere della Sera». È stata una delle prima donne giornaliste a Firenze e ha dato il suo contributo alla fondazione de «Il Corriere Fiorentino». Tra le sue pubblicazioni: Alberto, Fiamma, Simona, Susanna e Wanda Nirenstein, “Come le cinque dita di una mano. Storie di una famiglia di ebrei da Firenze a Gerusalemme”, Milano, Rizzoli 1998; “E Hitler ordinò: “Distruggete Firenze”. Breve storia dell’arte in guerra (1943-1948)”, Milano, Sansoni 2001.

Alberto Nirenstein (Baranów, 1916 – Fiesole, 2 settembre 2007) giornalista e scrittore polacco, nato da famiglia ebraica. Nel 1936 si è trasferito in Palestina dove ha completato gli studi presso l’Università di Gerusalemme. Durante la seconda guerra mondiale si è arruolato come ufficiale nelle Brigate ebraiche della VIII armata britannica. I suoi familiari sono stati sterminati nel campo di concentramento di Sobibor. Nel dopoguerra la sua attività si è concentrata sulla testimonianza dell’Olocausto. Nel 1950 ha fatto ritorno in Polonia alla ricerca di testimonianze, in particolare sulla Resistenza nel ghetto di Varsavia, dove è stato trattenuto fino alla morte di Stalin nel 1953. Tra le sue pubblicazioni: “Ricorda cosa ti ha fatto Amalek”, Torino, Einaudi 1958 e “È Successo Solo 50 Anni Fa: Lo Sterminio Di Sei Milioni Di Ebrei”, Firenze, La Nuova Italia 1993. Ha collaborato a «Hamishmar».

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