Istituto “Suore Serve di Maria SS. Addolorata”

I luoghi dell'occupazione e della Resistenza fiorentina: la persecuzione antiebraica.

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Il Card. Elia Dalla Costa istituì in Firenze un comitato, di cui facevano parte don Leto Casini, padre Cipriano Ricotti, il rabbino Natan Cassuto ed altri, con il compito di accogliere e nascondere gli ebrei per salvarli dalla persecuzione nazista e fascista. Convennero perciò in Firenze, sapendo di potervi trovare aiuto, ebrei che fuggivano anche da altre nazioni.
Un delatore presente nel comitato svelò ai nazisti questo meccanismo, portando all’arresto di molti ebrei.
Fortunatamente non fu il caso del nostro convento che ospitava, nascoste fra le educande, 12 bambine ebree provenienti dalla Polonia, dal Belgio e dalla Francia. Probabilmente solo la Madre Maddalena Cei era al corrente della loro reale identità, benché suor Lodovica abbia poi ricordato il loro arrivo e di averle dovute provvedere, su ordine della Madre, di tutto, poiché arrivarono smagrite, spaventate e senza alcun corredo.
Le cronache riportano che ci fu una irruzione dei tedeschi, ma nessun arresto.
Le bambine arrivarono nell’autunno del 1943. Finita la guerra, nel dicembre ’44 le bambine furono recuperate dai loro genitori o tutori. I documenti in nostro possesso riportano solo il caso di due sorelline, Sara e Michal Nissenbaum che in convento presero il nome di Odette e Michelina Laurent: poiché avevano perso tutta la famiglia, il tribunale dei Minori ne affidò la patria potestà al Rabbino capo di Firenze, che così autorizzato venne a prenderle al convento per trovare loro una sistemazione definitiva. Tale carteggio è rimasto nella documentazione del convento.
Pensate che la delicatezza del Cardinale si spinse a specificare che se le suore ritenevano di dover essere rimborsate delle spese sostenute, non ne facessero parola al rabbino, ma facessero piuttosto avere a lui la nota. Naturalmente le suore non stilarono nessuna nota.
Le suore si scordarono semplicemente l’intera faccenda.
Non se ne dimenticarono però alcune delle bambine ebree. In particolare le due sorelline Nissenbaum ricordavano l’anno trascorso con le suore avvolto in una luce di pace e di affetto. Sapendole sole al mondo le suore, ed in particolare suor Giuseppa e suor Lodovica, le circondarono di particolare amorevolezza. L’affetto disinteressato che avevano ricevuto, l’assenza di qualsiasi pregiudizio nei loro confronti e la totale mancanza di pressioni per la loro conversione erano rimaste impresse nella memoria delle bambine.
Con grande sorpresa delle suore, che non ricordavano affatto questo episodio, anche perché circondato all’epoca di comprensibile riserbo, si presentarono nell’estate 1995 due signore, la figlia di Sara Nissenbaum e la sorella di altre due bambine, Malvina e Gisella Renveni, venute a vedere il luogo dove avevano trovato rifugio le loro congiunte. Nell’agosto 1996 fu Paulette Dresdner a voler rivedere le suore che l’avevano accolta e salvata. Nel marzo 1997 Sara Nissenbaum iniziò le pratiche perché il nostro Istituto vedesse pubblicamente riconosciuto il bene fatto, a memoria ed edificazione delle future generazioni. A giugno dello stesso anno anche Malvina e Gisella (per le suore, in realtà si chiamano Dalia e Zehava) vennero a riabbracciare le suore, in una allegra confusione di lingue poiché l’unica testimone dei fatti in vita, suor Lodovica, non sapeva l’inglese. Infine anche Sara (Odette) e Michelina (Michal) Nissenbaum riuscirono a rivedere il “loro” convento, nel 1998, in occasione del riconoscimento ufficiale di Madre Maddalena Cei come “Giusta fra le nazioni” il 28 ottobre, nell’ambito di una solenne cerimonia a Palazzo Vecchio, nel prestigioso Salone dei Cinquecento.
Una ex alunna scrittrice Giovanna Querci Favini ha inserito nel suo libro “Le dodici notti di Natale” un racconto liberamente ispirato a questo episodio, nel quale inserisce una drammatica incursione dei nazisti, che non riescono a trovare le bambine grazie alla prudenza della Madre Generale che ha voluto con forza che le bambine ebree partecipassero totalmente alla vita del convento, comprese preghiere e riti religiosi, contro i dubbi di una giovane suor Lodovica che già sembra vivere in una logica pienamente postconciliare. In realtà nel Natale 1943 i nazisti bussarono sì al convento, ma le suore finsero di non sentire, e i tedeschi, evidentemente non così determinati, se ne andarono via. Tuttavia non dobbiamo sottovalutare i rischi che le suore, nella persona di Madre Maddalena Cei, si assunsero; e ci piace anche sottolineare che non lo fecero per una saggezza, un coraggio o uno slancio di eroismo proprio, ma semplicemente, in tutta umiltà, per un atto di obbedienza alla Chiesa, nella persona dei suoi pastori, il Cardinale Elia Dalla Costa e, sopra di lui, il Papa.

Nota storica predisposta dagli organizzatori in occasione della cerimonia di inaugurazione della targa in memoria delle suore di via Faentina, 13 gennaio 2016.

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