Fonderia del Pignone

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Sede e contatti
Via Matteucci, 2 – 50127, Firenze
Tel. 055 423211
Sito web: http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=prodente&Chiave=40490

Breve storia
Il Nuovo Pignone trae origine dal vecchio stabilimento Pignone esistente a Firenze già alla fine dell’800 e che fin dalle origini orientò la produzione prevalentemente all’industria meccanica media e pesante. Nacque nel 1841 con il nome di “Fonderia di ferro di seconda fusione fuori la porta San Frediano” per iniziativa di due tecnici abili nel campo della siderurgia e della meccanica. Dopo dieci anni la Pignone aveva un ruolo di primo piano nell’economia toscana e assumeva la denominazione “Pignone” dal borgo in cui avevano sede gli stabilimenti.
La maggior parte della produzione era costituita da fusioni artistiche e commerciali, in un connubio tra arte e industria che si giovava della meccanizzazione nel campo dell’ornamento e dell’arredo. Altro ramo di produzione era quello dei frantoi, strettoi, macchine a vapore per battere il grano o i prodotti per l’industria olearia, vinicola e agricola. Nel 1853 fu il Piagnone a realizzare alcune parti del primo motore a scoppio Barsanti e Matteucci. Una parte della produzione era anche riservata alla fabbricazione di strumenti meccanici e di precisione. Nel 1874 si trasformò in “Società anonima Fonderia del Pignone”: fino al 1915 è rimasta la prima fonderia toscana per importanza e una delle prime in Italia; da quello stesso anno tutta la produzione fu orientata a articoli utili a “soddisfare i bisogni dell’esercito”, finché alla fine della guerra tornò agli antichi settori, rinforzando la produzione di compressori, motori a olio pesante, macchine olearie. L’attività produttiva di carattere militare fu conservata e potenziata con la costruzione di un torpedificio, previ accordi con la Marina. Nel dopoguerra entrò a far parte del gruppo Snia e nel 1953-54, dopo una gravissima crisi, fu costretto a chiudere. Nello stesso periodo fu costituita una nuova società per azioni con intervento di capitale pubblico, attraverso l’Eni, società con il nome di “Nuovo Pignone” che rilevò l’attività.

Patrimonio
Il fondo è stato individuato e sottoposto alla prima dichiarazione nel 1979, aveva subito pesanti riduzioni a causa di scarti antecedenti agli anni Settanta e da quelli interne al gruppo Eni. Erano stati esclusi dalla eliminazione solo i libri societari (dal 1954) e i fascicoli del personale in servizio. Di un fondo fotografico di cui si conosceva l’esistenza fin dal censimento, ma non la consistenza, si sa che in parte è stato distrutto, perché il materiale era inconsultabile, mentre una parte venne trasferito a Firenze in occasione della mostra presso le sale della mensa aziendale della Società del 1982, intitolata “Immagini di una fabbrica fiorentina” e promossa dal Cral.
Dall’archivio sussidiario di Massa Marittima provengono le foto costituenti un piccolo fondo fotografico degli anni 1920-1930. Per quanto riguarda l’archivio aziendale in senso proprio si segnala che gli atti societari, la documentazione amministrativo contabile, le carte prodotte dal settore produttivo, con una piccola raccolta di disegni e lastre fotografiche sono tutti rappresentati; della documentazione prodotta dalla vecchia società Pignone esistono solo i bilanci a stampa dei primi sei anni della società (1842-1847). Delle carte degli anni Trenta e Quaranta del Novecento si tratta quasi esclusivamente di libri obbligatori e poco carteggio con i rapporti con la Marina. Sono conservati gli atti della società in liquidazione fino al 1974.

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