1940-’43: campi italiani per progionieri di guerra. Il nuovo progetto di Topografia per la Storia

4 Giugno 2020 - Tutta la Toscana
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Con l’entrata in guerra – il 10 giugno del 1940, quindi esattamente 80 anni fa – il Regio esercito italiano si trova nella necessità di creare e successivamente gestire i luoghi dove internare i prigionieri di guerra degli eserciti nemici catturati durante i combattimenti.

Dopo aver realizzato negli anni scorsi una mappatura dei campi italiani per prigionieri di guerra (qui la mappa ancora provvisoria con i 177 luoghi individuati tra campi principali e distaccamenti di lavoro http://campifascisti.it/mappe. php?all=on&21=on&4=on), Topografia della Storia ha appena finito di inserire nel nostro sito 340 nuove immagini, la maggior parte delle quali relative proprio a questa tipologia di luoghi.

Tutte le immagini sono tratte dall’archivio audiovisivo del Comitato internazionale della Croce Rossa di Ginevra (ICRC), che ci ha concesso il permesso alla pubblicazione.

Si tratta quindi di immagini “ufficiali”, scattate durante le visite dei delegati dell’ICRC ai campi per prigionieri.

Le immagini si possono consultare partendo dal database http://campifascisti.it/ elenco_immagini.php o selezionando l’intero archivio (Visualizza per archivio: International Committee of the Red Cross) oppure partendo dai luoghi (ad esempio: Busseto – campo per prigionieri di guerra numero 55).

Secondo i dati dello Stato maggiore del Regio esercito italiano, nel marzo 1943 si trovano nei campi in Italia circa 80 mila prigionieri di guerra.

La maggior parte di loro combatteva per l’esercito dell’impero britannico. Oltre a 43.691 inglesi, vi sono prigionieri provenienti dal Sud Africa (divisi in bianchi, 12.178, e di colore, 2.600), dall’India (5.199), dalla Nuova Zelanda (3.788) e dall’Australia. I prigionieri di nazionalità americana sono 742, mentre 1.970 sono francesi definiti come degaullisti.
Infine, in campi a sé, vi sono anche 1.600 greci e 5.760 militari dell’ex esercito jugoslavo, la maggioranza dei quali è classificata come di nazionalità serba.

Le fotografie ci mostrano alcuni dei campi di prigionia per ufficiali di rango superiore, di solito ricavati in castelli o ville storiche (si veda ad esempio il campo numero 17 presso il castello di Rezzanello in provincia di Piacenza http://campifascisti.it/ scheda_img_full.php?id_img=474 ), e diversi campi per i soldati semplici, dove le condizioni di vita erano ovviamente molto più spartane (si veda ad esempio il campo numero 57 di Grupignano in provincia di Udine http://campifascisti.it/ scheda_img_full.php?id_img=552 ).

Il campo di prigionia più documentato (ben 49 fotografie) è quello di Sulmona (qui una veduta generale del luogo http://campifascisti.it/ scheda_img_full.php?id_img=536 ). Il campo di Sulmona era diviso in due parti: quella in baracche dove stava la maggior parte dei soldati prigionieri di guerra, e una sorta di dependance per gli alti ufficiali alloggiati presso villa Orsini.

Come prevedeva la Convezione di Ginevra sul trattamento dei prigionieri di guerra – firmata anche dall’Italia -, il Regio esercito allestì inoltre alcuni Ospedali per i militari catturati. Il fondo dell’ICRC conserva una bella immagine dell’Ospedale per prigionieri di guerra numero 201 di Bergamo, osservando la quale si ha una chiara idea del carattere “multietnico” dell’esercito alleato nemico dell’Italia (http://campifascisti.it/ scheda_img_full.php?id_img=341 ).

Non mancano neppure le immagini dei campi per i prigionieri di guerra greci e jugoslavi (anche se per questi ultimi l’Italia non riconosceva alcuna tutela internazionale). Tra gli altri si vedano il campo numero 55 di Busseto (per prigionieri di guerra greci http://campifascisti.it/ scheda_img_full.php?id_img=497 ) e il campo numero 23 di Vestone per gli jugoslavi http://campifascisti.it/ scheda_img_full.php?id_img=576 ).

Oltre che dei campi per prigionieri di guerra, nel fondo dell’ICRC sono state rintracciate alcune immagini relative ai campi per internati civili, gestiti quindi dal Ministero dell’interno.

In particolare segnaliamo 5 fotografie che documentano il campo di internamento femminile di Treia (Macerata) (qui un esempio http://campifascisti.it/ scheda_img_full.php?id_img=557 cui è anche allegato il rapporto della visita del delegato dell’ICRC), e le 12 fotografie del campo delle Fraschette di Alatri (Frosinone) con i volti dei bambini e delle donne jugoslave deportate in Italia (http://campifascisti.it/ scheda_img_full.php?id_img=317 ) ma anche delle loro croci nel cimitero del paese (http://campifascisti.it/ scheda_img_full.php?id_img=312 ).

 

www.campifascisti.it   è un progetto dell’associazione Topografia per la storia

responsabile andrea giuseppini mail info@topografiaperlastoria.org

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