Vittorio Meoni, testimone e storico della Resistenza

Fabio Dei - Istituto storico della Resistenza senese e dell'età contemporanea

Riflessioni a cento anni dalla nascita.

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Il 10 dicembre 2022 ricorre il centenario della nascita di Vittorio Meoni. Unico sopravvissuto all’eccidio fascista di Montemaggio, Vittorio è stato a lungo il nome più rappresentativo della Resistenza nel senese e in particolare nella Valdelsa. La storia della sua fuga drammatica e rocambolesca, gravemente ferito, mentre reparti della GNR stavano per fucilarlo insieme a 19 altri giovanissimi partigiani dopo un rastrellamento il 28 marzo 1944, ha circolato come una sorta di epos popolare. Le immagini della sua deposizione al successivo processo, in cui protende un dito ammonitore, sono state in questi territori il principale emblema di un più complessivo j’accuse contro il regime e le sue violenze.  Vittorio è stato il testimone per eccellenza della Resistenza senese: e il ruolo di eroe popolare ha segnato l’intera sua esistenza.  D’altra parte, possiamo anche considerare Vittorio come la prova vivente di una congiunzione tra memoria e storia, due dimensioni della rappresentazione del passato che per molti sarebbero antitetiche e incompatibili. Infatti, malgrado l’ingombrante peso memoriale che si porta addosso e che sembra condannarlo a recitare il personaggio di storie quasi mitiche, Vittorio diventa col tempo egli stesso storiografo. Il punto di svolta della sua carriera è la pubblicazione nel 1975 della Memoria su Montemaggio, un agile libriccino nel quale decide di raccontare in proprio la vicenda dell’eccidio. Lo fa non abbandonando la prima persona testimoniale,  ma utilizzando e comparando le fonti, e soprattutto con un tono disteso e quasi distaccato, abbandonando del tutto la retorica fatta di “infamia” e “gloria” che aveva caratterizzato i primi racconti postbellici degli eccidi e delle vicende partigiane (Smeraldo Amidei, Infamia e gloria in terra di Siena durante il nazi-fascismo, Siena, Cantagalli, 1945; ANPI, Partigiani alla sbarra, Siena, La Poligrafica, 1948). Non so quante copie siano state stampate di Memoria su Montemaggio nel corso degli anni: ma certo il libro ha una diffusione capillare in Valdelsa, è praticamente entrato in tutte le case, segno tangibile di un antifascismo che si è respirato come l’aria in queste zone di subcultura rossa (oggi la situazione è più complessa: la subcultura rossa non c’è più da un pezzo, e la permanenza dell’antifascismo come valore unificante sarebbe da verificare). Da allora in poi, per Vittorio Meoni è iniziata una sistematica attività storiografica, che investe altri episodi della resistenza (Una vittoria partigiana: Monticchiello 6 aprile ’44, Siena 1978), delle lotte contadine (Gli scioperi del 1902 in Valdichiana, Montepulciano 1989) e della Liberazione (Verso la liberazione, con P. Paoletti e C. Biscarini, Siena 1994). Ma soprattutto, all’inizio degli anni ’90, Vittorio fonda l’Istituto storico della Resistenza senese e si dedica anima e corpo alla costruzione e alla trasmissione di una cultura storica alle generazioni più giovani. Al centro di questo progetto sta in particolare il recupero e l’allestimento come Laboratorio didattico di Casa Giubileo, il luogo sul Montemaggio in cui è avvenuto l’eccidio. Nei numerosissimi incontri con ragazze e ragazzi delle scuole, Vittorio era al tempo stesso personaggio-eroe, testimone e professore. La logica memoriale non si contrapponeva alla conoscenza critica propria della storiografia, ma semmai la fecondava. Da qui un atteggiamento sempre aperto verso il progredire della conoscenza storica: Vittorio non ha mai difeso le narrazioni dogmatiche e monumentali: si rendeva ben conto che l’antifascismo non può che poggiare sulla ricerca della verità. Negli anni 2000 ha portato avanti un altro suo personalissimo progetto: ha ricostruito la storia della distruzione e espropriazione della Casa del Popolo di Siena da parte dei fascisti, e i torbidi accordi da questi stretti con il Monte dei Paschi (La casa del Popolo di Siena e il ‘dono della vergogna’, Siena, Nuova Immagine 2003); è così riuscito a ottenere la restituzione da parte della Banca alla società civile senese dei locali della Casermetta, oggi Stanze della Memoria – presidio cruciale per una identità senese che voglia radicarsi non solo nel mito del Medioevo ma anche nelle drammatiche vicende novecentesche e nei valori di libertà e uguaglianza che ne sono scaturiti.

(Fabio Dei)

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