Ponte Vecchio

Daniela Quadrelli - Stagista ISRT

I luoghi della guerra e dell'occupazione

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Nell’agosto del 1944 il Comando nazista decise di distruggere i cinque ponti di Firenze (Ponte alle Grazie, Ponte alla Carraia, Ponte Santa Trinità, Ponte San Niccolò e Ponte alla Vittoria). Tale azione aveva lo scopo di sfruttare il corso dell’Arno quale trincea naturale per rallentare l’avanzata degli Alleati e acquisire il tempo necessario al completamento dei lavori della Linea Gotica, la grande linea di difesa a nord. L’“Operazione Feuerzauber” (“incantesimo di fuoco”) si attuò tra la notte del 3 e 4 agosto del 1944: ad uno ad uno tutti i ponti furono abbattuti. Durante l’operazione fu vietato ai cittadini di uscire dalle case; alcuni partigiani tentarono di disinnescare le mine poste sotto i ponti ma non ci riuscirono.

Tra tutti i ponti Hitler decise di salvare il Ponte Vecchio, il preferito e «il più artistico», come lui stesso dichiara. Questa non fu certo la motivazione primaria ma resta il fatto che dell’antico ponte ne fu solo sbarrato l’accesso con le macerie raccolte dagli edifici adiacenti, rasi al suolo su entrambe le sponde: sia dal lato di Por Santa Maria che, in Oltrarno, via Bardi, via Guicciardini e Borgo San Jacopo. Alcuni giorni prima il Comitato Toscano di Liberazione Nazionale aveva denunciato l’intenzione di distruggere i ponti, nonostante Firenze fosse stata dichiarata “Città aperta” ovvero zona neutrale e città da salvaguardare per l’inestimabile valore storico-artistico.

Gli Alleati il 12 agosto del 1944 passarono da Ponte Vecchio per arrivare al cuore del centro cittadino. Utilizzarono anche altri collegamenti tra le due rive: il Corridoio Vasariano e il ponte Bailey, costruito sulle rovine del Ponte Santa Trinita.

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