La politica della violenza nella sinistra radicale degli anni Settanta
Perché la sinistra radicale degli anni Settanta considerò la violenza uno strumento d’azione determinante e sovente prioritario? Perché una mobilitazione nutrita di istanze ideali, sociali e generazionali ricche e diversificate coltivò progetti e organizzazioni dediti alla lotta armata e al terrorismo?
Superando i recenti delle memorie e le genealogie manichee, queste ricerche si interrogano sul ruolo giocato dalle culture e dalle pratiche violente nella storia della sinistra radicale ed esplorano i contesti politici, sociali e territoriali ove maturarono le scelte individuali e collettive di militarizzazione del conflitto politico. La violenza fu un campo di relazione fra soggetti, progetti e culture diversi. Ricostruirne la genesi è presupposto ineludibile per comprendere appieno la storia della sinistra italiana e del nostro paese ben oltre i drammatici anni Settanta.
Hanno collaborato al volume: B. Armani, L. Bosi, S. Casilio, C. De Vito, D. della Porta, V. Filetti, M. Galfré, M. Grispigni, S. Neri Serneri, G. Panvini, M. Scavino, D. Serafino, I. Sommier
Simone Neri Serneri ordinario di Storia contemporanea all’Università di Siena. Autore di numerosi studi sulla storia dell’antifascismo ed ella Resistenza e sulla storia dell’ambiente, è condirettore di «Contemporanea. Rivista di storia dell’800 e del ‘900» e direttore dell’Istituto Storico della Resistenza in Toscana.