“Poi io avevo uno zio antifascista Tarcioni Ottorino, che è stato anche sindaco dopo, che ci raccontava come i fascisti gli avevano dato l’olio di ricino, insomma, ci raccontavano un po’ queste cose perché si capiva che tanto la guerra intanto andava a finire e ci si organizzava. Ci si organizzava nel senso che più che altro si parlava tra noi e si sentiva Radio Londra, questa è stata, si, con uno tra l’altro di Grosseto che erano sfollati a Santa Fiora, sfollati, villeggianti e poi vennero su da sfollati a Santa Fiora e aveva, perché le radio erano state tutte bollate no?, siccome questi non erano di Santa Fiora potevano anche dire che la radio non c’era e allora si andava in questa casa dove loro erano affittuari diciamo e si sentiva Radio Londra e quindi questo ci apriva il mondo. Si sentiva Radio Londra, la parte dedicata agli italiani e per noi era una grande apertura. Poi si discuteva tra noi. Poi ci arrivavano anche dei volantini, che quelli li portavano i minatori, che era l’Unità clandestina che era un foglietto e quindi di nascosto si leggevano queste cose”.
Letture e film consigliati
Luciana Rocchi, Stefania Ulivieri, “Voci, silenzi, immagini. Memoria e storia di donne grossetane (1940-1980)”, Carocci, 2004
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