Wanda Parracciani (1921-2008)

Wanda Parracciani con il marito Ferdinando Di Giulio (Archivio della famiglia Di Giulio)

Nata a Santa Fiora il 25 settembre 1921, compie gli studi a Livorno e ad Arezzo. Si avvicina all’antifascismo grazie allo zio Ottorino Tarcioni, perseguitato politico e futuro sindaco del comune grossetano nel dopoguerra. Nell’estate del 1943 si trova proprio a Santa Fiora ed entra in relazione con l’ambiente antifascista dei minatori, di cui comincia a leggere i volantini di propaganda. Racconterà di aver maturato le sue idee politiche grazie a quei contatti, ma anche grazie all’ascolto di Radio Londra e alle discussioni collettive che nascono all’interno del gruppo di giovani antifascisti di cui fa parte e con cui legge “L’Unità” clandestina.

Wanda Parracciani con il marito Ferdinando Di Giulio (Archivio della famiglia Di Giulio)

Inizialmente collabora con lo zio nella falsificazione dei documenti di identità dei giovani di Santa Fiora, per sottrarli agli obblighi di leva; insieme alle donne del paese nutre gli antifascisti in carcere e nasconde renitenti e disertori, anche in casa sua. Aderisce quindi al PCI e alla Resistenza e, con altri due studenti sfollati da Grosseto, Aldo D’Alfonso e Fernando Di Giulio, riceve dalla formazione “Ovidio Sabatini” l’ordine di restare in paese allo scopo di controllare le attività dei gruppi fascisti, così da poter dare informazioni alla banda che, in caso contrario, si potrebbe trovare isolata in quella zona. Così i tre giovani danno vita all’undicesima cellula gappista di Santa Fiora, dieci di minatori ed una, la loro, di intellettuali. Con una vecchia macchina da scrivere e qualche foglio di carta carbone, iniziano a produrre una testata clandestina, “Il Comunista dell’Amiata”, e a diffonderla come bollettino preparatorio all’insurrezione, oltre a stampare un gran numero di manifesti e circolari per conto dei CLN clandestini della zona.

Wanda Parracciani con il marito Ferdinando Di Giulio (Archivio della famiglia Di Giulio)

Attività di collegamento con i CLN e con il PCI, azioni di sabotaggio, diffusione di stampa antifascista sono i compiti che svolgono i tre giovani gappisti fino alla fine di maggio del 1944, quando una delazione impone a Fernando Di Giulio di lasciare il centro abitato; si unirà al 7° distaccamento “Ovidio Sabatini” della Brigata “Spartaco Lavagnini” operante sul Monte Amiata. Wanda invece rimane in paese, garantendo il collegamento con i partigiani alla macchia. All’avvicinarsi della Liberazione, approfittando della confusione seguita al terribile bombardamento di Santa Fiora del 12 giugno 1944, il gruppo di cui fa parte prende il comando tedesco, fa prigionieri alcuni soldati e li rinchiude nella bottega del sarto del paese, anch’egli antifascista, per consegnarli all’arrivo delle truppe francesi e marocchine.

Nel dopoguerra Wanda è la responsabile della Sezione femminile provinciale grossetana del PCI: sua è la relazione alla Conferenza di organizzazione del PCI provinciale dell’agosto 1944, in cui anticiperà la via che avrebbe percorso negli anni a seguire, guidando la lotta delle mezzadre a Grosseto e poi anche nel Fùcino e in Basilicata come dirigente dell’Alleanza dei contadini. Sposatasi con Fernando Di Giulio, si trasferisce a Roma per seguirne la brillante carriera politica.

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🟧Stralcio dall’intervista a Wanda Parracciani realizzata da Luciana Rocchi nel 2003, in Archivio ISGREC, Fondo audiovisivi

Poi io avevo uno zio antifascista, Tarcioni Ottorino, che è stato anche sindaco dopo, che ci raccontava come i fascisti gli avevano dato l’olio di ricino, insomma, ci raccontavano un po’ queste cose perché si capiva che tanto la guerra intanto andava a finire e ci si organizzava. Ci si organizzava nel senso che più che altro si parlava tra noi e si sentiva Radio Londra, questa è stata, sì, con uno tra l’altro di Grosseto che erano sfollati a Santa Fiora, […] villeggianti e poi vennero su da sfollati a Santa Fiora e aveva, perché le radio erano state tutte bollate no?, siccome questi non erano di Santa Fiora potevano anche dire che la radio non c’era e allora si andava in questa casa dove loro erano affittuari diciamo e si sentiva Radio Londra e quindi questo ci apriva il mondo. Si sentiva Radio Londra, la parte dedicata agli italiani e per noi era una grande apertura. Poi si discuteva tra noi. Poi ci arrivavano anche dei volantini, che quelli li portavano i minatori, che era “L’Unità” clandestina che era un foglietto e quindi di nascosto si leggevano queste cose.

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🟪Podcast Isgrec: Wanda e Fernando, partigiani dell’Amiata. Un racconto di David Parri, interpretato da Luca Pierini, che illumina le vicende di due partigiani attivi sulle pendici del Monte Amiata.

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🟥“Donne, fra guerra e Resistenza”, a cura di Luciana Rocchi, storica dell’ISGREC di Grosseto. Settimo episodio del video progetto “Pillole di Resistenza” curato dalla Rete Toscana degli Istituti della Resistenza e dell’età contemporanea e promosso dalla Regione Toscana.

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🟩Stralcio dalla relazione alla Conferenza di organizzazione del PCI provinciale, agosto 1944, conservata in Archivio ISGREC.

La donna per questo suo sacrificio, per questo suo contributo di energia e di sangue, per avere fatto suoi i doveri degli uomini, ha acquistato oggi nella vita sociale e politica i suoi stessi diritti.

Ma non basta che la donna abbia dato tutto il suo aiuto per la liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo, occorre che essa partecipi direttamente alla ricostruzione democratica progressista dell’Italia e alla lotta politica unendosi e organizzandosi per rivendicare i suoi diritti in tutti i campi, per far riconoscere il suo valore sociale, per far sì che il suo sacrificio abbia come effetto l’emancipazione della donna dallo stato di inferiorità in cui ancora è tenuta. [...]

Le donne italiane debbono decisamente entrare nella vita politica per la difesa dei loro interessi, debbono organizzarsi nei sindacati per lottare per un miglioramento dei loro salari, perché [...] a parità di rendimento nel lavoro vi sia parità di salario con le corrispondenti categorie lavoratrici maschili.

Debbono organizzassi nei partiti politici, a seconda delle loro credenze politiche, e lottare per il riconoscimento dei diritti della donna nella vita pubblica.