Giulio Guelfi, un sovversivo sullo scranno più alto del Comune di Cascina.

Massimiliano Bacchiet - Biblioteca Franco Serantini. Istituto storico della Resistenza e dell'età contemporanea in provincia di Pisa

Una delle figure più significative del mondo socialista e comunista pisano del primo dopoguerra.

Cascina, panorama.
image_pdfimage_print

Tra le varie biografie di personaggi appartenenti al mondo socialista e comunista che hanno animato la vita sociale e politica della provincia pisana nel periodo che va dal 1919 fino all’avvento del fascismo, quella di Giulio Guelfi è tra le più significative ai fini della ricostruzione dell’immaginario collettivo dell’epoca, sia per i diversi ruoli che il personaggio ha assunto durante la sua militanza politica e sindacale, sia per gli incarichi istituzionali e la sua puntuale azione nella lotta antifascista in patria e poi in esilio. Ad un impegno militante e una fervente convinzione sul valore delle proprie idee, che manifesta nell’arco di tutta la sua vita, in Guelfi si evidenzia – elemento assolutamente non secondario – uno spirito ribelle, sovversivo, indomito, che ben racconta del carattere del popolano pisano di questi anni. È questa un’inclinazione che trova profonde radici nella storia popolare e sovversiva della provincia sin dai tempi della costituzione delle prime sezioni della Società democratica Internazionale[1].
Giulio Guelfi nasce a Cascina il 14 settembre 1888 da Riccardo e Liberata Bracci, di professione impiegato, poi commerciante. Vive la sua formazione umana e politica nei paesi di Casciavola e Navacchio (borgate ancora oggi nel Comune di Cascina) dove presumibilmente abbraccia gli ideali socialisti che sono particolarmente diffusi nella zona. Negli anni precedenti alla Prima guerra mondiale viene assunto come impiegato all’Ospedale di Piombino, rientrato a Cascina diventa ben presto uno dei promotori della sezione socialista di Casciavola e uno dei principali organizzatori della Camera confederale del Lavoro[2]. L’attività politica e sindacale di Guelfi è ricostruibile attraverso la lettura de «L’Ora nostra», il periodico della Federazione pisana del partito socialista che, tra il 1919 e il 1921 nelle cronache provinciali, riporta notizia di suoi numerosi comizi a supporto delle agitazioni contadine, bracciantili e operaie. Nello stesso periodo, secondo un profilo biografico della Prefettura pisana, Guelfi «aveva iniziata l’organizzazione delle squadre rosse e già aveva messo in funzione diverse squadre cicliste. Organizzò e fu sempre a capo di tutti i movimenti operai e sovversivi verificatisi dai primi del 1919 al 1922 nel Comune di Cascina»[3]. Lo stesso documento lo descrive «dotato di facilità di parola tanto che era riuscito ad acquistare tanto ascendente tra le masse operaie che lo seguivano ciecamente in qualsiasi violenza».
Le elezioni politiche del 1919 avevano premiato i partiti neutralisti, il PSI aveva superato il 41% dei voti ed era diventato il primo partito del collegio Livorno-Pisa e della provincia pisana[4]. Vanno nella stessa direzione le elezioni amministrative dell’autunno del 1920 che consegnano ai socialisti ben 26 comuni dei 42 della provincia, con punte di consenso straordinario a Pontedera dove ottengono il 78% dei voti[5]; l’eccezionale risultato elettorale dei socialisti si completa con l’assegnazione di 23 seggi sui 40 disponibili nel Consiglio provinciale.
Nelle elezioni amministrative dell’autunno del 1920 il PSI cascinese punta su Guelfi, che viene eletto consigliere comunale e poi Sindaco di Cascina. Il suo mandato, che dura dall’ottobre del 1920 al settembre del 1921, è un’esperienza breve ma particolarmente intensa e nella quale Guelfi riversa tutto il proprio portato umano, politico, sindacale[6] e non in ultimo il proprio carattere impulsivo e non incline alla sottomissione. Il ruolo istituzionale assunto esalta la sua figura di militante rivoluzionario e dallo scranno più alto del Comune detta la linea politica con la convinzione di preparare la strada ad un’imminente rivoluzione[7].
Il 16 ottobre è convocato il primo Consiglio comunale e i toni della seduta di insediamento ci aiutano a cogliere il clima di queste giornate; così come avviene in altri enti locali, anche nel Comune di Cascina si inneggia alla dittatura del proletariato e si propone come primo atto l’approvazione di un Ordine del giorno a favore della Russia rivoluzionaria e «pro condannati politici». L’ordine del giorno viene presentato dall’assessore Adolfo Mannocci che annuncia: «Noi percorriamo la strada che ci conduce verso il socialismo che affratella le genti pertanto la bandiera che qui abbiamo issato non l’ammaineremo giammai né per l’ambizione di un Re, né per la violenza dei governanti»[8]. Il Consiglio comunale chiede al Governo italiano l’immediato riconoscimento ufficiale della Russia dei Soviet e chiude la discussione di questo punto al grido di «Fuori dalle galere tutti condannati politici!». Nella stessa seduta, stimolato dagli interventi della minoranza che invitano la Giunta a «compiere atti di saggia e sana amministrazione», prende la parola anche il Sindaco Guelfi che annuncia e rivendica il ruolo politico della sua Amministrazione e, in risposta alla richiesta di illustrare il programma, replica: «La Direzione del Partito socialista impartirà le direzioni e noi le seguiremo […] Pel il bilancio 1921 […] colpiremo profondamente i proprietari […] governeremo e agiremo non curandoci delle pastoie delle leggi esistenti che muovono ingiustizia, faremo in odio e a dispetto della legge quello che riterremo giusto»[9]. Il Consiglio si scioglie con le conclusioni del Sindaco che ritorna sulla questione: «di programmi non ne abbiamo, so solo che abbiamo lottato, battuto e vinto in nome del Socialismo e legiferemo per il Socialismo e in nome di questo e del Popolo, che è il nostro re, dichiaro chiusa la discussione al grido di: Viva il Socialismo! Viva l’Internazionale!»[10].
Con le nuove giunte socialiste rivoluzionarie elette nell’autunno del 1920 arriva anche nella provincia pisana un nuovo cerimoniale che ha l’obiettivo di sostituire, anche nell’immaginario popolare, i simboli delle istituzioni: in alcuni Comuni viene rimossa la targa che riporta il Bollettino della Vittoria di Armando Diaz[11], il saluto alla Russia rivoluzionaria sostituisce il saluto al re e sulle facciate dei Comuni la bandiera rossa prende il posto del tricolore. Pratiche che scateneranno la reazione dello squadrismo fascista, dell’esercito[12] e i provvedimenti delle Prefetture. A Cascina la bandiera rossa sventola sulla Torre civica[13], Guelfi ha dato mandato di acquistarne una «con lo stemma dei Soviet e di quello del Comune medesimo»[14] e la spesa di £ 100,00, non prevista in bilancio, viene finanziata con un prelievo dal fondo di riserva del Sindaco.
Ad un massimalismo del linguaggio che inneggia ad una prossima insurrezione, Guelfi e i socialisti cascinesi fanno seguire un’attività amministrativa che mette in pratica le parole d’ordine che avevano animato la campagna elettorale: come primo atto la Giunta comunale incontra simbolicamente un gruppo di lavoratori fornai che chiedono un aumento del compenso giornaliero per raggiungere quello dei vicini colleghi pisani, senza che questo, sostengono durante l’incontro i lavoratori all’unisono con la Giunta, comporti un aumento del prezzo del pane[15].
Il Sindaco Guelfi caratterizza il suo mandato per interventi sociali ed economici volti ad una politica di redistribuzione delle ricchezze e al controllo dei prezzi dei beni di prima necessità e dà mandato agli uffici comunali di predisporre una «severa, precisa e improvvisa verifica»[16] sulla vendita dello zucchero alle persone ammalate e, per evitare speculazioni e lucri impropri, un attento riscontro dei buoni comunali emessi a favore degli indigenti. Si autorizza poi la vendita della carne agli ammalati anche nei giorni di chiusura dei negozi e si dà mandato all’Ente autonomo dei consumi del Comune di acquistare olio, baccalà e formaggio da rimettere in vendita a prezzo di acquisto per calmierare il mercato. Nella seduta consiliare del 9 dicembre il Sindaco Guelfi, nel valutare la situazione finanziaria dell’Ente e il disavanzo ereditato dalla precedente amministrazione[17], annuncia che non ricorrerà ad ulteriore indebitamento e dichiara che «i soldi dovranno darli coloro che li hanno» e che le tasse per l’anno 1921 saranno raddoppiate. Nella stesso consesso il Sindaco propone l’adesione alla Lega dei Comuni socialisti[18], motivando che questo percorso consentirà all’Ente di inserirsi in un progetto nazionale più ampio che porterà ad «ottenere l’applicazione dei principi socialisti, come ad esempio la progressività delle tasse superando il vecchio concetto dei massimi fiscali»[19].
Con la fine del 1920 si manifestano anche nella provincia pisana le prime violenze fasciste[20], siamo in un territorio che si inserisce a pieno titolo in quell’«Italia mediana» che ha visto sviluppare importanti laboratori politici ed ha assunto un ruolo centrale nell’affermazione della violenza fascista[21]. Nel dicembre 1920 gli squadristi pisani, con l’aiuto di squadre provenienti da tutta la regione, per ben due volte, impediscono l’insediamento del nuovo consiglio provinciale[22] che, una volta insediato, eleggerà presidente Ersilio Ambrogi[23] e vice presidente proprio Giulio Guelfi.
Nei mesi successivi le violenze fasciste arrivano anche nel piano cascinese e il primo omicidio politico avviene nel borgo di San Frediano a settimo, quando il 4 marzo Enrico Ciampi, segretario della prima sezione comunista costituitasi nel pisano[24], viene ucciso dal Marchese Serlupi, uno dei ras fascisti della zona[25]. Pochi mesi dopo, il 23 luglio, i fascisti fanno visita ad una casa colonica nella zona di Arnaccio, dove vive il consigliere socialista Oreste Bartoli e uccidono il figlio Archimede che reagisce alla bastonatura del padre.
Le parole di Guelfi all’insediamento, con le quali imprudentemente aveva annunciato che avrebbe governato non curandosi «delle pastoie delle leggi esistenti», incitano i controlli della Prefettura che già nei primi mesi di governo della giunta cascinese impugna e annulla una serie di delibere, tra questa anche quella che autorizza l’acquisto della bandiera con lo stemma comunale e la falce e martello in quanto, sostiene il Prefetto, «trattasi di spesa ispirata a criteri politici, mentre i consigli comunali non hanno dalla legge nessuna attribuzione a questo riguardo, ma devono limitarsi ad amministrare il Comune e provvedere ai servizi pubblici che dal Comune dipendono»[26].
La Giunta Guelfi continua a governare tra delibere annullate e proclami rivoluzionari basati su un marcato radicalismo verbale. Nei primi mesi del 1921 l’Amministrazione tratta l’acquisto del nuovo Teatro comunale, un’operazione sostenuta da una chiara scelta politica, afferma Guelfi in merito: «L’operaio, il lavoratore in genere deve progredire, istruirsi ed elevarsi e non essere più la macchina bruta che lavora e mangia per vivere e nelle ore di riposo gioca a carte nel proprio Circolo. Esso deve invece essere posto nelle condizioni di ricrearsi lo spirito andando a Teatro, giacché non è giusto che a Teatro possa andare il ricco che non lavora e l’operaio non possa permettersi neppure il cinematografo»[27].
L’esperienza da Sindaco di Guelfi si chiude presto, con i fatti del 18 settembre 1921. Per la giornata viene convocato, nel borgo cascinese di San Benedetto, un comizio tra le leghe confederate per organizzare la reazione sindacale ai licenziamenti e alla riduzione del salario dei lavoratori del piano di Cascina. I fascisti radunano oltre 400 squadristi, provenienti da varie parti della Toscana, con l’intento di impedire la manifestazione, intanto nel pomeriggio un folto gruppo di antifascisti parte in tram da Pontedera per raggiungere San Benedetto ma, passato l’aggregato urbano di Cascina, il convoglio viene aggredito da una scarica di colpi di rivoltella sparati da un piccolo gruppo di fascisti che, commesso il fatto, si dà alla fuga. Nell’aggressione rimangono uccisi Paris Profeti[28], segretario della sezione socialista di Pontedera, e Corrado Bellucci[29] di idee libertarie, mentre il comunista Medardo Cecconi[30] ferito viene portato all’Ospedale di Pontedera[31]. Le autorità, vista la tensione della giornata, vietano la manifestazione, nel contempo Guelfi ed altri socialisti cascinesi, non ancora a conoscenza del fatto, mentre si dirigono verso il luogo del comizio vengono assaliti a colpi di rivoltella da un gruppo di fascisti. I socialisti rispondono, ne scaturisce uno scontro a fuoco e l’unico arrestato della giornata è proprio Giulio Guelfi, con l’accusa di aver sparato un colpo di rivoltella contro i fascisti, e rinchiuso nelle Carceri di San Matteo a Pisa. Il Comune viene immediatamente commissariato e il 13 ottobre si svolge il primo consiglio comunale senza il sindaco Guelfi.
Intanto tra settembre e novembre le pressioni e le violenze fasciste nei confronti dei consiglieri socialisti e comunisti danno i propri risultati e al protocollo del Comune di Cascina giungono le dimissioni irrevocabili di gran parte degli eletti. Si tratta di comunicazioni che naturalmente non denunciano pressioni o violenza e adducono principalmente motivi personali, tra questi l’assessore Alfredo Vanni scrive che non ritiene «più opportuno ricoprire tale carica»[32], mentre solamente il consigliere comunale Modesto Marrucchi motiva le proprie dimissioni dichiarando di aver maturato la propria distanza dal Partito comunista. A queste dichiarazioni dei consiglieri comunali segue però un ultimo atto di resistenza istituzionale, una lettera di protesta inviata al Commissario prefettizio, che vede come primo firmatario Giulio Guelfi e di seguito tutti i consiglieri comunali socialisti e comunisti dimissionari. Nella nota i consiglieri comunali denunciano coraggiosamente le violenze fasciste subite: «Il fatto di aver alcuni di noi […] rassegnato le dimissioni non vuole significare la rinuncia ad amministrare, ma dette dimissioni devono essere la vibrata protesta contro chi minaccia le nostre persone e le nostre idealità […] Nel nostro Comune certo regna ancora il terrore e tutto si può commettere sotto gli occhi dell’autorità»[33].
Il 19 gennaio 1922 il re, che per lo Statuto Albertino è il garante delle istituzioni, firma il decreto di scioglimento del Consiglio comunale di Cascina[34].
Dopo la caduta dell’amministrazione da lui guidata Guelfi si trasferisce a Livorno dove assume compiti di direzione della locale Camera del lavoro. Nel febbraio del 1922 la moglie, Corinna Noccioli, è oggetto di un’imboscata a colpi di pistola nei pressi della stazione ferroviaria di Navacchio per mano di un gruppo di fascisti e la casa della famiglia è spesso oggetto di violazioni da parte degli squadristi locali. Nel marzo del 1922 Guelfi interviene al funerale di Comasco Comaschi[35], anarchico e ardito del popolo ucciso in un agguato da alcuni fascisti il 19 marzo 1922, denunciando il crimine fascista e pronunciando le seguenti parole: «Noi proletari siamo coloro che lavorano e che producono e non quelli che uccidono»[36]. La frase scatena l’ira degli squadristi locali che rispondono minacciosi dal settimanale «L’Idea fascista» facendo intendere che faranno pagare a Guelfi il suo ardimento: «Giulio Guelfi […] responsabile dell’assassinio di Zoccoli e Serlupi […] i Fascisti del comune di Cascina si impegnano pubblicamente, di fronte all’Autorità e ai cittadini, di ficcarlo in un sacco pieno di sterco»[37]. Guelfi nel suo ruolo di Sindaco subisce varie denunce e una violenta campagna stampa di denigrazione da parte dei fascisti locali e della stampa liberale che lo accusano di concussione nell’esercizio della sua funzione[38]. Per queste denunce subirà un processo che lo vedrà poi assolto dalla Corte di appello di Lucca insieme agli assessori Angelo Pasqualetti e Alfredo Vanni[39].
A Giulio Guelfi, come a gran parte dei primi antifascisti, non rimane che la strada dell’esilio, dopo un breve soggiorno a Genova si trasferisce con la famiglia a Parigi dove secondo la polizia fascista, in una nota dell’Ambasciata del 3 giugno 1926, è un membro attivo del «Comitato centrale antifascista»[40] e a seguito dell’espatrio è segnalato alla «Rubrica di frontiera» con indicazione di fermare e arrestare in caso di rimpatrio. Non è noto quando Guelfi aderisce al Partito comunista, ma già dalla metà degli anni Venti, durante appunto la sua permanenza in Francia, è segnalato come «comunista» e iscrive i propri figli alla scuola del partito a Ivry-sur-Seine: probabilmente la sua scelta matura nel 1924, a seguito dell’adesione al partito di Giacinto Menotti Serrati, faro del massimalismo socialista, che aveva illuminato la sua gioventù.
Nel 1929 Guelfi con l’intera famiglia si trasferisce a Vitry-sur-Seine, comune della Valle della Marna nella regione dell’Île-de-France, dove gestisce un piccolo albergo frequentato da noti sovversivi italiani e poco dopo si trasferisce definitivamente ad Arles dove rileva da un comunista cascinese, Giovanni Baroni, un locale che, secondo le carte di polizia, in breve tempo diventa un luogo di incontro di antifascisti. Guelfi è poi attivo nella propaganda a favore della Spagna repubblicana e nell’azione di ricerca di volontari da arruolare nelle Brigate internazionale, nelle cui file combatteranno i figli Ideale[41] e Silvano[42].
La polizia fascista mantiene un preciso controllo sulla vita di Guelfi e in un telespresso del Consolato generale di Marsiglia dell’agosto del 1937 lo definisce «il capo del movimento comunista e del soccorso rosso della regione»[43]. Giulio Guelfi muore improvvisamente ad Arles, poco dopo aver compiuto i cinquant’anni, il 7 febbraio 1939.
Dopo la Liberazione, una strada del borgo di Casciavola viene intestata al Sindaco “sovversivo” e antifascista, con la motivazione: «ex Sindaco del Comune di Cascina morto all’estero ove dovette fuggire per persecuzione politica da parte dei fascisti»[44]. La Giunta, si legge però nella delibera, si limita a prendere atto che l’intestazione è già avvenuta «per volontà popolare». All’interno del Comune di Cascina un lapide ancora oggi ricorda l’ultimo Sindaco eletto prima dell’avvento del fascismo: «I cittadini a ricordo di / Giulio Guelfi / Sindaco di Cascina (1920 -1921) / Combattente antifascista / Esule ad Arles (Francia) / Cascina 24 Ottobre 1971».

NOTE

1 Il 20 gennaio del 1871 viene approvato in Pisa lo statuto della Società Democratica Internazionale in Archivio di Stato di Pisa, Ufficio centrale della Pubblica Sicurezza b. 920. Sul periodo si v. A. Marianelli, Eppur si muove! Movimento operaio a Pisa e provincia dall’Unità d’Italia alla dittatura, Pisa, BFS, 2016; U. Sereni, Nel segno del liberato mondo. Vicende, culture, uomini e donne nel movimento operaio a Pisa tra Otto e Novecento, in La Camera del Lavoro di Pisa (1896-1980). Storia di un caso, a cura di G. Dinucci, Pisa, ETS, 2006, pp. 83-200; F. Bertolucci, Anarchismo e lotte sociali a Pisa 1871-1901. Dalla nascita dell’Internazionale alla Camera del Lavoro, Pisa, BFS, 1988; M. Bacchiet, Malfattori e birri nel fosco fin del secolo morente. Pisa 1872-1900, Pisa, BFS, 2023.

2 ACS, MI, Casellario politico centrale, ad nomen. Una biografia di Giulio Guelfi in Dizionario delle comuniste e dei comunisti della provincia di Pisa, in https://www.bfscollezionidigitali.org/entita/16235-guelfi-giulio?i=12 (consultato il 25/1/2025).

3 Profilo biografico della Prefettura di Pisa del 1927 in CPC, ad nomen.

4 Cfr. Il risultato delle elezioni, «Il Ponte di Pisa» 22-23 novembre 1919; F. Bertolucci, Alle radici della guerra civile a Pisa e nella provincia. Il nodo delle elezioni amministrative dell’autunno del 1920 e l’assassinio di Carlo Cammeo 13 aprile 1921, in «ToscanaNovecento», https://www.toscananovecento.it/custom_type/alle-radici-della-guerra-civile-a-pisa-e-nella-provincia/ (consultato il 27/1/2025).

5 In questa tornata elettorale l’affluenza a Pontedera è inferiore al 50% degli aventi diritto. R. Cerri, Pontedera tra cronaca e storia. 1859-1922, Pontedera, Bandecchi e Vivaldi, 1982, p. 256.

6 Intanto nel luglio del 1920 presso il Teatro Verdi di Pisa si tiene il congresso provinciale della Camera del Lavoro confederale, Guelfi relazione sui nuovi Patti coloniali e nella stessa sessione viene eletto membro della Commissione esecutiva camerale. Il Congresso provinciale della Camera del Lavoro Confederale, «L’Ora nostra», 31 Luglio 1920.

7 Sulle vicende amministrative della giunta Guelfi cfr. anche D. Sassetti, Tra storia e memoria. Il Comune di Cascina tra ventennio e Liberazione, Pisa, Pacini, 2025, pp. 9-17.

8 Archivio storico del Comune di Cascina (d’ora in poi ASC Cascina), Verbale seduta Consiglio Comunale del 16 ottobre 1920.

9 ASC Cascina,Verbale seduta Consiglio Comunale del 16 ottobre 1920.

10 ASC Cascina,Verbale seduta Consiglio Comunale del 16 ottobre 1920.

11 Sulla questione si rimanda ai fatti di Cecina del gennaio 1921, cfr. T. Barsotti, Il conflitto di Cecina in «ToscanaNovecento», https://www.toscananovecento.it/custom_type/il-conflitto-di-cecina/ (consultato il 30/1/2025).

12 Il 10 novembre 1920 a Livorno un gruppo di carabinieri e ufficiali dell’esercito entrano nel palazzo comunale e sostituiscono la bandiera rossa issata dopo la vittoria elettorale socialista, col tricolore. A seguito del fatto la Camera del Lavoro proclama lo sciopero generale, si registrano vari incidenti e una folla di lavoratori dei quartieri popolari riconquista il centro della città, ammaina il tricolore e al termine della giornata sul balcone del Comune rimane issata la sola parte rossa della bandiera. M. Rossi, La battaglia di Livorno, Pisa, BFS, 2021, p. 21.

13 La bandiera sventolerà sulla torre fino al 19 maggio 1921. Cfr. M. Piazzesi, Diario di uno squadrista toscano 1919-1920, Roma, Bonacci, 1980, p. 163.

14 ASC Cascina, Verbale seduta Giunta Comunale del 22 ottobre 1920.

15 ASC Cascina, Verbale seduta Giunta Comunale del 22 ottobre 1920.

16 ASC Cascina, Verbale seduta Giunta Comunale del 22 ottobre 1920.

17 La precedente Amministrazione era stata guidata, dal 1915, dal primo sindaco socialista, Massimo Palla (di professione calzolaio), in gioventù anarchico e tra i primi pisani a partire per il domicilio coatto, prima a Porto Ercole poi alle Tremiti, dove sconta due anni a seguito del processo avuto nel 1894 per «apologia dell’assassinio Caserio». La Giunta Palla non marca però il proprio mandato in termini socialisti rivoluzionali. Per una biografia di Massimo Palla si rimanda a M. Bacchiet, Riglione. Questa centrale e laboriosa borgata. Vita sociale e politica. 1861 – 1948, Pisa, BFS edizioni, 2017, pp. 70-71.

18 La Lega nasce nel 1910 su iniziativa della direzione del PSI per dare un indirizzo unitario alle amministrazioni comunali socialiste. Dopo le amministrative del 1920 alla Lega dei comuni socialisti, della quale dal 1916 è segretario nazionale Giacomo Matteotti, aderiscono oltre 2 mila amministrazioni delle 8 mila e ben 25 dei 75 Consigli provinciali.

19 ASC Cascina, Verbale seduta Giunta Comunale del 9 dicembre 1920.

20 Cfr. tra gli altri F. Fabbri, Le origini della guerra civile. L’Italia dalla Grande Guerra al Fascismo, 1918-1921, Torino, Utet libreria, 2009 e M. Franzinelli, Squadristi. Protagonisti e tecniche della violenza fascista. 1919-1922, Milano, A. Mondadori, 2003. Per un inquadramento locale anche F. Bertolucci, Stato fascismo e antifascismo in provincia di Pisa 1920-1922, in Atti della giornata di studi su L’antifascismo rivoluzionario tra passato e presente. Pisa, 25 aprile 1992, Pisa, Biblioteca Franco Serantini, 1993, pp. 99-127; P. Nello, Liberalismo, democrazia e fascismo. Il caso di Pisa (1919-1925), Pisa, Giardini, 1995; M. Piazzesi, Diario di uno squadrista toscano. 1919-1922, Roma, Bonacci, 1980; R. Vanni, Fascismo e antifascismo in Provincia di Pisa dal 1920 al 1944, Pisa, Giardini, 1967.

21 Cfr. A. Baravelli, Riflessioni sullo squadrismo, la comparazione regionale e l’Italia mediana, in 1921. Squadrismo e violenza politica in Toscana, a cura di Roberto Bianchi, Firenze, Leo S. Olschki, 2022, pp. 21-33.

22 Sulle violenze fasciste di questo periodo si vedano anche 1921. Squadrismo e violenza politica; Il biennio nero in Toscana. Crisi e dissoluzione del ceto politico liberale. Atti del convegno di studi. Sala del Gonfalone, Palazzo del Pegaso. 2-3 dicembre 2021, a cura di S. Rogari, Firenze, Consiglio Regionale della Toscana, 2022; «Piombo col piombo». Il 1921 e la guerra civile italiana, a cura di G. Sacchetti, Roma, Carocci, 2023. Per la zona pisana si rimanda anche a Emanuela Minuto, Squadrismo e violenza politica nella provincia di Pisa, in 1921. Squadrismo e violenza politica in Toscana, a cura di R. Bianchi, Firenze, Leo S. Olschki, 2022, pp. 66-68 e F. Bertolucci, Alle radici della guerra civile a Pisa e nella provincia. Il nodo delle elezioni amministrative dell’autunno del 1920 e l’assassinio di Carlo Cammeo 13 aprile 1921, in «Toscana Novecento», https://www.toscananovecento.it/custom_type/alle-radici-della-guerra-civile-a-pisa-e-nella-provincia/ (consultato il 27/1/2025).

23 Per il profilo biografico di Ersilio Ambrogi, cfr. F. Bertolucci, Dizionario Biografico degli anarchici italiani, vol. I, BFS Edizioni, Pisa, 2002, p. 32-33 e il Dizionario Biografico delle comuniste e dei comunisti della provincia di Pisa in
https://www.bfscollezionidigitali.org/entita/12902-ambrogi-ersilio (consultato il 28/1/2025). Su profilo biografico si rimanda anche a Federico Creatini, Ersilio Ambrogi: antifascista o informatore dell’OVRA? Il Partito comunista italiano e la clandestinità, in «Toscana Novecento», https://www.toscananovecento.it/custom_type/ersilio-ambrogi-antifascista-o-informatore-dellovra/#:~:text=Certo%2C%20le%20due%20parti%20in%20causa%20cercarono%20in,dei%20%C2%ABsovversivi%20attentatori%20o%20capaci%20di%20atti%20terroristici%C2%BB (consultato il 28/1/2025).

24 La Federazione pisana del partito comunista si costituisce a Pisa il 27 febbraio 1921. Pisa, «L’Ordine Nuovo», 20 febbraio 1921. Sull’argomento cfr. M. Bacchiet, Le origini del Partito Comunista d’Italia nella provincia pisana, in «Toscana Novecento», https://www.toscananovecento.it/custom_type/le-origini-del-partito-comunista-ditalia-nella-provincia-pisana/ (consultato il 29/1/2025) e M. Bacchiet, I primi comunisti. Per un dizionario biografico della provincia di Pisa (1921-1940), in Antifasciste e antifascisti. Storie, culture politiche e memorie dal fascismo alla Repubblica, a cura di G. Fulvetti e A. Ventura, Roma, Viella, 2024, pp. 229-242.

25 Per Ciampi Enrico, «L’Ora nostra», 11 marzo 1921. Per una biografia di Ciampi si rimanda al Dizionario delle comuniste e dei comunisti della provincia di Pisa in https://www.bfscollezionidigitali.org/entita/16079-ciampi-enrico (consultato il 29/1/2025).

26 Decreto del Prefetto della Provincia di Pisa del 14 dicembre 1920.

27 ASC Cascina, Verbale seduta di Consiglio Comunale del 13 febbraio 1921.

28 https://www.bfscollezionidigitali.org/oggetti/19415-paris-profeti-segretario-della-sezione-giovanile-socialista-di-pontedera-assassinato-dai-fascisti-nei-pressi-di-cascina-il-19-settembre-1921 (consultato il 30/1/2025).

29 https://www.bfscollezionidigitali.org/entita/15073-bellucci-corrado (consultato il 30/1/2025).

30 Per una biografia di Metardo Cecconi si rimanda al Dizionario delle comuniste e dei comunisti della provincia di Pisa in https://www.bfscollezionidigitali.org/entita/13748-cecconi-medardo (consultato il 30/1/2025).

31 Alla notizia dell’omicidio dei due antifascisti la Camera del Lavoro di Pontedera proclama lo sciopero generale fino al termine dei funerali. Il giorno delle esequie la camera ardente viene allestita all’interno della locale «istituzione operaia» e alla testa dell’imponente corteo funebre, per volontà delle varie organizzazioni, un solo gonfalone, quello del Comune di Pontedera del quale Profeti era consigliere. La bara di Profeti, riporta «L’Avanti!», è avvolta nella bandiera socialista, mentre il drappo rosso-nero del locale gruppo anarchico abbraccia il feretro di Bellucci. Gli imponenti funerali alle vittime dell’eccidio di Cascina, «L’Avanti!», 25 settembre 1921.

32 ASC Cascina, Elezioni amministrative 1920.

33 Ib.

34 Il decreto di scioglimento viene pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 6 aprile 1922.

35 Sul caso Comaschi, tra gli altri, si rimanda a F. Gori, 1922-2022. L’affaire Comaschi in «ToscanaNovecento», https://www.toscananovecento.it/custom_type/1922-2022-laffaire-comaschi/ (consultato il 28/1/2025)

36 Il fascismo in Provincia spezza e travolge gli ultimi avanzi della tirannide rossa. Da San Frediano. La solita sfacciataggine, «L’Idea fascista», 9 aprile 1922.

37 I segretari dei Fasci di Cascina, Ogni promessa è debito, «L’Idea fascista», 4 giugno 1922.

38 Nel 1924, nei mesi immediatamente precedenti le elezioni politiche, per motivare e favorire la propria candidatura nel Listone, Arnaldo Dello Sbarba, in una bozza di promemoria per dimostrare la sua vicinanza e adesione al primo fascismo, rivendica il ruolo assunto per destituire i “sindaci rossi”, tra questi Giulio Guelfi. Cfr. R. Dello Sbarba, Arnaldo Dello Sbarba, autonomia d’una caduta in «ToscanaNovecento», https://www.toscananovecento.it/custom_type/arnaldo-dello-sbarba-anatomia-duna-caduta/ (consultato il 20/3/2025)

39 Gli amministratori di Cascina. Assolti, «L’Avanti!», 3 luglio 1923.

40 ACS, MI, CPC, ad nomen.

41 Ideale Guelfi, Dizionario delle comuniste e dei comunisti della provincia di Pisa https://www.bfscollezionidigitali.org/entita/16129-guelfi-ideale (consultato il 25/1/2025)

42 Silvano Guelfi, Dizionario delle comuniste e dei comunisti della provincia di Pisa https://www.bfscollezionidigitali.org/entita/16128-guelfi-silvano (consultato il 25/1/2025)

43 ACS, MI, CPC, ad nomen.

44 ASC Cascina, Delibera della Giunta Comunale n. 287 del 15 novembre 1945. L’amministrazione comunale assume la proposta del CLN locale e prende atto che l’intestazione è «di fatto già avvenuta» per volontà popolare. La stessa strada durante il regime era stata intestata a Gino Salvadori, fascista pisano morto a Marina di Pisa durante uno scontro a fuoco tra la fazione “dissidente” di Bruno Santini e i sostenitori di Filippo Morghen. Sui fatti di Marina di Pisa cfr. Conflitto tra fascisti a Pisa, «Il Popolo», 20 settembre 1924 e Giudici, Giudizi e Giudicati, «Il Ponte di Pisa», 5-6 settembre 1925.

  • (will not be published)
  • Chi sei?

  • Titolo del tuo contributo*


  • Iscriviti alla newsletter di ToscanaNovecento
  • Puoi usare codice html: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>