
L’unica immagine di Cristina Lenzini che è stato possibile rintracciare
Nata a Pisa nel 1903 da una famiglia di braccianti, si sposa con Alfredo Ardimanni, militante anarchico, da cui ha il figlio Alberto nel 1923. L’anno successivo la coppia emigra in Francia, per sfuggire alle persecuzioni e alle minacce di morte dei fascisti, stabilendosi nei pressi di Marsiglia, dove Alfredo svolge prima l’attività di muratore e poi quella di piccolo imprenditore edile. Dopo qualche anno si trasferiscono a Tolone, tenendosi in contatto con i gruppi di fuorusciti antifascisti.
Allo scoppio della guerra, Alfredo viene rinchiuso con altri italiani nel campo d’internamento di Saint Cyprien, nei pressi della frontiera spagnola, da cui sarà successivamente rilasciato. Nel 1942 la coppia si separa e Cristina torna in Italia, mentre Alfredo e il figlio rimangono in Francia, affrontando varie peripezie per evitare la cattura da parte dei nazisti.
Cristina raggiunge l’Appennino modenese, dove, nei pressi di Pian dei Lagotti, vive la nonna materna; nella primavera del 1944 si unisce ai partigiani sui monti della Versilia. Una decisione probabilmente maturata durante un soggiorno a Pisa, dove, ogni tanto, si reca per far visita ai suoi familiari. Prende parte attiva alle vicende della formazione “Bandelloni”, mostrando un carattere forte e combattivo.
L’8 agosto 1944 le compagnie 3a e 4a della 10a bis Brigata Garibaldi “Gino Lombardi”, in cui è confluita la Bandelloni, sono impegnate contro nazisti e fascisti sul Monte Gabberi, con pochi mezzi e isolate rispetto al resto della brigata che ha deciso di ripiegare dopo i combattimenti dei giorni precedenti. Lo scontro s’inserisce pienamente nel contesto dell’estate del 1944 a ridosso della linea Gotica, segnato da intensi scontri con le forze partigiane, rastrellamenti e stragi di civili.
Secondo le testimonianze, Cristina Lenzini muore proteggendo il ripiegamento dei compagni con la mitragliatrice. Infatti un nucleo della 3a compagnia, per permettere lo sganciamento della formazione, si sacrifica perdendo sette componenti, oltre a diversi altri feriti. Dopo la Liberazione sarà riconosciuta partigiana combattente.
Nel 2006, dopo una lunga ricerca dell’ANPI di Pietrasanta, è stato rintracciato il figlio Alberto, residente in Nuova Caledonia e divenuto un impresario edile.
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🟥 Memoria del partigiano Moreno Costa, in Giovanni Cipollini (a cura di), “Quattro anni sulla Linea Gotica. Ricordi di Moreno Costa partigiano, volontario nei Gruppi di combattimento, sminatore“, Viareggio, Grafiche Ancora, 2018, pp. 50-1.
Cristina era una donna decisa e pareva come una mamma, con i suoi quarant’anni, a noi che eravamo quasi tutti molto giovani. Alcuni la chiamavano “la francese”, per la sua provenienza, ma sapevamo poco della sua storia personale. Partecipava alle azioni, dimostrando di sapersi adattare bene ai disagi della vita in montagna, e si distinse nei combattimenti avvenuti durante il rastrellamento effettuato dalle SS sul monte Ornato, alla fine del luglio 1944. Il successivo 8 agosto noi della “Bandelloni” eravamo dislocati sopra Farnocchia, quando fummo attaccati dai Tedeschi. Prendemmo posizione per difenderci, ma fummo oggetto di un violento fuoco di mortai. Io mi trovavo ad un centinaio di metri dalla postazione in cui era Cristina, in località Le Mandrie, non potendo resistere all’attacco fu deciso lo sganciamento. Quando, dopo alcune ore, ci riunimmo nel luogo convenuto, venni a saper che era stata uccisa da un colpo di mortaio mentre azionava una mitragliatrice.