[…] Iniziate le trasmissioni a fine aprile ed intensificando il lavoro riuscimmo ad aggiornarci con le informazioni alla base, nonché a trasmetterle [...]. Intanto venivo organizzando a Viareggio un vero e proprio centro di raccolta delle informazioni, che mi venivano trasmesse da vari agenti che mi era riuscito di trovare sul posto. Mi valsi anche dell’opera di tecnici e di ufficiali per ottenere grafici relativi ad opere di fortificazione, depositi e concentramenti di truppe. Tali documenti affidai al corriere Maber, che avrebbe dovuto portarli alla base. Tali grafici riguardavano le zone di Viareggio, Marina di Carrara, l’intera costa tra quest’ultima località e Spezia compresa, nonché la zona dell’Appennino toscano e [la] zona Firenze-Pistoia. Questi ultimi (molto precisi) mi erano stati forniti dal Centro regionale di Firenze del Partito di Azione, insieme a dettagliate relazioni sulla situazione politica e militare. Sfortunatamente tali documenti andarono distrutti in seguito all’arresto (per il servizio obbligatorio del lavoro) del corriere, che avrebbe dovuto (come poi ha fatto) riferire anche verbalmente sull’attività partigiana. Provvidi ad avere copie dei detti documenti e, di fatti, avutele le consegnai all’RT “Aurelio”, perché, nel frattempo la nostra radio era caduta.
Il 2 luglio, intanto, nella zona di Camaiore (ove io avevo fatto trasportare la radio da circa 8 giorni), tre donne, amiche di ufficiali tedeschi, denunziarono il mio RT Santa come prigioniero evaso e il comando [tedesco di] Camaiore concentrò sulla zona tutti i radio-goniometri, riuscendo ad individuare l’apparecchio nella stessa casa in cui era il Santa ed a conoscere le ore di trasmissione. In quella stessa mattina, alle ore 11 circa, mentre Santa era intento alla trasmissione, due vetture dell’SS tedesca, da diverse direzioni, si avvicinano alla casa e ne scesero una decina di SS comandati da un maggiore, che circondarono la casa. Santa ebbe subito la percezione del pericolo e, dopo aver lanciato cinque bombe a mano (con le quali riuscì a colpire il maggiore ed altri quattro agenti tedeschi) si lanciò, armato di mitra, per le scale, riuscendo ad uscire incolume dal portone da raggiungere i campi. Di tale scena io sono stata testimone oculare, trovandomi alla finestra di una casa vicina.
I tedeschi, credendo che un capostazione pensionato, che per caso si trovava nei pressi del portone, fosse un altro nostro agente, lo uccisero con una raffica di mitra. Operarono pure numerosi arresti, fra i quali quello di una mia cugina (che ospitava Santa con la radio), a nome Emilia Bonuccelli, che fu sottoposta ad un lungo interrogatorio e poi con gli altri condotta a Bologna ed, in un secondo tempo, rilasciata.
Io intanto ero riuscita a fuggire, portando con me tutta la documentazione inerente al servizio. Riparai a Monsagrati, ove il giorno successivo ebbi notizia della salvezza di Santa. Ma, ricercata dalle SS, dovetti ancora una volta fuggire e trovare ricovero altrove: precisamente presso la formazione di patrioti, ora intitolata Marcello Garosi, di stanza presso il monte Pania. Qui fui raggiunta da Santa. Il 10 corrente, dopo aver attraversato le linee, insieme a Santa ed a mio fratello, mi sono presentata al CIC di Lucca, il quale ci fece accompagnare al comando tattico locale, cui fornii tutte le più recenti informazioni e consegnai i documenti che avevo meco. [...]
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