
Fiorenza Fiorineschi
Gerardo Bianchi, membro del CLN e della DC clandestina a Pistoia, individua Fiorenza come la prima che si fosse messa a disposizione della neonata Democrazia cristiana dopo l’armistizio. Fiorineschi partecipa infatti più volte alle riunioni clandestine del CLN, che si svolgono nella parrocchia di San Rocco, e svolge principalmente la funzione di staffetta. Trasporta biglietti e ordini, venendo anche fermata più volte dai tedeschi e dai fascisti locali senza mai essere scoperta.
È a lei che il partito clandestino affida la diffusione del giornale “La Bandiera del popolo”, le cui copie, tramite un viaggio in bicicletta da via Sestini al cimitero di San Rocco, vengono nascoste in una tomba vuota per poi essere distribuite da altre persone.

Fiorenza (ultima a destra) nella sala del consiglio comunale di Pistoia (Archivio ISRECPT)
Bianchi ricorda un altro importate episodio con protagonista Fiorenza. A Vinci all’inizio dell’estate 1944 viene fucilato il partigiano Ferruccio Lelli. La vedova Amelia, consapevole della situazione pericolosa in cui si trova la sua famiglia, intende riunirsi ai suoi parenti pistoiesi, muovendosi coi due figli, il suocero e il cognato Sandro Lelli, ricercato dalla RSI perché disertore. Conoscendo bene i sentieri del Montalbano, Fiorenza giunge insieme all’amica Fiorenza Biondi da Lucciano fino a Santa Lucia a Paterno per incontrarsi con la famiglia e da lì ripartire in direzione di Pistoia.
Benché non abbia richiesto il riconoscimento della qualifica di partigiana, è ricordata dai membri della Democrazia Cristiana e da altre antifasciste pistoiesi per il suo coraggio e la sua determinazione.
Dopo la guerra Fiorenza sceglie di non sposarsi per dedicarsi alla politica, al suo lavoro di piccola imprenditrice nell’abbigliamento infantile e all’Azione cattolica. È consigliera comunale per tre legislature (1951, 1956, 1970) e delegata provinciale del Movimento femminile della DC dal 1959. Fra le altre cariche ricoperte, è delegata nazionale del Movimento artigiano femminile, presidente provinciale dell’Associazione nazionale famiglie degli emigrati e consigliera d’amministrazione della casa per gli anziani del Villone Puccini a Pistoia. Muore il 18 ottobre 1980.
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🟧 Necrologio di Gerardo Bianchi, “Qualestoria”, 1, 1981, p. 70.
Ricordo sempre quando, nel ’43, fra gli amici più fidati si parlò esplicitamente di azione politica e, a seguito di notizie giunte da Milano, di organizzazione del partito della DC. Nacque poi il CLN, con le riunioni clandestine nei luoghi più imprevisti […].
Per questo lavoro, cosi semplice e allora così importante, le varie organizzazioni politiche e partigiane si valsero in molti casi di donne, e Fiorenza Fiorineschi. insieme a Fiorenza Biondi e altre ragazze delle parrocchie vicine alla città, fu la prima a mettersi a disposizione della DC.
Si cominciava a preparare la stampa clandestina, che appariva sempre più necessaria in quel periodo così turbinoso, i viaggi a piedi o in bicicletta per diverse località della pianura pistoiese non furono pochi. Certamente, oggi non so se potremmo qualificare solo atto di coraggio o forse solo gesto un po’ incosciente, quello di una ragazzina bionda che portava, per via Sestini, fino alla Chiesa di San Rocco, dei pacchi piuttosto voluminosi della nostra “Bandiera del Popolo” per nasconderli in una tomba vuota di quel Cimitero, in attesa del momento opportuno per la distribuzione agli amici. […] Ma Fiorenza non indietreggiò mai di fronte al pericolo.

Fiorenza con Ugo La Malfa
Alla fine del giugno ’44 – era il tempo in cui veniva preparata la battaglia di Firenze e sull’Arno – a Sant’Amato di Vinci, sulla costa del Montalbano veniva fucilato Ferruccio Lelli (fratello del can[onico] Rodolfo e del prof. Santo) insieme ad altri due parenti.
La famiglia di Ferruccio Lelli era formata dalla moglie Amelia e da due figli: Giancarlo, di una decina d’anni, e Maria Luisa, di poco più d’un anno. L’uccisione del marito e l’accresciuta presenza tedesca in quella zona accentuarono la volontà della signora Amelia di riunirsi ai parenti nel pistoiese, ed altrettanto era da parte di questi, ma la cosa si presentava estremamente difficile. II padre di Ferruccio, vecchio e malandato, non avrebbe potuto essere praticamente utile; il fratello Santo […] non poteva farsi vedere essendo fra i ricercati dai repubblichini; il can. Rodolfo, che era impegnato a Pistoia come parroco ed aveva rapporti col CLN provinciale, non era nelle condizioni di dare un aiuto concreto.
La situazione drammatica fu risolta drasticamente da Fiorenza Fiorineschi: insieme alla fedele amica Fiorenza Biondi partirono a piedi da Lucciano e, passando per i sentieri che scavalcano il monte […], andarono a trovare la signora Amelia Lelli e i suoi due ragazzi a Santa Lucia a Paterno, sopra Vinci. Bisognava organizzare il ritorno. Si era a mezzo luglio. Gli alleati premevano sul fronte dell’Arno, e i tedeschi tentavano ogni forma possibile di resistenza; si trovavano dappertutto, nelle strade, nei borghi. La Fiorineschi decise: non essendo possibile valersi di mezzi di locomozione e pericoloso camminare per la via provinciale, non c’era che risalire il Montalbano e scendere nel versante pistoiese. E le tre donne – una con Maria Luisa in braccio, le altre con un piccolo fagotto ciascuna – e il ragazzo, si incamminarono per un viottolo che portava verso la cima. […] Ma Fiorenza riusciva sempre ad infondere calma, a incitare e incoraggiare, nascondendo i propri timori e rivelando energie impensate.