
Attori, pratiche e circolazione dei saperi nello spazio coloniale italiano
Negli ultimi quarant’anni l’attenzione per la relazione tra scienze e imperi coloniali è divenuta sempre più ampia nell’ambito del dibattito storico. Già a partire dagli anni Ottanta la storiografia aveva iniziato a interrogarsi criticamente sulla validità del modello diffusionista di sviluppo della scienza fuori dal contesto europeo, proposto dagli studi di George Basalla; un modello che guardava al progresso scientifico come trasferimento unilaterale della conoscenza dal centro europeo al resto del mondo. Influenzate dalle prospettive marxiste e dagli studi di Michel Foucault, Edward Said e dei Subaltern Studies, le analisi si sono indirizzate, tra anni Ottanta e Novanta, sulla scienza e medicina come strumenti di consolidamento degli imperi coloniali – mezzi di sfruttamento dei territori di conquista e forze culturali di dominazione, anche se contestate e negoziate. A partire dagli anni Duemila, l’attenzione della storiografia si è progressivamente spostata sui problemi di circolazione, scambio e mobilità della scienza, indagata non più come sistema di sapere occidentale o solo come strumento dell’imperialismo europeo, ma come impresa di fabbricazione globale. All’analisi del dinamismo delle periferie si è sostituita un’attenzione per le reti, le interconnessioni e le pratiche quotidiane di produzione della conoscenza oltre le frontiere nazionali e imperiali.
Questo numero di «Farestoria» si pone in continuità con le direzioni aperte da questi studi con l’obiettivo di riflettere in maniera organica sulla costruzione e consolidamento di pratiche scientifiche nel contesto dell’espansione d’oltremare italiana. Il numero promuove una riflessione attorno a due assi di ricerca: da una parte l’esame dei processi di costruzione della conoscenza all’interno di un paesaggio allargato, quello della circolazione e riformulazione di concezioni, pratiche e “oggetti scientifici” tra spazio coloniale e metropoli, come oltre le frontiere dei domini italiani, individuando differenze e fondamenti comuni con i saperi elaborati nel contesto di altri imperi. Dall’altra l’analisi delle pratiche scientifiche intese in senso largo, esaminate nelle loro connessioni con altri campi della società, con un’attenzione per le operazioni materiali e per il corredo tecnico che accompagnano il loro sviluppo. Il numero si concentra sul rapporto tra dimensione pubblica e strutturazione della conoscenza in situazione coloniale, sugli itinerari non lineari della sua formazione, sul corredo tecnico che ne permette la costituzione.
Introduzione
Costanza Bonelli, curatrice – p. 5
Saggi
A. Ghezzi, Reti e pratiche tra fotografia ed etnografia nel primo colonialismo italiano -p. 15
R. De Robertis, Scienze e agricoltura tropicale nel ventennio fascista. Dall’Istituto Agricolo Coloniale all’Istituto Agronomico per l’Africa Italiana – p. 29
B. Falcucci, Autarchia e immaginario del safari: Vittorio Tedesco Zammarano e la caccia grossa nell’Africa italiana tra colonia e post-colonia – p. 47
Rubriche
Conversazioni storiografiche
La medicina in situazione coloniale. Una riflessione storiografica. Dialogo con Claire Fredj, a cura di C. Bonelli – p. 67
Le fonti della storia
G. Contini, Guerra di Etiopia e bombardamenti con l’iprite. Intervista audiovisiva a Sergio Belli (colonnello, nato il 17 agosto 1913 ad Abbadia Prataglia) del 19 ottobre 1993, Abbadia Prataglia (AR) – p. 83
Ricerche in Corso
M. Vernuccio, Dono diplomatico o bottino di guerra? Manti etiopici nelle collezioni museali italiane – p. 89
Memorie pubbliche e immaginari storici
S. Falocco, Roma: una sperimentazione in corso per ri-orientare la bussola – p. 99
Comunicare la storia
G. Dodi, F. Negri, Memorie consapevoli. Modena racconta il colonialismo italiano
con un progetto di public history – p. 105
H. Merini, Su Tezeta. Il Trekking UrbAfricano e altri percorsi storici, tra performatività e Public History – p. 113
F. Cutolo, A. Vannucchi, Raccontare il colonialismo e la decolonizzazione. Le iniziative dell’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea in provincia di Pistoia – p. 121
M. Fantò, «Ma davvero? lo zoo? non l’avrei mai immaginato». Quel che resta dello zoo
dei Giardini di via Palestro a Milano: gli animali, l’Impero e le memorie in città – p. 129
Autori e autrici – p. 141
ISBN 978-88-6144-089-0
ISSN 2612-7164