Per bambini 7-15 anni: Un percorso alla scoperta della storia urbanistico-architettonica dell’Isolotto e del Villaggio INA casa

Nell’ambito del programma di iniziative relativo alla Mostra sulla prima amministrazione di Giorgio La Pira sindaco di Firenze in corso in BiblioteCaNova, sono partite le iscrizioni all’itinerario sull’Isolotto di sabato 20 gennaio (ore 9-11), alla scoperta della storia urbanistico-architettonica dell’Isolotto e del villaggio Ina-Casa, a cura dell’Ordine degli Architetti e della Fondazione Ordine Architetti.

Per bambini 7-15 anni. Programma: ore 9, ritrovo al parcheggio all’ingresso della Scuola primaria Montagnola (via Giovanni da Montorsoli 1/A, Firenze); sotto la guida esperta di tre architetti passeggeremo per le strade dell’Isolotto vecchio, scoprendo gli edifici e le storie che caratterizzano il nostro quartiere; ore 11, termine del percorso in Piazza dell’Isolotto. In caso di ampia partecipazione, sarà attivato un secondo itinerario (ore 11.15-13.15).

Itinerario a cura del Gruppo CircolA di Fondazione Architetti Firenze. Iscrizioni a questo link: bit.ly/3tHLbKv




Open day dell’ISRT: Sfogliare il passato per conoscere il presente




Giornata della Memoria 2024 – Iniziative per docenti e scuole

La proposta didattica dell’Isgrec per la Giornata della Memoria 2024 è incentrata sul tema dell’utilizzo dei film dedicati alla Shoah, anche di animazione, in prospettiva didattica. L’idea è che l’immaginario della Shoah sia, per lo più, quello che ci viene trasmesso da libri e film e che, quindi, sull’utilizzo che ne facciamo all’interno dei percorsi della Memoria con le scuole sia opportuno riflettere consapevolmente, cogliendo ciò che di positivo offre questa forma di narrazione ma integrandola correttamente con quella storica.

Il programma prevede di affrontare la questione in primis con i docenti di tutto il territorio provinciale, sia delle scuole primarie, sia delle secondarie di primo e secondo grado, nel momento in cui molti di loro, come è consueto, si trovano a scegliere film da proiettare nelle classi. L’obiettivo è quello di offrire strumenti di riflessione sull’uso crescente dei film, d’animazione e no, nella didattica della Shoah, ma anche proporre un’eventuale rosa di proposte ragionate (in particolare per l’ultimo anno della primaria e per la secondaria di primo grado, per cui la scelta è spesso più delicata).

L’Isgrec lo farà grazie a una lezione on line di Christian Uva, docente dell’Università di Roma3, che si è a lungo occupato di queste tematiche; l’incontro “La Shoah e il cinema d’animazione” sarà valido per l’aggiornamento dei docenti e si terrà venerdì 19 gennaio, ore 18 (per ricevere il link alla lezione scrivere a segreteria@isgrec.it).

In quest’ottica, inoltre, l’Isgrec propone agli studenti grossetani due proiezioni di film selezionati appositamente, introdotti e contestualizzati da storici dell’Istituto presso il Cinema Multisala Aurelia Antica. La prima, il 25 gennaio ore 10, è dedicata alle classi V° delle Scuole primarie e alla Scuola secondaria di primo grado, con il film d’animazione “Anna Frank e il diario segreto” del 2022 (regia di Ari Folman), selezionato come fuori concorso al Festival di Cannes. Per le scuole superiori di secondo grado, invece, la scelta è quella di proiettare il 26 gennaio ore 10, un film del 2023, “One life” di James Hawes, dedicato alla vicenda di Nicholas Winton, uno dei fautori dell’operazione Kindertransport, che salvò circa diecimila bambini ebrei prima dell’inizio della Seconda guerra mondiale. La lezione e le proiezioni sono gratuite, è obbligatoria la prenotazione (fino a esaurimento dei posti disponibili) telefonando allo 0564415219.

A completare l’offerta didattica per la Giornata della Memoria, come di consueto, anche le Passeggiate della Memoria, a cura di Elena Vellati. Dal 22 al 27 gennaio, sarà possibile per le classi partecipare a visite guidate di due ore ai luoghi della memoria della deportazione politica a Grosseto (info e prenotazioni: didattica@isgrec.it o 0564415219).

La realizzazione delle iniziative è resa possibile grazie al contributo di Impresa F.lli Massai e Studio SB di Saimo Biliotti.




Guerra aerea su Siena.

…Durante una mia udienza privata nel periodo “tedesco”, entrò emozionatissimo nello studio del Papa il prelato di servizio, recando copia di un telegramma: gli Alleati avevano bombardato Siena, danneggiando anche alcune importanti chiese della città. Pio XII ne fu ovviamente rattristato ma il tenore del messaggio gli sembrava strano nella penna di un arcivescovo (il bieco nemico, la perfida Albione e così via). Solo alla fine si svelò l’equivoco: il mittente non era l’arcivescovo Toccabelli, ma il segretario federale repubblichino della provincia toscana – se non ricordo male, si chiamava Chiurco – che non domandava benedizioni ma, più o meno, pregava il Pontefice di stramaledire gli inglesi…

 

Un curioso aneddoto quello ricordato da Giulio Andreotti nelle proprie memorie, in grado di riassumere in sé molte delle contraddizioni riguardanti la complessa vicenda dei bombardamenti aerei sulla città di Siena.

Caso particolare, quello senese, che vide il capoluogo e la provincia risparmiati dalle distruzioni delle bombe dal cielo fino alle ultime settimane del 1943, quando tutto intorno le città della Toscana e dell’Italia pagavano a caro prezzo l’impreparazione con la quale il regime fascista aveva portato in guerra il paese. Favorita da una posizione geografica defilata e da un numero ridotto di obiettivi strategici sul proprio territorio, Siena conservò la propria inviolabilità per tutta la prima parte del conflitto mondiale, ma da tale vantaggio nacque l’errata convinzione, condivisa tanto dagli abitanti quanto dalle autorità fasciste, che nessun ordigno sarebbe caduto all’ombra della Torre del Mangia. Fiducia mal riporta quella della cittadinanza, ingenuamente convinta che una sorta di protezione divina avvolgesse la città, i suoi monumenti e abitanti. Direttamente responsabili le autorità civili e militari, sostanzialmente inoperose fino alla fine del 1942 e conseguentemente colte impreparate dall’intensificarsi della guerra aerea sulla penisola italiana, cui tentarono di riparare avviando la costruzione di rifugi antiaerei spesso mai completati e comunque inadeguati a offrire una reale protezione ai propri avventori.

La caduta del fascismo il 25 luglio 1943 e la sua rinascita in veste repubblicana l’8 settembre seguente arrecarono ulteriori danni alla già improvvisata organizzazione antiaerea provinciale. I pochi militi prima presenti lasciarono la divisa e dovettero essere rimpiazzati; la costruzione dei ricoveri pubblici venne arrestata nella speranza che l’armistizio con gli Alleati significasse la fine del conflitto; le sirene di allarme, posizionate nei centri nevralgici della città per avvertire gli abitanti in caso di pericolo, non ricevettero la necessaria manutenzione e finirono per rompersi. I rappresentanti della nuova Repubblica Sociale Italiana, fondata da Benito Mussolini assieme ai suoi sostenitori più fedeli e retta dalle armi tedesche, riattivarono la rete di avvistamento attorno alla città istituendo nuove postazioni di osservazione in località sopraelevate e sulla Torre del Mangia; per allertare i cittadini in caso di pericolo, mobilitarono tamburini delle contrade e parroci delle chiese cittadine; per tranquillizzare una popolazione sempre più intimorita dalla minaccia dei bombardamenti, rinnovarono la donazione simbolica di Siena alla Madonna, come fatto in passato nei momenti più bui della secolare storia cittadina. Come ha scritto Nicola Labanca, «mentre la guerra si fa moderna e novecentesca, i fascisti di Siena rispond[evano] con il medioevo».

Gli Alleati, intanto, bloccati nella propria avanzata verso il Nord all’altezza del fronte di Cassino durante le ultime settimane del 1943, lanciavano nel gennaio 1944 una massiccia campagna di bombardamenti volti a disgregare le strutture di rifornimento tedesche.

In tale contesto si inseriva il ricordo di Andreotti, testimone della particolare richiesta di aiuto inviata al pontefice dal prefetto senese Giorgio Alberto Chiurco dopo il primo bombardamento subito dalla città il 23 gennaio 1944. Indirizzata nella zona della stazione ferroviaria, comunque mancata dagli ordigni, l’incursione aveva interessato i quartieri periferici a sud-est della città, producendo alcune decine di feriti e 25 vittime. La posizione decentrata dello scalo ferroviario, collocato in quella che allora era aperta campagna, fece sì che il lancio errato dei bombardieri non travolgesse il centro cittadino. Il rischio di nuove incursioni si dimostrò tuttavia concreto già il 29 gennaio, quando un nuovo attacco alleato portò alla distruzione della stazione centrale e al pesante danneggiamento del vicino aeroporto di Ampugnano.

Di fronte al pericolo di nuove incursioni sullo scalo ferroviario, prontamente riattivato per garantire il transito dei rifornimenti tedeschi verso Cassino, la scelta delle autorità fasciste repubblicane fu di provare la strada della diplomazia internazionale.

Richiamandosi alla Convenzione dell’Aja del 1907, tentarono così di far riconoscere a Siena la qualifica di città aperta, prevista per quelle località che non si fossero trovate in prossimità di obiettivi strategici di rilevanza militare e, soprattutto, che non avessero ospitato al proprio interno reparti combattenti. Preoccupato di mantenere il controllo su un territorio provinciale sempre più tenacemente contesogli dalle forze partigiane, il prefetto Chiurco aveva tuttavia accasermato nel capoluogo un numero crescente di truppe da impiegare nelle operazioni di controguerriglia, mentre i locali comandi germanici mantenevano il proprio posto nel centro cittadino o nelle sue prossimità, non consentendo peraltro alcuna deviazione del traffico ferroviario transitante dallo scalo senese.

In risposta al problema venne fatto ricorso alla non meglio precisata formula di “città ospedaliera”, promuovendo la versione di una Siena rifugio per profughi e malati – come in parte era – e priva al contempo di reparti armati, caserme, comandi militari, in realtà ancora presenti all’interno del territorio urbano e, anzi, destinati a crescere in numero nelle settimane successive.

Sbarrate le vecchie porte di accesso alla città, dipinte grandi croci rosse su fondo bianco nella piazza del Campo e sui tetti degli ospedali del centro, il caso di Siena fu portato all’attenzione della Santa Sede con la preghiera di interessare al riguardo i comandi angloamericani. Questi rilevarono tuttavia l’impossibilita di conferire qualsiasi riconoscimento alla città, a causa della sua funzione di collegamento tra il Nord e il Sud della Toscana e stante anche l’uso militare fatto dai tedeschi delle vicine linee ferroviarie e stradali. Pure le generiche rassicurazioni fornite circa la possibilità di salvaguardare i monumenti e i feriti presenti nel centro storico, sarebbero rimaste strettamente subordinate “all’azione che possa essere richiesta dalla situazione militare”, lasciando intendere che qualsiasi decisione sarebbe dipesa dall’evolvere del contesto bellico, che vedeva in quel momento i tedeschi impegnati a far affluire rifornimenti di armi e uomini verso il fronte, attraverso i collegamenti stradali e ferroviari della città. La comunicazione giungeva agli inizi di marzo.

Il perdurare dello stallo creatosi lungo la linea dei combattimenti, ancora ferma a Cassino nonostante il tentativo di sbarco attuato ad Anzio dagli Alleati alla fine di gennaio, aveva intanto contribuito a fare nuovamente di Siena un bersaglio dei bombardieri statunitensi.

Delle incursioni erano state condotte sulla città a gennaio e, poi, l’8 e il 16 febbraio, con la popolazione civile sempre più disperatamente aggrappata alla speranza in un buon esito delle trattative diplomatiche, che la stampa fascista presentava come ancora possibili. Dalle autorità di Salò, tuttavia, non furono intraprese iniziative in tal senso. Senza risposta rimasero anche gli appelli indirizzati dal prefetto Chiurco a Mussolini, per una presa di posizione pubblica in favore di Siena che non sarebbe mai arrivata.

Da parte loro, i comandi alleati ribadirono il 3 aprile che nessun riconoscimento sarebbe stato accordato a Siena, la cui rilevanza come centro di comunicazioni faceva sì che qualsiasi decisione al riguardo dovesse essere subordinata alle necessità militari del momento.

Mentre tutta la provincia era ormai interessata dall’azione dei cacciabombardieri statunitensi, Siena subiva l’11 aprile un nuovo, pesante bombardamento. Colpita e distrutta la stazione ferroviaria, anche le zone limitrofe di piazza d’Armi, dell’Antiporto e porta Camollia furono investite dai lanci dei bombardieri. Se i residenti in prossimità di Camollia poterono rifugiarsi nel ricovero costruito sotto la porta – peraltro con criteri che lo rendevano inadatto a resistere all’urto dei pesanti ordigni utilizzati dagli americani – quelli della zona di piazza d’Armi e della stazione non ebbero altre alternative se non disperdersi nelle vicine campagne. I morti furono almeno 13, i feriti una quindicina. Le squadre di primo soccorso, prive di equipaggiamento e mezzi meccanici, continuarono a scavare tra le macerie dello scalo ferroviario fino al sopraggiungere della notte per trarre in salvo i civili rimasti imprigionati.

Un nuovo attacco il 14 aprile seguente procurava la distruzione del deposito locomotive e nuovi danni a ciò che restava della stazione.

Quelli che sarebbero rimasti impressi nella memoria locale come gli ultimi bombardamenti aerei su Siena confermarono il fallimento del progetto della cosiddetta “città ospedaliera”, rivelatosi strumento propagandistico utile a tranquillizzare la popolazione civile e distoglierne l’attenzione dai gravi problemi attanaglianti la sempre più traballante struttura di governo fasciata, pressata dalle insistenti richieste dell’alleato-occupante tedesco, indebolita dai contrasti interni al fascismo repubblicano, screditata dai successi militari dei partigiani nelle campagne.

Nel maggio seguente, l’imponente offensiva delle forze alleate sfondava infine le difese tedesche sulla linea di Cassino. Mutato il contesto bellico e concretizzatasi la prospettiva di una rapida avanzata verso Nord, gli Alleati non portarono nuovi attacchi alla stazione ferroviaria senese, il cui utilizzo si rivelava adesso fondamentale per l’afflusso di uomini e materiali verso l’Italia settentrionale. Sarebbero stati al contrario i guastatori tedeschi, prima della ritirata, a distruggere i pochi vagoni e binari sopravvissuti alle incursioni aeree dei mesi precedenti, lasciando Siena e i suoi abitanti nella condizione di dipendere dai rifornimenti alleati per la propria sopravvivenza.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

Giulio Andreotti, A ogni morte di Papa. I Papi che ho conosciuto, Rizzoli, Milano 1980;

Claudio Biscarini, Bombe su Siena. La città e la provincia nel 1944, Del Bucchia, Massarosa 2008;

Michelangelo Borri, La guerra aerea su Siena. Misure difensive, bombardamenti, iniziative diplomatiche, Il Leccio, Monteriggioni 2019;

Nicola Labanca (a cura di), I bombardamenti aerei sull’Italia: politica, stato e società (1939-1945), Il Mulino, Bologna 2012.




Elio Veracini: una storia da scrivere. Presentazione

19 gennaio ore 17.30 Circolo ARCI via Roma a Suvereto




Il Giorno del Ricordo all’Accademia La Colombaria

Venerdì 9 febbraio 2024 ore 16.30

Il giorno del ricordo 

Seminario in memoria dei massacri delle foibe e dell’esodo istriano e dalmata

Interviene

SANDRO ROGARI (Università di Firenze)

Nel 2005, con legge dello Stato, è stato introdotto il Giorno del ricordo, fissato per il 10 di febbraio di ogni anno.  In tale data, tutti gli italiani sono chiamati a ricordare la tragedia della strage di almeno 15.000 connazionali, gettati nelle foibe istriane dai partigiani di Tito e dell’esodo di più di 300.000 italiani espulsi dalle terre d’Istria e della Dalmazia, ove erano vissuti per generazioni, concorrendo alla civilizzazione di quei luoghi.  Con questo incontro di studi e riflessione, per la prima volta la Colombaria inserisce la ricorrenza tra quelle che debbono essere fissate nella memoria indelebile dei giovani, perché tali infamie non si ripetano.

https://us02web.zoom.us/j/83305498915

ID riunione: 833 0549 8915




ESILIO E RITORNO. ITINERARI NELLA CULTURA EBRAICA

enerdì 26 gennaio 2024 ore 10.00

ESILIO E RITORNO. ITINERARI NELLA CULTURA EBRAICA

Seminario coordinato da Gigliola Sacerdoti Mariani nella ricorrenza del Giorno della Memoria 2024

Saluti
Sandro Rogari Presidente Accademia “La Colombaria”
Marco Carrai Console onorario d’Israele per Lombardia, Toscana ed Emilia Romagna
Enrico Fink Presidente della Comunità ebraica di Firenze e Siena

Introduce e presiede
Maria Cristina Carratù Giornalista

Intervengono

Ida Zatelli Università di Firenze
Fabrizio Lelli Università di Roma “La Sapienza”
Alberto Cavaglion Università di Firenze

https://us02web.zoom.us/j/81530447863

ID riunione: 815 3044 7863




MANIFESTAZIONE DI SOLIDARIETÀ’ a seguito degli atti vandalici al Cippo in memoria del Partigiano Giovanni Calugi

A seguito degli atti vandalici al Cippo in memoria del Partigiano Giovanni Calugi, l’amministrazione comunale di Lamporecchio invita tutta la cittadinanza alla manifestazione di solidarietà, che si terrà DOMENICA 14 gennaio, con ritrovo alle ore 11:30 presso il Cippo in via della Resistenza, frazione Cerbaia.
Nelle ore precedenti,con gli orari sotto indicati, l’amministrazione visiterà tutti i luoghi della Memoria sul territorio comunale, per deporre un fiore.
ORE 9:00
– Pietra ai caduti di Lamporecchio per la Liberazione c/o Palazzo Comunale
– Pietra alle vittime dei lager nazisti c/o scalinata via Aldo Moro
– Pietre d’inciampo ai deportati Ebrei di Lamporecchio c/o Teatro Comunale
ORE 9:30
– Lapide ai caduti di tutte le guerre c/o cimitero di Lamporecchio
– Lapide al Milite Ignoto c/o cimitero di Lamporecchio
ORE 9:45
– Cippo ai caduti della prima guerra mondiale c/o Chiesa di Orbignano
ORE 10:15
– Cippo alle vittime civili della seconda guerra mondiale c/o Cimitero di San Baronto
ORE 10:45
– Cippo a Carlo Carli, vittima civile della seconda guerra mondiale c/o Giardini pubblici di Mastromarco
ORE 11:00
– Targa al partigiano Natale Tamburini, c/o Circolo Arci Cerbaia
ORE 11:30
– Cippo al partigiano Giovanni Calugi, c/o Via della Resistenza, frazione Cerbaia