Ricordo di Leone Borrini e Alberico Benedicenti a Villafranca Lunigiana

Il 22 marzo alle ore 15.00, presso la sala polifunzionale del Museo Etnografico della Lunigiana si terrà un incontro per ricordare la figure di Leone Borrini, volontario e martire della Guerra di Spagna  e dell’illustre scienziato Professor Alberico Benedicenti.

E’ il terzo appuntamento del denso calendario di incontri con cui l’Assessorato alla Cultura del Comune di Villafranca in Lunigiana vuole celebrare il 70° anniversario del triennio 1943 – 1945 nell‘ambito delle celebrazioni promosse dalla Regione Toscana e dalla Provincia di Massa Carrara. All’iniziativa hanno aderito con entusiasmo e convinzione, oltre alle sezioni ANPI di Villafranca Bagnone e Casola Fivizzano, le numerose associazioni del territorio quali l’Associazione Alberico Benedicenti, l’Associazione Manfredo Giuliani, il Centro aullese ricerche e studi Giulivo Ricci, l’Associazione Tina Modotti.  Di particolare pregio l’adesione dell’Istituto della Resistenza di Cuneo con cui sarà ricordata, il 24 aprile, la figura e l’azione di Duccio Galimberti. il ciclo di incontri ha avuto il patrocinio dell’Istituto Storico della Resistenza Apuana

Intervengono:

Giuseppe Chiappini, storico e Presidente dell’Associazione Tina Modotti, Leone Borrini di Merizzo e la guerra di Spagna

Prof. Alberico Benedicenti Jr, Alberico Benedicenti Maestro di Scienza e di Vita

Introduce l’Assessore alla Cultura del Comune di Villafranca in Lunigiana Prof.ssa Mara Cavalli

 (fonte: Ufficio cultura della provincia di Massa Carrara)




Visita alla casa natale di Amedeo Modigliani

amedeo_modiglianiSabato 22 marzo, alle ore 17, è in programma una visita guidata alla Casa natale di Amedeo Modigliani in Via Roma, 38 a Livorno.
La famosa casa di via Roma, conserva ancora tutto il fascino vintage di un appartamento della borghesia livornese all’indomani dell’Unità d’Italia, con i suoi pavimenti in graniglia a motivi floreali, i suoi vetri sottili dove si deposita la polvere, la vecchia cucina con il lavello in marmo bianco e le dispense in muratura. Questa casa dove è nato Dedo, ormai 130 anni fa, e dove ha iniziato i primi esperimenti artistici, è allestita come un museo con riproduzioni di vecchie foto e documenti della famiglia Modigliani, che ci aiutano a ricostruire la vita del pittore, dalla nascita “assistita da un ufficiale giudiziario” ai suoi legami con la città, la vita parigina, gli amori, gli amici, e la morte tragica a soli 36 anni.

A Livorno Amedeo frequenta il Ginnasio Guerrazzi, in via Ernesto Rossi, a pochi passi da casa, ma in seguito a problemi di salute abbandona gli studi classici per andare a scuola da Guglielmo Micheli, dove conoscerà tantissimi ragazzi che presto diverranno i suoi amici più cari: Gino Romiti, Oscar Ghiglia, Aristide Sommati, Benvenuto Benvenuti, Renato Natali, Llewelyn Lloyd, Manlio Martinelli, Lando Bartoli. A 22 anni Amedeo si trasferisce a Parigi, ma resta comunque molto legato alla sua città; ogni volta, infatti, che tornava dalla propria famiglia andava a trovare gli amici livornesi presso gli studi e si faceva vedere al caffè Bardi, il caffè degli artisti.

Sabato 22 marzo quindi, sarà, quindi, l’occasione per trascorrere un bel pomeriggio di primavera a contatto con l’arte e la storia di Livorno, ma soprattutto per respirare il fascino di un ambiente ricco di emozioni, e ripercorrere la vita del livornese più amato e più famoso al mondo: Amedeo Modigliani.

Evento organizzato da Cooperativa Amaranta, con il patrocinio del Comune di Livorno. Costo: 5 €

Per info e prenotazioni: 320.8887044

(fonte: Ufficio Stampa del Comune di Livorno)

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Mostra fotografica “Fotografare Livorno, ieri e oggi”

Villa Fabbricotti Livorno

Villa Fabbricotti Livorno

In occasione delle Giornate FAI di Primavera, tese a far conoscere piccole e grandi ricchezze d’Italia, ultimi giorni di visita per la mostra fotografica “Fotografare Livorno, ieri e oggi” allestita dall’8 marzo scorso alla Biblioteca Labronica F. D. Guerrazzi (viale della Libertà, Livorno). La mostra promossa dal FAI Delegazione di Livorno è stata allestita a cura della cooperativa Itinera Progetti e Ricerche. La mostra rimane aperta fino a sabato 22 marzo offrendo un percorso fotografico di scatti tratti dalla fototeca della Biblioteca Labronica e scatti contemporanei di 5 giovani fotografi (Linda Baldanzi,Azzurra Biagi, Federica Falchini, Francesca Fascione e Gianluca Salvi), ognuno dei quali pone l’accento ed enfatizza una particolarità di Livorno.
Venerdì 21 marzo la mostra sarà visitabile dalle ore 8.30 alle 19.30.
Sabato 22 marzo dalle ore 8.30 alle 13.30.
Ingresso gratuito.

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16 Un 25 aprile a Monte Sole

Alle 21.00 proiezione di 16 “Un 25 aprile a Monte Sole” al Circolo ARCI La Filarmonica di San Donato in Poggio (FI).
Alle ore 20 c’è una cena in solidarietà con l’ANPI Tavarnelle-Barberino.
Musiche di Yo Yo Mundi, Emiliano Benassai e Angela Tempestini, De Glaen.
Saranno presenti i protagonisti del video Ferruccio Laffi e Cosimo Ballini, Gian Luca Luccarini Presidente Associazione Famigliari Eccidio di Marzabotto, l’autore Stefano Ballini e le ANPI di Mercatale VP, Barberino-Tavarnelle, l’ANPI di Marzabotto e di Monzuno.
Per l’occasione sarà presente anche Alfredo Enrichi, il Partigiano Nicche
L’iniziativa è realizzata con il Patrocinio della Regione Emilia Romagna, del Comune di Marzabotto, dell’Unione Comunale del Chianti Fiorentino, e dell’Associazione Famigliari Eccidio di Marzabotto.

Ingresso libero

Contatti: 

Stefano Ballini – email: sballini@tiscali.it



“O miei compagni” di Mario Lenzi. Al via il ciclo “Il Novecento in tre storie”

Mario Lenzi (foto Iltirreno.it)

Si apre venerdì 21 marzo (ore 17) ai Granai di Villa Mimbelli (via San Jacopo in Acquaviva, Livorno) la rassegna letteraria promossa dal Comune di Livorno e Istoreco (Istituto Storico della resistenza e della Società Contemporanea di Livorno): Il Novecento in tre storie, scritti inediti di tre illustri giornalisti livornesi (Mario Lenzi, Gastone Orefice e Aldo Santini).

Il primo in calendario ad essere presentato sarà domani il volume di Mario Lenzi “O miei compagni”. Una testimonianza. A presentarlo saranno l’assessore alle culture Mario Tredici, Bruno Manfellotto (Direttore de “L’Espresso”) e Giovanni Gozzini dell’Università di Siena.

Nel volume Mario Lenzi, recentemente scomparso, non solo ripercorre le proprie esperienze di combattente nella III Brigata Partigiana “Garibaldi” durante la guerra di liberazione, ma attraverso i suoi ricordi adolescenziali ricostruisce un affresco della Livorno antifascista negli anni Trenta del Novecento.

Il volume “O miei compagni” di Mario Lenzi edito dal Comune di Livorno sarà donato al pubblico presente.

Prossimi appuntamenti: Gastone Orefice.Un giornalista livornese nel mondo intervista a cura di Catia Sonetti (edizione ETS Pisa) in programma per il 27 marzo e Giuseppe Emanuele Modigliani di Aldo Santini (edito dal Comune di Livorno) che verrà presentato il 4 aprile.

Qui il programma completo

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La didattica della Storia nell’era delle nuove tecnologie

I ragazzi che arrivano nelle nostre aule sono nati e cresciuti in una società “multischermo” e fin dalla più tenera età hanno imparato ad interagire con molti di questi schermi dai quali sono stati circondati (computer, consolle per i videogiochi portatili, cellulari smartphone, navigatori satellitari…). Tutto questo merita una profonda riflessione, per comprendere quale deve essere oggi il ruolo delle nuove tecnologie nella scuola, onde evitare facili e ingenue esaltazioni, per cui si è portati a pensarle come ad un toccasana in vista dell’apprendimento da parte delle nuove generazioni, ma anche per evitare il rifiuto a priori e ad allontanarle quali strumenti diabolici o quanto meno inutili. È dunque importante porsi di fronte alle nuove tecnologie e al loro inserimento nel mondo della scuola con mente critica, soprattutto con l’attenzione rivolta ai nostri studenti: la rivoluzione digitale ci pone di fronte ad una sfida in più, in quanto, come sappiamo, i ragazzi vengono sempre più spesso lasciati soli nella rete. Per questo, mercoledì 26 marzo, alle ore 16, nella biblioteca dell’ISGREC, ne discuteremo con il Prof. Giuseppe di Tonto, docente di Storia ed esperto di tecnologie e metodologie formative, sul tema della didattica della Storia e dell’ingresso degli ebook nella scuola.




Settant’anni dopo. La guerra in Toscana

L’Italia era in guerra da almeno otto anni. Prima per conquistare l’Etiopia, appoggiare i franchisti in Spagna, occupare l’Albania. Poi, dal 1940, affiancando la Germania nazista nella guerra continentale, invase la Francia meridionale, la Grecia, il Montenegro, la Slovenia, e infine l’Unione sovietica. Fu l’inverno russo a raffreddare gli entusiasmi: chi ne tornava raccontava di una catastrofe. Nel 1943, difficoltà materiali e lutti alimentarono disillusione e presto sfiducia aperta verso il regime che la guerra aveva voluto ed esaltato. E che crollò, come un colosso d’argilla, quando tra giugno e luglio gli Alleati sbarcarono sulle coste meridionali. Sorpresi dalla guerra in casa come da un uragano estivo, gli italiani sperarono che anch’essa – impetuosa, ma rapida –  passasse oltre.

Invece, per venti mesi imperversò nella penisola. In autunno, l’esercito tedesco ne occupò oltre metà, sostenuto dai fascisti, riorganizzatisi nella Repubblica sociale italiana. Il fronte si stabilizzò tra Napoli e Roma fino al maggio 1944, quando gli Alleati avanzarono verso nord, non riuscendo però a impedire che i nazifascisti si attestassero sulla linea Gotica, il sistema difensivo approntato lungo il crinale appenninico, dalle Marche alla Lunigiana, ove resistettero dall’autunno 1944 al termine del conflitto, nell’aprile 1945.
Tra l’autunno del 1943 e quello del 1944 – settant’anni or sono – la Toscana fu investita in pieno dalla guerra. Se dal 1940 aveva lamentato, si stima, oltre 11 mila morti militari e quasi 1500 civili, dal settembre 1943 i caduti per cause belliche furono oltre 22.000.

Per i tedeschi divenne cruciale come serbatoio di risorse e transito di materiali e truppe per il fronte meridionale, oltreché caposaldo da difendere per approntare la Gotica e impedire uno sbarco alle spalle del fronte. Per ragioni speculari, anche gli Alleati aggredirono massicciamente la Toscana, bombardando a tappeto l’area costiera, le vie di comunicazione e le maggiori infrastrutture. Da Arezzo a Livorno, numerosi centri subirono distruzioni ingenti, migliaia di morti e decine di migliaia di famiglie costrette a sfollare. Firenze fu meno colpita, ma i ponti sull’Arno e una vasta area del centro cittadino furono invece distrutti dai tedeschi, per ostacolare l’avanzata degli Alleati nell’agosto del 1944.

Il governo collaborazionista della Repubblica sociale dapprima provò a rialimentare il consenso goduto un tempo dal regime, affiancando ai moderati ispirati da Giovanni Gentile gli estremisti inquadrati da Alessandro Pavolini nelle schiere del fascismo repubblicano. Presto però, fascisti ed occupanti dovettero dispiegare a pieno la violenza per proseguire nello sforzo bellico: ciò significò deportazione nei campi di sterminio di almeno 675 cittadini ebrei, arresti e fucilazioni dei renitenti alla leva, ritorsioni nei confronti dei contadini disobbedienti agli ammassi, arresti, torture e deportazioni (oltre un migliaio di persone) di quanti ostacolavano l’economia di guerra – scioperando o sottraendosi al lavoro obbligatorio –, oltreché di chi aderiva alla resistenza o anche solo favoriva i partigiani.

Provvedimenti efferati quanto vani. Neppure servirono i reparti speciali di polizia, come quello di Mario Carità a Firenze o la prima Brigata nera, costituita a Lucca da Idreno Utimpergher. Ma il prezzo fu altissimo. Alla mancata collaborazione della popolazione e alla crescente offensiva di partigiani  e Alleati, si rispose considerando l’intera popolazione rurale una minaccia per l’esercito germanico: le stragi di civili fecero almeno 3.824 vittime. Di contro, alimentato dai risorti partiti politici e guidato dai Comitati di liberazione nazionale, il movimento di resistenza giunse a mobilitare quasi venticinquemila partigiani – che sostennero audacemente l’offensiva militare alleata e la anticiparono con l’insurrezione dell’agosto 1944 – e avviò la ricostruzione delle istituzioni democratiche.

Articolo pubblicato nel marzo 2014.




25.8.1964 C’ERA TOGLIATTI

Nel 50° della morte di Palmiro Togliatti, avvenuta a Yalta il 21 agosto 1964, la Mostra, allestita in Palazzo Fabroni (via Sant’Andrea 18), espone per la prima volta al pubblico le immagini con le quali il fotografo Mario Carnicelli documentò la partecipazione alle esequie del leader Pci nei tre giorni, dal 22 al 25 agosto, che fermarono il cuore dell’Italia comunista e non solo.

Inaugurazione venerdì 21 marzo ore 18.00
Intervengono:
Samuele Bertinelli, Sindaco di Pistoia
Mario Carnicelli, fotografo
Bärbel Reinhard e Marco Signorini curatori

Coordina: Elena Testaferrata, responsabile dei musei comunali di Pistoia

La Mostra resterà aperta dal 22 marzo al 2 giugno dal giovedì alla domenica, 22/23 aprile e festivi con orario 10.00-13.00 e 15.00-18.00, 2-6 aprile e 23-25 maggio ore 10.00-20.00