70° anniversario dell’uccisione di Don Aldo Mei

foto don meiIl 4 agosto 1944, alle ore 22, sotto gli spalti della Mura di Lucca a Porta Elisa, don Aldo Mei, parroco di Fiano nel Comune di Pescaglia, viene fucilato da un plotone di SS e sepolto nella fossa che egli stesso è stato costretto a scavarsi con le sue mani. Rastrellato dai tedeschi il 2 agosto e condotto alla Pia Casa di Beneficienza in via Santa Chiara a Lucca, era stato sottoposto a un sommario processo, e condannato a morte, con l’accusa di aver nascosto e protetto un giovane di religione ebraica, di avere amministrato i sacramenti ai partigiani, di essere in possesso di una radio.

Nel 70° anniversario della morte i Comuni di Pescaglia, Capannori e Lucca, la Provincia di Lucca, l’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea, l’Arcidiocesi di Lucca, ricordano Don Aldo Mei, con una giornata di iniziative.

Alle ore 9.00 presso la Chiesa San Leonardo in Borghi, Lucca, verrà celebrata la Santa Messa. Alle ore 10 sarà invece scoperta una Targa della memoria a Porta Elisa, all’interno del progetto I Luoghi della memoria, a cura dell’ISREC Lucca. A seguire presso il Cippo commemorativo, dopo l’introduzione di Luciano Luciani, ISREC Lucca e i saluti istituzionali di Alessandro Tambellini, Sindaco di Lucca, di Stefano Baccelli, Presidente Provincia di Lucca e di Luca Menesini Sindaco di Capannori, si terrà l’orazione ufficiale di Andrea Bonfanti, Sindaco di Pescaglia.

La sera alle ore 21, dopo la celebrazione della Santa Messa, presso la Chiesa di Fiano, verrà deposta una corona presso il monumento e interverranno Stefano Baccelli, Presidente Provincia di Lucca, Andrea Bonfanti, Sindaco di Pescaglia, Gianluca Fulvetti, Università di Pisa, Direttore ISREC Lucca.

Dal 1 al 31 agosto inoltre presso la Chiesa di Fiano sarà allestita una mostra a cura dell’ISREC Lucca, dal titolo “L’amore non muore, Don Aldo Mei martire della carità”.




Museo Etnografico del Bosco di Orgia (Siena)

Sede e contatti
loc. Borgolozzi, Orgia – 53018 Sovicille
Telefono: 0577.342097 – 049253 – 049266
E-mail: museo@comune.sovicille.si.it
persona@comune.sovicille.si.it
Sito web: http://www.comune.sovicille.si.it/Main.aspx?ID=392
Orari di apertura:
Da maggio a settembre: venerdì e sabato: dalle ore 9,00 alle ore 13,00.
Da ottobre a dicembre: sabato: dalle ore 9.30 alle ore 12.30.

Organi direttivi
Referente: Cristiana Bambini

Breve storia e finalità
Il Museo Etnografico di Orgia è nato nel 1993, grazie ai materiali donati da alcuni cittadini della frazione.
Il Museo Etnografico del Bosco si occupa di studiare, proteggere e divulgare informazioni sul bosco e sulle sue espressioni, con un’attenzione particolare alla diffusione del rispetto per la natura e per l’educazione ambientale.
Partendo dalle testimonianze della vita e del lavoro dell’uomo nel bosco, racconta lo stretto rapporto che lega uomo e bosco, attraverso ad esempio lo studio dei vari mestieri che in passato vi erano svolti: carbonaio, taglialegna, e le attività produttive come il ciclo legato alla castagna. Cerca anche di trasmettere le emozioni che il bosco regala, attraverso i racconti e la letteratura.
Il Museo del Bosco ha inoltre sviluppato una rete di Sentieri attrezzata, che si dirama verso le colline dell’Alta Val di Merse, e offre ai visitatori un percorso significativo lungo le tracce della tradizionale presenza contadina e delle antiche professioni legate all’ambiente forestale: i taglialegna, i carbonai, la lavorazione della castagna.

Patrimonio
Oltre 400 oggetti tra materiale esposto e in deposito.

 

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Archivio Storico Comunale di Sovicille (Siena)

Sede e contatti
Piazza Marconi, 1 – 53018 Sovicille
Telefono: 0577 049253
E-mail: bambini@comune.sovicille.si.it
persona@comune.sovicille.si.it
Sito web:
http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=cons&Chiave=10448&RicProgetto=reg-tos
http://www.comune.sovicille.siena.it/Main.aspx?ID=3
Orari di apertura: Su appuntamento.
Referente:
Cristiana Bambini

Breve storia e finalità
Le prime notizie di un Archivio Comunale risalgono alla metà del 1700 mentre il primo inventario, benché sommario, è del 1795. Dal 1936 il materiale preunitario è conservato presso l’Archivio di Stato di Siena, fatta eccezione per alcuni documenti datati tra il 1860 e il 1865. La sezione storica, che comprende i documenti postunitari fino al 1950, è attualmente conservata presso la sede comunale. L’inventario del materiale d’archivio è stato redatto nel 1993 a cura di Pia Maria Bagnoli, Daniela Guerrini e Carla Zarrilli.

Patrimonio
La sezione storica dell’Archivio Comunale di Sovicille si compone di una piccola sezione preunitaria di 69 pezzi datati dal 1860 al 1865, e di una sezione postunitaria che si sviluppa dal 1865 al 1950, in 29 serie aperte. A queste si aggiungono alcuni archivi aggregati.

 

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Biblioteca Comunale “Idilio Dell’Era” di Sovicille (Siena)

Sede e contatti
Viale Mazzini, 2 – 53018 Sovicille (Siena)
Telefono: 0577 315948  –  049266
E-mail: biblioteca@comune.sovicille.si.it
persona@comune.sovicille.si.it
Sito web: http://www.comune.sovicille.si.it/Main.aspx?ID=391
http://www.retedocumentaria.siena.it/index.php/rete/biblioteche/biblioteca-comunale-idilio-dell-era-di-sovicille/
Orari di apertura: lunedì 15-17

Organi direttivi
Referente: Cristiana Bambini (bambini@comune.sovicille.si.it); Elisabetta Burrini

Breve storia e finalità
La Biblioteca Comunale di Sovicille, intitolata al poeta Idilio Dell’Era, fa parte della rete di biblioteche della Provincia di Siena. È quindi collegata sia alla Biblioteca degli Intronati, a Siena, che a tutte le piccole e medie biblioteche sparse per il territorio provinciale.

Principali servizi offerti: Prestito libri, prestito interbibliotecario, postazioni internet, attività di promozione culturale: presentazione libri, letture animate.

Patrimonio
Circa 4000 monografie
Sezioni specifiche di: Storia dell’Arte, Letteratura per ragazzi, Storia e Cultura Ebraica

 

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70° Anniversario della Liberazione di Lastra a Signa

Programma

ore 21.00, Sala Consiliare Piazza del Comune, Convocazione Consiglio Comunale in seduta straordinaria aperta
Interventi di:
Angela Bagni (Sindaco del Comune di Lastra a Signa)
Sandro Fallani ( Sindaco del Comune di Scandicci)
Alberto Cristianini ( Sindaco del Comune di Signa)
Emiliano Fossi (Sindaco del Comune di Campi Bisenzio)
Guido Zini ( Rappresentante della Sezione ANPI Bruno Terzani )
Pier Damiano Marini, I fatti del Convento di Santa Lucia (settembre 1943 – agosto 1944)

ore 22.30:
Spedale di Sant’Antonio, partenza sfilata con figuranti e Associazione Filarmonica ” G.Verdi” di Signa (Piazza Garibaldi, Corso Manzoni, Via XXIV Maggio )
Via Matteotti: d
eposizione corona al monumento ai Caduti
Piazza del Comune: R
ievocazione storica del tentato sminamento del Portone di Baccio a cura dell’Associazione Culturale di Ricostruzione Storica Ultimo Fronte 1945

 




La Liberazione di Scandicci in mostra

Il 4 agosto 1944 Scandicci veniva liberata: truppe neozelandesi dell’Ottava armata britannica attraversarono su carri armati le vie principali del paese, accolte dalla popolazione festante, e si diressero verso Firenze.

Quest’anno, in occasione della festa della Liberazione, l’ANPI Scandicci ha allestito nella Biblioteca di Scandicci una mostra fotografica con foto originali scattate durante la battaglia di liberazione dai combattenti italiani e dagli alleati neozelandesi. La mostra è gentilmente concessa dall’ANCR (Associazione Nazionale Combattenti e Reduci) di Scandicci e sarà visibile fino al 4 agosto dalle 9.30 alle 13.30 presso la Biblioteca di Scandicci.




Commemorazione del 70° Anniversario della strage di Castello

A 70 anni da quei tremendi fatti, avvenuti il 5 agosto 1944, il Comune di Firenze e il Quartiere 5 ricordano la strage di Castello all’Istituto Farmaceutico Militare, via R. Giuliani n. 201 (FI).

Programma della cerimonia:

ore 9.00 Raduno in Piazza del Sodo
ore 9.30 S. Messa officiata dal Cappellano Militare
ore 10.15 Deposizione della Corona con la partecipazione dei Gonfaloni dei Comuni di Firenze, Campi Bisenzio, Sesto Fiorentino.
ore 10.30 Commemorazione Istituzionale




Bianca Bianchi: dall’antifascismo esistenziale al “virus della politica”

Bianca Bianchi nasce a Vicchio il 31 luglio 1914. La sua educazione alla politica ha origine nell’ambiente familiare, in particolare grazie alla personalità del padre Adolfo, fabbro e segretario della federazione socialista del paese, con il quale ogni pomeriggio Bianca intrattiene lunghe chiacchierate, durante le quali impara che socialismo vuol dire “amare i più poveri e fare qualcosa per loro”. Ogni giovedì inoltre salta la scuola e accompagna il padre alla sezione del partito dove fuori, durante il mercato settimanale, in piedi su un tavolo, tiene appassionati comizi.

Dopo la morte prematura del padre, all’età di sette anni, Bianca si trasferisce, insieme alla madre e alla sorella maggiore a Rufina, presso l’abitazione dei nonni materni. Ha un rapporto conflittuale con la madre che, ripiegata sul modello domestico, non comprenderà mai l’attrazione della figlia per lo studio e per la volontà di evadere dal mondo provinciale. Trova però un valido sostenitore nel nonno Angiolo, contadino antifascista, figura importante nella sua formazione intellettuale dopo la morte del padre, che stimolerà Bianca con discussioni letterarie, religiose e politiche.

Bianca dimostra presto il suo interesse per lo studio e, grazie all’appoggio del nonno, abbandona la campagna e si trasferisce a Firenze, per frequentare la Scuola Magistrale “Gino Capponi”, prima, e la Facoltà di Magistero poi. Nel 1939 consegue la laurea con una tesi dal titolo Il pensiero religioso di Giovanni Gentile, discussa con il relatore prof. Ernesto Codignola, che l’anno successivo viene pubblicata.

IMG_3280Inizia da subito ad insegnare: le viene offerta una cattedra a Genova, dove non rispetta i programmi, che prevedevano l’esclusione degli argomenti riguardanti la civiltà ebraica, tenendo lezioni personali in proposito. Tale comportamento insubordinato le vale l’allontanamento dall’istituto genovese. Le viene affidato allora un nuovo incarico a Cremona, da dove viene, anche questa volta, presto licenziata, a causa del primo compito in classe proposto ai suoi studenti, in cui ha chiesto di riflettere sui caratteri della società moderna e sui progetti per il futuro. In particolare aveva invitato un suo studente di origine ebraica ad essere sincero e a scrivere liberamente il proprio pensiero. Bianca viene allora assegnata all’Istituto italiano di cultura in Bulgaria. L’ “esilio” a Sofia, dove intrattiene anche una prima relazione amorosa, in realtà permette a Bianca di imparare una nuova lingua e di insegnare liberamente, senza le limitazioni politiche del regime. Il soggiorno però è breve e nel giugno 1942 torna in Italia, per aiutare la madre e la sorella, in difficoltà nel contesto bellico.

Dopo la caduta del fascismo e la firma dell’armistizio, si impegna, in quell’opera di soccorso e di travestimento di massa dei soldati sbandati, messa in atto dalle donne italiane, in quello che è stato definito maternage di massa (Bravo). Partecipa poi, su invito del prof. Codignola, che era stato il suo relatore di tesi, alle riunioni del Partito d’Azione, contribuendo attivamente alla resistenza. In particolare distribuisce volantini antifascisti e, qualche giorno prima dell’insurrezione fiorentina, le viene affidato il compito di trasportare un carretto carico di armi. L’esperienza della resistenza è breve, ma per Bianca ha un valore importante, perché permette il passaggio dall’antifascismo esistenziale, vissuto individualmente, ad una maturazione politica consapevole, vissuta in condivisione con i compagni partigiani.

È dunque dopo la fine della guerra che Bianca passa alla vita politica attiva. Il momento della svolta è rappresentato, nel ricordo stesso di Bianca Bianchi (si veda il documento allegato), dalla presa di parola, che avviene durante il comizio del democristiano Gianfranco Zoli nella primavera del 1945. Bianca accoglie l’invito dell’oratore al contraddittorio, criticando il suo fare da “pompiere” che sembrava voler spegnere gli ideali di rinnovamento, e invita invece a realizzare una politica diversa, che si faccia portavoce della volontà di cambiamento e di speranza degli italiani. Alla fine del comizio un gruppo di socialisti avvicinano la giovane, invitandola ad iscriversi al PSIUP. Bianca Bianchi inizia a frequentare la sezione di via San Gallo, per “ascoltare e osservare”, ma la sua passione e la sua convinzione di “poter contribuire a creare un mondo di eterna primavera” la fanno passare ben presto all’azione. Si iscrive al partito, organizza iniziative culturali, dibattiti, ed è subito protagonista della campagna elettorale, riuscendo ad acquisire molti consensi tra la base, anche grazie alle sue abilità oratorie.

Al Congresso provinciale della primavera del 1946, per la formazione della lista dei candidati per la Costituente infatti, viene votata quasi all’unanimità come capolista. I compagni di partito però, diffidando delle donne in politica e della giovane età della Bianchi, la sostituiscono con un esponente di spicco e di consolidata militanza nel partito, Sandro Pertini. Nonostante la delusione, Bianca Bianchi continua la sua appassionata e frenetica campagna elettorale, raggiugendo così, alle elezioni del 2 giugno, un successo personale inaspettato, riuscendo ad accaparrarsi il doppio dei voti del capolista Pertini (15384 voti) ed entrando così di diritto tra le 21 donne elette all’Assemblea Costituente.

Si ricorda in seno alla discussione della Costituente l’impegno di Bianca Bianchi a favore della scuola pubblica, opponendosi fermamente alla parificazione tra le scuole pubbliche e quelle private, previsto dall’art. 27 (poi 33) della Costituzione.

IMG_3308Al Congresso del partito del 9-13 gennaio 1947 inoltre, dopo una lunga e sofferta riflessione, decide di seguire la minoranza di Saragat, a cui la legava anche una profonda amicizia, nel Partito Socialista dei Lavoratori Italiani. La sua carriera politica prosegue poi nel 1948, quando viene eletta nella I legislazione in Sicilia.

Da ricordare poi la sua battaglia a favore di una legislazione meno discriminatoria nei confronti dei figli illegittimi, iniziata in seguito alla sua partecipazione al Congresso dell’Alleanza femminile internazionale di Amsterdam del 1948 e conclusasi con l’approvazione della legge nel 1953.

Tra il 1953 e il 1970 Bianca Bianchi non viene rieletta nelle successive legislature e riprende quindi l’impegno nel settore dell’istruzione, curando la rubrica de La Nazione, Occhio ai ragazzi e fondando la “Scuola d’Europa”.

Rientra in politica nel 1970, per una legislatura, eletta consigliera comunale a Palazzo Vecchio a Firenze, e successivamente continua ad occuparsi dei temi dell’istruzione e si dedica alla letteratura, intrisa di quella passione e di quel “virus della politica” che aveva caratterizzato tutta la sua vita.

Si è infine spenta il 9 luglio 2000.

 

Articolo pubblicato nel luglio 2014.