Archivio storico e di deposito del Comune di Arezzo

Sede e contatti
Via della Fiorandola 34, 52100, Arezzo
Telefono: 0575.23159
E-mail: archiviostorico@comune.arezzo.it
Sito web: http://www.comune.arezzo.it/il-comune/servizio-informatico-sportello-unico-marketing/servizio-archivio-e-protocollo/archivio-storico-e-di-deposito/sedi-ed-orari-archivio-storico-e-archivio-di-deposito
Orari di apertura: Invernale da settembre a luglio, martedì e giovedì 8:30-13.30 e 15.30-17.30; estivo dal luglio a settembre, martedì e giovedì 8.30-13.30

Organi direttivi
Comune di Arezzo – Ufficio Protocollo e Statistica

Breve storia e finalità

L’Archivio Storico (Postunitario) del Comune di Arezzo è stato istituito con deliberazione della Giunta Municipale 11 aprile 1991, n. 1670, in attuazione di quanto previsto dal Decreto del Presidente della Repubblica 1409/63 relativamente alla Sezione separata di archivio. La struttura accoglie comunque anche la Sezione di deposito dell’Archivio comunale.
Il nucleo centrale del materiale facente parte della Sezione separata è costituito dall’archivio postunitario del Comune di    Arezzo, dagli archivi di commissioni, comitati e consorzi che hanno avuto sede presumibilmente presso il Comune di Arezzo, dagli archivi aggregati prodotti da istituzioni che hanno cessato di esistere, da fondi prodotti da istituzioni diverse.
Il materiale è affluito all’archivio storico in gran parte nella primavera del 1993, quando divenne operativa la sede di via della Fiorandola e, in seguito, attraverso versamenti o prelievi particolari.
Presso l’Archivio storico comunale sono presenti anche alcune unità pertinenti all’Archivio preunitario del Comune di Arezzo, mentre gli archivi prodotti dal Comune medioevale e dalla Comunità di Arezzo sono depositati dal 1 agosto 1941 presso l’Archivio di Stato di Arezzo, allora costituito.

Patrimonio    
A tutt’oggi sono depositate presso l’Archivio Storico del Comune di Arezzo circa cinquantamila unità archivistiche, in parte afferenti alla sezione separata, e in maggior misura appartenenti alla sezione    di deposito. Una porzione consistente di questo materiale (circa diecimila unità archivistiche) è stato inventariato, mentre l’elenco di consistenza dell’intero complesso documentario (esclusi i versamenti più recenti) è consultabile tramite il sito web del Comune di Arezzo:
http://www.comune.arezzo.it/il-comune/direzione-generale/ufficio-protocollo-e-statistica/archivio-e-protocollo/archivio-storico-e-di-deposito/consistenza-e-struttura




Tra arte e natura

Negli ultimi anni è maturata sempre più la coscienza del grave danno che la società industrializzata e tecnologica sta arrecando al paesaggio. É per questo motivo che l’artista contemporaneo sente sempre più l’esigenza di cooperare con la natura e ristabilire un rapporto equilibrato tra l’uomo ed l’ambiente circostante.

Nasce cosi l’idea di organizzare una mostra di artisti contemporanei Valdarnesi che attraverso le proprie opere rappresentano il connubio perfetto tra l’arte e la natura. La Lilium Art Gallery ha così scelto, come luogo della mostra, Cavriglia per la sua importanza storica e culturale e la Locanda Cuccuiniper la sua volontà di trasmettere i valori della tradizione toscana, l’amore per il territorio e la cucina.

In mostra fotografi, pittori e scultori del territorio valdarnese che esporranno le proprie opere in un percorso all’aperto tra gli ulivi della Locanda. Gli artisti sono: Carlo Bruschi, Giuliano Monechi, Marco Randighieri, Alessandro Camiciotti, Piero Mengozzi, Franco Gualdani, Massimo Scarino e Anne Marie Sciamma.

L’evento si svolgerà dalle ore 18.00 alle 21,30, i visitatori saranno accolti da un buffet di benvenuto e potranno ammirare le opere esposte assaporando i sapori della tradizione toscana.

Per informazioni scrivere a info@liliumgallery.com o telefonare al 3394509768




Commemorazione del ventennale della scomparsa di Giovanni Spadolini

Nel ventennale della scomparsa, il presidente prof. Cosimo Ceccuti, a nome della Fondazione Giovanni Spadolini, invita alla partecipazione ad un momento di raccoglimento e ricordo di Giovanni Spadolini.

Alle ore 9.00, Basilica si San Miniato al Monte,  Santa Messa in Suffragio officiata da Padre Francesco Maria Bernardo Gianni

Alle ore 10.00, Cimitero delle Porte Sante, deposizione di una corona di alloro sulla tomba.




Il caso “Facio”, il comandante partigiano ucciso dai suoi compagni

E’ l’alba del 22 luglio 1944: ad Adelano di Zeri una scarica di colpi di fucile rompe il silenzio di queste vallate dell’alta Lunigiana fra Toscana, Liguria ed Emilia. Dante Castellucci, il comandante partigiano «Facio», comunista e garibaldino, è morto: ha solo 24 anni ma è già un eroe della lotta contro tedeschi e fascisti. Eppure a fucilarlo non sono i soldati nemici, ma un gruppetto di partigiani della IV Brigata Garibaldi della Spezia. Il suo accusatore è Antonio Cabrelli «Salvatore», di oltre vent’anni più anziano, che ha imbastito contro «Facio» un processo-farsa dalla condanna già scritta, portandolo davanti a un improvvisato tribunale di guerra per i reati di tradimento e sabotaggio.

Quella di «Facio» è una storia di vita, per quanto breve, capace di attraversare e vivere da protagonista grandi temi ed eventi del Novecento italiano. Calabrese, nato nel 1920 a Sant’Agata di Esaro, con la famiglia emigra ancora bambino nel Nord-Pas de Calais, nella stessa città in cui vivono grandi antifascisti italiani come Ermindo Andreoli e i fratelli Gino ed Eusebio Ferrari. I Castellucci rientrano in patria all’alba della Seconda Guerra mondiale e Dante viene chiamato alle armi nell’esercito italiano: spedito sul fronte prima in Francia e poi in Unione Sovietica, il 25 luglio del 1943 si trovava in permesso per convalescenza. Da intellettuale autodidatta scrive, dipinge, suona il violino. Entra in contatto con le famiglie antifasciste emiliane dei Sarzi e dei Cervi, organizzando con esse le prime forme di Resistenza. Divenuto il braccio destro di Aldo Cervi, nel dicembre del 1943 viene arrestato assieme ai sette fratelli ma, fingendosi un soldato straniero, viene rinchiuso nel carcere parmense della Cittadella dal quale riesce ad evadere pochi giorni prima della fucilazione dei compagni a Reggio Emilia. I sospetti del Pci reggiano, che emette una circolare di arresto nei confronti di Castellucci, lo spingono a entrare in contatto col Cln di Parma, dove il dirigente comunista Luigi Porcari lo manda alle dipendenze del Battaglione garibaldino «Picelli» comandato da Fermo Ognibene «Alberto». In Lunigiana, «Facio» si rende protagonista di ripetuti attacchi alle postazioni nemiche, guadagnandosi in breve tempo la fiducia dei compagni e la stima delle popolazioni civili ancora oggi riscontrabile presso i testimoni dell’epoca, fino a divenire Comandante del battaglione dopo la morte di Ognibene. Il 17 marzo 1944 «Facio» fa il suo ingresso nel mito resistenziale con la battaglia del Lago Santo: chiuso in un rifugio con otto uomini male armati, resiste oltre ventiquattr’ore, senza perdite, all’accerchiamento di oltre cento soldati nazifascisti; alla fine i nemici contano decine di morti e feriti e sono costretti alla ritirata ordinata. La battaglia di Lago Santo ricopre il «Picelli» di un alone di leggenda e «Facio», con Fermo Ognibene caduto in battaglia due giorni prima, ne diventa il comandante.

Dante Castellucci Facio in un'immagine di scena nel periodo in cui recita col teatro dei Sarzi

Dante Castellucci in un’immagine di scena nel periodo in cui recita col teatro dei Sarzi

Il battaglione interpreta benissimo le tattiche della guerriglia, compiendo attacchi fulminei e spostando continuamente la propria posizione. Disorienta i comandi nazifascisti, convinti di trovarsi di fronte a una formazione composta da centinaia di uomini. Tutela l’incolumità della popolazione civile, perché senza fornire un punto di riferimento territoriale, non concede la possibilità della rappresaglia nazista. Il «Picelli» è anche un esperimento politico e sociale, come nei dettami della lotta partigiana che ha il fine di rovesciare ruoli e costumi della società fascista. Il comandante vive e agisce alla pari dei suoi uomini, li guida in azione, siede a mensa con loro e si serve sempre per ultimo, rinunciando spesso alla propria razione, ed è l’ultimo a usufruire del vestiario ricevuto da un lancio o sottratto al nemico. Quando Laura Seghettini, pontremolese appena uscita dal carcere fascista, entra a far parte del battaglione, non viene destinata al ruolo di staffetta o di aiutante, ma diventa partigiana combattente fino ad assumere il ruolo di vice-comandante. Per poche settimane, Laura sarà anche la compagna di «Facio»: i due già progettano una sorta di «matrimonio in brigata», ma la vita in quei mesi corre troppo veloce.

foto segnaletica di antonio cabrelli_da Archivio centrle dello Stato_Casellario politico centraleAntonio Cabrelli «Salvatore», nominato da «Facio» commissario politico di un distaccamento del «Picelli», intende proseguire la sua scalata ai vertici del movimento partigiano spezzino: ha progettato la costituzione di una brigata garibaldina che faccia capo alla federazione comunista della Spezia e ai comandi liguri, ma il «Picelli» dipende ancora da Parma, cui «Facio» deve tutto. «Salvatore», così, sottrae il distaccamento «Gramsci» dalle dipendenze del «Picelli», lo trasforma in brigata e se ne autoproclama commissario politico. Per portare a termine il suo piano, deve sbarazzarsi dell’ostacolo più grande, rappresentato dal «brigante calabrese», come lo chiama lui: tra i due corrono lettere infuocate con accuse e minacce reciproche; Dante Castellucci sfugge a un agguato tesogli a tradimento; «Salvatore», allora, agisce con l’inganno.

La mattina del 21 luglio 1944 «Facio» viene chiamato al comando della brigata appena fondata da «Salvatore», con la scusa di chiarire la questione di alcuni materiali sottratti a un aviolancio. Convinto di dover affrontare solo un’accesa discussione, si fa accompagnare da due uomini fidati. Appena giunto nella sede del comando, il comandante del «Picelli» viene disarmato, aggradito e picchiato da Cabrelli, che ha imbastito un tribunale di guerra nel quale è, al contempo, accusatore e giudice. Poche ore dopo «Facio» viene condannato a morte per i reati di furto, sabotaggio e tradimento.

L’ultima notte la passa con «Laura», che nel frattempo lo ha raggiunto, sorvegliato da uomini della IV Brigata che a un certo momento gli offrono la via di fuga: «non sono scappato dai fascisti, non scapperò dai compagni» sono le parole di Dante Castellucci. Verga alcune lettere alla famiglia e agli amici emiliani. Scherza, com’è nel suo carattere, racconta qualche barzelletta e riesce pure a dormire un poco, come racconta «Laura».

Alle prime luci del 22 luglio viene prelevato e portato davanti al plotone d’esecuzione: è lui stesso a esortare i partigiani che non trovano il coraggio di sparargli addosso. Con «Facio» muore una delle più interessanti ed efficienti espressioni che il movimento partigiano aveva espresso fino ad allora.

Luca Madrignani (Carrara, 1977), dottore di ricerca presso l’Università di Siena, assegnista presso l’Insmli, collabora con l’Istituto Storico per la Resistenza e l’Età Contemporanea Apuana; si occupa di Didattica della Storia nella scuola. Ha pubblicato saggi e articoli sul primo dopoguerra italiano e le origini del fascismo; l’ordine pubblico e la violenza politica; la Storia della Resistenza e il movimento partigiano. E’ in corso di stampa per Il Mulino il volume Il Caso-Facio. Eroi e traditori della Resistenza.

Articolo pubblicato nel luglio 2014.




Commemorazione della strage del Duomo di San Miniato

800px-Duomo_san_miniato_by_nightMartedì 22 luglio a San Miniato si ricorda la controversa strage del Duomo, quando lo scoppio di un ordigno bellico provocò la morte di 55 persone radunate in Chiesa su ordine dei soldati tedeschi.

Il programma prevede alla ore 10 il suono delle campane delle chiese della città in ricordo dello scoppio dell’ordigno bellico e la commemorazione nella Sala del Consiglio Comunale. Intervengono S. E. monsignor Fausto Tardelli, vescovo di San Miniato, Andrea Pieroni, Presidente della Provincia di Pisa, Vittorio Gabbanini, Sindaco. Presiede Simone Giglioli, Presidente del Consiglio Comunale

Segue alle ore 11.15 in Piazza del Duomo la Deposizione della corona d’alloro e alle 11.30 la Santa Messa di suffragio in cattedrale celebrata dal Vescovo S.E.R. Mons. Fausto Tardelli.

In allegato la locandina dell’evento




Empoli ricorda i 70 anni della fucilazione dei 29 concittadini

70fucilazioneEmpoliPer non dimenticare mai quelle atrocità che colpirono il 24 luglio del 1944 anche ventinove concittadini empolesi, fucilati per rappresaglia dalle truppe naziste, il Comune di Empoli organizza due momenti commemorativi nel settantesimo anniversario di quel giorno.

Mercoledì 23 luglio, alle 21.00, in piazza XXIV Luglio è prevista l’inaugurazione della nuova targa in ottone posta sul monumento in ricordo dei caduti, alla presenza del sindaco Brenda Barnini e della Giunta. Per l’occasione Andrea Giuntini leggerà la testimonianza di Arturo Passerotti, l’unico superstite alla strage, che si salvò dandosi alla fuga prima della esecuzione.

Giovedì 24 luglio alle 9.00 nella Collegiata di Sant’Andrea, in piazza Farinata degli Uberti, sarà poi celebrata una messa in suffragio ai caduti e deposta una corona alla lapide – ricordo in piazza XXIV Luglio.




A Pisa Passeggiate nel tempo con MemorySharing

acquario memoria logoVenerdì 25 Luglio a Pisa un  viaggio nel tempo con il progetto MemorySharing. L’appuntamento è al murale di Keith Haring alle ore 17,30 per ripercorrere la Pisa del passato, un incontro tra storia e tecnologia a cura di Acquario della Memoria in collaborazione con City GrandTour e grazie al patrocinio del Comune di Pisa. Il percorso si snoderà attraverso le strade di Pisa per terminare dopo due ore circa in Corso Italia, all’altezza delle Logge di Banchi.

Per ripercorrere le immagini della storia cittadina bastano un tablet o uno smartphone e la voglia di immergersi nell’incontro tra presente e passato passeggiando per le vie della città. Due guide di City Grand Tour accompagneranno le persone in questa passeggiata e racconteranno il passaggio della guerra: il trauma dei bombardamenti del 31 agosto, l’occupazione dei Tedeschi, la città divisa in due dall’Arno, con gli Alleati a Sud, la lunga estate del 1944, con i Lungarni distrutti dal tiro incrociato delle cannonate e il Duomo trasformato in accampamento, in attesa della Liberazione del 2 settembre 1944.

All’altezza di specifiche tappe l’applicazione Historypin ci permetterà di vedere quello stesso scorcio della città ritratto in una vecchia foto dei primi anni ’40. Giocando con la trasparenza sarà poi possibile fare un mashup tra presente e passato: tra la città di oggi e la città di ieri. L’applicazione è semplice e intuitiva e permette di riscoprire in modo nuovo, immersi negli ambienti odierni, la storia della città e di dare nuova vita alle vecchie fotografie raccolte in questi mesi da MemorySharing grazie al contributo attivo di tutta la cittadinanza.

Scaricare l’applicazione sarà molto facile, anche grazie alla collaborazione del Keith Café, presso il punto di ritrovo, che metterà il wifi gratuito. Alcuni tablet saranno messi a disposizione dei partecipanti che ne fossero sprovvisti.

Per informazioni e prenotazioni:

lestoriedicgt@gmail.com – (+39) 320.9154975

Il costo promozionale di iscrizione alla passeggiata è € 5 (prenotazione obbligatoria).

 

Scarica la locandina dell’evento.




Canti sociali, di protesta e di lavoro per il 70° anniversario della Liberazione di Livorno al Premio Rotonda

La 62° edizione del Premio Rotonda, premio nazionale di arte contemporanea, in corso alla pinetina di Ardenza fino al 27 luglio sabato 19 luglio alle ore 21.30 il Coro Garibaldi d’Assalto.

Lo spettacolo musicale, che sarà introdotto da Otello Chelli, è stato inserito tra le iniziaitive collaterali del Premio per celebrare la ricorrenza del 70° anniversario della Liberazione di Livorno dal Nazifascimo.

 Il Coro Garibaldi d’Assalto omaggia i combattenti per le libertà repubblicane nelle Brigate Garibaldi d’Assalto della Toscana « III Camicia rossa – Oberdan Chiesa » e « XXIII Guido Boscaglia » che condussero, rispettivamente, la liberazione di Livorno e di Pisa, oltre a quelle di Siena e Grosseto. Il Coro Garibaldi d’Assalto è un coro militante, che più che cercare la perfezione formale vuole raccontare la storia del Risorgimento livornese e della Resistenza antifascista attraverso il mezzo del canto sociale, di protesta e di lavoro. E’ composto da una trentina di cantori, tanto livornesi che di altre città toscane. Ogni pezzo cantato viene introdotto da una spiegazione che ne racconta l’origine e la storia.