Itinerari di Guerra e Resistenza in Val di Bisenzio

Sabato 20 settembre 2014, ore 15,30 San Quirico di Vernio (PO), Casone dei Bardi
In occasione del 70° della Liberazione di Vernio, all’interno del ricco fine settimana di eventi, Comune di Vernio e Fondazione CDSE presentano Itinerari di Guerra e Resistenza in Val di Bisenzio, guida lungo i percorsi della Seconda Guerra Mondiale.
Progetto sostenuto dalla Regione Toscana. Durante la presentazione sarà distribuita gratuitamente la guida con gli itinerari.
Per ulteriori informazioni:

http://www.fondazionecdse.it/joomla/115-itinerari-di-guerra-e-resistenza

Per il programma completo delle iniziative organizzate dal Comune di Vernio e dall’Associazione Linea Gotica Alta Val Bisenzio (19-21 settembre):
https://www.facebook.com/196022800443447/photos/pcb.758737327505322/758734044172317/?type=1&theater




BOMBING ART 1940-1945

protezione duomo firenzeCosa accadde al patrimonio artistico pratese e toscano durante la seconda guerra mondiale? Allestita a Villa Del Mulinaccio, Vaiano, dal 5 ottobre al 30 novembre (orario di apertura: sabato e domenica ore 15.00-19.00. Ingresso libero), la mostra “BOMBING ART 1940-1945” , a cura della Fondazione CDSE, in occasione del 70° anniversario della Liberazione, con Regione Toscana e Comune di Vaiano, ed in collaborazione con Museo Casa Rodolfo Siviero, Archivio Fotografico Toscano, Biblioteca Roncioniana, Laboratorio per Affresco “Elena e Leonetto Tintori”, intende offrire risposte a questo interrogativo.

Mentre i musei si svuotavano e le ville rinascimentali si trasformavano in rifugi per opere d’arte o comandi militari, i centri storici subirono pesanti bombardamenti e perdite di antichi palazzi e chiese. Nella cornice della villa rinascimentale del Mulinaccio, la mostra ricostruisce l’impegno per la difesa dei capolavori toscani e le distruzioni di Prato e Firenze attraverso foto e documenti inediti, filmati d’epoca e i dipinti di De Chirico provenienti dalla collezione Forti-Castelfranco di Casa Rodolfo Siviero, 007 dell’arte.

Il tema “arte e guerra” negli ultimi anni ha conosciuto un interesse crescente, anche per il successo mediatico di pubblicazioni e pellicole dedicate al contributo degli Alleati nel recupero dei capolavori europei, meno nota è la dedizione alla causa della protezione e salvataggio del patrimonio artistico da parte della comunità civile toscana: dipendenti della soprintendenza, uomini di cultura, partigiani, parroci di campagna.

La straordinaria concentrazione in Toscana di opere d’arte disseminate capillarmente in tutto il territorio impose, già dal 1940, l’adozione di misure eccezionali: l’individuazione di rifugi in campagna, ritenuti in quel momento più sicuri che la città, come ricovero per le opere d’arte di chiese e musei, la protezione con coperture di legno e sacchi di sabbia delle opere inamovibili. Tra il novembre del 1942 e il gennaio del 1943, partirono da Firenze ben 174 convogli con 3107 casse contenenti dipinti e altre opere, nonché 4170 fra dipinti e sculture imballate singolarmente.

Evacuazione-delle-sculture-degli-Uffizi-dalla-chiesa-di-SantOnofrio-a-DicomanoTra la fine del 1943 e l’estate del 1944, quando la guerra si inasprisce con l’occupazione tedesca della penisola e i bombardamenti sulle città, si registrano alcuni tra gli episodi più commoventi e significativi nella difesa del patrimonio artistico toscano.

A Prato, il giovane restauratore Leonetto Tintori, dopo i bombardamenti del 7 marzo 1944, che avevano frantumato anche il venerato tabernacolo di Filippino Lippi, gioiello della città, rimase per più giorni sul luogo per ricercare fra le macerie i frammenti di affresco e portarli in salvo nella sua casa di campagna.

Con i tedeschi in ritirata, il più grande pericolo per le opere d’arte mobili toscane divennero le razzie che i nazisti iniziarono a compiere sistematicamente avanzando verso nord: centinaia di opere furono prelevate dai vari rifugi e, lungo una rincorsa per tutta Italia, scortate in depositi in Alto Adige e in alcuni casi in Austria e Germania. A tali furti si aggiunsero le intere collezioni requisite alle famiglie ebree e il Tesoro della Sinagoga di Firenze, che invano fu nascosto dalla famiglia Forti negli scantinati della Villa del Palco a Prato. Solo nel luglio del 1945, grazie a un lavoro congiunto tra Alleati e italiani, dove si distinse in particolare la figura di Rodolfo Siviero, iniziarono a tornare “a casa” i primi capolavori. Tra gli applausi e le lacrime, tutti i cittadini scesero in piazza per salutare il ritorno di un patrimonio che di fatto costituiva, così come oggi, l’identità di molte città toscane e in particolare di Firenze.

 La mostra si compone di 7 sezioni

Foto-apertura-Resistere-per-larte-versione_1-1– Le misure per la difesa delle opere d’arte in Toscana (1940-1943) con esposizione di foto inedite su Prato (Duomo, pulpito di Donatello, pulpito di Rossellino e chiostro) e Firenze (Museo del Bargello, David di Michelangelo, Uffizi, tra le altre)

– I bombardamenti dei centri storici di Prato e Firenze, attraverso una video installazione; con approfondimento del bombardamento del tabernacolo di Filippino Lippi e del suo “avventuroso” recupero per opera di Leonetto Tintori

– La famiglia Forti-Castelfranco (di origine ebrea e fondatrice della città fabbrica de La Briglia) e i rapporti con Rodolfo Siviero, famoso 007 dell’arte e De Chirico, di cui saranno esposti alcuni quadri e disegni

– Spazio video: intervista a Sonia Oberdofer, discendente della famiglia Forti; proiezione del “Combat film 1943-1945”, Guerra all’arte. Distruzioni e trafugamenti del nostro patrimonio artistico, girato dagli operatori della Quinta Armata americana a Firenze e Toscana.

– Le ville di campagna: preziosi rifugi per le opere d’arte. Approfondimento sulla villa del Palco di Prato (ex villa Forti) e il tesoro della sinagoga di Firenze. Le ville rinascimentali di Poggio a Caiano e Carmignano. Le ville di campagna della Valbisenzio e Montemurlo

– I bombardamenti agli edifici storici in Valbisenzio

– Il ritorno e il ricollocamento delle opere a partire dal 1946.

Eventi in mostra

Tutte le domeniche visite guidate alle ore 15.30 e 17.00

5 ottobre, ore 16.00 Inaugurazione della mostra

18 ottobre, ore 16.00 Saving Art, letture teatralizzate in mostra, a cura dell’Associazione Altroteatro

15 novembre, ore 15.30 La storia della famiglia ebrea Forti e il tesoro della Sinagoga, giornata di studi

29 novembre, ore 15.30 Presentazione del libro Resistere per l’arte di Alessia Cecconi

Contatti

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Insegnare la storia con i nuovi linguaggi

Setpeda14Come si può insegnare la storia attraverso i nuovi linguaggi? Con quali risorse? Quali le potenzialità e i rischi di una didattica al tempo del web 2.0? Saranno queste le domande al centro del seminario organizzato dall’Istituto Storico della Resistenza e della Società contemporanea nella provincia di Livorno (Istoreco) nell’ambito delle iniziative proposte dal Comune di Livorno all’interno del Settembre Pedagogico.

Il seminario “Insegnare la storia” si svolgerà  giovedì 18 settembre, alle ore 15.30 presso il CRED in via Caduti del Lavoro, 26. L’iniziativa, che si rivolge ai docenti di storia di ogni ordine e grado, nasce nell’ambito della pluriennale esperienza didattica dell’Istoreco e intende offrire anche una panoramica aggiornata sulla risorse che su questi temi la rete degli Istituti per la Storia della Resistenza e della Società contemporanea ha messo in campo negli ultimi tempi.

Il seminario sarà introdotto da Catia Sonetti, direttore Istoreco, che tratterà sul tema “Insegnare storia con i nuovi linguaggi”. Gianluca della Maggiore, ricercatore Istoreco e esperto in comunicazione, offrirà ai docenti “Una esemplificazione pratica di lezione con i linguaggi multimediali”.

Per informazioni:
Istoreco Livorno
Via dell’Ambrogiana, 2 – 57127 Livorno
Tel. 0586.809219
e-mail: istoreco.livorno@gmail.com
sito: www.istorecolivorno.it




Raduno regionale ANPI a Sant’Anna di Stazzema

sant'annaDomenica 21 settembre a Sant’Anna di Stazzema, una giornata nel segno della memoria militante propria dell’ ANPI, che accoglie gli esiti della ricerca storica e l’ impegno di quanti lavorano affinché il ricordo delle stragi nazifasciste si radichi nel territorio e nella memoria collettiva.

L’apertura della manifestazione è prevista per le ore 10, nella piazza della Chiesa di Sant’Anna. Interverranno il Consigliere regionale Marco Remaschi e il presidente nazionale ANPI Carlo Smuraglia.

Durante la giornata potrà essere visitata la mostra Now I Know 1944-2014: storia e presente di una strage che raccoglie i lavori prodotti dagli studenti di scuola secondaria superiore nel workshop sul tema Resistenza svoltosi tra il 4 e il 12 agosto sempre a S.Anna di Stazzema e organizzato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) in collaborazione con il Museo della Resistenza di Sant’Anna di Stazzema, l’ANPI e l’INSMLI.

Saranno inoltre raccolte testimonianze dei sopravvissuti alla strage di Sant’Anna, e sarà poi realizzato un DVD che sarà distribuito a ogni Comitato provinciale.

In allegato il programma dettagliato.

 

 




La trattativa Stato-mafia. Un seminario alla Scuola Superiore Sant’Anna

Venerdì 19 settembre alle ore 15.30 presso il Palazzo del Consiglio dei dodici, in Piazza dei Cavalieri a Pisa, si terrà un seminario, in forma di dialogo, sul tema della trattativa Stato-mafia. L’incontro su un tema di scottate attualità, è organizzato dall’Istituto Dirpolis e Associazione Allievi della Scuola Superiore Sant’Anna.

Parteciperanno al seminario Giovanni Fiandaca e Salvatore Lupo, docenti rispettivamente di Diritto penale e di Storia contemporanea presso l’Università di Palermo e autori di un’importante pubblicazione, La Mafia non ha vinto, ed. Laterza, 2013, in cui viene proposta una teoria “contraria” alla tesi della trattativa, una significativa voce fuori dal coro, un’interpretazione alternativa di quelle vicende politiche e giudiziarie.

Interverranno inoltre al seminario Massimo Bordin, giornalista di “Radio Radicale” (Stampa & Regime), Giovannangelo De Francesco (docente di Diritto penale dell’Università di Pisa), Paolo Pezzino (docente di Storia contemporanea dell’Università di Pisa) e Gaetana Morgante (docente di Diritto penale della Scuola Superiore Sant’Anna) che modererà anche l’incontro.

In allegato la locandina dell’evento




La protezione del patrimonio artistico tra propaganda e dedizione 1940-1943

Il 5 giugno 1940 il soprintendente alle Gallerie fiorentine Giovanni Poggi si trovò nelle mani una circolare “urgente e riservatissima” del ministero, con la quale si ordinava l’immediata attuazione di tutti i provvedimenti predisposti per la tutela del patrimonio artistico in caso di conflitto. Cinque giorni dopo l’Italia sarebbe entrata ufficialmente in guerra.

Con una serie di pubblicazioni, convegni, interventi legislativi iniziati negli anni della Iª Guerra Mondiale e culminati con la legge 1089/1939 (‘Tutela delle cose d’interesse artistico e storico’), l’Italia aveva già da tempo predisposto norme e piani da far attuare alle varie soprintendenze in caso di guerra. Cosicché, già dall’11 giugno 1940, la macchina propagandistica fascista poté mostrare la perfetta efficienza del governo nella protezione in loco di palazzi, chiese, portali e facciate scolpite, efficienza ampiamente documentata da una capillare campagna fotografica e dai cinegiornali dell’Istituto Luce.

Ospedale degli Innocenti. Armature per la protezione dei tondi di Luca della Robbia e la loggia a lavori di protezione ultimata, daNella fasi iniziali della guerra non si individuava il possibile pericolo nei bombardamenti dei centri storici, quanto piuttosto nelle eventuali schegge di proiettili della contraerea e nelle vibrazioni che potevano portare a distacchi degli affreschi. Per questo si iniziò a incastellare con legname e sacchetti di sabbia le statue e coprirle con tettoie di eternit (come avvenne per le statue davanti a Palazzo Vecchio), a rinforzare le fondamenta degli edifici (come nella Basilica di San Lorenzo a Firenze), a rivestire le superfici delle opere con carta e tessuto o costruire delle vere e proprie pareti in mattoni per le cappelle affrescate all’interno delle chiese (come per gli affreschi di Piero della Francesca ad Arezzo).

Quando, il 28 ottobre 1940, Adolf Hitler visitò Firenze per la seconda volta, la città apparve sotto un nuovo, inedito e lugubre scenario: torrette, gabbiotti, eternit ricoprivano i simboli artistici della culla del Rinascimento, garantendo in realtà una protezione estremamente superficiale contro i bombardamenti.

Tali misure protettive, enfatizzate dalla propaganda di regime come una “blindatura” totale, si rivelarono ben presto non idonee anche per la reale mancanza di mezzi a disposizione, nonostante la commovente e costante dedizione di tutto il personale delle soprintendenze toscane.

Protezioni in muratura alle cappella di Giotto in Santa Croce a Firenze, daL’inadeguatezza delle operazioni di protezione messe in atto fino a quel momento apparve chiara già dall’autunno del 1942, quando iniziarono i bombardamenti aerei sui centri storici italiani e si dovettero sostituire tutte le protezioni in legname e sacchetti di rena con coperture in muratura.

Rimaneva ancora il problema della tutela delle opere d’arte mobili, per le quali si mostrava necessario ormai un definitivo e totale allontanamento dai centri urbani.

Lo sfollamento più imponente e delicato riguardava ovviamente la soprintendenza fiorentina, e le migliaia e migliaia di opere dei musei, delle chiese e delle collezioni private cittadine. Secondo quanto registrato direttamente da Poggi nelle sue relazioni dell’ottobre 1944 e del luglio 1945 (conservate presso il Fondo Poggi in deposito presso l’archivio storico della Soprintendenza Speciale per il patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze), già nel giugno del 1940 la Soprintendenza fiorentina riuscì a trasferire nella Villa di Poggio a Caiano il nucleo più prezioso degli Uffizi, mentre in tutto il 1940 arrivarono nel palazzo Pretorio di Scarperia e di Poppi e nel convento di Camaldoli altri importanti capolavori.
Piazza della Signoria. Particolari della rimozione della Giuditta di Donatello, daCon il sopraggiungere dell’autunno del 1942, l’aggravarsi della situazione impose una repentina ed energica azione di trasloco totale e smistamento in decine di rifugi fuori dalle città. In dieci mesi e con scarsissimi mezzi a disposizione (sei camion e carburante razionato) Firenze si svuotò completamente.

Allo scoppio della guerra anche la soprintendenza di Siena e Grosseto iniziò le grandi manovre di protezione. Il personaggio chiave nella difesa del patrimonio fu il giovane Enzo Carli, che affiancò come ispettore e direttore della Regia Pinacoteca i soprintendenti Pèleo Bacci prima e Raffaello Niccoli dopo. Carli (che sarebbe poi diventato soprintendente e tra i massimi esperti di arte senese), poco più che trentenne e con un congedo provvisorio rinnovatogli di sei mesi in sei mesi dallo Spedale militare di Firenze, dal giugno 1940 coordinò con limitate maestranze tutti i lavori. Fece ricoprire con una cupola di sacchetti di sabbia sostenuti da una impalcatura di legname il pergamo di Nicola Pisano in Duomo, e si occupò della delicata rimozione della grande vetrata di Duccio e della serie di sculture di Giovanni Pisano che decoravano la facciata della cattedrale.

Tra l’autunno del 1942 e la primavera del 1943 anche Siena iniziò un nuovo piano di misure protettive, non più dai risvolti propagandistici ma di disperata necessità. Se da un lato furono consolidati e incapsulati con armature di mattoni gli oggetti inamovibili come il pergamo di Nicola Pisano, dall’altro fu attuato lo sfollamento pressoché totale delle opere d’arte mobili presenti in città. La tavola più importante di Siena, la Maestà di Duccio di Buoninsegna, fu allora trasferita nella fattoria di Mensanello di proprietà del Seminario, costantemente sorvegliata; le grandi tavole della Regia Pinacoteca furono collocate a Villa Arceno, di proprietà dei conti Gamba Castelli, mentre gli altri dipinti partirono per l’abbazia di Monteoliveto Maggiore, dove furono nascosti al termine di un corridoio al pian terreno, a chiusura del quale fu eretta una paretina provvisoria con davanti un piccolo altare. Nel 1943 Carli prese la moglie, il figlio di 4 anni e la figlia di pochi mesi e andò ad abitare a Villa Arceno, per sorvegliare con i propri occhi tutti i capolavori: nei mesi successivi più di una volta avrebbe rischiato la vita per difendere dalle requisizioni gran parte del patrimonio artistico senese.

E così la rischiarono anche molti dei funzionari della soprintendenza fiorentina e lo stesso Poggi, che con sangue freddo, indipendenza e autorità sul finire del 1943 intrecciò audaci e trasversali trame diplomatiche, non più solo per proteggere, ma soprattutto per difendere il patrimonio cittadino.

Lo sbarco degli Americani, le mutate alleanze, l’invasione tedesca e la coesistenza di governi e poteri paralleli avrebbero infatti alterato completamente la politica ‘centralizzata’ e celebrativa di protezione al patrimonio: nella tragicità ed emergenza del momento, soprintendenti, ispettori, restauratori o semplici custodi di rifugi dimostrarono non solo efficienza e sincera dedizione, ma anche e soprattutto un grande coraggio, spirito critico e generosa umanità.

Articolo pubblicato nel settembre del 2014.




L’Aperossa sulle strade blu … in Versilia

ape rossa sulle strade bluViareggio e Pietrasanta celebrano il Settantesimo anniversario della liberazione.

A Viareggio le celebrazioni iniziano lunedì 15 settembre alle ore 21 nella Sala della Croce Verde, con una serata ricca di iniziative: Paolo Di Nicola presenterà il progetto Aperossa, seguirà poi la presentazione del volume Cercando la rivoluzione – Ansano Giannarelli, i film e le idee, con interventi di Antonio Medici, Glauco dal Pino, Giulio Marlia. A seguire sarà proiettato lo sceneggiato Tradimento ( 1985, 93’), introdotto da Andrea Ranieri e Gianluca Fulvetti, con una selezione interviste realizzate da Giulio Marlia.

Gli incontri proseguiranno martedì 16: alle ore 9.30, Sala Barsanti della Croce Verde, sarà presentato alle scuole superiori il progetto “Topografia della Viareggio antifascista e resistente“. Dopo i saluti del Sindaco Leonardo Betti, dell’Assessore Glauco Dal Pino, di Andrea Palestini, Presidente del Consiglio Provinciale, di Mimma Bondioli – Presidente ANPI Viareggio, interverranno Stefano Bucciarelli e Pietro Finelli – ISREC Lucca

Alle ore 17.15 invece ci sarà la cerimonia Istituzionale per il 70° Anniversario del la Liberazione della città di Viareggio con ritrovo davanti al Municipio e partenza verso il Monumento ai Caduti in piazza Garibaldi  e l’omaggio ai caduti da parte delle autorità.

La sera ancora un incontro alla Sala della Croce Verde alle ore 21,00 con la presentazione del volume “Resistenza, una nazione che risorge”, e a seguire due proiezioni, con introduzione del Prof. Carlo Felice Casula.

Anche a Pietrasanta due giorni di iniziative. Venerdì 19 settembre alle ore 10.00 al Cinema Teatro Comunale, in collaborazione con ApeRossa Toscana Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico sarà proiettato il film-documentario “Resistenza una Nazione che Risorge 2a parte” e “ Versilia” (estratti) di Ansano Giannarelli. Partecipa Sara Nocentini, Assessore Cultura e Turismo Regione Toscana.

Sabato 20 settembre, inevce ci sarà la Cerimonia Commemorativa della Liberazione di Pietrasanta. Il ritrovo è previsto alle ore 9.30,  Località Osterietta. Dopo la deposizione delle corone in memoria dei caduti, alle ore 10.45 nella Sala dell’Annunziata-Sant’Agostino, dopo i saluti Autorità, sarà presentato il libro di Federico Bertozzi “Attaccarono i fogli: si doveva sfollà”.

 In allegato le locandine degli eventi.




Due giorni per ricordare le stragi di Bergiola e delle Fosse del Frigido

133px-Carrara_monumento_dell_eccidio_di_bergiola_1Martedì 16 e mercoledì 17 settembre i Comuni di Massa e di Carrara, la provincia di Massa Carrara e le sezioni locali delle associazioni combattentistiche ricorderanno con una celebrazione le stragi di Bergiola Foscalina e delle Fosse del Frigido.

Le celebrazioni si apriranno martedì 16 alle ore 10 a Bergiola, dove 70 anni fa si consumò una terribile rappresaglia, realizzata da militari tedeschi della 16a Divisione Reichsführer-SS e da soldati fascisti repubblicani della locale Brigata nera, che uccisero 61 tra uomini, donne e bambini.  Dopo la Santa Messa e la deposizione di una corona di allora al monumento ai caduti, interverranno le istituzioni e il sindaco di Carrara. L’orazione ufficiale sarà tenuta dall’onorevole Andrea Rigoni.

Il giorno dopo invece l’appuntamento è alla Fosse del Frigido, sempre alle ore 10, dove interverrà il sindaco di Massa Alessandro Volpi e i rappresentanti delle associazioni combattentistiche.

In allegato il programma completo dell’evento.