I comuni dell’Unione Valdarno – Valdisieve celebrano le Forze Armate

Si celebra questo fine settimana in alcuni comuni dell’Unione la “Festa delle Forze Armate” e la “Giornata dell’Unità Nazionale” – centenario della prima guerra mondiale.
Domenica 9 novembre i festeggiamenti si svolgeranno a Pelago con ritrovo alle ore 10 al palazzo municipale successivamente alle 11 verrà deposta una corona nella frazione di San Francesco in piazza dell’Unità.
I comuni di Londa, San Godenzo e Rufina svolgeranno le celebrazioni domenica. Per quanto riguarda Londa alle 11 ci sarà la Santa Messa nella chiesa della Santissima Concezione, successivamente partirà il corteo per la deposizione delle corone in memoria dei caduti al Parco della Rimembranza e in via Jacopo Ricci, saranno presenti autorità civili e Militari. A San Godenzo la manifestazione prenderà il via alle 9,30 nella frazione Il Castagno D’Andrea con ritrovo all’Oratorio della Madonna: alle 9,45 ci sarà la deposizione e la benedizione delle corone ai monumenti dedicati ai caduti alle 11 ci si sposterà nel capoluogo per la Santa Messa in Abbazia e successivamente la deposizione delle corone ai monumenti ai caduti in piazza Dante infine alle 11 saranno deposte le corone anche al cimitero di San Godenzo. A Rufina infine sempre per celebrare i caduti della Prima Guerra Mondiale il sindaco Mauro Pinzani nella mattinata di domenica andrà a deporre corone ai monumenti ai caduti ed in tutti i cimiteri del territorio comunale.




Giornata delle Forze Armate e del Combattente a Sesto

Domenica 9 novembre celebrazione della Giornata delle Forze Armate e del Combattente. La cerimonia inizierà alle 9, con la deposizione della corona al monumento di Salvo D’Acquisto, nell’omonima piazza. Seguirà, alle 9.30 la Messa in memoria dei Caduti alla Pieve di San Martino. Dopo la funzione religiosa, il corteo prosegue per piazza De Amicis, per la deposizione della corona al monumento al Partigiano. Alle 10.30, il ritorno in Piazza Vittorio Veneto e la deposizione di corone al monumento ai Caduti e al Partigiano. Previsti gli interventi del sindaco di Sesto Fiorentino, Sara Biagiotti, del Comandante della Compagnia dei Carabinieri di Signa, Capitano Claudia Mesina, e di Graziella Milani, presidente della Consulta del Comitato Unitario Antifascista di Sesto Fiorentino.




Cerimonie a Signa per la festa dell’Unità Nazionale e delle Forze armate

Il 9 novembre verrà celebrata, nella massima solennità, la festa dell’Unità Nazionale e delle Forze armate dedicata, come ogni anno, al ricordo dei caduti di tutte le guerre.
Domenica mattina, alle 8.45, inizierà la lunga cerimonia della deposizione delle corone con partenza dalla lapide posta sulla facciata del Palazzo Comunale. La seconda corona verrà collocata sul monumento ai caduti dei giardini di piazza della Repubblica. Da qui partirà un corteo, accompagnato dalla filarmonica Giuseppe Verdi di Signa, che arriverà in piazza Cavour e da qui si porterà in Castello davanti alla lapide sulla facciata della Stella Rossa. Un’altra corona verrà messa davanti alla chiesa di San Miniato dove il Sindaco e i reduci di guerra si incontreranno con i bambini. Il momento più suggestivo si avrà comunque con l’ingresso nel cimitero di San Miniato e con la Messa celebrata all’interno della monumentale cappella dei caduti, opera dell’architetto Dante Fantappiè. Alla fine della Messa il corteo si porterà nella cripta della cappella dove sono sepolti alcuni dei caduti nelle due guerre mondiali per la deposizione dell’ultima corona. Durante tutta la cerimonia la campana votiva della chiesa di San miniato, fusa con il bronzo dei cannoni, suonerà ininterrottamente in memoria dei caduti.
Altre corone verranno messe sulle lapidi dei Colli Alti, di San Mauro, di San Piero a Ponti e di piazza Desideri.
Protagonista di questa manifestazione, insieme all’Amministrazione Comunale, l’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci di Signa.




Cento anni dopo la “Grande Guerra” Cavriglia nel 2015 rievocherà la storia dei propri caduti

Foto ricerca cadutiIl Comune di Cavriglia celebrerà il centesimo anniversario dell’ingresso del nostro Paese nella “Grande Guerra” con una serie di interventi ed iniziative. Tra questi una ricerca che ha per oggetto i circa 160 Caduti del nostro territorio comunale. Fino ad oggi i soldati di Cavriglia sono stati sostanzialmente dei nomi incisi sulle lapidi e sui monumenti commemorativi. La ricerca, che sarà curata dall’Amministrazione Comunale in collaborazione con Antonella Fineschi, Sascha Bottai e il Professor Adalberto Scarlino, cercherà invece di capire chi in realtà fossero quei giovani prima di partire per la guerra e di ricostruire le circostanze specifiche della loro morte. Fondamentale ovviamente sarà il coinvolgimento della cittadinanza. Per quanto fondamentali siano i documenti conservati dal Comune di Cavriglia e quelli in possesso degli Archivi Storici Militari infatti, sono soprattutto le famiglie che possono fornire il contributo più efficace per restituire dignità ai caduti cavrigliesi. Pertanto l’Amministrazione Comunale invita la cittadinanza a collaborare fornendo testimonianze, ricordi, fotografie, lettere e cartoline postali, onorificenze, riconoscimenti, oggetti vari, tutto ciò che può servire a dare un volto ai nomi incisi sui monumenti.

I cittadini che intendono collaborare possono contattare la Segreteria del Sindaco del Comune di Cavriglia allo 055/ 9669733. Il materiale riguardante i soldati caduti farà parte integrante della ricerca in corso, mentre altri eventuali contributi, riguardanti i soldati che ebbero la fortuna di tornare vivi dalla guerra, costituiranno la base di una più ampia documentazione che il Comune utilizzerà successivamente.




Io parlo e continuerò a parlare. Note e appunti sull’Italia vista da Hammamet

La Fondazione Spadolini Nuova Antologia e la Fondazione Bettino Craxi vi invitano martedì 18, alle ore 17.00 alla presentazione del volume di Bettino Craxi, Io parlo e continuerò a parlare. Note e appunti sull’Italia vista da Hammamet, a cura di Andrea Spiri (Mondadori), presso la Biblioteca della Fondazione Spadolini (via pian dei Giullari n. 36/A).

Ne discutono:
Marco Gervasoni, Francesco Perfetti, Sandro Rogari

Coordina:
Stefano Folli




Concorso nazionale Premio di prosa lirica inedita nel Centenario della stampa dei Canti Orfici

Sta volgendo al termine l’anno del centenario della prima edizione dei Canti Orfici, celebrato dal Centro Studi Campaniani con importanti e significative manifestazioni, che hanno portato nel  paese natale di Dino Campana  un pubblico numeroso e qualificato che ha partecipato con interesse  agli eventi organizzati in onore del poeta  e della sua opera.

campanaPer concludere il 1° Concorso Nazionale di Prosa Lirica Inedita, indetto dal Centro Studi Campaniani e dall’Accademia Il Fauno di Firenze con il patrocinio dei Comuni di Marradi e Firenze, del Gabinetto Scientifico Letterario G.P.Vieusseux e della Fondazione Primo Conti, è stata scelta la prestigiosa sede della Sala de’Dugento di Palazzo Vecchio a Firenze dove  sabato 15 novembre alle ore 16 si terrà  la cerimonia di premiazione.

É doveroso ricordare che tra le città cantate da Campana Firenze ha una posizione privilegiata e numericamente superiore alle altre. Sicuramente è una città che molto lo ha attratto e  della quale, nonostante i rapporti burrascosi e complessi dal punto di vista umano, ha saputo cogliere lo spirito raccogliendo stimoli per realizzare testi di grande bellezza.

La giuria del premio, composta da: Gianna Botti (Scrittrice), Mirna Gentilini (Presidente Centro Studi Campaniani), Lamberto Lilli (Presidente Accademia “Il Fauno”),Gloria Manghetti (Direttrice Gabinetto Vieusseux e Presidente Fondazione P.Conti), Marco Marchi (Critico letterario), Alfredo Scanzani (Giornalista) e Giacomo Trinci (Poeta) ha concluso con un verdetto unanime il lavoro di valutazione e ha decretato i vincitori che hanno già avuto un riconoscimento nella prima fase della premiazione tenutasi nella sede del Centro Studi l’11 ottobre scorso.

Sono risultati vincitori del concorso, distinto in due sezioni in base ai temi proposti:

Sezione A – Il paesaggio e la natura “in questa linea severa e musicale degli Appennini”

1° classificato Alda Magnani di Parma con “Un paese e un bosco del nostro Appennino”

2° classificato Silva Bettuzzi di Pordenone con  “Disincanto di un crepuscolo sulla Madonna del Faggio”

3° classificato Laura Montanari  di  Ravenna con  “ Sfumature”

4° classificato Stefano Sansoni di Frosinone con “ Silenzio in stampa”

5° classificato Antonella Riccardi di Roma con “ Tra i falchi”

 

Sezione B – Immagini di città evocate nei “Canti Orfici”

1° classificato Cristina Viti di Lecco  con “ Pomeriggio montevideano”

2° classificato Pamela Galloni di Reggello con “ Firenze, mia coppa preziosa…”

3° classificato Cristiana Pezzi di Ravenna con “ Faenza e la bestia bionda”

4° classificato Vittorio Caratozzolo di Trento con “ Genova,sogno irreale”

5° classificato Maurizia Rossella Perandin di Padova con  “ Scampanio”

Sicuramente nuovo nel suo genere  il concorso ha presentato una sua specificità con la quale si è inteso dare originalità alla gara ed evidenziare una caratteristica dei mitici Canti Orfici, che sono infatti una raccolta di componimenti letterari in prosimetro, genere letterario in cui versi e prosa vengono alternati. Nell’opera anzi  la parte prevalente è proprio costituita dalle  prose liriche, come le stupende pagine de “La Notte” che danno inizio al poema. Anche la scelta dei temi è stata suggerita dall’insigne modello degli Orfici, il paesaggio da un lato e le città dall’altro.

Pur essendo alla sua prima edizione e malgrado la comunicazione si sia avvalsa di tempi ristretti, il concorso,che non ha previsto alcuna quota di iscrizione,ha suscitato molto interesse, quattordicimila visite nel sito e ottantotto partecipanti tra italiani e stranieri.

Il primo classificato di entrambe le sezioni riceverà una targa,il secondo una medaglia e a tutti, dal primo al quinto classificato, saranno consegnati un attestato e una copia anastatica della prima edizione dei  Canti Orfici, edita dal Centro Studi Campaniani in mille copie numerate in occasione del centenario.

Programma della cerimonia di premiazione di sabato 15 novembre 2014 ore 16,00 in Firenze, sala de’ Dugento di Palazzo Vecchio

Saluti Istituzionali delle Amministrazioni comunali di Firenze e Marradi.
Interventi di Mirna Gentilini, presidente del Centro Studi Campaniani e  di Lamberto Lilli, presidente dell’  Accademia Il Fauno. Relazione del prof. Marco Marchi, Docente dell’Università di Firenze e critico letterario  “L’invocazione di Campana”.
Seguirà “Dino , Dioniso teppista” poesie tratte dai Canti Orfici con accompagnamenti musicali inediti. Maurizio Paganini (voce), Francesco Chiari(voce e chitarra), Mariasole Chiari (flauto traverso), Cosimo Roselli (percussioni).




La “città satellite della grande città madre”

Il 6 novembre 1954 la città di Firenze si ingrandiva con la creazione di un nuova zona residenziale situata a sud-ovest del centro storico, lungo il fiume Arno, di fronte al Parco delle Cascine. Quel 6 novembre per inaugurare il villaggio denominato Isolotto fu organizzata una grande cerimonia ufficiale.

A presiederla fu il cattolico Giorgio La Pira: esponente di spicco dell’ala dossettiana della democrazia cristiana, eletto sindaco di Firenze nel 1951. Parteciparono alla cerimonia coloro che si erano impegnati nella progettazione e creazione della nuova area abitativa, i professionisti, architetti e ingegneri,  gli assessori comunali e anche il rettore dell’Università insieme al prefetto. Furono invitati alcuni esponenti politici e ministri in carica come dimostrano le lettere che La Pira rivolse a Fanfani, segretario della democrazia cristiana, a Gronchi, presidente della Camera dei deputati, a Vigorelli, Ministro del Lavoro e della Previdenza sociale, a Medici, Ministro dell’Agricoltura.

Nazione Isolotto 2La cerimonia ebbe luogo nella piazza centrale dell’Isolotto, iniziò alle tre del pomeriggio e proseguì con i discorsi ufficiali tenuti dal cardinale Elia Dalla Costa, dal sindaco e dall’ingegnere Filiberto Guala.

I veri protagonisti di quella cerimonia furono senz’altro i nuovi abitanti del quartiere vestiti con l’abito delle grandi occasioni. Dopo aver ascoltato gli interventi suddetti, accompagnati dalla banda musicale dei vigili urbani, seguirono con trepidazione il responsabile di condominio, ‘colui che aveva in mano il sacchetto pieno di chiavi’. Le cronache locali raccontano che queste persone, prese dall’emozione di ricevere finalmente una nuova casa dove vivere degnamente, aprirono le case “con le mani che tremavano” .

La realizzazione dell’Isolotto, allo stesso modo di altri quartieri residenziali edificati in varie città d’Italia dopo la seconda guerra mondiale, fu possibile grazie alla legge n. 43 approvata il 28 febbraio 1949, il titolo della legge recitava ‘Progetto per incrementare l’occupazione operaia, agevolando la costruzione di case per lavoratori’. La legge n. 43/49, che creò anche un ente apposito l’Ina-Casa per vigilare sulla costruzione degli appartamenti da destinare in locazione o a riscatto, fu denominata dall’opinione pubblica ‘legge o piano Fanfani’ proprio perché il Ministro del Lavoro, Amintore Fanfani, ne fu uno dei massimi promotori insieme al suo sottosegretario La Pira durante il V governo De Gasperi.

Il Piano-Fanfani fu la principale testimonianza dell’impegno dei politici democristiani verso una ‘modernizzazione’ del Paese “accompagnata da elementi solidaristici volti a mitigare l’impatto disgregante” dell’economia neocapitalista. Secondo La Pira esso “costituiva un esempio del tipo di azione che il partito cattolico era chiamato a svolgere per la costruzione di una società solidale”.

Il Piano dell’Ina-Casa del 1950 per l’Isolotto prevedeva: una superficie di circa 500.000 mq, 9.000 abitanti, edifici dai due ai quattro piani, plurifamiliari o unifamiliari e inoltre “(…) due scuole elementari, due scuole per l’infanzia, una casa torre per uffici e servizi, una chiesa ed opere parrocchiali; un mercato con negozi; un cinema-teatro; edifici culturali e ricreativi; installazioni per sport leggero. Nel 1954 vennero consegnati 774 alloggi, 1005 risultarono pronti nel 1955, il completamento del quartiere si sarebbe avuto solo nel 1963.”

Il 6 novembre 1954 alla cerimonia di inaugurazione dell’Isolotto, il sindaco pronunciò un discorso ispirato al principio cristiano della comunità, inteso come “promozione di un ideale sociale fondato su lavoro, famiglia e proprietà.”. Egli definì il nuovo quartiere come una “organica, armoniosa, vasta, umana, città satellite di Firenze, (…) la prima, si può dire, autentica città satellite della grande città madre”; dotata di misura, volto e bellezza tali da renderla “figlia in tutto proporzionata alla città madre”. In questa nuova città, realizzazione terrena di una ideale città divina, i nuovi abitanti avrebbero sviluppato a pieno le loro vite in un clima di solidarietà, fraternità e amicizia.

L'Unità Isolotto senza servizi 23_1Ma se questi furono gli intenti dei costruttori in realtà il nuovo centro abitativo non si presentava nel 1954 come un luogo accogliente dove poter vivere in armonia e serenamente. Sorse privo di infrastrutture e servizi  necessari: mancavano collegamenti con il centro storico, non era ancora pronta una linea Ataf che collegasse la zona residenziale col centro storico. E l’unico modo per raggiungere il parco delle Cascine era attraversare una passerella in legno a pagamento o farsi traghettare fino all’altra sponda dell’Arno. La passerella sull’Arno in cemento, già prevista nel progetto del 1951, sarà realizzata solo nel 1962. Le strade non erano state pavimentate, mancava l’illuminazione e le due piazze principali erano da completare. Non c’erano negozi, né una scuola per i numerosi bambini che per un primo periodo dovettero accontentarsi di frequentare degli edifici di legno fatiscenti, le cosiddette “baracche verdi” prive di acqua e servizi igienici. Alcuni progetti come quelli per la realizzazione di un cinema-teatro o la costruzione di edifici ricreativi e culturali non saranno mai realizzati.

Isolotto festa alberi 1954_NOVMancava anche il verde tra le nuove case, nonostante l’architetto Tiezzi le avesse progettate prendendo a modello le città giardino inglesi. Fu così che l’amministrazione comunale, su proposta di alcuni cittadini, organizzò il 20 novembre all’Isolotto la festa degli alberi. Alla presenza dall’assessore alla pubblica istruzione e alle belle arti il Professor Bargellini, i bambini del nuovo quartiere vennero chiamati a piantare il loro albero vicino alla porta di casa; alberi di cui sarebbero diventati simbolicamente i custodi.

Chi erano i primi abitanti della nuova città satellite? Da un’indagine condotta dalla ricercatrice Marina Tartara, tra il giugno 1958 e il febbraio dell’anno successivo, apprendiamo che la maggior parte era originaria della Toscana e aveva alle spalle un’esperienza di inurbamento dai centri minori iniziata già negli anni Trenta e proseguita all’indomani del 1945. Il 70% dei capifamiglia proveniva dalla Toscana ma solo il 22% era nato a Firenze, gli altri nei comuni limitrofi alla città come Fiesole, Sesto fiorentino, Scandicci, Bagno a Ripoli e Galluzzo. Oltre l’80% dei capifamiglia toscani viveva a Firenze già prima della seconda guerra mondiale.

Solo un terzo delle famiglie proveniva da altre regioni d’Italia: centro-nord, sud e Isole, in proporzione quasi uguali. Una minoranza veniva dall’estero: 105 famiglie di profughi da quei territori perduti nel corso della seconda guerra mondiale, soprattutto dall’Istria, e rimpatriate dalla Grecia, dall’Albania e dall’Africa orientale.

Firenze nel dopoguerra aveva visto la sua popolazione aumentare sensibilmente e molti di questi futuri abitanti dell’Isolotto, che provenivano dalle vicine campagne o dai quartieri fiorentini di Santa Croce, San Frediano, Santo Spirito, si erano trovati a vivere in una condizione di forte disagio abitativo: o in coabitazione, o sfrattati o sfollati.

Archivio Locchi 1954_2Una popolazione molto giovane, composta per la maggior parte da operai attivi nelle fabbriche della città, Galileo, Pignone, Stice, Manifattura Tabacchi, ma vi era anche un nucleo consistente di dipendenti delle Ferrovie, Vigili del Fuoco, Finanza, Forze Armate e impiegati delle amministrazioni pubbliche. Le donne erano per lo più operaie, in particolare dipendenti della Manifattura Tabacchi, oppure lavoratrici domestiche a domicilio, poche di loro erano impiegate.

La ricercatrice Tartara nella sua analisi si era soffermata a lungo sulle differenze tra coloro che avevano ricevuto la casa a riscatto e coloro che l’avevano avuta in locazione. Alla fine faceva confluire le differenze in un’unica distinzione: “gli assegnatari a riscatto godono di migliori condizioni economiche e sono professionalmente e culturalmente ad un livello più elevato”.

Al di là delle considerazioni della ricercatrice, questa umanità così eterogenea per cultura, stili di vita, appartenenza sociale, lingua, idee politiche, credo religioso, si trovò a vivere insieme nello stesso luogo.

Il Piano Ina-Casa prevedeva oltre alla costruzione di case anche la realizzazione di spazi sociali per favorire la nascita di una comunità. Il Centro sociale dell’Ina-Casa aveva il compito di “guidare dall’alto la costruzione di un’identità comunitaria”, favoriva l’inserimento delle famiglie attraverso l’aiuto di assistenti sociali. Dato che il Piano Ina-casa delegava l’amministrazione degli immobili (spazi abitativi e giardini) direttamente ai condomini, i nuovi abitanti furono chiamati a confrontarsi per arrivare a stabilire delle regole condivise. Negli spazi del Centro sociale dell’Ina-Casa gli assegnatari si riunivano per discutere dei vari problemi del nuovo quartiere e qui organizzarono alcuni servizi quali:  la biblioteca, l’ asilo,  il teatro-palestra.

Nel 1955 per volontà della Chiesa fu aperto un altro centro-sociale, guidato da Enzo Mazzi il parroco del villaggio Isolotto; qui si offriva un’assistenza di tipo morale e  un sostegno concreto fatto di aiuti monetari e materiali come la distribuzione dei pacchi forniti dalla Opera Pontificia di Assistenza. Inoltre fu attivo fin dal 1956, in una rimessa lungo l’Arno, un circolo con una sala adibita alle riunioni della sezione del PCI e uno spazio ricreativo con la televisione e il bar.

I nuovi abitanti, nonostante le diversità, si trovarono ben presto uniti e solidali nelle lotte che sorsero spontanee per rivendicare presso l’amministrazione comunale ciò che mancava nel quartiere. La prime lotte interessarono vari ambiti come la casa e i servizi. La prima battaglia importante fu quella per la scuola nel 1959. La sezione socialista dell’Isolotto, guidata da Silvano Miniati, allora componente della segreteria provinciale della FIOM-CGIL, promosse un’assemblea pubblica che scelse di costituire un comitato di lotta e proclamare una giornata di astensione dalla scuola da parte degli alunni. Tale protesta, che vide anche l’adesione dei cattolici con Enzo Mazzi, fu un successo: nessun bambino si presentò in classe e una delegazione venne ricevuta a Palazzo Vecchio dall’assessore Nicola Pistelli. Poco tempo dopo iniziarono alla Montagnola i lavori di costruzione di un edificio scolastico in muratura che venne ultimato soltanto nel 1963.

Questo solidarietà degli abitanti nel conflitto sociale, superando le contrapposizioni ideologiche tipiche dell’epoca, portò il quartiere ad essere negli anni successivi uno dei centri di dissenso più attivi in Italia: ne sono un esempio sia la mobilitazione di comunisti e cattolici dell’Isolotto in sostegno agli operai delle Officine Galileo minacciati di licenziamento nel 1959, sia la vicenda della comunità cristiana guidata da Enzo Mazzi che si trovò in profondo disaccordo con la chiesa ufficiale nel 1968.

Articolo pubblicato nel novembre 2014.




Immagini di guerra e d’arte: le diapositive su vetro dell’Institut Français Firenze (1908-1920)

11 NOVEMBRE 2014

La guerra per immagini

Institut Français Firenze, Sala di Lettura

h 9:30

saluti di Isabelle Mallez (Direttrice dell’IFF), Benoît Tadié (Ambasciata di Francia a Roma), LuigiZangheri (Presidente dell’Accademia delle Arti del Disegno), Maurizio Bossi (Presidente della Classe delle Discipline Umanistiche e Scienze dell’Accademia), Anna Benvenuti (Direttrice del Dipartimento SAGAS), Carlo Francini (ICOMOS), Rita Svandrlik (Direttrice del Dipartimento LILSI), Maria Luisa Premuda (Direttrice

dell’Associazione degli Amici dell’Istituto Francese di Firenze)
h 10:00

Presiede Patrizia Dogliani (UNIBO)

– Marco Lombardi (UNIFI): Les plaques photographiques dell’IFF: dall’insegnamento alla propaganda.

– Monica Pacini (UNIFI): Guerra di parole: le riviste di propaganda fondate da Julien Luchaire

h 11:00

Pausa caffè

Institut Français Firenze: Sala del Teatro

h 11:30

Presiede Joëlle Beurier (Université de Reims Champagne-Ardenne)

-Roberto Bianchi (UNIFI): Dagli Archivi dell’IFF: la ‘guerra degli intellettuali’: Julien Luchaire e il progetto di costituzione di un ‘fronte’ neolatino.

-Luigi Tomassini (UNIBO/SISF): Le diapositive su vetro dell’IFF come fonte storica.

h 12:30

Tavola rotonda: Introduce e coordina Tiziana Serena (Vicepresidente della Società Italiana per loStudio della Fotografia/SISF)

Joëlle Beurier (Université de Reims), Carlo Francini (ICOMOS), Alessandro Gallicchio (UNIFI), Isabelle Mallez (IFF), Tommaso Ranfagni (INRS), Benoît Tadié (Ambasciata di Francia a Roma), Luigi Tomassini (UNIBO/Presidente della Società Italiana per lo Studio della Fotografia/SISF), discutono su: progetto di salvaguardia, catalogazione, restauro, conservazione, studio delle plaques photographiques di guerra dell’IFF.

h 13:30

Buffet

Institut Français Firenze, Sala del Teatro

h 15:30

Presenta e coordina Marino Biondi (UNIFI)

h 16:00 La Grande Guerra e il cinema. Introduce Sandro Bernardi (UNIFI).

– Cristina Jandelli (UNIFI), Alessandro Faccioli (UNIPD), Luca Mazzei (Roma Tor Vergata), parlano del volume A fuoco l’obiettivo! Il cinema e la fotografia raccontano la Grande Guerra, Bologna, Persiani-Associazione italiana per le ricerche di storia del Cinema, 2013.

h 17:30

Pausa caffè

h 18:00

Cristina Jandelli (UNIFI), Il cinema e la guerra dei bambini e delle donne. Antologia di film di finzione italiani 1917-1919.

Accompagnamento al piano di Caterina Pagnini.

II GIORNATA

12 NOVEMBRE 2014

La battaglia dell’arte

Accademia delle Arti del Disegno

h 15:00

saluti di Luigi Zangheri (Presidente dell’Accademia delle Arti del Disegno), Maurizio Bossi (Presidente della Classe delle Discipline Umanistiche e Scienze dell’Accademia delle Arti del Disegno), Benoît Tadié (Ambasciata di Francia a Roma), Isabelle Mallez (Direttrice dell’Institut Français Firenze), Maria Luisa Premuda (Presidente dell’Associazione degli Amici dell’Institut Français Firenze)

h 15:30

Presiede Luigi Zangheri

– Marco Lombardi (UNIFI): Introduzione. La battaglia dell’arte.

– Tiziana Serena (UNIFI), La storia dell’arte per immagini.

– Alessandro Gallicchio (UNIFI), Dagli archivi dell’IFF: la “Section d’Histoire de l’Art”.

– Tommaso Ranfagni (INRS), I rapporti artistici tra Firenze e la Francia: Jean Alazard e il fondo fotografico dell’Institut Français de Florence.

h 18:00

Tavola Rotonda: Introduce e coordina Carlo Sisi (Presidente Museo Marino Marini), Giovanna De Lorenzi (UNIFI), Alessandro Gallicchio (UNIFI), Monica Maffioli (SISF), Isabelle Mallez (Direttrice dell’IFF), Bert W. Meijer (Presidente della Classe di Storia dell’Arte dell’Accademia delle Arti del Disegno), Maria Grazia Messina (UNIFI), Tommaso Ranfagni (INRS), Benoît Tadié (Ambasciata di Francia a Roma), Tiziana Serena (UNIFI/SISF), Luigi Tomassini (UNIBO/SISF) discutono su: progetto di salvaguardia, catalogazione, restauro, conservazione, studio delle plaques photographiques d’arte dell’IFF.

Referenti:

Accademia delle arti del Disegno (aadfi@pec.it), via Orsanmichele 4, 50123, Firenze
tel. 055 219642, info@aadfi.it
Associazione degli Amici dell’Istituto Francese di Firenze (www.aaiff.it)
Barbara Innocenti: b.innocenti@inwind.it
Institut Français Firenze (www.institutfrancais-firenze.com), piazza Ognissanti 2
Francesca Ristori: tel. 055 2718820, francesca.ristori@institutfrançais.it
Comitato organizzativo:
Roberto Bianchi, Maurizio Bossi, Wanda Butera, Giovanna De Lorenzi, Jean-Pascal Frega, Justine Grou-Radenez, Barbara Innocenti, Marco Lombardi, Isabelle Mallez, Monica Pacini, Francesca Ristori, Enrico Sartoni, Tiziana Serena.
Comitato scientifico:
Roberto Bianchi, Maurizio Bossi, Giovanna De Lorenzi, Alessandro Gallicchio, Cristina Jandelli, Marco Lombardi, Isabelle Mallez, Monica Pacini, Maria Luisa Premuda, Tommaso Ranfagni, Tiziana Serena, Luigi Tomassini, Luigi Zangheri.