Nuova importante acquisizione del Museo civico archeologico e della collegiata di Casole d’Elsa

casole18ott14dipIl Museo di Casole d’Elsa continua ad arricchire la propria collezione. Sabato 18 Ottobre alle 16:30 al Centro Congressi di Casole d’Elsa (Siena) e alle 17:30 sarà inaugurata la Sala Augusto Bastianini al Museo civico archeologico e della collegiata.

Grazie al deposito a lungo termine concesso dal Ministero dei beni culturali verrà presentata “La ferratura del bove” di Augusto Bastianini, il cui arrivo contribuisce alla realizzazione della sala dedicata al pittore casolese nel locale Museo civico archeologico e della collegiata. L’artista, nato a Monteguidi, dopo aver studiato all’Accademia di Belle Arti è stato un attivo protagonista della pittura fiorentina realizzando una notevole quantità di opere sperimentando varie tecniche e molte tipologie di soggetti in linea con le tendenze artistiche del Novecento.

La ferratura del bove era già stata apprezzata in passato quando nel 1916 il Ministero della pubblica istruzione la acquistò destinandola alla collezione della Galleria d’Arte Moderna di Roma. Per motivi ancora sconosciuti questa fu trasferita alla Galleria dell’Accademia di Ravenna e successivamente spostata in un ufficio del Comune di Ravenna.

Dopo averla rintracciata e richiesta per il museo, è stato provveduto al necessario restauro così da poterla mostrare in tutta la sua bellezza; un impegno importante per la Amministrazione Comunale di Casole d’Elsa che ha permesso la valorizzazione di questa opera d’arte ormai invisibile al pubblico.

Questa operazione segue gli altri successi ottenuti dall’Amministrazione Comunale nella gestione del locale Museo come le mostre temporanee dedicate agli artisti casolesi, d’origine e di adozione, che si sono distinti nel campo artistico: Alessandro Casolani, esponente di spicco della scuola senese, al quale fu dedicata la mostra “Il Piacere del Colorire. Percorso Artistico di Alessandro Casolani 1552/53-1607” nel 2002; nel 2010 con la mostra “Marco Romano e il contesto artistico senese fra il Duecento e Trecento” è stata sottolineata la capacità del’ artista che ci ha lasciato il magnifico “Cenotafio di Messer Porrina” nella nostra collegiata di Santa Maria Assunta; e nel 2013 “L’arte di Augusto Bastianini (Monteguidi, 1875 – Firenze, 1938) tra ritratti, pittura dei campi e liriche “impressioni”.  L’impegno si è profuso anche nell’arricchimento delle opere esposte nel Museo attraverso accordi di prestito da collezioni pubbliche e private ma anche con acquisti e donazioni senza dimenticare l’origine etrusca dei primi abitanti di Casole con l’acquisizione e presentazione della Collezione Bargagli e della bellissima figura femminile della Testa Bargagli avvenuta nel dicembre 2012.

 




Saving Art. Gli uomini che difesero l’arte in Toscana

bombing%20art%20manifestoNell’ambito della mostra BOMBING ART 1940-1945, a cura della Fondazione CDSE, in occasione del 70° anniversario della Liberazione, promossa da Regione Toscana e Comune di Vaiano , presso la Villa del Mulinaccio (Vaiano):

Sabato 18 ottobre ore 16, visitate (o tornate a vedere) la mostra Bombing Art raccontata dalla viva voce dei protagonisti che difesero l’arte in Toscana tra il 1940 e il 1945. Saving Art, letture teatralizzate nel salone della Villa del Mulinaccio, a cura di Altroteatro – Associazione culturale Firenze

 Domenica 19 ottobre, visite guidate gratuite alle ore 15.30 e 17.00,  a cura della Fondazione CDSE.



Carcere e democrazia, una tavola rotonda a Siena

carcere democrazia sienaIl 15 ottobre, alle ore 15.00, presso Palazzo Patrizi (via di Città 75, Siena), si terrà l’incontro “Carcere e democrazia: istituzioni, poteri e saperi per l’attuazione della definizione costituzionale della pena”. L’iniziativa è organizzata da circolo Anpi di Ateneo, Polo universitario penitenziario regionale, Polo universitario penitenziario di Siena e Comune di Siena.

Questo il programma dell’evento:

  • saluti di Angelo Riccaboni, rettore dell’Università di Siena, e Bruno Valentini, sindaco del Comune di Siena,
  • apertura di Anna Ferretti, assessore alle Politiche sociali del Comune di Siena,
  • presiede la tavola rotonda Fabio Mugnaini, Università di Siena,
  • intervento di Franco Corleone, garante dei detenuti per la Regione Toscana,
  • commenti di Saverio Migliori (Polo universitario penitenziario), Antonio Vallini (Università di Firenze), Andrea Borghini (Università di Pisa), Carmelo Cantone (provveditore regionale Amministrazione penitenziaria).

 

 

 




3° appuntamento con i Seminari di Storiografia dell’ISRT

Continua anche per il presente anno scolastico il ciclo di seminari per insegnanti, volto a mettere a fuoco ed approfondire i risultati della più recente storiografia.
I seminari si svolgono nella sede dell’ISRT di Firenze e hanno cadenza mensile, da settembre a giugno. Il lavoro di questo gruppo, finalizzato alla formazione storiografica dei docenti, prosegue ormai da diversi anni e consiste nella lettura e nella approfondita discussione di testi recenti di storia contemporanea, particolarmente rilevanti dal punto di vista scientifico e didattico, incentrati su svariate tematiche. Talvolta, a seconda delle disponibilità, gli incontri del seminario ospitano anche gli autori dei libri in discussione. I docenti coinvolti appartengono ad ogni ordine e grado di scuola, dalle elementari alle superiori, e costituiscono un gruppo di una ventina di persone. Gli incontri sono aperti a tutti gli interessati.

Nell’anno in corso, le date, il tema e i volumi di ciascun incontro saranno definiti di volta in volta. Per informazioni rivolgersi all’Isrt (email: isrt@istoresistenzatoscana.it)

Prossimo appuntamento:
17 novembre 2014, ore 15.30 – Bruno Maida, Il mestiere della memoria. Storia dell’Associazione nazionale ex deportati politici, 1945-2010, Ombre corte, Verona 2014.




“Fu una mattinata tremendissima”

Gli anni del dopoguerra sono tra i più duri per la popolazione pistoiese. Il numero dei disoccupati, dopo la fine del conflitto, sale vertiginosamente dalle seimila alle dodicimila unità, di cui almeno 2.500/3.000 nella zona montana. Si aggiunge una grave carenza dei generi di prima necessità. Pane e lavoro sono le parole d’ordine di numerose mobilitazioni sociali, che cominciano fin dal 16 ottobre 1944 con la prima manifestazione delle donne con in braccio i loro figli, e si protraggono fino alla fine degli anni ’40.
Ad una situazione economica ristagnante, con numerose aziende appena riavviate costrette a chiudere per mancanza di energia elettrica, di materie prime, di ordinazioni, con i lavori di ricostruzione – in particolare dei ponti e della ferrovia Porrettana – che tardano a partire almeno sino alla fine del 1946 e mal finanziati, quella sociale diviene l’emergenza prioritaria segnalata ogni mese a Roma dai prefetti che si succedono.

cdl anni 40Ancora nel marzo 1946 una serie di manifestazioni di donne reclama alimenti e tenta, a Pistoia ed a Pescia, di assaltare i magazzini del consorzio agrario per impossessarsi di generi alimentari da consegnare poi alle cooperative del popolo per la distribuzione. L’attivismo e il protagonismo di masse ingenti di cittadini e cittadine ereditato dall’esperienza resistenziale si esprime, oltre che nella politica di partito, in un’elevata disponibilità all’azione per migliorare le proprie condizioni di vita e cercare di dare impulso a scelte di trasformazione. Le relazioni economiche tra le parti sociali rischiano spesso di tramutarsi in conflitti diffusi. Gli attori in campo, i prefetti, i sindaci, le organizzazioni dei datoriali (Confindustria, Confagricoltura ecc…), la Camera del lavoro della CGIL unitaria, i grandi partiti come la DC, il PSI e il PCI ed il CLN fino al 1946, si trovano costantemente impegnati un un’opera di mediazione che cerca di contenere la carica esplosiva della disperazione, trovando accordi, mediazioni, persuadendo le folle di disoccupati a forme di azione responsabili e sollecitando i governi. Come scrive il prefetto Mazzolani nel luglio del ’46 i problemi «possono essere risolti solo se gli organi centrali responsabili verranno nell’ordine di idee di attuare una politica economica, finanziaria e sociale, se non rivoluzionaria, almeno coraggiosa ed aderente allo stato di necessità, in cui versa attualmente il popolo italiano, senza aver paura di toccare le posizioni privilegiate di questo o quel gruppo più o meno ristretto».

contadini piazza san francescoLa situazione più critica è in montagna, dove le uniche attività in grado di garantire l’occupazione sono le cartiere della Lima, i traballanti lavori di ricostruzione ma soprattutto la SMI. Ed è proprio in conseguenza di un duro braccio di ferro alla SMI che il 28 giugno 1947 si giunge al primo grande sciopero generale della provincia, che si risolverà in un fallimento parziale e lascerà duri strascichi di divisioni interne alla CGIL tra la componente comunista e quella democristiana.

Progressivamente le trasformazioni dello scenario politico italiano, con la rottura dell’unità antifascista al governo nel maggio 1947, l’incipiente guerra fredda, lo svilupparsi ed acuirsi di uno scontro politico ed ideologico durissimo, hanno ricadute sul contesto locale, dove questi processi si vanno ad unire alla stagnazione ed alla mancanza di risposte efficaci. Se da una parte la conflittualità popolare permane e si esaspera, dall’altra gli apparati dello Stato tra il 1947 ed il 1948 cominciano a chiudere le porte ed a leggere ideologicamente la portata di conflitti fino ad allora rimasti confinati in gran parte all’ambito economico.
La stessa gestione dell’ordine pubblico risente di questo clima da muro contro muro che si va costruendo, slittando nel corso del tempo verso soluzioni sempre più di forza. Il 1947 si chiude con la rottura delle trattative sul contratto dei metallurgici, che provoca l’invasione della sede della Confindustria da parte degli operai della San Giorgio. E pochi giorni dopo il 1948 si apre con una serie di arresti preventivi nel pesciatino che causano un nuovo sciopero generale con numerosi blocchi stradali che sfociano in gravi scontri a Bonelle. Le sinistre tentavano di giocare la carta della mobilitazione, “dare una spallata” in vista delle elezioni del 18 aprile. Il nuovo prefetto, Festa, abbandona il ruolo neutrale del funzionario statale per divenire nei fatti parte della macchina della DC, informando costantemente Scelba dei progressi del suo partito e commentando positivamente i risultati democristiani dopo le elezioni, sostenendo che la sconfitta dei socialcomunisti avrebbe liberato la popolazione da un incubo.

manifestazione schianoIn questo quadro matura uno degli eventi più tragici per la storia di Pistoia nel Novecento. Nell’estate del ’48 la SMI annuncia la sua intenzione inamovibile di procedere al licenziamento di 500 tra operai e operaie. La posizione della CGIL non ammette a sua volta mediazioni al ribasso. Ne segue una vertenza che va avanti per mesi ma che, dopo la scissione della componente cristiana della CGIL ad agosto che si riorganizza nei Sindacati liberi, per Festa diventa l’occasione adatta a scalzare il sindacato delle sinistre e favorire quello vicino al governo appoggiando al tempo stesso la direzione aziendale. Si deve dimostrare ai lavoratori l’incapacità sindacale di socialisti e comunisti. La mattina del 16 ottobre 1948 si svolge l’ennesima manifestazione di famiglie disoccupate o precarie. Dalla montagna la popolazione raggiunge Pistoia, la chiamano “La marcia della fame”. Nel capoluogo le fabbriche scioperano. Le donne guidano il corteo. Per la prima volta la prefettura si rifiuta di ricevere una delegazione dei dimostranti per discuterne l’ordine del giorno e ordina di disperdere i manifestanti. Nei violenti scontri alle cariche seguono i lacrimogeni e alla fine gli spari. Rimangono a terra sette feriti, uno dei quali in modo mortale, il venticinquenne operaio della San Giorgio Ugo Schiano.

La repressione dà un duro colpo alla strategia della Camera del lavoro, che disorientata cede. Festa commenta a Scelba: «si può facilmente desumere che gli organi sindacali si sono dovuti arrendere a discrezione, accettando le condizioni imposte dalla Società, perché si sono resi conto che l’azione sindacale, male impostata e male condotta, li aveva posti in un vicolo cieco dal quale sarebbe stato impossibile uscire senza sottoscrivere l’accordo, qualunque esso fosse. Sta di fatto che, così come è stata conclusa, la vertenza di Campotizzoro, sulla quale si è fatto tanto clamore e non è mancata la più esosa speculazione politica, costituirà un grave colpo per il prestigio della locale Camera Confederale del Lavoro, mentre se ne avvantaggeranno i Sindacati Liberi e lo stesso Partito della Democrazia Cristiana»

Stefano Bartolini è ricercatore presso l’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Pistoia e coordina le attività di ricerca storica, archivistiche e bibliotecarie della Fondazione Valore Lavoro. Ha partecipato al recupero dell’archivio Andrea Devoto ed attualmente si occupa di storia sociale, del lavoro e del sindacato. Tra le sue pubblicazioni: Fascismo antislavo. Il tentativo di bonifica etnica al confine nord orientale; Una passione violenta. Storia dello squadrismo fascista a Pistoia 1919-1923; Vivere nel call center, in La lotta perfetta. 102 giorni all’Answers.

Articolo pubblicato nell’ottobre 2014.




Visita guidata al museo ebraico di Livorno

museo_ebraico_livorno_01In occasione della settimana della cultura in Toscana la cooperativa Amaranta, propone “Saperi e Sapori – Visita guidata al Museo ebraico” di Livorno per domenica 12 ottobre alle ore 16.00. (prenotazione al 3208887044).
Il museo ebraico rappresenta una tappa importante per conoscere la storia di Livorno e approfondire le testimonianze della presenza ebraica e delle contaminazioni sefardite ancora presenti nella città labronica. Al primo piano, nella sinagoga dell’oratorio, sono presenti bacheche che mostrano oggetti sinagogali della tradizione ebraica livornese, i pochi rimasti dopo la guerra: una corona del
1636, tessuti pregiatissimi, le manine di corallo, testimonianza della tradizione artigianale della lavorazione del corallo, la ricchissima borsa dei massari tessuta con fili d’oro e d’argento.
Molti di questi ornamenti, recuperati dalle macerie della vecchia sinagoga, mostrano una qualità di esecuzione che difficilmente troviamo in altri luoghi. A conclusione della visita, lezione di cucina a cura di Jael e degustazione di dolcetti e salatini della tradizione livornese sefardita.  Ad ogni partecipante sarà consegnato un breve ricettario. Costo 10,00 euro a persona




La Livorno di Modigliani, tra la casa natale e il tour in battello

amedeo_modiglianiIn occasione della mostra a Palazzo Blu a Pisa su Amedeo Modigliani a Livorno vengono proposti una serie di eventi collaterali.

La casa natale Amedeo Modigliani raddoppia gli orari di apertura e promuove una serie di eventi collaterali alle visite guidate. A partire da domenica 12 ottobre fino al 15 febbraio la casa di via Roma 38 a Livorno sarà aperta dal martedì alla domenica dalle ore 10.30 alle 12.30 e dalle ore 16.00 alle ore 18.00. Chi desidera visitare la casa in orari personalizzati può accordarsi telefonando al 3208887044. In questo periodo è poi possibile fermarsi a mangiare presso: la “Cantina Nard”i situata a 100 metri da casa natale Modigliani in via Cambini 6/8 (tel. 0586 808006, chiuso la domenica). Il lunedì e il venerdì Nora Nardi preparerà un “menù Modigliani”; il Ristorante “il Rifugio” situato a 130 metri da casa Modigliani in via Enrico Mayer, 80 (tel. 0586 211942 chiuso sabato a pranzo e domenica); “Ai paparazzi” situato a 350 metri da casa Modigliani in via Magenta, 80, (tel. 0586 898802 – 3339160776 chiusura il martedì).

Domenica 12 ottobre alle ore 16.00 è previsto invece il “Tour di Modigliani”, in collaborazione con Itinera
L’incontro è fissato in piazza Cavour (davanti Bar Folletto) per l’imbarco per il Tour in battello.
Si tratta di un suggestivo viaggio in battello nei canali livornesi alla scoperta dei luoghi che hanno segnato la vita artistica di Amedeo, con una sosta lungo il fosso Reale, proprio nel punto esatto dove furo ritrovate le famose “teste di Modigliani”. L’itinerario prevede la fermata nei luoghi famosi dove Amedeo ha vissuto la sua stagione artistica livornese. La prima tappa sarà il famoso Caffè Bardi dove Modigliani era solito andare in compagnia di artisti, musicisti e filosofi del suo tempo. Il percorso prosegue alla volta della casa natale, un vero e proprio museo, dove poter ripercorre la vicenda artistica e umana di questo grande artista livornese. Si conclude questo originale itinerario labronico con una degustazione nella casa di Modigliani rievocando i gusti del grande artista che era solito brindare alla sua Livorno con un buon bicchiere di Vino accompagnato dalle tipiche roschette livornesi, in collaborazione con le Botteghe di Vetrina Toscana

Informazioni e prenotazioni:
Itinera 348.7382094




Cerimonia di intitolazione della Biblioteca a FRANCESCO CHIOCCON

chiocconA dieci anni dalla scomparsa, l’ISGREC ricorda il suo primo Presidente, Francesco Chioccon, intitolandogli la Biblioteca e dedicandogli il concerto del violoncellista Bernardino Penazzi, sabato 18 ottobre alla Cittadella dello Studente, nella sede della Biblioteca dell’Isgrec.

La cerimonia, che avrà inizio alle ore 17,  prevede, dopo i saluti istituzionali, l’intervento di Adolfo Turbanti, attuale Presidente dell’Isgrec, e il concerto del violoncellista Bernardino Penazzi.

Seguirà un aperitivo e la donazione agli ospiti del volume Sulla riva opposta.

Francesco Chioccon è stato uno dei fondatori dell’ISGREC, nel 1993. Dalla sua lunga presidenza l’Istituto ricevette il contributo di un’esperienza culturale e morale rilevante. La ripercorrono, nella corposa appendice al suo romanzo Sulla riva opposta, Piero Innocenti, Luciana Rocchi e Adolfo Turbanti. Questi ultimi intitolarono le pagine dedicate alla riflessione sul’opera e l’autore Resistenza senz’armi, religiosità senza religione, tentando così di definire due esperienze, una politica – l’antifascismo vissuto nella giovinezza – l’altra interiore – una laicità comprensiva di una profonda spiritualità, durata tutta la vita. La nota al testo di Piero Innocenti cala nell’analisi del contenuto del libro il commento a una narrazione di carattere autobiografico.

Il decennio della presidenza Chioccon ha coinciso con una svolta negli studi italiani sulla Resistenza. L’istituto ne ha accolti gli echi ed è stato, nei limiti delle sue capacità di istituzione giovane, un laboratorio per riflessioni, fatte insieme ai maggiori rappresentanti della ricerca italiana su quei temi, ma anche con l’apporto dello spirito laico e dell’apertura culturale del presidente.

Alla città di Grosseto Francesco Chioccon ha dato nel corso della sua vita qui, dal secondo dopoguerra alla morte, non pochi contributi. A fianco della lunga attività forense, è stato attivo nella politica e protagonista di esperienze culturali forti. Dall’impegno politico degli anni del dopoguerra scaturì la partecipazione alla fondazione del movimento di Unità popolare, in opposizione alla cosiddetta legge-truffa. Ha sempre militato in formazioni politiche di sinistra, con posizioni laiche, spesse “eretiche”. L’ultimo impegno: l’adesione alla svolta politica da cui ebbe origine il Partito Democratico di Sinistra, di cui fu per un breve periodo anche il Presidente.

La memoria del periodo più intenso dell’impegno culturale di Chioccon è inevitabilmente legata a una fase storica speciale, quella di un dibattito culturale con protagonisti eccellenti: Carlo Cassola, Luciano Bianciardi, Marcello Morante. Gli incontri promossi dal Circolo Calamandrei, gli echi della rete di relazioni con luoghi significativi della cultura italiana erano le condizioni per una vivacità culturale che vale ancora la pena ricordare. La redazione della rivista “il Ponte” è un esempio di queste relazioni; in più occasioni la rivista accolse contributi di Chioccon.

Per nostra fortuna esistono le carte del suo archivio personale, depositate presso l’ISGREC, fonte straordinaria per la storia locale. Gli siamo grati per la cura con cui ha conservato documenti, stampa locale, materiali grigi di convegni grossetani, altrimenti introvabili. L’altro lascito è la sua biblioteca, così significativa da essere stata oggetto di uno studio specialistico, nell’Università della Tuscia. Piero Innocenti e Francesca Martellacci ne danno conto in un prezioso libro La biblioteca di un antifascista, che meriterà una ristampa. Ultima citazione, il racconto Il veliero di Epicuro, che aggiunge una nota del tutto diversa: l’amore per il mare del Chioccon divenuto navigatore esperto grazie all’insegnamento ricevuto dal più prestigioso corso di navigazione d’Europa, in Bretagna, nell’arcipelago dei Glénans.

Info: Isgrec | Cittadella dello Studente | 58100 Grosseto | Tel/fax 0564 415219 | www.isgrec.it | segreteria@isgrec.it

>>> Come raggiungerci

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