“L’uomo che salvò la torre” e una nuova sezione per la mostra “Pane e bombe” a Pisa

CriticalPast sett1944 02 (1)Giovedì 30 ottobre alle ore 21:00, MemorySharing e Acquario della Memoria inaugurano l’apertura di una nuova sezione della mostra-cantiere PANE E BOMBE: nuove testimonianze, nuovi filmati, altre storie, altri piccoli tasselli che si aggiungono alla cornice della Storia con la esse maiuscola e alla ricca esposizione multimediale sostenuta dal Comune di Pisa e ospitata dal Centro Espositivo Museale SMS dal 9 ottobre al 16 novembre.

Nell’occasione sarà riproposto, in collaborazione con l’Università di Pisa, un evento che ha riscosso grande successo questa estate: la lettura, a cura di Federico Guerri e dell’associazione Arsenale delle Apparizioni, de “L’UOMO CHE SALVO’ LA TORRE”. La storia di Leon Weckstein, vedetta del 363° Reggimento di Fanteria di stanza a Boccadarno, a cui sarebbero bastate sei parole per buttar giù la Torre di Pisa e liberare la città dai nazisti, mentre invece decise di salvare la torre. La liberazione della città di Pisa in un racconto sulla paura, sulla bellezza, sulla pazienza.

L’intervista a Weckstein è parte della mostra PANE E BOMBE, la si può vedere e ascoltare dal martedì al venerdì dalle 16 alle 19, il sabato e la domenica dalle 11 alle 19.

Il 30 ottobre la mostra rimarrà invece aperta fino al termine dell’evento.

L’ingresso è libero alla mostra e all’evento.




Mostre temporanee, incontri e visite guidate nella rinnovata sede del Centro di Documentazione Giovanni Michelucci di Pistoia

Michelucci“Il disegno aiuta a comprendere quei passaggi attraverso cui è stato possibile il trasferimento dal foglio alla materia. Allo stesso modo come lo spartito musicale indica il tessuto dell’opera meglio della sua esecuzione”.
Giovanni Michelucci
Si inaugura mercoledì 29 ottobre nella sede del Centro di Documentazione Michelucci in Palazzo Comunale a Pistoia un ciclo di incontri, di visite e di mostre tematiche sull’opera di Giovanni Michelucci, promosso dalla Fondazione Giovanni Michelucci e dal Comune di Pistoia con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia.
L’iniziativa fa parte di un progetto più ampio volto alla tutela, la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio grafico dei disegni autografi di Giovanni Michelucci conservati presso la sede del Centro di Documentazione pistoiese, anche in vista del trasferimento nella parte storica dell’antico Ospedale del Ceppo.
Il progetto, realizzato dalla Fondazione Michelucci in collaborazione con l’Amministrazione Comunale e il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, prevede anche la messa in sicurezza dei 266 disegni originali esposti, sostituiti con copie in scala 1:1 ad altissima definizione, e la realizzazione di un catalogo completo, digitalizzato e consultabile online di tutti i 2.168 disegni autografi di Michelucci, corredati di schede descrittive.
Cinque sono le mostre tematiche di disegni originali, arricchite da incontri e visite guidate ad alcune delle opere pistoiesi dell’architetto. Dopo tanti anni di esposizione, per esigenze di conservazione, si è reso necessario procedere alla sostituzione dei disegni in mostra al Centro di Documentazione rinnovando l’itinerario didattico espositivo.
Il corpus dei disegni a mano libera costituisce il patrimonio più autentico dell’originalità creativa di Michelucci e la testimonianza più autorevole di quello spirito di libertà interiore e creativa con cui affrontava le sfide progettuali. I disegni autografi, frutto di una straordinaria energia grafica, costituiscono una preziosa documentazione del suo fare architettonico e ne rappresentano la trascrizione grafica intuitiva-intellettiva come momento di nascita e sviluppo dell’idea progettuale e come momento di verifica delle spazialità immaginate. Sono disegni realizzati a matita, penna e inchiostro, talvolta a pennello, con qualche velatura di acquerello, attraverso condensazione e rarefazione di segni, un tratto grafico più diffuso o insistito, più nervoso o disteso.
Per il loro valore artistico, architettonico e culturale i disegni di Michelucci sono stati esposti nelle principali capitali europee, da Londra a Parigi a Berlino a Roma, e in numerose altre città.
Il programma delle iniziative, a cura della Fondazione Michelucci, avrà inizio mercoledì 29 ottobre 2014 con la mostra “Disegni e parole” e terminerà il 18 gennaio 2015. All’inaugurazione sono previsti gli interventi del sindaco Samuele Bertinelli, del presidente della Fondazione Cassa di Risparmio Ivano Paci, del presidente della Fondazione Michelucci Giancarlo Paba, del presidente dell’Ordine degli Architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori di Pistoia Alessandro Baldi, della responsabile dei musei comunali e del centro di documentazione Michelucci Elena Testaferrata.
Le altre mostre tematiche di disegni originali che si succederanno nel tempo hanno per titolo: “Spazi comunitari”, “Natura, struttura architettura”, “Architetto e artigiano”, “Architetture immaginate in cinque progetti non realizzati”. Agli incontri dedicati ad “Architettura, arte e paesaggio”, “Architettura e artigianato”, “Il modello digitale per l’analisi e la comunicazione dell’architettura” parteciperanno come relatori architetti, studiosi e operatori di diverse discipline e vari ambiti di impegno. Arricchiscono il programma le visite guidate ad alcune opere di Michelucci.

PROGRAMMA
Centro di Documentazione Giovanni Michelucci – Palazzo Comunale di Pistoia
Ingresso gratuito, da giovedì a domenica, ore 10-18
Cinque incontri e visite guidate tra le iniziative in programma
Disegni e parole
mercoledì 29 ottobre – domenica 9 novembre 2014
mercoledì 29 ottobre
ore 16.00 Inaugurazione mostra
ore 17.30 Visita al Centro di Documentazione Michelucci
Spazi comunitari
mercoledì 12 novembre – domenica 23 novembre 2014
mercoledì 12 novembre
ore 16.00 Inaugurazione mostra
sabato 22 novembre
ore 10.00 Visita alla chiesa delle Sante Maria e Tecla alla Vergine
Natura, struttura, architettura

giovedì 27 novembre – domenica 7 dicembre 2014
giovedì 27 novembre
ore 16.00 Inaugurazione mostra
ore 17.30 Sala del Consiglio del Palazzo Comunale
Incontro sul tema “Architettura, arte, paesaggio”

Architetto e artigiano

giovedì 11 dicembre – domenica 21 dicembre 2014
giovedì 11 dicembre
ore 16.00 Inaugurazione mostra
ore 17.30 Sala del Consiglio del Palazzo Comunale

Incontro sul tema “Architettura e artigianato”
venerdì 12 dicembre
ore 17.00 Visita alla sede della Cassa di Risparmio di via San Matteo

Architetture immaginate in cinque progetti non realizzati
giovedì 8 gennaio – domenica 18 gennaio 2015
giovedì 8 gennaio
ore 16.00 Inaugurazione mostra
ore 17.30 Sala Maggiore del Palazzo Comunale
Incontro e proiezione video sul tema “Il modello digitale per l’analisi e la comunicazione dell’architettura”

Per info e prenotazioni Fondazione Giovanni Michelucci
www.michelucci.it – segreteria@michelucci.it – tel. +39 055 597149




28 novembre 1944: si scioglie la Divisione Garibaldi Lunense

A tre mesi dalla sua formazione, la Divisione Partigiana Garibaldi Lunense, attiva nel territorio garfagnino e lunigiano ancora sotto occupazione nazifascista, si trova, alla metà di novembre del 1944, di fronte a un bivio: rispettare il proclama Alexander – che chiede la cessazione di operazioni militari su vasta scala – e proseguire in attività di sabotaggio contro le strade e i ponti della Garfagnana, oppure portare fino in fondo un’azione per la quale i preparativi sono in corso già da un mese. Il piano è così descritto dal comandante della 1° Brigata Garfagnina, Abdenago Coli:

trasferire il Comando di Divisione da Monte Tondo a Foce di Careggine, costituire nelle immediate retrovie nemiche una zona partigiana comprendente il territorio del Comune di Careggine e parte del territorio di Castelnuovo Garfagnana, fare affluire nella zona da altri reparti della Divisione gli uomini necessari all’attuazione del piano (i 360 uomini della I Brigata erano pochi per la bisogna), richiedere al Comando Alleato un aviolancio di giorno garantendo la sicurezza della zona, aviolancio che avrebbe dovuto rifornirci di armi, munizioni e vivere in scatola; non appena ottenuto il lancio, tentare lo sfondamento del fronte tedesco con conseguente liberazione della Garfagnana”.

E’ un’idea non soltanto ambiziosa, ma probabilmente pure oltre la capacità militare della Garibaldi Lunense. Per organizzarla, il comandante di Divisione Anthony John Oldham, un ex maggiore dell’esercito inglese fuggito da un campo di prigionia dopo l’armistizio, e il commissario di guerra Roberto Battaglia, già da metà ottobre si sono trasferiti da Monte Tondo a Foce di Careggine. Affinché il tutto possa funzionare, è indispensabile che i partigiani da nord e le truppe alleate da sud agiscano in modo coordinato.

I rischi militari sono evidenti, ma i comandanti della Garibaldi Lunense da un lato sono anche desiderosi di mostrare agli angloamericani il loro potenziale offensivo e, dall’altro lato, attraversano un momento di oggettiva difficoltà: agendo in zona occupata da truppe tedesche e della Repubblica Sociale Italiana, gli approvvigionamenti alimentari sono problematici, i rifornimenti di armi e munizioni sono molto scarsi e, con l’arrivo dell’autunno, anche le condizioni sanitarie peggiorano giorno dopo giorno. Un’offensiva sul fronte, per quanto difficile, è la carta che viene deciso di giocare.

L’azione prevede che il grosso dei partigiani attivi in Lunigiana si sposti in Garfagnana e, dopo un aviolancio alleato con i rifornimenti necessari, parta un attacco in due punti del fronte, sulle Apuane, nei pressi della Pania Secca, tra Molazzana e Vergemoli: il passo delle Rocchette, a quota 999, e Monte d’Anima, a quota 832. L’aviolancio avviene il pomeriggio del 22 novembre.

Tra il 22 e il 23 novembre, un gruppo di una cinquantina di uomini del 3° Battaglione (soprannominato “Casino” per la quantità e l’efficacia delle azioni) guidati da Giovanni Battista Bertagni coglie di sorpresa un gruppo di bersaglieri aggregati alla divisione San Marco, a quota 999 e li cattura: il varco sulla linea Gotica è aperto e i prigionieri vengono dallo stesso Bertagni consegnati agli americani a Vergemoli; questi però non approfittano della situazione. Così i partigiani devono ripiegare. Ma l’azione li ha convinti che l’impresa è possibile. E così, nella notte tra il 26 e il 27 novembre scatta l’operazione che dovrebbe essere decisiva: Bertagni deve riconquistare la quota 999, un’altra colonna diretta da Oldham ha l’obiettivo del Monte d’Anima, mentre da sud devono arrivare gli alleati.

Va quasi tutto storto.Soltanto Bertagni porta a termine la missione, riconquistando la quota assegnatagli. Gli altri falliscono e gli americani non si muovono come dovrebbero.

Il giorno 28 è chiaro a tutti che il piano non ha avuto buon esito e la sera viene deciso ufficialmente lo scioglimento della Divisione Garibaldi Lunense, per l’impossibilità materiale di continuare a operare nelle condizioni in cui si è trovata nelle ultime settimane: centinaia di partigiani giunti a rinforzo dalla Lunigiana tornano, sbandati, da dove sono venuti; Bertagni si congiunge agli americani e ai Patrioti Italiani dell’XI Zona di Manrico Ducceschi “Pippo” da dove proseguirà la sua lotta partigiana; Oldham, Battaglia, Coli e molti altri attraversano il fronte con l’idea di ricostituire un reparto da sud, ma gli alleati li portano prima a Viareggio e poi a Firenze e per loro la guerra di Liberazione di fatto finisce lì; altri partigiani ricostituiranno due piccole formazioni collegate l’una ai Patrioti Apuani di Pietro Del Giudice e l’altra alle Brigate Garibaldi operanti a Reggio Emilia, compiendo nei mesi successivi azioni di sabotaggio tra i Comuni di Castelnuovo di Garfagnana, Pieve Fosciana, San Romano, Piazza al Serchio e Sillano.

La Garfagnana verrà liberata solamente il 20 aprile 1945.

Feliciano Bechelli si è laureato in Scienze politiche presso l’Università di Pisa e collabora con l’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Lucca. Giornalista pubblicista, è direttore responsabile della rivista dell’Istituto “Documenti e studi”.

Articolo pubblicato nell’ottobre 2014.




CANZONI CONTRO LA GUERRA

E’ la terza volta che l’Istituto “Ernesto de Martino”, il Comitato “Fermiamo la guerra”, l’ANPI, il Circolo “L’Affratellamento di Ricorboli”, LeMusiQuorum, con la collaborazione, quest’anno, anche della Camera del Lavoro CGIL di Firenze, organizzano un’iniziativa anti-militarista in concomitanza con la celebrazione – il 4 novembre – delle Forze Armate e della vittoria nella 1ª guerra mondiale.

Siamo ad un secolo di distanza da quando ebbe inizio – nel 1914, appunto – quel grande macello che mandò al massacro, sui campi di battaglia di tutta Europa, milioni di persone strappate ai loro lavori, alle loro famiglie, alle loro case. Stanno cominciando le commemorazioni, retoriche e patriottarde, di tale funesto evento.

Una ragione in più per ritrovarsi ad ascoltare, ed a cantare, le canzoni contro la guerra, quelle nate nelle trincee od ancor prima, nelle guerre precedenti, o, successivamente, quando la follia nazi-fascista, scatenò un altro conflitto mondiale e quando, poi, divenne realtà il terrore atomico.

Non solo. La violenza delle armi sta sconvolgendo anche oggi il mondo, tanto è vero che si è parlato di terza guerra mondiale “a puntate”: l’aggressione israeliana alla popolazione di Gaza, che ha provocato oltre 1500 vittime, il conflitto in Ucraina, la violenza senza fine in Siria ed in Iraq, con l’attacco dell’ISIS e la resistenza dei curdi – uomini e donne – specialmente a Kobane , le guerre dimenticate in Africa [limitandoci agli ultimi mesi – e l’elenco non è completo -].

Proprio perché la memoria di ieri ci aiuti a sconfiggere l’orrore odierno, il 2 novembre canteranno il coro de LeMusiQuorum, il Gruppo “Cantierranti” ed una grande ospite a sorpresa, accompagnata da 3 musicisti.

Inoltre, ascolteremo brani di interviste a persone che hanno vissuto l’esperienza delle trincee e ricorderemo, con Elio Varriale, dell’Istituto “Memoria in scena”, le iniziative contro la guerra che si ebbero durante il 1° conflitto mondiale, anche qui in Toscana, con Mahmud Hamad, Presidente dell’Associazione Italo-Palestinese, le devastazioni belliche di oggi (con particolare riferimento a quella che ha colpito recentemente il popolo della Palestina).

A termine del concerto seguirà un buffet.

L’ingresso è gratuito.

Siccome l’iniziativa è auto-organizzata, è gradito comunque il contributo volontario di chi parteciperà all’evento.




“GIORGIO LA PIRA – SINDACO DELLA PACE”

Rai Cultura, diretta da Silvia Calandrelli, presenta Italiani con Paolo Mieli, in onda martedì 28 ottobre alle ore 21.30 su Rai Storia, ch. 54 del Digitale Terrestre e ch. 23 Tivù Sat.
La vita, le idee, la visione politica, la capacità di immaginare un mondo diverso, è il filo conduttore della prima serie di sette puntate di Italiani dedicata ai grandi personaggi che hanno dato lustro alla vita politica, sociale e culturale del Paese. Paolo Mieli ci condurrà lungo un percorso di conoscenza nella vita di questi Italiani, nell’epoca in cui sono vissuti e nei fatti di cui sono stati protagonisti, attraverso interviste a familiari e studiosi, immagini e sequenze di repertorio delle Teche Rai, capaci di ricreare una “cronaca in presa diretta” della biografia dei singoli protagonisti.
“GIORGIO LA PIRA – SINDACO DELLA PACE”
Di Antonia Pillosio
Il 29 giugno 1955 il quotidiano francese Le Monde scrive: “Giorgio La Pira: chi non conosce oggi questo piccolo uomo vivace e dolce, questo ‘cristiano da choc’ che si è lanciato nella vita pubblica senza nulla concedere alla potenza del denaro, né perdere nulla del suo temperamento d’asceta?” Attraverso testimonianze, appunti, immagini inedite delle Teche Rai e fotografie provenienti dalla Fondazione Giorgio La Pira di Firenze, il documentario racconta la vita di un uomo centrale nella politica del secondo dopoguerra italiano, così come fondamentale è stato il suo apporto alla stesura della carta costituzionale. A ricordare il ruolo e il valore di Giorgio La Pira, Ettore Bernabei, suo amico e collaboratore, Ugo De Siervo, ex Presidente della Corte Costituzionale e suo allievo, Matteo Primicerio, Presidente della Fondazione La Pira Firenze, Giulio Andreotti, Amintore Fanfani, Vittorio Citterich.
“Era un democristiano atipico – racconta in un’intervista di alcuni anni fa il giornalista Vittorio Citterich – perché come lui stesso diceva ”io non ho la tessera di nessuno, l’unica tessera che ho è quella del battesimo”.
Giorgio La Pira, nasce a Pozzallo in provincia di Ragusa il 9 gennaio del 1904. Nel 1946 viene eletto Deputato alla Costituente e formula con Moro, Dossetti, Calamandrei e Togliatti i principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana affermando le libertà civili e religiose, il diritto al lavoro, il valore della persona umana. ”Viene scelto alla Costituente perché – sottolinea Ugo De Siervo – era uno dei pochi cattolici democratici che si era decisamente esposto contro il fascismo e contro la discriminazione razziale. “I suoi obiettivi erano i poveri, era la conversione della Russia e la pace universale, lui lavorava su questa prospettiva – ricorda in un documento delle Teche Rai Giulio Andreotti, che aggiunge: “Era convinto che dovesse essere perseguita una politica di pace universale”.
Negli anni a seguire, La Pira sarà sottosegretario al Ministero del Lavoro, Sindaco di Firenze e per tre volte membro della Camera dei Deputati. Una storia di battaglie politiche e civili ma soprattutto di fede per un uomo che, l’impegno religioso e civile, inducono a muoversi con decisione verso obiettivi concreti e per lui sacri: il lavoro, la casa, il pane.
La Pira segna la vita politica nazionale ma anche quella estera con sorprendenti iniziative. “Nel 1965 si rese conto che il pericolo del Vietnam era il problema principale per la Pace del mondo – racconta Mario Primicerio – e così decise di andare in Vietnam ad Hanoi per parlare con Ho Chi Min.”
A sei anni dalla sua morte, il 5 novembre del 1977, gli sono riconosciute le virtù eroiche e la fama di santità che portato l’arcivescovo di Firenze Silvano Piovanelli a presentare nel 1983 la richiesta per introdurre la causa di beatificazione.




Storia on-line. Insegnare la Storia nell’era digitale

locandina copia (2) (1) L’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea Apuana (ISRA), con il patrocinio dell’Ufficio Scolastico Regionale per la Toscana, organizza il corso di aggiornamento e formazione “Storia on-line. Insegnare la Storia nell’era digitale”, rivolto agli insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado del territorio. Il corso è articolato in due appuntamenti pomeridiani (14.30 – 18.30) che saranno replicati sia in Lunigiana sia nell’area di costa per favorire e agevolare un’ampia partecipazione degli insegnanti.

1. Il primo appuntamento, introduttivo, avrà carattere seminariale e verranno affrontate questioni teoriche e metodologiche legate alla Storia del territorio, alle indicazioni nazionali per l’insegnamento, alle risorse on-line per la didattica della Storia. Infine, l’insegnante ed esperta in innovazione e tecnologie didattiche Jessica Redeghieri interverrà sul tema “La scrivania digitale dell’insegnante di Storia”.

2. Il secondo appuntamento sarà un workshop di approfondimento pratico di alcuni degli strumenti presentati durante il primo incontro: “Mappe e immagini parlanti”; “E-book. Un libro, tanti linguaggi”; “Dialoghi tra realtà” sulla realtà aumentata e l’uso del QR-code. I partecipanti, divisi in gruppi di lavoro, saranno guidati in attività di laboratorio gestite da Jessica Redeghieri, che permetteranno loro di ricercare, progettare e creare materiali utili all’insegnamento della storia. I partecipanti, attraverso l’esperienza laboratoriale, verranno a contatto con strumenti, strategie e soluzioni che potranno poi applicare in classe all’interno del proprio contesto formativo. Ogni workshop sarà strutturato in modo tale da favorire tutti i livelli di conoscenza digitale.

L’obiettivo del corso è quello di aggiornare e arricchire la cassetta degli attrezzi non solo dell’insegnante di Storia, ma delle discipline letterarie e umanistiche in generale nonché di quelle tecnico-scientifiche. Le applicazioni che i partecipanti impareranno ad adoperare, infatti, si prestano a un utilizzo trasversale rispetto alle diverse discipline e possono essere applicate all’attività didattica in classe in molteplici ambiti disciplinari, prestandosi pure agli incroci delle ore di compresenza tra materie diverse. La finalità principale del corso sarà di mettere a disposizione dei partecipanti la possibilità di creare essi stessi gli strumenti multimediali adatti al proprio contesto formativo, pensandoli e adattandoli alle esigenze peculiari delle loro classi.

Sedi e orari

Lunigiana:

 13 novembre 2014

Pontremoli c/o IC “Tifoni” e “Ferrari”, via IV novembre 76, ore 14.30 – 18.30

21 novembre 2014

Pontremoli c/o ITCG “Belmesseri”, via Malaspina 19, ore 14.30 – 18.30

Costa:

 18 novembre 2014

Massa c/o Liceo “P. Rossi”, viale Democrazia 26, ore 14.30 – 18.30

24 novembre 2014

Carrara c/o Liceo Scientifico “Marconi”, viale XX settembre 140, ore 14.30 – 18.30

Contatti:

e-mail redazione@resistenzapuana.it – didattica@resistenzapuana.it

tel.: Angelo Angella 3397077149 – Luca Madrignani 3205627746




Ilio Barontini. Un protagonista dell’antifascismo internazionale

Ilio Barontini nasce a Cecina (Livorno) il 28 settembre 1890 da due genitori di origini contadine ed è il secondo di cinque figli. Il padre in seguito ad una malformazione che ne causò il ricovero a Roma riuscì a frequentare una scuola professionale e grazie alle competenze lì acquisite fu chiamato dalla famiglia Wassmuth (famiglia valdese da lungo residente a Livorno) ad occuparsi delle loro fabbrica di pipe in città. Ilio presto si sposerà e avrà due figlie, Nara nata nel 1915 ed Era nata nel 1923.

Viene richiamato alle armi durante la 1ᵃ Guerra ma dopo un breve periodo viene destinato alla produzione bellica alla Breda di Milano. Alla fine del conflitto entra come operaio nelle officine ferroviarie della stazione di Livorno. Nel 1920 lo troviamo esponente del Consiglio provinciale del Sindacato Ferrovieri e nel Comitato federale del Psi. Sempre nel 1920 diviene consigliere del Comune di Livorno ed è presente nella giunta Mondolfi con la delega alle finanze come assessore supplente.

Aicvas0003Nel 1921 aderisce alla formazione del Partito Comunista d’Italia, sezione della IIIᵃ Internazionale. Assume da subito ruoli di rilievo e si trova a difendere, in contrasto con il centro del Partito, l’adesione dei comunisti agli Arditi del Popolo a fianco degli anarchici, repubblicani e socialisti. Svolgerà un ruolo centrale nel’organizzazione dello sciopero della fine di luglio, organizzato dall’Alleanza del Lavoro. Fu in quell’occasione, in cui la città labronica si trasformò in un vero e proprio scontro armato, che vennero distrutte le sedi della Camera del Lavoro, dello SFI e del PCd’I e avvenne l’assalto all’abitazione dei fratelli Gigli con la morte di Pietro.

Dopo la marcia su Roma viene licenziato insieme a tutti i ferrovieri attivi nella lotta contro lo squadrismo. Tra il 1923 e il 1924 subisce tre arresti, con proscioglimento e assoluzione per insufficienza di prove. Diventa un militante “dormiente” e entra e va a lavorare nella ditta del padre.

Dal 1931 si trova in Francia dove lavora tra gli emigrati e per conto del centro del Partito comunista fino a quando, alla fine del 1932 parte per l’Unione Sovietica dove svolgerà un lavoro politico tra i lavoratori marittimi e poi entrerà come operaio in una fabbrica aereonautica dell’Armata Rossa. Durante il soggiorno sovietico frequenterà il corso per quadri dell’Internazionale. Nel 1935 torna in Francia e da qui poi verrà inviato a combattere in Spagna come ufficiale di Stato maggiore della XII Brigata internazionale. Partecipa alla battaglia in difesa di Madrid, a quella di Albacete e poi al combattimento presso il fiume Jarama. Nel frattempo è divenuto commissario politico del battaglione che si trova sotto il comando militare di Randolfo Pacciardi. Quando Pacciardi sarà ferito in battaglia, il comando, anche militare, passa a Barontini che dirigerà la battaglia di Guadalajara, battaglia che si protrae più di dieci giorni. Dopo questa prova viene nominato commissario politico di Divisione ma alla fine di settembre a causa di un comportamento che verrà sanzionato dal nuovo comandante Klèber come poco ortodosso con l’assenso di Togliatti e contro il parere di Vidali e della Teresa Noce, ritorna in Francia.

In Francia, da parte del Centro estero del Pci, per mezzo di Di Vittorio, gli viene ordinato di recarsi a combattere in Etiopia accanto alla resistenza etiope dove sarà poi raggiunto dallo spezzino Domenico Rolla e da Anton Ukmar. Prenderanno i nomi di battaglia dei tre apostoli: Paulus, Petrus e Johannes, e agiranno in tre zone diverse del paese. Barontini nel territorio di sua competenza riuscirà anche a stampare un giornale bilingue, “La voce degli Abissini”. Sulla loro testa verrà messa una taglia e facendosi il pericolo troppo grave, i tre rientrano passando da Khartoum dove Barontini è accolto dal generale Alexander che più tardi gli conferirà la Bronze Star. Sarà un’esperienza che probabilmente gli tornerà utile per la resistenza armata contro i tedeschi, sia in Francia che in Italia.

Immagine Barontini da diapIn Francia è già in atto l’occupazione tedesca e Barontini rientrato col nome di battaglia “Giobbe” nel sud della Francia, organizza i gruppi dei franc tireurs preparando anche azioni clamorose come quella contro l’Hotel Terminus di Marsiglia, sede del comando delle SS che sarà fatto saltare per aria. Dopo l’8 settembre ritorna clandestinamente in Italia e per ordine del Partito è inviato a costruire i GAP (Gruppi d’azione patriottica).

Con il nome di “Fanti” si sposta tra Emilia Romagna, Piemonte, Toscana, Veneto e Lombardia. Dall’ottobre 1943 è a Bologna dove dirige la lotta armata. Nel maggio del 1944 con il nome di battaglia “Dario” dirigerà per il Pci, l’azione politica delle formazioni partigiane. A giugno prende il governo del Comando Unico Militare dell’Emilia Romagna. Dirigerà con esito positivo la battaglia di Porta Lame a Bologna del novembre 1944 e quella di Monte Formia nel modenese. Alla fine della guerra ritorna a Livorno, entra nel Comitato Centrale del Partito comunista, viene eletto deputato all’Assemblea costituente e segretario della Federazione del Partito comunista a Livorno.

Con le elezioni de 1948 diventa senatore della Repubblica con l’incarico di sottosegretario della Commissione Difesa. Quelli che in quel periodo l’hanno conosciuto ne hanno tramandato un’immagine mitica e, se vogliamo, anche stereotipata. Vestito di un impermeabile sdrucito sembrava aver mantenuto le abitudini della clandestinità, atteggiamento non solo probabile ma comprensibile e, non solo suo, ma di tutti quelli che nel ventennio si erano dovuti guardare non solo le spalle, considerati gli anni cupi in cui si erano trovati a vivere. La morte sopravverrà repentina per un incidente stradale il 22 gennaio 1951. Insieme a lui moriranno altri quadri dirigenti di quel Partito che si vedrà decapitato da cause esterne e imponderabili e per il quale comincerà una lunga fase di transizione verso un nuovo gruppo dirigente.

Oltre alla decorazione della Bronze Star ricevette da Giuseppe Dozza, sindaco di Bologna, il titolo di cittadino onorario della città. Ricevette anche dal’Unione Sovietica il prestigioso Ordine della Stella Rossa.

Articolo pubblicato nell’ottobre 2014.




Gli Svizzeri a Pisa e Livorno. Presentazione del volume della collana Arte&Storia

livorno_municipioAnche Livorno, come molte altre città italiane, ha visto nel corso della propria storia la presenza di numerosi Svizzeri nei settori dell’economia e dell’arte. Addirittura risale ai primi del Seicento la presenza di immigrati provenienti dal canton Ticino impegnati nell’industria marittima, prima come facchini del porto, poi come operatori commerciali e finanziari fondatori di banche, società assicurative e di import-export.

Questo spaccato di storia labronica viene ampiamente illustrato nel volume Gli Svizzeri a Pisa e Livorno, a cura della collana Arte&Storia di Lugano, che sarà presentato lunedì, 27 ottobre, alle ore 17, nella sala cerimonie di palazzo comunale.

Porgerà il proprio saluto, il sindaco di Livorno Filippo Nogarin, seguiranno i saluti di Giancarlo Kessler, Ambasciatore di Svizzera in Italia, Laura Sadis, Consigliera di Stato del Canton Ticino e di Margherita Wassmuth, presidente Società Svizzera di Soccorso (Livorno).
In programma gli interventi di Giorgio Mollisi, Direttore Arte & Storia di Lugano, di Andrea Spiriti, Università degli Studi dell’Insubria, di Chiara Orelli, Storica (Lugano), di Carlo Adorni, Scrittore e Storico (Livorno), di Mario De Rossa, Docente (Muralto-Locarno) e di Francesca Cagianelli, Presidente di Archivi e Eventi (Livorno).