Michelangelo e il Novecento. Immagini in movimento

Mostra (6-20 ottobre)

Inaugurazione lunedì 6 ottobre, ore 16.30, Biblioteca di Scienze Tecnologiche, Palazzo di San Clemente, via Micheli 2.
Esposizione dei volumi dedicati a Michelangelo pubblicati nella prima metà del ‘900 provenienti dalle collezioni dell’Università degli studi di Firenze.

Proiezioni

Mercoledì 8 ottobre, ore 16.00, Dipartimento di Architettura, Chiesa di S.Verdiana, piazza Ghiberti 27
«Michelangiolo» critofilm di Carlo Ludovico Ragghianti (1964)
«Michelangelo» di Luigi Moretti e Charles Conrad (1964)
Saluti Saverio Mecca Direttore del Dipartimento di Architettura
Interventi
Maria Teresa Filieri Direttore della Fondazione Licia e Carlo Ludovico Ragghianti
Emanuela Ferretti Università di Firenze
Davide Turrini Università di Ferrara

Seminario

Riflessioni su «Michelangelo e il Novecento»
Martedì 15 ottobre, ore 16.00, Dipartimento di Architettura, Chiesa di S. Verdiana, piazza Ghiberti 27

Saluti Saverio Mecca, Direttore del Dipartimento di Architettura

Interventi
Pietro Ruschi, Considerazioni su una mostra, Università di Pisa
Ulisse Tramonti, Le grand magicien, Università di Firenze

 




Domenica di carta 2014 – “La voce della storia”

Foto-3-fronteQuest’anno la “Domenica di carta”, consueto appuntamento annuale organizzato dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, porta il significativo titolo “La voce della storia”.
L’apertura straordinaria della Soprintendenza Archivistica sarà incentrata sui documenti (in questo caso i documenti visivi e sonori) che raccontano, con la voce viva della realtà, una storia a noi ancora molto vicina, quella dell’estate del 1944: la battaglia di Firenze, la liberazione, la distruzione dei ponti e del patrimonio artistico fiorentino e, finalmente, la ricostruzione, emblematicamente rappresentata dalla rinascita del Ponte a Santa Trinita “dov’era e com’era”.
Alla “voce” degli eventi epocali e tragici che segnarono quei giorni farà da contrappunto, nei filmati e nei materiali registrati, la voce della gente comune, raccolta proprio nel momento drammatico in cui la piccola storia individuale si scontra con la “grande storia”.

INGRESSO LIBERO SENZA PRENOTAZIONE

Programma della giornata

Ore 10.00 – apertura al pubblico

Ore 10.30 – 12.00 – Proiezione dei filmati e dello speciale televisivo:
“Firenze 1944”, basato sul documentario sonoro di Amerigo Gomez e Victor De Sanctis, regia di Massimo Becattini, con la consulenza storica di Renzo Martinelli. Il filmato è stato prodotto nel 2010 dall’Istituto Storico della Resistenza in Toscana.

“Firenze Libera e Ricostruita” di Giovanni Paolo Fontana, speciale televisivo prodotto da Rai Storia.
Lo speciale prende le mosse dalla manifestazione organizzata dalla Soprintendenza Archivistica per la Toscana, dalla Regione Toscana e dalla Fondazione Sistema Toscana lo scorso 27 giugno al cinema Odeon di Firenze. Esso ripercorre quei giorni drammatici attraverso le preziose immagini delle Teche Rai, le foto dell’Archivio dell’Istituto Storico della Resistenza in Toscana e dell’Archivio Baroni, i diari e le testimonianze dell’epoca a cui danno voce gli attori Fabio Baronti, Luca Marras e Sabrina Tinalli.

“Dov’era e com’era. La ricostruzione del Ponte Santa Trinita di Firenze”. Regia di Riccardo Melani e Bernardo Seeber, testo di Riccardo Gizdulich.
Questo straordinario documentario venne girato dai registi fiorentini Riccardo Melani e Bernardo Seeber, con il commento dello stesso architetto Riccardo Gizdulich, artefice della ricostruzione, letto dalla voce di Riccardo Cucciolla. Il filmato venne proiettato per l’intera giornata del 16 marzo 1958, giorno della inaugurazione del ponte, poi se ne erano perse le tracce. Recentemente ritrovato, è stato restaurato e presentato alla cittadinanza nella manifestazione organizzata dalla Soprintendenza Archivistica per la Toscana, dalla Regione Toscana e dalla Fondazione Sistema Toscana lo scorso 27 giugno presso il cinema Odeon.

Dalle ore 12.00 – Visite guidate a Palazzo Neroni, sede della Soprintendenza Archivistica e visita alla mostra bibliografica sulla liberazione di Firenze.

Ore 16.00 – 17.30 – Proiezione dei filmati e dello speciale televisivo
“Firenze 1944”
“Firenze Libera e Ricostruita”
“Dov’era e com’era. La ricostruzione del Ponte Santa Trinita di Firenze”

Ore 17.45 – 19.15 – Proiezione dei filmati e dello speciale televisivo
“Firenze 1944”
“Firenze Libera e Ricostruita”
“Dov’era e com’era. La ricostruzione del Ponte Santa Trinita di Firenze”




Archivio storico del Comune di Pontedera

Sede e contatti
Presso la Biblioteca Giovanni Gronchi, Viale Rinaldo Piaggio, 9/F, 56025 Pontedera (PI)
Telefono: 0587/299581
 0587/54346
E-mail: archiviostorico@comune.pontedera.pi.it
ro.favilli@comune.pontedera.pi.it
Sito web: https://www.comune.pontedera.pi.it/vivere-pontedera/biblioteca-comunale/biblioteca-comunale-giovanni-gronchi/
http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=cons&Chiave=10185
Orari di apertura: 
Lunedì 9-13; venerdì 9-13 (su appuntamento)

Organi direttivi
Direttore: Roberto Cerri

Breve storia e finalità
L’Archivio Storico del Comune di Pontedera, dopo essere stato depositato per quarant’anni presso l’Archivio di Stato di Pisa a seguito dell’alluvione del 1966, dal 2005 ha nuovamente sede nella città di Pontedera e attualmente è conservato all’interno della struttura della biblioteca Giovanni Gronchi.

L’Archivio ha aderito nel 2001 alla Rete archivistica della Provincia di Pisa e dal 2009 partecipa alla Rete documentaria Bibliolandia della Provincia di Pisa, la cui gestione è affidata all’Unione dei Comuni della Valdera.

Patrimonio
L’Archivio conserva la documentazione prodotta dagli organi amministrativi locali nel periodo che va dagli anni successivi al governo napoleonico (1818) fino al primo dopoguerra. Il materiale archivistico è diviso in due sezioni, la sezione preunitaria e la sezione postunitaria, nelle quali sono inserite le carte che riguardano rispettivamente gli anni precedenti e quelli successivi all’Unità d’Italia.

Nella sezione preunitaria si conservano unità documentarie prodotte dalle magistrature di governo locale reintrodotte dopo la fine della dominazione napoleonica; nello specifico, le Deliberazioni del magistrato e del Consiglio generale e quelle dei gonfalonieri e priori (1819-1866).
Nella sezione postunitaria sono conservati gli atti prodotti dagli organi nati in seguito all’Unità d’Italia; in particolare, Delibere del Consiglio comunale e della Giunta Comunale, Carteggi, Emigrazioni e immigrazioni, Liste elettorali, Registri di stato civile e di leva (1868-1958).
Oltre alla documentazione relativa agli organi amministrativi di Pontedera, l’Archivio Storico conserva anche le carte dell’Ente comunale di assistenza, alcune unità archivistiche dell’Ospedale Lotti di Pontedera, e carte degli archivi personali di Dino Carlesi, Giuseppe De Martini, Renzo Remorini (queste ultime raccolte ed integrate da Roberto Cerri). L’archivio Remorini contiene materiale relativo alla storia della Piaggio.
Presso l’Archivio si trovano anche copia dell’archivio fotografico di Milvano Ribecai e le copie e i documenti digitali della mostra dedicata a Giovanni Gronchi.
Parte del materiale dell’Archivio Storico relativo al secondo dopoguerra è conservata attualmente presso altre sedi, ma può essere richiesta presso la biblioteca Giovanni Gronchi.

Visite didattiche
L’Archivio incentiva la didattica della storia e favorisce la conoscenza della storia locale attraverso un sistema gratuito di visite guidate per le classi scolastiche, la presenza dell’archivista in classe, la realizzazione di laboratori didattici con le scuole del territorio e l’organizzazione di mostre documentarie.

Le proposte didattiche rivolte alle scuole primarie e secondarie di primo grado sono due: la prima prevede che la classe si rechi in archivio (presso la biblioteca Gronchi), visiti i locali, comprenda la struttura e le sue funzioni e abbia la possibilità di osservare documenti antichi e di pregio che riguardano la storia del territorio; la seconda prevede che l’archivista si rechi in classe e, attraverso laboratori e giochi didattici, si analizzino copie di documenti storici locali e documenti digitalizzati. Per le scuole secondarie di secondo grado sono previsti percorsi didattici personalizzati, da concordare con l’archivista sulla base dei desiderata dell’insegnante e dei ragazzi.

 

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Le parallele convergenze livornesi. Pci e Dc nella lunga giunta Diaz (1944-1954)

Tra il 29 luglio 1944 e il 1° dicembre 1954 le giunte comunali di Livorno furono guidate ininterrottamente dal comunista Furio Diaz. Si tratta di una lunga esperienza amministrativa che presenta un elemento di forte peculiarità nella collaborazione e nell’intesa di governo tra comunisti e cattolici ben oltre la rottura dell’alleanza antifascista avvenuta a livello nazionale nel maggio 1947. L’alleanza di governo tra Pci e Dc si prolungò infatti per tutta la prima legislatura fino al 1951, avendo un suo corollario significativo fino al dicembre 1953, data in cui cessò l’atteggiamento di opposizione costruttiva fino ad allora assunto dai democristiani. Passaggi talmente significativi da aver assunto col tempo, nel sistema commemorativo cittadino, le sembianze di mito fondativo nella costruzione etico-identitaria della Livorno postbellica. La valenza simbolica di quegli eventi ha finito così per sminuire in parte, nella percezione pubblica, la complessità di un contesto contraddittorio come quello della Livorno di quegli anni.

222 equipaggio di mas inglese

Soldati Inglesi tra le macerie di Livorno (Collezione Sandonnini, Istoreco Livorno)

Con gli Alleati: una città “sotto tutela”
L’analisi del rapporto tra cattolici e sinistre livornesi nel periodo delle giunte unitarie deve in primo luogo tener conto della morfologia dei centri di governo e di potere del territorio. Poiché a limitare e condizionare la capacità di governo della giunta intervennero molti fattori. A partire dall’arrivo degli Alleati (19 luglio 1944), infatti, su Livorno si concentrarono una serie di interessi – primariamente bellici e poi politici – che di fatto dilazionarono, attraverso una lunga e contraddittoria fase di transizione, il passaggio ad un effettivo stato di pace. La presenza militare alleata, che si protrasse fino al dicembre 1947, significò per la città anche una serie di enormi problemi di ordine pubblico che si andarono ad assommare ai disastri materiali e psicologici prodotti dalla guerra.

D’altra parte il governo militare degli Alleati (Allied Military Government, Amg) pretese subito di stabilire il «completo controllo» sull’amministrazione per i superiori interessi di guerra legati alla strategicità assunta dal porto di Livorno sul fronte mediterraneo. Diaz, che non senza difficoltà il maggiore E.N. Holmgreen aveva accettato come sindaco su proposta del Cln e dopo la rinuncia di Giorgio Stoppa, sapeva di essere un primo cittadino “sotto tutela” e che il primo obiettivo alleato era quello di «organizzare una complessa rete di attività non militari al solo scopo di difendere i vantaggi militari acquisiti».

Le istruzioni di Togliatti: alleanze obbligate
In più, nella città simbolo del Partito comunista, le prime impronte di guerra fredda complicarono il quadro dei rapporti tra forze alleate, Cln, apparati di governo, partiti politici e Chiesa cattolica in un succedersi di raffinate tattiche ideologiche. Dietro i compromessi e le convergenze tra comunisti e cattolici, si celavano spesso le doppiezze e le ambiguità di una battaglia politica di cui la giunta livornese era solo una pedina di uno scacchiere ben più complesso. In questo senso è davvero emblematico un documento del 27 ottobre 1944. A meno di tre mesi della formazione della giunta espressione del Cln, il segretario del Pci Palmiro Togliatti inviò delle lapidarie «istruzioni» al sindaco di Livorno: «Non intralciare il lavoro dell’AMG; Mantenere buoni rapporti con la Dc; Non fare mostra di sentimento anticlericale e rassicurare i cattolici sulla libertà di culto».

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Diaz, secondo da sinistra, ad un’iniziativa del Pci livornese (Collezione Sandonnini, Istoreco Livorno)

Il documento offre chiare informazioni non solo sulle strategie del Partito comunista, ma anche su quelle degli Alleati. Come riporta Roger Absalom, infatti, le direttive del segretario generale del Pci al sindaco di Livorno furono intercettate dall’Office of Strategic Services (Oss), il Servizio americano di informazioni politiche e militari, a conferma di una preoccupazione anticomunista che già in quella fase si era scatenata tra le forze alleate. Tanto che nei rapporti dei servizi segreti americani si paventava perfino l’esistenza di una linea diretta Mosca-Livorno: gli alleati erano dunque «particolarmente sensibili al “pericolo rosso” rappresentato dai livornesi tradizionalmente radical-rivoluzionari» in una città che era divenuta punto nevralgico del sistema logistico di una guerra ancora in corso.

In questo quadro la strategia togliattiana, condivisa da Diaz, ebbe non poche difficoltà ad essere perseguita. La necessità politica di mantenere «buoni rapporti con la Dc» si scontrava spesso con la linea non sempre conciliante espressa dalla Federazione comunista livornese. Mantenere una linea di equilibrio tra opposte tendenze e coinvolgere la base del partito nelle battaglie della giunta unitaria si rivelò spesso per Diaz un compito improbo. Complicazioni che emergono con chiarezza, ad esempio, nella lettera che il sindaco inviò alla segreteria della Federazione livornese del Pci il 9 maggio 1947: «Cari compagni, devo richiamare con maggiore energia la vostra attenzione sulle deficienze che si verificano nell’opera del Partito per fiancheggiare e sorreggere l’amministrazione comunale da noi diretta».

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Il vescovo Piccioni e don Roberto Angeli nel 1951 (Archivio Centro Studi Roberto Angeli)

La debole Dc: interviene De Gasperi…
Sul fronte opposto, la partecipazione alla giunta unitaria dei democristiani si inseriva in un quadro complesso caratterizzato da molte contraddizioni. Basti ricordare che la Dc locale era nata formalmente solo tre giorni dopo la liberazione di Livorno (22 luglio 1944) e che la partecipazione dei cattolici alla Resistenza era stata garantita esclusivamente dal movimento cristiano-sociale, fondato da don Roberto Angeli già nel 1942, i cui membri entrarono nel Cln livornese dal 9 settembre 1943. A questo proposito è significativa la ricostruzione fatta da Carlo Lulli, storico direttore del “Telegrafo”, sulla formazione della prima giunta unitaria del 29 luglio 1944: l’allora impiegato dalla segreteria del Cln ha sostenuto che negli intensi colloqui di quelle ore con il Commissario provinciale alleato John F. Laboon per la formazione della giunta «si scoprì che in città non c’erano rappresentanti della Democrazia cristiana» e allora si organizzarono «delle ricerche affannosissime per trovare delle persone cristiano-sociali» che fossero disposte a diventare «democristiane per aderire, anche su scala livornese, a quello che era il quadro nazionale».

Questa situazione generò enormi malumori tra i cristiano-sociali, il cui credo politico era una aperta risposta progressista alla Dc dei conservatori. La “battaglia” tra cristiano-sociali e democristiani livornesi raggiunse un livello tale che solo l’intervento perentorio di De Gasperi poté risolverla e non senza strascichi polemici tra le divergenti anime del cattolicesimo livornese. L’opposizione del Cln all’entrata nel comitato degli esponenti Dc, costrinse infatti il segretario nazionale democristiano a scrivere il 20 settembre 1944 una dura lettera al presidente Ruelle, chiedendo testualmente che si mettesse termine alla «deplorevole scissione» tra i cattolici e che si superasse «l’anomalia» del Cln livornese. La Dc, diceva De Gasperi, doveva essere accettata dal Cln livornese per «adeguarsi al quadro nazionale».

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Il settimanale diocesano di Livorno “Fides”

Un cacciucco alla livornese?
Questo complesso di concause portò ad una situazione di estrema debolezza organizzativa del partito e allo scarso appeal dei suoi esponenti sulla base cattolica. Nel primo riassunto statistico dei tesserati che la segreteria De Gasperi elaborò nel 1945, lo Scudo crociato livornese era di gran lunga all’ultimo posto in Toscana per numero di sezioni (appena 10) e tesserati (1000, di cui solo 63 donne). A questo si assommava la litigiosità dei suoi vertici locali e la scarsa considerazione che essi godevano tra le gerarchie ecclesiastiche livornesi: nella relazione che don Angeli, delegato vescovile di Azione cattolica, inviava ai vertici nazionali scriveva che «l’inferiorità numerica della Dc» rispetto al Pci era «aggravata da una notevole mancanza di dirigenti capaci», da cui seguiva «un indirizzo fiacco e inconcludente, più orientato al quieto vivere che all’affermazione di un’idea».

In questo quadro il giudizio della Chiesa livornese sulla collaborazione istituzionale nella giunta non differiva dalla linea espressa da Pio XII: è noto infatti che la via della collaborazione tra cattolici, comunisti e socialisti dell’immediato dopoguerra era stata una parentesi a cui la Santa Sede aveva guardato «con estremo sospetto e che subì di malavoglia». In un articolo durissimo scritto dal direttore del settimanale diocesano «Fides» dopo la formazione della nuova giunta unitaria e il quasi plebiscito ottenuto dai comunisti alle amministrative del novembre 1946, si diceva che i comunisti si erano assicurati una «nuova brillante vittoria tattica», poiché avevano in mano la giunta senza avere oppositori in consiglio comunale. I democristiani, definiti spregiativamente «collaborazionisti», «abbacinati dall’idea di “servire il popolo” non hanno capito che il miglior mezzo per servirlo era quello di controllare l’Amministrazione socialcomunista, e non di avallarla: di difendere la democrazia e non di partecipare ai suoi funerali: di rispettare la volontà popolare e non di affogarla in un indefinibile… cacciucco alla livornese».

La tenuta istituzionale della giunta di espressione ciellenistica fu dunque messa a seria prova dalla precarietà di una situazione di “lunga liberazione” e dalle contrapposizioni scatenate dalla “guerra ideologica” che contraddistinse gli anni del centrismo degasperiano: fattori di cui è necessario tener conto per valutare in tutta la sua complessità un’esperienza che rappresenta comunque un unicum tra le esperienze amministrative uscite dalla Resistenza.

*Gianluca della Maggiore è dottorando in Storia contemporanea presso l’Università di Roma Tor Vergata. E’ membro del coordinamento di redazione di ToscanaNovecento e collabora con l’Istoreco di Livorno. Autore di studi sul mondo cattolico, si occupa anche di cinema, Resistenza e movimenti politici. Ha pubblicato il volume Dio ci ha creati liberi. Don Roberto Angeli (2008).

Articolo pubblicato nel settembre 2014.



“Nel solco dell’emergenza”. Letterati nella Firenze in guerra

Alle ore 17.30, presso la Biblioteca Villa Bandini, Sala Paradiso (via di Ripoli 118, via del Paradiso 5 ingresso disabili), incontro su “Nel solco dell’emergenza. Letterati nella Firenze in guerra” a cura di Marta Baiardi e Aldo Pasquali.

Firenze, che nel periodo fra le due guerre era una delle capitali della cultura italiana diventò negli anni della guerra e dell’occupazione il rifugio di letterati e artisti. Da Umberto Saba a Eugenio Montale, da Antonio Delfini a Anna Banti, da Carlo Levi a Carlo Emilio Gadda, molti sono coloro che lasciarono pagine di preziosa testimonianza della loro presenza in città

 




A Livorno due nuovi pannelli per il progetto “Luoghi della Memoria”

LDM_segnaletica_livorno1Due pannelli a memoria dei bombardamenti aerei degli Alleati e della “zona nera” nel centro di Livorno saranno collocati martedì 30 settembre (alle ore 10 e alle ore 11),  sul viale Caprera e in via Galileo Galilei. Dopo il taglio del nastro del primo pannello al Gabbro nel dicembre 2013, è l’inaugurazione delle installazioni a Castagneto Carducci e Piombino il 25 aprile scorso è questa la nuova tappa dell’innovativo progetto dei “Luoghi della Memoria” pensato dall’Istituto Storico della Resistenza e della Società Contemporanea nella Provincia di Livorno (Istoreco) per commemorare il 70° anniversario della Liberazione e coinvolgere i cittadini nella costruzione di una memoria condivisa del territorio livornese.

Si tratta di due pannelli descrittivi –  con testo in italiano e in inglese – che vengono posizionati per segnalare sul territorio episodi della seconda guerra mondiale, perché la gente possa leggere e ricordare. Grazie alla tecnologia del QrCode, chi sosterà davanti alle installazioni potrà col proprio smartphone o tablet collegarsi immediatamente al sito web dedicato (http://istorecolivorno-ldm.it/), per scoprire gli approfondimenti su quello specifico “luogo della memoria”.

QUI POTETE TROVARE LA DESCRIZIONE COMPLETA DEL PROGETTO.

Le installazioni livornesi nascono dalla collaborazione con il Comune di Livorno con il quale sono stati individuati punti strategici e significativi per la collocazione dei nuovi pannelli. La scelta si è quindi indirizzata sul viale Caprera (esattamente sul palazzo sede degli uffici Attività Educative del Comune) nel quartiere della Venezia che ricadde in quella parte di città che fu sgombrata su ordine dell’esercito tedesco, creando la cosiddetta “zona nera”;  e in via Galilei, all’angolo con via Garibaldi, dove morirono numerosi livornesi sotto i bombardamenti aerei del ’44, rifugiandosi invano in una cantina all’epoca esistente.

Il pannello posto sul viale Caprera recita: “Il 30 ottobre 1943 agli abitanti di Livorno furono dati 8 giorni di tempo per abbandonare le proprie case e trasferirsi; in previsione di uno sbarco alleato, il Comando tedesco aveva deciso di svuotare i quartieri compresi tra il porto e l’Accademia Navale. Scattò così un triste conto alla rovescia: dopo lo scadere degli 8 giorni (poi diventati 10) nessuno sarebbe potuto più entrare nella Zona nera senza autorizzazione. Protetti dal filo spinato e dai cavalli di Frisia che stabilivano un confine inaccessibile, ladri e tedeschi divennero i padroni assoluti della città”.

Martedì 30 settembre, si terrà dunque la cerimonia di inaugurazione alla presenza delle autorità, dell’Istoreco e dell’Istituto tecnico Industriale “G. Galilei” che ha partecipato all’iniziativa.

Il programma prevede:

  • ore 10,00: inaugurazione del pannello in Viale Caprera;
  • ore 11,00: inaugurazione del pannello in Via Galilei presso l’ITI, alla presenza anche di una delegazione di studenti degli Istituti cittadini;
  • dalle 11,30 alle 13: nell’Aula Magna dell’ITI, incontro con le quinte classi dell’Istituto sul tema dei Luoghi della Memoria con illustrazioni del percorso. Saranno presenti Catia Sonetti e Stefano Gallo, per Istoreco.



Al suono delle campane sarà il segnale.

donneFi44Alle ore 10,30 all’Auditorium dell’Archivio di Stato di Firenze, Regione Toscana, Archivio di Stato, Archivio per la memoria e la scrittura delle donne “Alessandra Contini Bonaccorsi” presentano il Reading Al suono delle campane sarà il segnale: i giorni dell’occupazione nazifascista e della battaglia per la Liberazione della città ripercorsi attraverso le memorie e i diari delle donne.

Selezione dei testi Elisa Caramazza

Letture Gianna Deidda, Angela Giuntini, Elisa Caramazza

Percussioni Andrea Laschi

Drammaturgia e regia Gianna Deidda

Con la partecipazione degli alunni dei licei “Galileo” e “Castelnuovo” di Firenze e del liceo “Virgilio” di Empoli
a cura di Giuseppina Frisina, Stefano Guigli, Elena Paolini

Progetto a cura di Marta Baiardi, Francesca Klein, Rosalia Manno, Anna Scattigno




“Furio Diaz e la ricostruzione: continuità e rotture”. A Livorno la presentazione del volume XX di “Nuovi Studi Livornesi”

NSL DiazBDSarà presentato venerdì 10 ottobre, alle 17, presso la Sala Ferretti della Fortezza Vecchia di Livorno, il volume XX della rivista “Nuovi Studi Livornesi” che raccoglie una parte degli atti del convegno di studi L’intellettuale e il politico: Furio Diaz sindaco di Livorno organizzato il 6 e 7 dicembre 2012 dall’Associazione livornese di storia lettere e arti, la Scuola Normale Superiore e l’Istoreco, ad un anno dalla scomparsa dell’illustre studioso e sindaco di Livorno negli anni dell’immediato dopoguerra.

La giornata, organizzata dalla Associazione Livornese Storia Lettere e Arti che cura la rivista, comincerà alle 15.30 con una visita guidata alla Fortezza Vecchia. Seguirà il dibattito “Furio Diaz e la ricostruzione: continuità e rotture”, moderato dal giornalista Giuseppe Mascambruno, a cui interverranno Catia Sonetti, direttore Istoreco di Livorno, Enrico Mannari, direttore scientifico della Fondazione Memorie Cooperative, Massimo Sanacore, direttore dell’Archivio di Stato di Livorno e Donatella Cherubini, Università di Siena.

Il convegno del 2012 si è articolato in due filoni tematici che sono stati trattati in due sedi distinte: a Livorno, presso la Biblioteca Labronica, è stato preso in considerazione l’impegno politico dell’intellettuale di Diaz, con particolare attenzione all’attività svolta come sindaco nel difficile periodo che va dal 1944 al 1954; a Pisa, presso la Scuola Normale Superiore, una serie di relazioni ha esplorato i lavori dello studioso di storia, concentrando soprattutto l’attenzione sui suoi principali interessi di ricerca maturati dopo l’abbandono della vita politica.

Nel volume XX di “Nuovi Studi Livornesi” vedono la luce gli interventi tenuti nella sessione livornese del 7 dicembre. Con l’introduzione di Daniele Menozzi, Scuola Normale Superiore di Pisa, sono ospitati i saggi di Giuseppe Galasso, Accademia dei Lincei, Marcello Verga, Università di Firenze, Antonello Mattone e Piero Sanna, Università di Sassari, Cristina Luschi, Biblioteca Labronica di Livorno, Gian Carlo Falco, Università di Pisa, Gianluca della Maggiore e Chiara Fantozzi, Istoreco e Denise Ulivieri, Università di Pisa.

Nella parte “Studi e testi” il volume raccoglie anche i contributi di Gabriele Sforzi su Giovanni Fattori, di Martina Beccatini sulla villa Rodocanacchi e di Clara Errico e Michele Montanelli sull’architetto navale Roberto Dudley.