La “città satellite della grande città madre”

Il 6 novembre 1954 la città di Firenze si ingrandiva con la creazione di un nuova zona residenziale situata a sud-ovest del centro storico, lungo il fiume Arno, di fronte al Parco delle Cascine. Quel 6 novembre per inaugurare il villaggio denominato Isolotto fu organizzata una grande cerimonia ufficiale.

A presiederla fu il cattolico Giorgio La Pira: esponente di spicco dell’ala dossettiana della democrazia cristiana, eletto sindaco di Firenze nel 1951. Parteciparono alla cerimonia coloro che si erano impegnati nella progettazione e creazione della nuova area abitativa, i professionisti, architetti e ingegneri,  gli assessori comunali e anche il rettore dell’Università insieme al prefetto. Furono invitati alcuni esponenti politici e ministri in carica come dimostrano le lettere che La Pira rivolse a Fanfani, segretario della democrazia cristiana, a Gronchi, presidente della Camera dei deputati, a Vigorelli, Ministro del Lavoro e della Previdenza sociale, a Medici, Ministro dell’Agricoltura.

Nazione Isolotto 2La cerimonia ebbe luogo nella piazza centrale dell’Isolotto, iniziò alle tre del pomeriggio e proseguì con i discorsi ufficiali tenuti dal cardinale Elia Dalla Costa, dal sindaco e dall’ingegnere Filiberto Guala.

I veri protagonisti di quella cerimonia furono senz’altro i nuovi abitanti del quartiere vestiti con l’abito delle grandi occasioni. Dopo aver ascoltato gli interventi suddetti, accompagnati dalla banda musicale dei vigili urbani, seguirono con trepidazione il responsabile di condominio, ‘colui che aveva in mano il sacchetto pieno di chiavi’. Le cronache locali raccontano che queste persone, prese dall’emozione di ricevere finalmente una nuova casa dove vivere degnamente, aprirono le case “con le mani che tremavano” .

La realizzazione dell’Isolotto, allo stesso modo di altri quartieri residenziali edificati in varie città d’Italia dopo la seconda guerra mondiale, fu possibile grazie alla legge n. 43 approvata il 28 febbraio 1949, il titolo della legge recitava ‘Progetto per incrementare l’occupazione operaia, agevolando la costruzione di case per lavoratori’. La legge n. 43/49, che creò anche un ente apposito l’Ina-Casa per vigilare sulla costruzione degli appartamenti da destinare in locazione o a riscatto, fu denominata dall’opinione pubblica ‘legge o piano Fanfani’ proprio perché il Ministro del Lavoro, Amintore Fanfani, ne fu uno dei massimi promotori insieme al suo sottosegretario La Pira durante il V governo De Gasperi.

Il Piano-Fanfani fu la principale testimonianza dell’impegno dei politici democristiani verso una ‘modernizzazione’ del Paese “accompagnata da elementi solidaristici volti a mitigare l’impatto disgregante” dell’economia neocapitalista. Secondo La Pira esso “costituiva un esempio del tipo di azione che il partito cattolico era chiamato a svolgere per la costruzione di una società solidale”.

Il Piano dell’Ina-Casa del 1950 per l’Isolotto prevedeva: una superficie di circa 500.000 mq, 9.000 abitanti, edifici dai due ai quattro piani, plurifamiliari o unifamiliari e inoltre “(…) due scuole elementari, due scuole per l’infanzia, una casa torre per uffici e servizi, una chiesa ed opere parrocchiali; un mercato con negozi; un cinema-teatro; edifici culturali e ricreativi; installazioni per sport leggero. Nel 1954 vennero consegnati 774 alloggi, 1005 risultarono pronti nel 1955, il completamento del quartiere si sarebbe avuto solo nel 1963.”

Il 6 novembre 1954 alla cerimonia di inaugurazione dell’Isolotto, il sindaco pronunciò un discorso ispirato al principio cristiano della comunità, inteso come “promozione di un ideale sociale fondato su lavoro, famiglia e proprietà.”. Egli definì il nuovo quartiere come una “organica, armoniosa, vasta, umana, città satellite di Firenze, (…) la prima, si può dire, autentica città satellite della grande città madre”; dotata di misura, volto e bellezza tali da renderla “figlia in tutto proporzionata alla città madre”. In questa nuova città, realizzazione terrena di una ideale città divina, i nuovi abitanti avrebbero sviluppato a pieno le loro vite in un clima di solidarietà, fraternità e amicizia.

L'Unità Isolotto senza servizi 23_1Ma se questi furono gli intenti dei costruttori in realtà il nuovo centro abitativo non si presentava nel 1954 come un luogo accogliente dove poter vivere in armonia e serenamente. Sorse privo di infrastrutture e servizi  necessari: mancavano collegamenti con il centro storico, non era ancora pronta una linea Ataf che collegasse la zona residenziale col centro storico. E l’unico modo per raggiungere il parco delle Cascine era attraversare una passerella in legno a pagamento o farsi traghettare fino all’altra sponda dell’Arno. La passerella sull’Arno in cemento, già prevista nel progetto del 1951, sarà realizzata solo nel 1962. Le strade non erano state pavimentate, mancava l’illuminazione e le due piazze principali erano da completare. Non c’erano negozi, né una scuola per i numerosi bambini che per un primo periodo dovettero accontentarsi di frequentare degli edifici di legno fatiscenti, le cosiddette “baracche verdi” prive di acqua e servizi igienici. Alcuni progetti come quelli per la realizzazione di un cinema-teatro o la costruzione di edifici ricreativi e culturali non saranno mai realizzati.

Isolotto festa alberi 1954_NOVMancava anche il verde tra le nuove case, nonostante l’architetto Tiezzi le avesse progettate prendendo a modello le città giardino inglesi. Fu così che l’amministrazione comunale, su proposta di alcuni cittadini, organizzò il 20 novembre all’Isolotto la festa degli alberi. Alla presenza dall’assessore alla pubblica istruzione e alle belle arti il Professor Bargellini, i bambini del nuovo quartiere vennero chiamati a piantare il loro albero vicino alla porta di casa; alberi di cui sarebbero diventati simbolicamente i custodi.

Chi erano i primi abitanti della nuova città satellite? Da un’indagine condotta dalla ricercatrice Marina Tartara, tra il giugno 1958 e il febbraio dell’anno successivo, apprendiamo che la maggior parte era originaria della Toscana e aveva alle spalle un’esperienza di inurbamento dai centri minori iniziata già negli anni Trenta e proseguita all’indomani del 1945. Il 70% dei capifamiglia proveniva dalla Toscana ma solo il 22% era nato a Firenze, gli altri nei comuni limitrofi alla città come Fiesole, Sesto fiorentino, Scandicci, Bagno a Ripoli e Galluzzo. Oltre l’80% dei capifamiglia toscani viveva a Firenze già prima della seconda guerra mondiale.

Solo un terzo delle famiglie proveniva da altre regioni d’Italia: centro-nord, sud e Isole, in proporzione quasi uguali. Una minoranza veniva dall’estero: 105 famiglie di profughi da quei territori perduti nel corso della seconda guerra mondiale, soprattutto dall’Istria, e rimpatriate dalla Grecia, dall’Albania e dall’Africa orientale.

Firenze nel dopoguerra aveva visto la sua popolazione aumentare sensibilmente e molti di questi futuri abitanti dell’Isolotto, che provenivano dalle vicine campagne o dai quartieri fiorentini di Santa Croce, San Frediano, Santo Spirito, si erano trovati a vivere in una condizione di forte disagio abitativo: o in coabitazione, o sfrattati o sfollati.

Archivio Locchi 1954_2Una popolazione molto giovane, composta per la maggior parte da operai attivi nelle fabbriche della città, Galileo, Pignone, Stice, Manifattura Tabacchi, ma vi era anche un nucleo consistente di dipendenti delle Ferrovie, Vigili del Fuoco, Finanza, Forze Armate e impiegati delle amministrazioni pubbliche. Le donne erano per lo più operaie, in particolare dipendenti della Manifattura Tabacchi, oppure lavoratrici domestiche a domicilio, poche di loro erano impiegate.

La ricercatrice Tartara nella sua analisi si era soffermata a lungo sulle differenze tra coloro che avevano ricevuto la casa a riscatto e coloro che l’avevano avuta in locazione. Alla fine faceva confluire le differenze in un’unica distinzione: “gli assegnatari a riscatto godono di migliori condizioni economiche e sono professionalmente e culturalmente ad un livello più elevato”.

Al di là delle considerazioni della ricercatrice, questa umanità così eterogenea per cultura, stili di vita, appartenenza sociale, lingua, idee politiche, credo religioso, si trovò a vivere insieme nello stesso luogo.

Il Piano Ina-Casa prevedeva oltre alla costruzione di case anche la realizzazione di spazi sociali per favorire la nascita di una comunità. Il Centro sociale dell’Ina-Casa aveva il compito di “guidare dall’alto la costruzione di un’identità comunitaria”, favoriva l’inserimento delle famiglie attraverso l’aiuto di assistenti sociali. Dato che il Piano Ina-casa delegava l’amministrazione degli immobili (spazi abitativi e giardini) direttamente ai condomini, i nuovi abitanti furono chiamati a confrontarsi per arrivare a stabilire delle regole condivise. Negli spazi del Centro sociale dell’Ina-Casa gli assegnatari si riunivano per discutere dei vari problemi del nuovo quartiere e qui organizzarono alcuni servizi quali:  la biblioteca, l’ asilo,  il teatro-palestra.

Nel 1955 per volontà della Chiesa fu aperto un altro centro-sociale, guidato da Enzo Mazzi il parroco del villaggio Isolotto; qui si offriva un’assistenza di tipo morale e  un sostegno concreto fatto di aiuti monetari e materiali come la distribuzione dei pacchi forniti dalla Opera Pontificia di Assistenza. Inoltre fu attivo fin dal 1956, in una rimessa lungo l’Arno, un circolo con una sala adibita alle riunioni della sezione del PCI e uno spazio ricreativo con la televisione e il bar.

I nuovi abitanti, nonostante le diversità, si trovarono ben presto uniti e solidali nelle lotte che sorsero spontanee per rivendicare presso l’amministrazione comunale ciò che mancava nel quartiere. La prime lotte interessarono vari ambiti come la casa e i servizi. La prima battaglia importante fu quella per la scuola nel 1959. La sezione socialista dell’Isolotto, guidata da Silvano Miniati, allora componente della segreteria provinciale della FIOM-CGIL, promosse un’assemblea pubblica che scelse di costituire un comitato di lotta e proclamare una giornata di astensione dalla scuola da parte degli alunni. Tale protesta, che vide anche l’adesione dei cattolici con Enzo Mazzi, fu un successo: nessun bambino si presentò in classe e una delegazione venne ricevuta a Palazzo Vecchio dall’assessore Nicola Pistelli. Poco tempo dopo iniziarono alla Montagnola i lavori di costruzione di un edificio scolastico in muratura che venne ultimato soltanto nel 1963.

Questo solidarietà degli abitanti nel conflitto sociale, superando le contrapposizioni ideologiche tipiche dell’epoca, portò il quartiere ad essere negli anni successivi uno dei centri di dissenso più attivi in Italia: ne sono un esempio sia la mobilitazione di comunisti e cattolici dell’Isolotto in sostegno agli operai delle Officine Galileo minacciati di licenziamento nel 1959, sia la vicenda della comunità cristiana guidata da Enzo Mazzi che si trovò in profondo disaccordo con la chiesa ufficiale nel 1968.

Articolo pubblicato nel novembre 2014.




Immagini di guerra e d’arte: le diapositive su vetro dell’Institut Français Firenze (1908-1920)

11 NOVEMBRE 2014

La guerra per immagini

Institut Français Firenze, Sala di Lettura

h 9:30

saluti di Isabelle Mallez (Direttrice dell’IFF), Benoît Tadié (Ambasciata di Francia a Roma), LuigiZangheri (Presidente dell’Accademia delle Arti del Disegno), Maurizio Bossi (Presidente della Classe delle Discipline Umanistiche e Scienze dell’Accademia), Anna Benvenuti (Direttrice del Dipartimento SAGAS), Carlo Francini (ICOMOS), Rita Svandrlik (Direttrice del Dipartimento LILSI), Maria Luisa Premuda (Direttrice

dell’Associazione degli Amici dell’Istituto Francese di Firenze)
h 10:00

Presiede Patrizia Dogliani (UNIBO)

– Marco Lombardi (UNIFI): Les plaques photographiques dell’IFF: dall’insegnamento alla propaganda.

– Monica Pacini (UNIFI): Guerra di parole: le riviste di propaganda fondate da Julien Luchaire

h 11:00

Pausa caffè

Institut Français Firenze: Sala del Teatro

h 11:30

Presiede Joëlle Beurier (Université de Reims Champagne-Ardenne)

-Roberto Bianchi (UNIFI): Dagli Archivi dell’IFF: la ‘guerra degli intellettuali’: Julien Luchaire e il progetto di costituzione di un ‘fronte’ neolatino.

-Luigi Tomassini (UNIBO/SISF): Le diapositive su vetro dell’IFF come fonte storica.

h 12:30

Tavola rotonda: Introduce e coordina Tiziana Serena (Vicepresidente della Società Italiana per loStudio della Fotografia/SISF)

Joëlle Beurier (Université de Reims), Carlo Francini (ICOMOS), Alessandro Gallicchio (UNIFI), Isabelle Mallez (IFF), Tommaso Ranfagni (INRS), Benoît Tadié (Ambasciata di Francia a Roma), Luigi Tomassini (UNIBO/Presidente della Società Italiana per lo Studio della Fotografia/SISF), discutono su: progetto di salvaguardia, catalogazione, restauro, conservazione, studio delle plaques photographiques di guerra dell’IFF.

h 13:30

Buffet

Institut Français Firenze, Sala del Teatro

h 15:30

Presenta e coordina Marino Biondi (UNIFI)

h 16:00 La Grande Guerra e il cinema. Introduce Sandro Bernardi (UNIFI).

– Cristina Jandelli (UNIFI), Alessandro Faccioli (UNIPD), Luca Mazzei (Roma Tor Vergata), parlano del volume A fuoco l’obiettivo! Il cinema e la fotografia raccontano la Grande Guerra, Bologna, Persiani-Associazione italiana per le ricerche di storia del Cinema, 2013.

h 17:30

Pausa caffè

h 18:00

Cristina Jandelli (UNIFI), Il cinema e la guerra dei bambini e delle donne. Antologia di film di finzione italiani 1917-1919.

Accompagnamento al piano di Caterina Pagnini.

II GIORNATA

12 NOVEMBRE 2014

La battaglia dell’arte

Accademia delle Arti del Disegno

h 15:00

saluti di Luigi Zangheri (Presidente dell’Accademia delle Arti del Disegno), Maurizio Bossi (Presidente della Classe delle Discipline Umanistiche e Scienze dell’Accademia delle Arti del Disegno), Benoît Tadié (Ambasciata di Francia a Roma), Isabelle Mallez (Direttrice dell’Institut Français Firenze), Maria Luisa Premuda (Presidente dell’Associazione degli Amici dell’Institut Français Firenze)

h 15:30

Presiede Luigi Zangheri

– Marco Lombardi (UNIFI): Introduzione. La battaglia dell’arte.

– Tiziana Serena (UNIFI), La storia dell’arte per immagini.

– Alessandro Gallicchio (UNIFI), Dagli archivi dell’IFF: la “Section d’Histoire de l’Art”.

– Tommaso Ranfagni (INRS), I rapporti artistici tra Firenze e la Francia: Jean Alazard e il fondo fotografico dell’Institut Français de Florence.

h 18:00

Tavola Rotonda: Introduce e coordina Carlo Sisi (Presidente Museo Marino Marini), Giovanna De Lorenzi (UNIFI), Alessandro Gallicchio (UNIFI), Monica Maffioli (SISF), Isabelle Mallez (Direttrice dell’IFF), Bert W. Meijer (Presidente della Classe di Storia dell’Arte dell’Accademia delle Arti del Disegno), Maria Grazia Messina (UNIFI), Tommaso Ranfagni (INRS), Benoît Tadié (Ambasciata di Francia a Roma), Tiziana Serena (UNIFI/SISF), Luigi Tomassini (UNIBO/SISF) discutono su: progetto di salvaguardia, catalogazione, restauro, conservazione, studio delle plaques photographiques d’arte dell’IFF.

Referenti:

Accademia delle arti del Disegno (aadfi@pec.it), via Orsanmichele 4, 50123, Firenze
tel. 055 219642, info@aadfi.it
Associazione degli Amici dell’Istituto Francese di Firenze (www.aaiff.it)
Barbara Innocenti: b.innocenti@inwind.it
Institut Français Firenze (www.institutfrancais-firenze.com), piazza Ognissanti 2
Francesca Ristori: tel. 055 2718820, francesca.ristori@institutfrançais.it
Comitato organizzativo:
Roberto Bianchi, Maurizio Bossi, Wanda Butera, Giovanna De Lorenzi, Jean-Pascal Frega, Justine Grou-Radenez, Barbara Innocenti, Marco Lombardi, Isabelle Mallez, Monica Pacini, Francesca Ristori, Enrico Sartoni, Tiziana Serena.
Comitato scientifico:
Roberto Bianchi, Maurizio Bossi, Giovanna De Lorenzi, Alessandro Gallicchio, Cristina Jandelli, Marco Lombardi, Isabelle Mallez, Monica Pacini, Maria Luisa Premuda, Tommaso Ranfagni, Tiziana Serena, Luigi Tomassini, Luigi Zangheri.



La (Ri)costruzione di una Nazione. L’Italia repubblicana nata dalla guerra

CONFERENZE isrt novembre 2014Tutti gli incontri del ciclo si svolgono presso la Sala Conferenze della Biblioteca (via Roma 37 San Casciano) alle ore 17.00

 

Sabato 15 novembre
Gettare le fondamenta della democrazia. Politica, partiti, istituzioni dall’uscita dalla guerra alla Costituente
dr. Matteo Mazzoni, Direttore Istituto Storico della Resistenza in Toscana

 

Sabato 22 novembre
“Pane, Amore e Fantasia“. Dalla tessera per il pane ai buoni sconto
dr.sa Alessandra Frontani, Dottore di ricerca in Storia contemporanea

 

Sabato 6 dicembre
Dittatura e guerre fra memorie e oblio
dr.sa Francesca Cavarocchi, Istituto Storico della Resistenza in Toscana, curatrice della mostra “Firenze in Guerra 1940-1944”

 




La Pira, l’Europa dei popoli e il mondo: le pietre del dialogo

La PiraIn occasione del semestre di Presidenza italiana del Consiglio dell’Unione Europea, la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze ha organizzato una mostra dal titolo: La Pira, l’Europa dei popoli e il mondo: le pietre del dialogo nelle sale monumentali della Biblioteca dal 5 novembre al 31 dicembre 2014.

Hanno collaborato all’iniziativa la Fondazione La Pira, l’Istituto Universitario Europeo, la Sovrintendenza Archivistica della Toscana, la Congregazione Camaldolese.




Cerimonie per il Centenario della Prima guerra mondiale

loc_9_novembreNell’anno, in cui ricorre il Centenario dell’inizio della Prima guerra mondiale, i Comuni di Barberino Val d’Elsa e Tavarnelle Val di Pesa celebrano la Giornata dell’Unità nazionale e la Festa delle Forze armate con la deposizione di corone ai caduti nel corso di domenica 9 novembre.

Programma delle celebrazioni e delle deposizioni di corone

ore 9.30 cimitero di Vico d’Elsa
San Donato in Poggio, Giardini sotto le mura

ore 10.00 Sambuca, Cappella di Sant’Anna

ore 10.30 Barberino Val d’Elsa, Parco della Rimembranza

ore 11.00 Tavarnelle, Chiesa S. Lucia al Borghetto, S. Messa in memoria dei caduti

ore 12.15 Marcialla, Piazza Antonio Brandi
Tavarnelle, via della Rimembranza

 




Presentazione del progetto didattico “Scrittura resistente”

logo_istitutoFirenzeAlle ore 15.00 presso la sede dell’ISRT, via Carducci 5/37, si terrà la presentazione del progetto didattico “Scrittura resistente” da parte del Prof. Paolo Mencarelli e della collaboratrice dell’ISRT dott.ssa Eugenia Corbino, che condurranno il progetto, con la consulenza della Prof.ssa Antonella Sarti.

Il progetto è frutto dell’adattamento alle esigenze didattiche del Metodo di scrittura industriale collettiva (SIC), proposto da Gregorio Magini e Vanni Santoni vogliamo offrire a insegnanti e studenti l’opportunità di collaborare liberamente alla scrittura di brevi testi narrativi basati su di una solida documentazione storica, in cui “piccola” e “grande”  storia, vicende individuali e collettive potranno intrecciarsi attraverso la redazione di un racconto che non rinunci alla dimensione interpretativa e creativa.

Il progetto, sperimentato lo scorso anno scolastico da alcuni studenti del Liceo scientifico Rodolico di Firenze, coordinati dalla Prof.ssa Antonella Sarti, si articola in estrema sintesi nelle seguenti fasi:

  1. Scelta del soggetto da sviluppare e costituzione del gruppo di scrittura formato dagli studenti-scrittori guidati da uno o più “Direttori artistici” (docenti) che si occupano di selezionare e uniformare il materiale scritto senza scrivere essi stessi.
  2. La scrittura avviene tramite la compilazione di una serie di schede (personaggi, luoghi, azioni ecc…) attribuite dai direttori artistici agli studenti-scrittori che devono far precedere alla fase della scrittura quella della documentazione storica.
  3. Attraverso la composizione operata dai Direttori artistici di tutte le schede si ottiene il testo definitivo, frutto del lavoro di studio e scrittura degli studenti-scrittori.

L’Istituto Storico della Resistenza in Toscana si offre per la consulenza storica e documentaria, tenendo conto che l’intenzione è appunto di scrivere un racconto che abbia un’ambientazione o un tema legato alla storia del Novecento, in particolare della seconda guerra mondiale e della Resistenza. Temi che anche recentemente hanno visto una vivace produzione editoriale di tipo narrativo. I conduttori del progetto seguiranno i docenti nel corso della stesura dei racconti fornendo un sostegno sia dal punto di vista documentario che da quello della messa a punto del metodo di scrittura.

Un primo risultato del metodo di scrittura qui proposto è stato il racconto “Libere tutte!”, realizzato dagli studenti del liceo Rodolico, consultabile anche sul sito scritturacollettiva.org e presentato pubblicamente il 10 luglio 2014 al Caffè letterario Le Murate nell’ambito delle manifestazioni per il 70° della Liberazione.

Il metodo nella sua versione originaria (quindi non pensata per l’uso didattico) è spiegato approfonditamente nelle pagine di documentazione del sito www.scritturacollettiva.org ed è stato utilizzato per la produzione del romanzo In territorio nemico, Minimun fax, 2013 e nella scrittura di sei racconti.

Destinatari: studenti e docenti delle scuole medie di primo e di secondo grado.

Durata: novembre 2014-aprile 2015

Restituzione finale: incontro pubblico di lettura dei testi prodotti.

La partecipazione al progetto è gratuita.




A Livorno si ricorda Giosuè Borsi

GBfotoLunedì 10 novembre alle ore 17, l’associazione culturale “Giosuè Borsi” di Livorno,  in collaborazione con la Parrocchia dei SS. Pietro e Paolo (ubicata presso la piazza omonima), ricorderà presso la Sala parrocchiale la figura di Giosuè Borsi in occasione dell’anniversario della sua morte, con una conferenza di Carlo Adorni, presso. Seguirà alle 18 una S. Messa in sua memoria.

 




“Archivi Aperti” a Livorno e provincia

archiviDal 17 al 23 novembre è in programma a Livorno la settimana degli “Archivi Aperti”, con visite guidate, su prenotazione, al patrimonio documentario dell’Archivio Storico comunale.
L’iniziativa è inserita nel Piano della Cultura della Regione Toscana, coinvolge diversi Comuni della provincia e vede come capofila il Comune di Livorno.
L’apertura degli archivi ai cittadini e alle scuole di ogni ordine e grado si pone l’obiettivo di promuovere la conoscenza delle fonti storiche del patrimonio culturale collettivo.
Per l’occasione l’Archivio Storico comunale (via del Toro 8) ha previsto aperture straordinarie, con visite guidate condotte dal personale interno: al mattino di lunedì 17, mercoledì  19, venerdì 21 e sabato  22 novembre, dalle 9.00 alle 12.00; nei pomeriggi di martedì 18 e giovedì 20 novembre, dalle 15.00 alle 17.00.
Per meglio organizzare le visite, in particolare per le scuole,  è preferibile concordare date e orario, telefonando allo 0586-820247/214/532, o via mail a archivio@comune.livorno.it
La visita all’Archivio Storico del Comune di Livorno permetterà di conoscere la struttura, i fondi documentari conservati e visionare il materiale esposto di particolare interesse storico; sarà distribuito materiale divulgativo, depliant e riviste.
In particolare verranno presentate la Sezione Separata d’Archivio, che comprende la documentazione prodotta dal Comune dall’anno 1865 al 1960, alcune sezioni archivistiche preunitarie a partire dal 1808 e diversi fondi aggregati di Opere Pie, Istituzioni ed Istituti Scientifici, risalenti al 1600.

“Archivi Aperti” è parte di un progetto, curato dell’Ufficio Archivio e Protocollo del Comune di Livorno e finanziato dalla Regione Toscana, che punta, con iniziative specifiche di divulgazione,  a garantire la realizzazione di un servizio di pubblico accesso al patrimonio documentario conservato presso l’Archivio Storico del Comune di Livorno in rete con gli altri archivi storici della provincia.
Avviata con successo nel 2013, l’iniziativa vede quest’anno il Comune di Livorno ente capofila per lo svolgimento della manifestazione che coinvolgerà anche i Comuni di Collesalvetti, Rosignano Marittimo, Cecina, Bibbona, Castagneto Carducci, Campiglia Marittima, San Vincenzo, la Gestione associata degli archivi storici dei Comuni dell’Isola d’Elba e la Provincia di Livorno. Tutti i dettagli delle aperture nei comuni della provincia nel depliant nei materiali correlati.