Scandicci. Centenario Canti Orfici alla Villa di Castelpulci

Nel centenario della pubblicazione dei Canti Orfici di Dino Campana, venerdì 21 novembre 2014 alle 21 alla Villa di Castelpulci, “Un poeta in fuga” di Roberto Carifi, mise en espace di Massimo Bevilacqua con gli attori del “Laboratorio di conoscenza e interpretazione teatrale della vita e dell’opera di Dino Campana” (gratuito, posti limitati, prenotazione obbligatoria). Il programma prosegue poi al Teatro Studio, a cura della Compagnia Krypton, sabato 22 novembre alle 21 con la proiezione del film Dino Campana (1974), alla presenza del regista Marco Moretti; lunedì 24 novembre alle 21 “Notte Campaniana” con studenti e insegnanti dell’Istituto Russell Newton di Scandicci. Info: Teatro Studio 055.7591591 – Via G.Donizetti, 58 – Scandicci FI – www.teatrostudiokrypton.it .




Liturgie totalitarie. Apparati e feste per la visita di Hitler e Mussolini a Firenze (1938)

logo_istitutoFirenzeNell’ambito della mostra “Firenze in guerra 1940-1944“, alle ore 17.00 in Palazzo Medici, Sala Fabiani, si terrà la presentazione del volume di  Roberto Mancini, Liturgie totalitarie. Apparati e feste per la visita di Hitler e Mussolini a Firenze (1938), Le Càriti editore, 2010.

Intervengono: Massimo Baioni (Università di Siena), Francesca Cavarocchi (curatrice della mostra)
Sarà presente l’autore.




Una notte d’estate del 1944. Le rovine della guerra e la ricostruzione a Firenze

logo_istitutoFirenzeNell’ambito della mostra “Firenze in guerra 1940-1944“, alle ore 17.00 in Palazzo Medici, Sala Fabiani, si terrà la presentazione del volume di Gianluca Belli e Amedeo Belluzzi, Una notte d’estate del 1944. Le rovine della guerra e la ricostruzione a Firenze, Polistampa, 2013.

Intervengono: Costanza Caraffa (Direttrice Photothek des Kunsthistorischen Instituts in Florenz), Valeria Galimi (curatrice scientifica della mostra), Raimondo Innocenti (Università di Firenze).

Coordina: Giacomo Pirazzoli (ideatore dell’allestimento della mostra).

Saranno presenti gli autori.




Gli uomini che dissero no a Hitler

Alle ore 17.00 a Palazzo Panciatichi, Sala Gigli (via Cavour 4), presentazione del libro di Francesco Comina, L’uomo che disse no a Hitler e proiezione del documentario Thaler di nome Franz, diretto da Massimo Tarducci.

Saluto di Cristina Giachi Vicesindaca di Firenze

Intervengono:
Severino Saccardi
Francesco Comina
Leopold Steurer
Andrea Bigalli
Albert Mayr
Massimo Tarducci

 

 




Incontri ravvicinati alle Stanze della Memoria

 

21 novembre istituto sienaVenerdì 21 novembre l’Istituto Storico per la storia della Resistenza Senese e l’età contemporanea organizza “Incontri ravvicinati”

Dalle 15.30 Le Stanze della memoria si aprono e raccontano le proprie attività attraverso visite guidate, laboratori per bambini e ragazzi, video, performance teatrali e musicali. Siete tutti invitati.

PROGRAMMA

dalle 16.30 alle 18.00
VISITA GUIDATA al percorso museale e alla mostra “Memorie per dopodomani” allestita nel ventennale della scomparsa di Franco Fortini (in collaborazione con il “CENTRO FORTINI”). Durante la visita “Schegge di teatro” con Massimiliano POLI della Compagnia LALUT.

Sala Viro
16.30
Nutella e memoria. Una merenda piena di idee per bambini e ragazzi
17.00
TOPI DALMATA e GIOCOLENUVOLE
laboratori sulla memoria per bambini e famiglie
17.30
ARESTEATRO
– laboratori di scrittura creativa per ragazzi
– laboratorio di improvvisazione teatrale

18.00
Irene LUPi presenta “Bottini”, ricerca di storia e memoria in Toscana
Incontro con gli organizzatori del Campo estivo della memoria a Casa Giubileo

Finale
Francesco BURRONi in “Letture Tozziane” con proiezione di sequenze di “Trekking urbano. Le vie della memoria nel Novecento Senese”

Al termine sarà a tutti offerto un aperitivo.

Sono gradite le prenotazioni.

 




Romano Bilenchi, a 25 anni dalla morte

Venticinque anni fa, il 18 novembre 1989, moriva nella sua casa di via Brunetto Latini, a Firenze, Romano Bilenchi. Aveva da poco compiuto 80 anni (era infatti nato il 9 novembre 1909 a Colle di Val d’Elsa), aveva lavorato fino all’ultimo ai suoi progetti letterari, portando avanti quella tenace volontà di riscrittura (che significa anche ripensamento, riconsiderazione, analisi) che da sempre caratterizzava come un tratto distintivo il suo lavoro.

Nella sua casa – da cui ormai da anni non si allontanava più, per l’aggravarsi della malattia che lo affliggeva – aveva esercitato il suo ruolo di intellettuale, di coscienza critica e di testimone del suo tempo; lo aveva fatto in modo appartato e dimesso, senza spocchia o boria, discutendo tuttavia animatamente e calorosamente, con grande schiettezza, insomma dialogando nel senso più pieno del termine, con chiunque, amici intellettuali, giovani, semplicemente amici, si rivolgesse a lui, anche con la curiosità di ascoltare le sue parole, gli infiniti episodi della sua vita, da autentico “narratore orale” quale era stato definito.

Nel momento in cui ci si avvicina a Romano Bilenchi, ci si scontra immediatamente con la complessità irriducibile della sua figura e con la stratificazione di interessi (culturali, letterari, politici) che la connotano (dunque di prospettive o punti di vista con cui è possibile accedervi). E’ proprio questo elemento a rendere particolarmente arduo il tracciarne un profilo, un ritratto, che risulterà sempre inevitabilmente una copia sbiadita e parziale del modo di essere di Bilenchi.

Certo, l’approccio più immediato e all’apparenza (solo all’apparenza, però) più facile è quello che lo vede testimone impegnato inromano-bilenchi-160x250 prima persona nelle vicende del suo tempo, che lo vede cioè attraversare il labirinto del Novecento, con le ideologie, le incurvature, le idealità, le delusioni che lo hanno caratterizzato. Bilenchi muore proprio in quel 1989 che vede la caduta del muro di Berlino, ovverosia di uno dei simboli del percorso travagliato del Novecento, che chiude il ‘secolo breve’ e questa coincidenza di date getta una luce particolare sul nostro discorso.

Bilenchi si muove nello spazio temporale del Novecento attraversandone i momenti più emblematici: pur venendo da una tradizione familiare socialista, aderisce in gioventù al fascismo, con la forza ‘eversiva’ di un giovane che vede in quel movimento lo strumento per rompere con il passato, nella convinzione di voler partecipare alla costruzione di un mondo nuovo, di una nuova società, fondata su nuovi valori morali.

Ma l’adesione al fascismo non significa affatto una identificazione acritica o un annullamento della coscienza critica; al contrario Bilenchi si trovò ad esercitare la sua adesione da uomo libero, e fu proprio questo esercizio di libertà del pensiero, unito all’incondizionato riconoscimento del valore in sè dell’amicizia, ad erodere dal di dentro le sue convinzioni e a collocarlo su un nuovo fronte. Si è definito Bilenchi ‘fascista di sinistra’, così come si è parlato di ‘fascismo rivoluzionario’, per sottolineare il fortissimo senso antiborghese e anticapitalistico delle sue posizioni. Definizioni che a stento racchiudono la complessità delle scelte e del pensiero bilenchiani.

“Fascista lo sono stato quando ero più giovane, soprattutto quando ero un ragazzo. (…) ora se debbo dirle la verità non lo sono più”: così ad Ezra Pound, ma è solamente una delle tante ammissioni (o confessioni) di un mutamento ideologico che Bilenchi ci consegna con una folgorante, essenziale semplicità.

bilenchi-bottone“Non essere più fascista” ci rivela in controluce la sensazione sgradevole e amara di speranze tradite, di disillusioni e delusioni andata maturando nel corso di tanti anni e insieme l’esercizio di una coscienza critica inesausta, che lo conduce a scelte diverse, a trovare nuovi orizzonti, dunque un nuovo spazio ideologico in cui riversare il peso delle speranze e degli ideali per un mondo nuovo.

Bilenchi si muove con passione e passioni, sul versante delle ideologie del Novecento, non è un gretto opportunista o un voltagabbana, ma un uomo che crede e difende i suoi valori appassionatamente, che sa compiere scelte di campo. Passione e amicizia costituiscono chiavi di lettura significative nel percorso umano e politico di Bilenchi.

Se era stato un fascista non accomodante e per molti aspetti scomodo, Bilenchi sarà ancora un comunista non ortodosso, capace di coniugare la carica sovversiva, antiborghese, anticapitalistica del comunismo con la sua idea di libertà e di uomo. Altra definizione, quella di comunista liberale, che presenta gli stessi limiti di cui dicevamo.

Bilenchi aderì al PCI con convinzione, senza dubbio, ma per tutto il resto della vita ebbe bisogno di ripercorrere e spiegare (spiegarsi) quello che era successo a lui e ad un’intera generazione. Da qui, il lavorio continuo di riscrittura, di scavo e di illuminazione sui percorsi segreti della sua parabola. Da qui emerge ancora l’intreccio indissolubile tra la passione politica e la scrittura, la letteratura. Ma emerge anche, senza retorica, la categoria dell’amicizia, che è la chiave per penetrare nell’uomo, nella personalità di Bilenchi e che ha ispirato alcune delle sue pagine più belle.

L’amicizia, la condivisione di destini, non sempre e non necessariamente di idee, la comprensione tra uomini costituiscono un valore ininterrottamente affermato da Bilenchi, nell’arco della sua esistenza e della sua produzione letteraria. “L’unica cosa che vale è l’amicizia e tenersi stretti tra coloro che, o fessi o intelligenti, sono in buona fede”: così scrive, nel 1935, a Mino Maccari, offrendoci un’altra scoperta ammissione, di cristallina semplicità ma insieme di grande vigore.

romano bilenchiDopo la liberazione di Firenze e dopo l’impegno in prima persona nella Resistenza, Bilenchi si dedica ad una intensa attività pubblicistica, a testimonianza del suo impegno civile. Straordinaria è l’esperienza del “Nuovo Corriere”, da lui diretto, che diventa a poco a poco un momento di incontro e confronto delle forze democratiche fiorentine, un momento di feconda apertura culturale. Per otto anni, Bilenchi si concentra sul lavoro giornalistico, trascurando la letteratura; vi tornerà dopo la ferita del 1956, dopo cioè la chiusura del quotidiano, riprendendo così il lavorio di scavo e riscrittura a lui congeniale, con nuovi progetti editoriali.

Bilenchi infine rientra nel PCI nel 1972, nel momento in cui si apre una nuova fase politica per il partito, tornando così ad impegnarsi in prima persona per la costruzione di una nuova sinistra.

Le date che, sommariamente, abbiamo indicato rappresentano autentici snodi della storia del Novecento italiano e vedono sempre Bilenchi impegnato ad offrire contributi significativi. Accanto a questo, intrecciata con tutto questo, la passione per la letteratura, l’esercizio, anche se talvolta trascurato per lunghi periodi, della scrittura, con prove che lo collocano tra i più grandi autori del Novecento. E certo quest’ultimo, non secondario aspetto della personalità di Bilenchi, pure noi lo abbiamo trascurato e ce ne rammarichiamo, consapevoli dell’inestricabile intreccio di passioni che ci offre.

Articolo pubblicato nel novembre 2014.




Piombino ricorda Tognarini con il suo volume su Licurgo Cappelletti

licurgoLa Città di Piombino, nell’ambito delle celebrazioni locali per la Festa della Toscana, dedica una giornata per ricordare Ivan Tognarini e valorizzare la sua opera. Venerdì 21 novembre, alle ore 17,  presso la Sala Consiliare del Comune di Piombino, verrà presentato il  libro, a cura di Tognarini, Licurgo Cappelletti. La pena di morte in Italia. Odi, inni e sonetti nazionali (Pacini editore, 2013), che è stato pubblicato con il contributo del Consiglio Regionale.

Si tratta di una delle monografie di Piombino Oggi, la testata giornalistica che il Comune utilizza fin dal 1971 per le finalità statutarie e normative di informazione pubblica e istituzionale. La ricca attività editoriale, che si è sviluppata negli anni, ha contribuito a far conoscere ai piombinesi – e non solo – fatti e personaggi che costituiscono l’identità più autentica della comunità e che talvolta hanno avuto un’influenza ben più vasta nella storia e nella cultura nazionale. In questa prospettiva si colloca il progetto di studio, recupero e valorizzazione dell’opera di Licurgo Cappelletti, nato nell’ambito del programma per la Festa della Toscana (alla quale il Comune partecipa fin dalla sua istituzione, nel 2000) e con la direzione scientifica di Ivan Tognarini.
Dopo la mostra Storia Patria Risorgimento (2001), che per la prima volta offrì un ritratto inedito del libero pensatore piombinese, mettendone in luce l’originale contributo di insegnante, storiografo, divulgatore e critico letterario nel nascente stato unitario, il libro propone una selezione di scritti della sua prima stagione intellettuale, nei quali sono già presenti le caratteristiche di appassionato e controverso interprete del suo tempo.

La presentazione del volume di Tognarini, è curata da Fabio Bertini, Università di Firenze, Coordinamento Toscano dei Comitati Risorgimentali. Interverranno Angelo Trotta, Presidente del Consiglio Comunale, Massimo Giuliani, Sindaco di Piombino e Paola Pellegrini, Assessore alla Cultura.

Dopo la presentazione del volume, seguirà la firma dell’atto di donazione delle opere di Licurgo Cappelletti (proprietà Tognarini) al Comune di Piombino e l’esposizione dei volumi al pubblico a cura dell’Assessorato alla Cultura e dell’Archivio Storico Città di Piombino.




Castelfiorentino: La memoria della storia attraverso il Cinema

Scoprire il linguaggio del cinema attraverso l’analisi di un film. Conoscere i chiaroscuri della “Grande Guerra” nell’anno in cui ricorre il Centenario. Avvicinarsi ad una delle grandi tragedie del secolo scorso: la Shoah, il dramma dello sterminio degli ebrei.

Da lunedì 17 novembre (ore 14.30) prende il via una lunga rassegna cinematografica al Ridotto del Teatro del Popolo e all’Istituto Superiore “F. Enriques” dedicata ai grandi eventi della storia del ‘900. La rassegna, che è promossa dall’Istituto “F. Enriques”, si configura come corso di formazione e aggiornamento per docenti e studenti (giunto alla 6° edizione), ma la novità di quest’anno è l’apertura del corso (e delle relative proiezioni) a tutti i cittadini.

Ci sarà quindi modo di spaziare tra le proiezioni ispirate a grandi capolavori letterari come “All’Ovest niente di nuovo”, film del 1930 che riprende il best seller di Erich Maria Remarque “Niente di nuovo sul fronte occidentale” (vero e proprio manifesto dell’antimilitarismo) ai film che hanno saputo combinare la storia con il carattere italiano come la celebre “Grande Guerra” di Mario Monicelli.

E poi i grandi film sulla Shoah, con un evento d’eccezione: l’incontro di venerdì 5 dicembre al Teatro del Popolo (ore 9.45) con Frediano Sessi, uno dei maggiori studiosi su questo tema, il quale terrà una conferenza aperta a tutti sul “Complesso di Auschwitz e il sistema dei campi nazisti”.

Curatore del corso è il prof. Maurizio Poli, docente dell’istituto “F. Enriques”, che da anni realizza un percorso di formazione specifico incentrato su Cinema/Storia/Memoria nell’ambito del progetto regionale “Lanterne Magiche”, nato 8 anni fa con l’obiettivo di avvicinare le scuole al mondo del cinema. Grazie al progetto “Cinema, Scuola e Memoria” l’Istituto Superiore “F. Enriques” di Castelfiorentino ha ottenuto quest’anno, e per la seconda volta, un ambito riconoscimento: la segnalazione di “eccellenza” dal Premio Basile 2014, il premio più prestigioso della Pubblica Amministrazione, che è stato conferito al Prof. Poli lo scorso mese di ottobre.

Il progetto è stato reso possibile grazie alla collaborazione con la Regione Toscana, l’Unione dei Comuni Circondario Empolese Valdelsa, il Comune di Castelfiorentino e la Fondazione Teatro del Popolo.

Per informazioni e conoscere il programma dettagliato del corso: www.isisenriques.gov.it/cinema.htm; www.comune.castelfiorentino.fi.it.