La settimana degli “Archivi aperti” a Rosignano Marittimo

archiviDal 17 al 23 novembre è in programma a Livorno e provincia la settimana degli “Archivi Aperti”, con visite guidate, su prenotazione, al patrimonio documentario degli Archivii Storico comunali.
L’iniziativa è inserita nel Piano della Cultura della Regione Toscana, coinvolge diversi Comuni della provincia e vede come capofila il Comune di Livorno. L’apertura degli archivi ai cittadini e alle scuole di ogni ordine e grado si pone l’obiettivo di promuovere la conoscenza delle fonti storiche del patrimonio culturale collettivo.
Questo il programma delle iniziative nel Comune di Rosignano Marittimo:

Aperture straordinarie “L’Archivio e la nostra storia”
Archivio storico – via dell’Industria 22/24, località Le Morelline – Rosignano Solvay
dal 17 al 21 novembre dalle ore 15:00 alle ore 17:00
In occasione del centenario dello scoppio della I Guerra Mondiale e del 70° della liberazione di Rosignano Marittimo, presso la sede dell’Archivio Storico, verranno mostrati al pubblico documenti riguardanti le due guerre mondiali e altri importanti documenti relativi alla storia del territorio.

sabato 22 novembre ore 10:00
via del Castello – Rosignano M.mo
“Quattro passi nei borghi:Rosignano Marittimo, Castello e dintorni”
Percorso guidato nell’antico borgo di Rosignano M.mo.

domenica 23 novembre ore 10:00
piazza della Chiesa – Castelnuovo della Misericordia
Quattro passi nei borghi: da Castelvecchio a Castelnuovo della Misericordia”
Il percorso guidato ripercorrerà la storia di un paese che ha intrecciato la sua vita con la Casa della Misericordia di Pisa.

Durata dei percorsi 2h, prenotazione obbligatoria entro venerdì 21 novembre ore 13:00:
tel 0586 761938 martedì e giovedì ore 14:30-17:30
tel 0586 724287 da lunedì a venerdì ore 9:30-13:30
fax 0586 724286
p.andreoli@comune.rosignano.livorno.it
In caso di brutto tempo i percorsi guidati saranno annullati.




Al via la mostra “Padiglione Livorno: le imprese locali alle Fiere Internazionali del passato”

MOSTRA_CamComLiLa Camera di Commercio di Livorno allestisce anche quest’anno una mostra finalizzata alla diffusione della cultura d’impresa e della storia economica locale. Si intitola Padiglione Livorno: le imprese locali alle Fiere Internazionali del passato” e viene inaugurata ufficialmente sabato 15 novembre alle ore 16.00.

La giornata inaugurale è l’occasione per aprire una finestra sul presente: l’internazionalizzazione delle imprese è difatti un tema di grande attualità (si pensi all’Expo 2015) e di importanza strategica per l’espansione del sistema economico locale su più vasta scala. Un tema che la Camera di Commercio continua a sostenere con forza, ieri come oggi.

 A dare senso e prospettiva alla preziosa e bella documentazione esposta nel salone Elba situato al piano terra della sede camerale saranno gli interventi tenuti da Giuseppe Paletta, ricercatore e cofondatore del Centro per la cultura d’impresa di Milano (autore di numerose pubblicazioni sulla memoria d’impresa e sulla storia del sistema camerale), da Filippo Lenzi della Coop. Microstoria, curatore della mostra, e dal Presidente della Camera di Commercio di Livorno Sergio Costalli.

 La mostra propone una selezione di documenti tratti da uno dei fondi dell’archivio storico camerale, denominato “Mostre, Esposizioni e Fiere”: un fondo fino ad oggi poco approfondito, ma ricco di curiosità e documenti inediti (depliant, manifesti pubblicitari, locandine, fotografie, cataloghi dei prodotti…) in grado di offrire una panoramica a 360 gradi della Livorno imprenditoriale, produttrice ed esportatrice di eccellenze in un contesto internazionale di prim’ordine.

Il periodo scelto è la prima metà del Novecento (1900-1950), periodo in cui si concentrano numerose fiere ed esposizioni di respiro internazionale che attraversano la Storia: basti pensare al clima di ottimismo che accompagna l’inizio del nuovo secolo, alle tensioni sociali che giungono al cosiddetto Biennio rosso; a due guerre mondiali, al referendum tra monarchia e repubblica e alla ricostruzione post bellica.

Si parte dall’’Esposizione di Parigi del 1900, a cui furono ammessi 17 espositori livornesi, e si passa attraverso le Fiere di San Francisco (1915), Milano (1924), Bari (1931-1932), per arrivare alla Mostra Interprovinciale del Tirreno del 1949, tenuta a Livorno nella cornice del Parco di Villa Letizia, a pochi anni dal bombardamento della città. Un’ampia sezione è inoltre dedicata alle Fiere di Tripoli degli anni ‘30, alle quali le imprese locali aderiscono numerose.

Livorno partecipa a queste manifestazioni sia con le grandi industrie (Cantiere Orlando, Soc. Metallurgica, Solvay, S.I.C.E., F.I.L, le vetrerie, tra cui la Balzaretti e Modigliani), ma anche e soprattutto con le piccole e medie imprese, desiderose di espandersi e far conoscere nel mondo la qualità dei loro prodotti: tra queste, troviamo industrie chimiche (profumerie, fabbriche di vernici, lubrificanti, lisciva saponaria, talco macinato, prodotti medicinali…), fabbriche di pipe e di bottoni di madreperla, di mobili in ferro battuto e casseforti, produttori di alabastro, editori ecc., a testimonianza della straordinaria eterogeneità del sistema produttivo locale. Molte sono anche le industrie alimentari, in particolare di bevande: tra queste, ad esempio, la distilleria Arturo Vaccari, celebre in tutto il mondo per il Liquore Galliano (oggi prodotto nei Paesi Bassi), che è premiata con medaglia d’oro all’Esposizione di Parigi del 1900; l’Impresa acqua Corallo, che partecipa all’Esposizione Universale di San Francisco del 1921 con l’acqua Corallo, “un’acqua da tavola eccellente e al tempo stesso un diuretico sicuro”, e i F.lli De Giacomi, produttori di una tra le birre più esportate a livello nazionale, e che troviamo spesso alle Fiere di Tripoli degli anni ‘30.

Informazioni utili:

La Mostra potrà essere visitata gratuitamente fino al 12 dicembre, da lunedì a venerdì in orario 9-13 (martedì e giovedì anche 15-17); è inoltre possibile prenotare visite guidate per singoli o gruppi (0586/231247; bibliotecaarchivio@li.camcom.it).

Per la cerimonia inaugurale di sabato 15 novembre ore 16, compresi gli interventi dei relatori, l’ingresso è libero ma occorre segnalare la presenza a segreteria.generale@li.camcom.it (0586/231252-53-210)




Sospiro d’anima. La storia di Rosa al Cinema teatro Lux

unnamedDopo l’affresco della realà della fabbrica di MADE IN ILVA il Cinema Teatro Lux torna a narrare il presente attraverso il teatro. Questa volta il tema è la storia recente, raccontata attraverso gli occhi di donna di Rosa Cantoni, anziana partigiana di Udine, intervistata da Aida Talliente, giovane attrice e regista friulana. Una messa in scena scarna ed essenziale, un monologo che alterna racconto, poesie e musica per farci attraversare le pagine più buie della nostra storia, viste attraverso gli occhi di una poetessa che ha combattuto la Resistenza ed è stata deportata a Ravensbrück.

«Lo spettacolo», scrive Fabrio Massimo Franceschelli su Teatrocritica, «vive in gran parte nelle eccezionali doti da trasformista della Talliente ma anche nell’efficace interazione con le musiche del fisarmonicista», ma ciò non toglie che la messa in scena rappresenti lo step finale di «un rigoroso progetto artistico e un non comune gusto ritualistico, come se quella sorta di gruppo scultore che si offre allo spettatore condensi il passaggio dal rito al teatro di turneriana memoria».

Parlando del proprio progetto, Aida Talliente scrive: «Mi è capitato di incontrare per la prima volta  Rosa il 25 aprile di due anni fa, quando l’ho sentita parlare e raccontare la sua storia. Certamente una storia non comune, che abbraccia buona parte del secolo scorso. Ascoltando le sue parole si diventa silenziosi spettatori di tutto ciò che si è consumato nel corso del tormentato ‘900. Ci si muove in mezzo a volti, vicende e luoghi, in mezzo a continue guerre, scoperte, invenzioni straordinarie ed orrori. E’ proprio ascoltando la narrazione di questa donna semplice e allo stesso tempo straordinaria, che ho riscoperto l’importanza di sapere ciò che è accaduto prima di noi. Penso che conoscere il passato e le “storie” di uomini e donne che ci hanno preceduti, ci fornisca uno strumento in più per comprendere il periodo buio che sta attraversando l’umanità.

Un popolo che non racconta, che non scava nella propria storia per rielaborarla al fine di creare qualcosa di migliore attraverso l’intelligenza, la fantasia e l’amore, è un popolo condannato al crepuscolo della vita e dei suoi misteri.  Ecco l’importanza dell’incontro con Rosa».
Lo spettacolo si svolgerà presso il Cinema Teatro Lux sabato 15 novembre, alle 21.30. I biglietti, del costo di 10 euro, potranno essere acquistati a partire da martedì 4 novembre presso il Teatro Lux.

Sarà inoltre possibile prenotarsi scrivendo all’indirizzo cinemateatrolux@ gmail.com o chiamando il 3334715696.
Maggiori informazioni sullo spettacolo:

https://www.youtube.com/watch? v=XwvFsDOhvbg

http://www.teatroecritica.net/ 2010/05/sospiro-danima-di-e- con-aida-talliente/

http://aidatalliente.blogspot. it/2013/05/sospiro-danima-la- storia-di-rosa.html
Per richieste e prenotazioni:

cinemateatrolux@gmail.com

tel. 3334715696




Pisa liberata. 2 settembre 1944: MemorySharing presenta l’evento conclusivo della mostra “Pane e Bombe”

10678711_10205376075750229_1195256862554326382_nIl 15 novembre giunge al termine la mostra Pane e Bombe, curata da MemorySharing e Acquario della Memoria. Dopo un mese ricco di eventi l’appuntamento conclusivo sarà l’occasione per partecipare all’ultima tappa di questa avventura.

Al centro dell’evento ci saranno i testimoni, le cui voci preziose, raccolte in un filmato inedito dal titolo Pisa Liberata. 2 settembre 1944, ricostruiscono i passaggi salienti della liberazione della città.

Misti alla gioia, alla tristezza, alla rabbia e al sollievo, con l’ingresso a Pisa degli Alleati arrivarono in città anche novità inaspettate per la popolazione: nuovi volti, nuova musica, nuove abitudini.

I ricordi e i sentimenti, a volte controversi, suscitati dall’ingresso degli Alleati, sono stati catturati nel video Pisa liberata.

E le soprese non finiscono qua: l’evento del 15 novembre vedrà infatti la partecipazione di Tommaso Novi, uno dei due componenti del gruppo i Gatti Mezzi, che tra ironia, ricerca storica e improvvisazione creerà l’accompagnamento musicale di un filmato di 15 minuti. Come in un vero e proprio cinema muto degli anni ’20 il pianista musicherà la proiezione del video interpretandone le immagini e i sentimenti.

Le nuove note portate dalla musica d’Oltreoceano, tra swing e boogie-woogie, così come la canzone melodica italiana anni ’40, saranno poi riproposte dai musicisti Andrea Spinelli e Riccardo Dore della Scuola di musica “G. Bonamici”.

Per chi vorrà trattenersi sarà possibile degustare un aperitivo rinforzato a base di zuppa toscana, vin brulè e cingomme, un mix degno dell’incontro tra popolo italiano e popolo americano.

Consigliamo vivamente la prenotazione per l’aperitivo al numero di telefono 347 340 44 41 o via email scrivendo a acquariomemoria@gmail.com.

La mostra Pane e Bombe rimarrà aperta straordinariamente fino alle ore 23.




Guidare la diplomazia in tempo di guerra

Il 5 novembre del 1914, a poco più di tre mesi dalla dichiarazione di guerra dell’Austria-Ungheria alla Serbia, Sidney Sonnino (Pisa, 11 marzo 1847-Roma, 24 novembre 1922) prestava giuramento come nuovo Ministro degli Esteri nel secondo governo presieduto da Antonio Salandra. Il politico toscano, chiamato alla guida della politica estera italiana nel pieno della conflagrazione mondiale, vi sarebbe rimasto fino al giugno del 1919, divenendo pertanto il quarto ministro degli esteri dell’Italia liberale per durata di incarico, dopo Visconti Venosta, Tommaso Tittoni e Antonino di San Giuliano. In questi quattro anni e mezzo Sonnino svolse un ruolo centrale nell’entrata in guerra dell’Italia a fianco delle potenze dell‘Intesa e rappresentò nel 1919 assieme a Orlando gli interessi italiani alla Conferenza di Pace di Parigi.

Con Sonnino, Salandra, oltreché un amico personale e un antico alleato, aveva voluto chiamare alla guida della politica estera uno dei leader dell’Italia liberale di maggior esperienza che proprio con quella nomina coronava una lunga carriera pubblica iniziata giovanissimo nella diplomazia italiana quando, poco dopo la laurea conseguita a Pisa in giurisprudenza, aveva servito come volontario tra il 1867 e il 1871 presso le Legazioni italiane di Madrid, Vienna e Berlino.

Ritratto di Sidney Sonnino (gentile concessione dell'Archivio Sidney Sonnino Montespertoli)

Ritratto di Sidney Sonnino (gentile concessione dell’Archivio Sidney Sonnino Montespertoli)

Precoce studioso, secondo la migliore lezione di Pasquale Villari, della questione sociale e contadina nonché della rappresentanza parlamentare, Sonnino elaborò sin dalla gioventù un proprio pensiero politico che a un progetto di consolidamento delle istituzioni interne legava la necessità di condurre sul piano internazionale una politica estera che consentisse il raggiungimento di una completa sicurezza dei confini nazionali e al contempo permettesse il rilancio di un ruolo attivo dell’Italia nel contesto mediterraneo e del Vicino Oriente, anche tramite la ricerca di una politica di espansione coloniale considerata come mezzo utile al miglioramento delle condizioni dell’emigrazione italiana.
Convinto che molti di questi obiettivi si potessero conseguire sul piano diplomatico, Sonnino giudicò positivamente l’ingresso dell’Italia nel 1882 nella Triplice Alleanza con Austria-Ungheria e Germania, un blocco di potenze ritenuto in grado di assecondare gli interessi di espansione e sicurezza del governo di Roma, nonché fornire una soluzione pacifica al completamento dell’unificazione nazionale. In particolare, l’eventuale applicazione dell’articolo VII del trattato di alleanza, che prevedeva in caso di una espansione asburgica nei Balcani la concessione di ipotetici compensi territoriali all’Italia, poteva costituire, secondo Sonnino, lo strumento col quale ottenere pacificamente i territori irredenti del Trentino e della Venezia Giulia. Questa lettura pratico-strategica della alleanza basata più su un calcolo degli obiettivi esteri nazionali che su ragioni ideologiche (tanto che Sonnino la intese come «un connubio che non esclude il divorzio») assieme al principio di nazionalità guidarono tra Otto e Novecento le sue convinzioni sulla politica estera.

Chiamato nel novembre 1914 da Salandra al Ministero degli Esteri in seguito alla morte improvvisa di San Giuliano, Sonnino agì in continuità con la politica di quest’ultimo, sostituendo però un atteggiamento più dinamico all’incertezza e all’attendismo del San Giuliano. Anziché attendere dall’andamento della guerra il profilarsi di un vincitore per porvisi vicino, Sonnino, persuaso anche di una rapida vittoria austro-tedesca si convinse che, per evitare i pericoli di un isolamento internazionale del paese, fosse necessario rompere la neutralità dichiarata dal governo italiano il 2 agosto e scendere in guerra a fianco di Vienna verosimilmente entro la primavera del 1915, non prima però di aver concordato con quest’ultima, anche in cambio dell’intervento italiano, la natura delle compensazioni territoriali che in base all’art. VII sarebbero spettate all’Italia a seguito delle nuove conquiste balcaniche compiute dall’esercito asburgico.
Contrariamente a quanto spesso sostenuto, Sonnino rimase fino all’ultimo sostenitore della fedeltà alla Triplice e fu in realtà solo l’intransigenza del governo austroungarico nell’ignorare le precise richieste italiane di compensazione territoriale che spinsero il governo Salandra-Sonnino a troncare le trattative con Vienna e negoziare in segreto con le potenze dell’Intesa (Gran Bretagna, Francia e Russia) il Patto di Londra. L’accordo, firmato il 26 aprile 1915 e mantenuto segreto, fu un grande successo diplomatico di Sonnino perché dava soddisfazione agli obiettivi della politica estera italiana ricercati nei decenni precedenti. Oltre a garantire un equilibrio nel Mediterraneo centro-orientale e prevedere qualche allargamento delle colonie italiane, il patto stabiliva che in cambio dell’intervento l’Italia avrebbe così ottenuto, oltre al Trentino e al Sud Tirolo (con confine sul Brennero), il controllo della Venezia Giulia e dell’Istria (ad eccezione di Fiume), della Dalmazia settentrionale e della gran parte delle isole, di Valona e del suo retroterra.

Firmato segretamente l’accordo e denunciata la Triplice solo il 3 maggio, il 20 Sonnino presentò al Parlamento una raccolta di atti diplomatici che documentavano le fallite trattative tra Roma e Vienna e illustravano le ragioni della guerra (il cosiddetto Libro Verde). L’Italia dichiarò guerra all’Austria-Ungheria il 23 maggio 1915 mentre l’adesione all’Intesa fu resa pubblica solo il 30 novembre. Sonnino il 1° dicembre, in un discorso tenuto alla riapertura delle Camere, poté presentare le ragioni e gli obiettivi della guerra a fianco dell’Intesa. Il rapporto diplomatico con gli alleati si rilevò però subito complicato per via dell’atteggiamento sospettoso degli anglo-francesi che ritenevano l’Italia poco affidabile, imputandole di condurre una sorta di guerra separata con Vienna sulla base dei soli interessi nazionali (in effetti la dichiarazione di guerra alla Germania, richiesta all’Italia dal Patto di Londra, sarebbe giunta solo il 28 agosto 1916). Fu soprattutto Sonnino che con lento lavoro diplomatico poté ricucire in parte i rapporti, assicurare il rispetto dei patti da parte dell’Italia e divenire l‘uomo forte dell’Intesa a Roma: egli «è il solo che ha l’autorità all’interno ed inspira vera fiducia all’estero», scriveva nel 1916 sul suo diario Guglielmo Imperiali ambasciatore italiano a Londra. Tuttavia, l’andamento complessivo delle operazioni belliche sfuggito oramai a ogni previsione, il successivo intervento statunitense a fianco dell’Intesa nell’aprile del 1917 e lo scoppio della rivoluzione bolscevica in Russia, mutarono non solo la situazione politica interna ma soprattutto gli equilibri politici e diplomatici. La pubblicazione inattesa da parte della stampa sovietica dei contenuti del Patto di Londra costrinse Sonnino nel dicembre 1917 a difendere in parlamento le ragioni del segreto diplomatico e a respingere le richieste di dimissioni presentate dall’opposizione. Sul piano internazionale, negli ultimi anni del conflitto Sonnino continuò a lavorare soprattutto per creare il terreno favorevole affinché al futuro tavolo della pace potessero essere mantenuti gli accordi sanciti nel Patto di Londra.

Sonnino alla Camera nella seduta del 18 dicembre 1916 spiega le ragioni dell'inopportunità di una pace separata con Vienna (La Domenica del Corriere)

Sonnino alla Camera nella seduta del 18 dicembre 1916 spiega le ragioni dell’inopportunità di una pace separata con Vienna (La Domenica del Corriere)

Il suo rifiuto, tra la fine del 1916 e gli inizi del 1917, di accettare le offerte di parte tedesca per fa siglare all’Italia una pace separata con Vienna era motivato proprio dal timore che con questa sarebbero andate in frantumi le acquisizioni promesse all’Italia col Patto. Tuttavia, al pari di molti altri leader europei, Sonnino non colse probabilmente fino in fondo che l’intervento statunitense in Europa e soprattutto la politica di pacificazione del Presidente Wilson avrebbero imposto una netta presa di distanza dalle logiche di potenza e dalle dinamiche della diplomazia segreta che in passato avevano retto le relazioni tra gli stati europei e che alcuni ritenevano di poter riproporre ancora dopo il 1918. Le future condizioni di pace indicate da Wilson nei celebri 14 punti smentivano queste aspettative e in particolare respingevano la legittimità delle rivendicazioni italiane riconosciute nel Patto di Londra, bollandole come imperialiste. Sonnino stesso, ricercando sempre con gli alleati un’applicazione integrale dei termini del Patto di Londra si dimostrò forse troppo intransigente, trascurando l’eventualità di adeguare la sua posizione ai nuovi equilibri internazionali mutati a seguito dell’ingresso in guerra degli Stati Uniti.

 Queste premesse, assieme all’allineamento franco-britannico sulle posizioni statunitensi, al termine della guerra avrebbero fortemente condizionato i lavori della Conferenza di Pace tenutasi a Parigi tra il 18 gennaio 1919 e il 21 gennaio 1920. La classe dirigente liberale italiana, nonostante avesse incassato il successo politico di Vittorio Veneto e della conseguente conquista italiana dei territori irredenti, vi si presentò delegittimata da una crisi di rappresentanza parlamentare e incalzata dall’opposizione socialista e cattolica. Sonnino, la cui presa sulla politica estera italiana era ora subordinata al protagonismo del nuovo presidente del consiglio Vittorio Emanuele Orlando, rappresentò meglio di altri il simbolo di questa fragilità nazionale. Ormai settantunenne e dopo circa quattro anni «di estrema tensione nervosa, senza un giorno di riposo», come ebbe a scrivere lui stesso, Sonnino non riuscì a far valere le sue doti diplomatiche né a sfruttare la sua profonda conoscenza delle lingue per avvantaggiare la posizione italiana: alla conferenza «Sonnino tace in tutte le lingue che sa ed Orlando parla in tutte le lingue che non sa» recitava un motto molto diffuso al tempo. Sonnino, dovette peraltro allinearsi alla impostazione diplomatica data da Orlando che anziché chiedere la semplice applicazione del Patto di Londra, come da lui suggerito, puntava anche a ottenere l’annessione di Fiume. L’opposizione statunitense alle rivendicazioni dell’Italia sulla Dalmazia (dopo che le erano stati invece riconosciuti i diritti sul Trentino e l’Istria occidentale) e la proposta di Wilson di fare di Fiume una città libera impedirono di raggiungere in sede di trattative un accordo e furono alla base nell’aprile 1919 dell’abbandono dalla conferenza della delegazione italiana e poi delle dimissioni del governo Orlando-Sonnino il 23 giugno successivo.

Lo statista toscano, da quel momento e negli anni seguenti fu spesso additato come il responsabile del fallimento della diplomazia italiana e della vittoria mutilata. Il giornale della federazione socialista fiorentina, “La Difesa”, nell’agosto 1919 lo chiamò ad esempio «l’inetto bocciato di Parigi», «unico e vero responsabile della rovina d’Italia per averla coinvolta e trascinata, contro volontà, nell’inumana carneficina». Per Giovanni Amendola, il metodo diplomatico di Sonnino tenuto a Parigi fu causa «di tutte le cecità e di tutte le rovine», mentre più tardi Togliatti vi avrebbe rintracciato «il vero responsabile del fallimento della diplomazia italiana». In realtà, se è vero che a Parigi la stella di Sonnino apparve assai opaca, va però detto che la macchina diplomatica da lui diretta nel corso della guerra si era rivelata efficiente e la sua politica estera coerente con il raggiungimento degli interessi nazionali.

Se per alcuni dei suoi detrattori la sua visione degli interessi italiani nell’Adriatico fu ritenuta troppo moderata o accondiscendente alle rivendicazioni degli altri Stati balcanici questo lo si dovette in parte al fatto che la sua politica estera non fu mai di tipo imperialista ma tenne anzi conto delle altre nazionalità oltre che della propria. La decisione pur dolorosa assunta all’inizio del 1915 assieme a Salandra di non includere tra i territori richiesti dall’Italia nel Patto di Londra la città di Fiume, fu presa anche perché si ritenne giusto che in caso di dissoluzione dell’Impero asburgico l’Ungheria o, in caso di indipendenza da questa, la Croazia potessero avere uno sbocco sul mare per le esigenze commerciali delle loro popolazioni. Più in generale, la defaillance della politica estera italiana al termine dei negoziati di Parigi, anziché addossarsi solo a Sonnino dipese più che altro dalla profondità della crisi interna alla classe dirigente liberale, dalle contraddizioni di un paese affetto da evidente arretratezza economica e sociale, nonché in sede diplomatica dall’intransigenza statunitense e dall’atteggiamento ostile di Francia e Gran Bretagna, oltreché dall’effettivo difetto negoziale della delegazione italiana. Il giudizio severo che toccò allo statista toscano fu perciò in buona parte esagerato. Guglielmo Imperiali, che pure dalla politica estera del toscano aveva spesso dissentito, scrisse sul suo diario dopo l’abbandono di Sonnino della conferenza di Pace: «non posso però non inchinarmi dinanzi all’onestà, rettitudine ed altissimo sentimento patriottico dell’uomo, di cui gli sforzi e l’importanza dei risultati comunque già ottenuti meritavano miglior sorte».

Articolo pubblicato nel novembre 2014.




Due secoli di storia dei carabinieri in mostra a Carmignano

Due secoli di storia dei Carabinieri, che si intreccia con la vita quotidiana della comunità, tracciando un percorso fatto di eventi, emozioni e ricordi. Carmignano celebra l’anniversario dell’Arma, nata nel 1814, con una serie di eventi che si concluderanno alla vigilia del nuovo anno, promossi dal Comune e dall’Associazione nazionale Carabinieri di Carmignano con il patrocinio dell’ispettorato regionale ANC e del Comando provinciale Carabineri Prato.

Domenica 9 novembre alle 10,15 si inaugura la mostra “I Carabinieri: 1814-2014. Due secoli di storia, una selezione di documenti, fotografie, cimeli e uniformi che partendo dal 1814 rivelano un volto nuovo di una istituzione così presente nella quotidianità da evocare emozioni e ricordi che non possono non entrare in relazione con l’identità collettiva di Carmignano. La mostra è allestita nella sala consiliare del Comune di Carmignano e rimarrà aperta fino al 23 novembre il sabato dalle 16 alle 19 e dalle 21 alle 23, e la domenica dalle 9 alle 12 e dalle 16 alle 19 con ingresso libero.

Già partito invece il progetto scolastico rivolto agli alunni della classe quinta della scuola primaria e alle medie inferiori del Comune di Carmignano, costruito insieme all’assessorato alla Scuola e che ha per tema l’Arma dei Carabinieri e i valori senza tempo di duecento anni di storia e che si concluderà il 20 dicembre.

Il 12 novembre alle 21 al Teatro Circolo ANSPI di Seano “2003-2014: il sacrificio di Nassiriya… undici anni dopo”. Una serata per ricordare gli eventi del 12 novembre 2003 con il colonnello Gabriele Stifanelli, comandante provinciale dei Carabinieri di Prato, e le testimonianze di Luigi Petrucci, commilitone delle vittime in missione a Nassiriya. Coordina Walter Fortini de Il Tirreno.

Il 16 novembre in piazza Vittorio Emanuele a Carmignano “Mostra d’auto d’epoca dei Carabinieri”.

Il 23 novembre ci sarà l’inaugurazione del monumento ai carabinieri Pucci e Verdini. Opera dello scultore Giovanni Bellassai, è stato realizzato dal Comune e verrà installato in via del Ceppo (vicino alla sezione ANC). La cerimonia inizierà con la messa nella propositura di San Michele Arcangelo alle ore 10. Alle 11 il corteo dalla chiesa al luogo del monumento e alle 11,30 il saluto delle autorità e l’inaugurazione.

Il 29 dicembre conclude le celebrazioni del bicentenario il Concerto per Pucci e Verdini che si terrà nella propositura di San Michele Arcangelo alle 21,15. La Fanfara della scuola di Marescialli e Brigadieri di Firenze sarà diretta dal maestro Ennio Robbio.




I comuni dell’Unione Valdarno – Valdisieve celebrano le Forze Armate

Si celebra questo fine settimana in alcuni comuni dell’Unione la “Festa delle Forze Armate” e la “Giornata dell’Unità Nazionale” – centenario della prima guerra mondiale.
Domenica 9 novembre i festeggiamenti si svolgeranno a Pelago con ritrovo alle ore 10 al palazzo municipale successivamente alle 11 verrà deposta una corona nella frazione di San Francesco in piazza dell’Unità.
I comuni di Londa, San Godenzo e Rufina svolgeranno le celebrazioni domenica. Per quanto riguarda Londa alle 11 ci sarà la Santa Messa nella chiesa della Santissima Concezione, successivamente partirà il corteo per la deposizione delle corone in memoria dei caduti al Parco della Rimembranza e in via Jacopo Ricci, saranno presenti autorità civili e Militari. A San Godenzo la manifestazione prenderà il via alle 9,30 nella frazione Il Castagno D’Andrea con ritrovo all’Oratorio della Madonna: alle 9,45 ci sarà la deposizione e la benedizione delle corone ai monumenti dedicati ai caduti alle 11 ci si sposterà nel capoluogo per la Santa Messa in Abbazia e successivamente la deposizione delle corone ai monumenti ai caduti in piazza Dante infine alle 11 saranno deposte le corone anche al cimitero di San Godenzo. A Rufina infine sempre per celebrare i caduti della Prima Guerra Mondiale il sindaco Mauro Pinzani nella mattinata di domenica andrà a deporre corone ai monumenti ai caduti ed in tutti i cimiteri del territorio comunale.




Giornata delle Forze Armate e del Combattente a Sesto

Domenica 9 novembre celebrazione della Giornata delle Forze Armate e del Combattente. La cerimonia inizierà alle 9, con la deposizione della corona al monumento di Salvo D’Acquisto, nell’omonima piazza. Seguirà, alle 9.30 la Messa in memoria dei Caduti alla Pieve di San Martino. Dopo la funzione religiosa, il corteo prosegue per piazza De Amicis, per la deposizione della corona al monumento al Partigiano. Alle 10.30, il ritorno in Piazza Vittorio Veneto e la deposizione di corone al monumento ai Caduti e al Partigiano. Previsti gli interventi del sindaco di Sesto Fiorentino, Sara Biagiotti, del Comandante della Compagnia dei Carabinieri di Signa, Capitano Claudia Mesina, e di Graziella Milani, presidente della Consulta del Comitato Unitario Antifascista di Sesto Fiorentino.