13 aprile 1921: l’assassinio di Carlo Cammeo, segretario della Federazione socialista di Pisa

A Porta Nuova, in via Contessa Matilde sull’edificio della Circoscrizione n. 6, è posta una lapide che porta il seguente testo:

“Per sicaria mano fascista / cadeva assassinato / il 13 aprile 1921 / Carlo Cammeo / glorificando col sangue / la santità della scuola / e la sua fede nell’idea socialista / la giunta municipale di Pisa / all’alba della libertà / interpretando i sentimenti della cittadinanza”.

L’edificio in cui è murata la lapide è l’ex scuola dove insegnava Carlo Salomone Cammeo (nato a Tripoli il 6 maggio 1897) e dove fu assassinato. La via che oggi dall’incrocio di Porta Nuova si congiunge a Piazza Manin è dedicata al militante socialista e, dove è sepolto Cammeo – ebreo e ateo –, sul monumento funebre è incisa una falce e martello su di un libro aperto, caso unico per il cimitero israelitico. A parte la strada, la lapide e la tomba con i suoi simboli, oggi a Pisa resta ben poca cosa della memoria di Cammeo. All’epoca dei fatti il suo nome però era ben conosciuto e nonostante la giovane età aveva alle spalle già un discreto curriculum vitae, tanto da ricoprire ruoli importanti ai vertici del Partito socialista. La sua tragica morte segnò una svolta nella storia politica e sociale della città della torre pendente, che fu contrassegnata negli anni seguenti dall’affermarsi della violenza fascista e statale contro il movimento dei lavoratori e le sue organizzazioni politiche.

La guerra civile scatenata dai fascisti, con la complicità di buona parte delle forze dell’ordine dello Stato liberale, fu una risposta politica e militare alle lotte del “Biennio rosso” (1919-1920). Il primo dopoguerra fu caratterizzato da una grande partecipazione popolare, spesso spontanea, alle lotte di rivendicazioni salariali e sociali. Si era creato un clima diffuso di attesa per un cambiamento radicale della società, si aspettava l’esplodere della rivoluzione, com’era successo in Russia nel 1917 e questo aveva fortemente intimorito le classi dirigenti che sembravano impotenti a contrastare tale movimento. La nascita del fascismo toscano, la riorganizzazione delle organizzazioni padronali e la ripresa su vasta scala della repressione statale coincise con il declinare dell’iniziativa politica delle forze della sinistra che non seppero cogliere l’occasione per dare una svolta al paese. La violenza fascista e statale aprì un periodo, che per numero di vittime e di distruzioni, potremmo definire il “Biennio nero” (1921-1922) e che segnò la fine della democrazia liberale.

La Toscana nei primi mesi del 1921 fu attraversata da uno scontro violentissimo tra le squadre di fascisti, organizzate soprattutto dalla direzione fiorentina del movimento, e le forze della sinistra, anarchici, comunisti, socialisti e sindacalisti. Angelo Tasca in un suo noto volume sulla nascita del fascismo afferma che nei primi sei mesi del 1921 in Toscana furono distrutti 137 edifici: 11 case del popolo, 15 camere del lavoro, 11 cooperative, 70 circoli socialisti e comunisti, 24 circoli operai e ricreativi, 2 società mutue, 1 sindacato operaio e 3 redazioni di periodici.

Pisa non fu esente da quest’ondata di violenza. Il fascismo locale, riorganizzatosi da poco dopo una prima infruttuosa esperienza, guidato dal capitano Bruno Santini, ex ardito di guerra originario di Carrara, aveva raggiunto la notorietà all’inizio del 1921 con l’attacco alla nuova Giunta provinciale guidata da Ersilio Ambrogi socialista – poi comunista –. Il fascismo trovò consensi fra gruppi di studenti, ex militari, liberi professionisti, esponenti delle forze dell’ordine – soprattutto carabinieri – e giovani esponenti delle principali famiglie benestanti tra cui alcuni della comunità ebraica.

Il 25 marzo 1921 da Pisa una squadra di fascisti parte dirigendosi a Lucca e precisamente a Ponte a Moriano. Scopo della missione è di dar man forte ai camerati locali per togliere dalla sede del circolo ricreativo socialista il simbolo dei “soviet”, cioè la falce e martello. L’obiettivo è raggiunto ma gli operai avuta notizia del fatto corrono in paese e i fascisti si danno alla fuga; alcuni di loro rimangono staccati dal gruppo principale a causa di un guasto all’autocarro su cui viaggiano e ben presto vengono circondati dagli operai. Nasce una rissa e alla fine a terra rimane ferito mortalmente il fascista pisano Tito Menichetti. Sulla dinamica della sua morte ci sono versioni discordanti, il processo, che si tenne un anno dopo i fatti, individuò come unico responsabile il ferroviere Giuseppe Neri, originario di Castagneto Carducci, che subisce una condanna a 17 anni e 7 mesi di reclusione.

Pisa venne listata a lutto, un manifesto fascista invitava allo scontro:

“Cittadini. Si muore per voi. Si muore per salvare la nostra Italia travagliata dalla rovina e dal terrore ove tentano di trascinarla i folli criminali del comunismo e dell’anarchia per ricondurla sulla via della pace e del lavoro. Fascisti! Il corpo sanguinante di un’altra giovane vita si frappone fra noi ed i nostri nemici. Nessuno pianga. Nessuno si pieghi di fronte alla bara. Tutti in piedi! Con la fronte alta giuriamo. Tito Menichetti sarà vendicato! Senza pietà!”.

Lo stesso Bruno Santini durante i funerali incita pubblicamente alla vendetta.

Carlo_CammeoCarlo Cammeo scrisse un articolo sul settimanale socialista pisano «L’Ora nostra» del 1° aprile 1921, in risposta alle minacce fasciste, nel quale si richiamavano le responsabilità di chi, sulla morte di Tito Menichetti, stava imbastendo una “indegna speculazione patriottica”. È un j’accuse che espone il giovane socialista alla reazione fascista, che non si farà attendere. Un nuovo articolo di Cammeo, uscito sul numero successivo del settimanale, nel quale si ironizzava sulla partecipazione di alcune donne alle marce fasciste, fa scattare la vendetta fascista: la mattina del 13 aprile Mary Rosselli-Nissim e Giulia Lupetti raggiungono la scuola dove sta insegnando Cammeo e con una scusa lo invitano ad uscire dalla classe. Il maestro appena raggiunto il cortile è fatto segno di due colpi di pistola, sparati dal fascista Elio Meucci, cade a terra esangue, di fronte ai bimbi terrorizzati, mentre il gruppo di fascisti si dilegua repentinamente.

L’autore dell’assassinio è uno studente di farmacia dell’Università di Pisa mentre le due donne sono figlie di alti ufficiali del distaccamento militare. In particolare la Lupetti, che pochi mesi dopo per i suoi meriti sarà nominata segretaria del fascio femminile, è figlia del comandante del presidio militare. I fascisti responsabili della morte di Cammeo, grazie alla complicità delle autorità e all’interessamento del sottosegretario alla giustizia Arnaldo Dello Sbarba, saranno tutti prosciolti dall’accusa di omicidio. Le coperture di cui beneficia il gruppo di fuoco rappresentano la testimonianza dell’intreccio che da subito s’instaura fra i gruppi di fascisti locali, le autorità militari e quelle di carabinieri e guardie regie. Questo stretto rapporto è testimoniato anche dal prefetto di Pisa De Martino che in una missiva del 21 aprile al presidente del consiglio Giolitti testimoniava questa complicità.

Le organizzazioni della sinistra pisana – la Federazione prov.le socialista, il Gruppo comunista, la Camera del lavoro confederale (CGdL), la Camera del lavoro sindacale (USI), i Sindacati ferrovieri, la Lega Proletaria e l’Unione anarchica pisana – firmano un manifesto di condanna dell’assassinio di Carlo Cammeo e proclamano due giorni di sciopero generale.

I funerali di Cammeo sono imponenti per partecipazione popolare e di associazioni, alcuni esponenti politici prendono la parola, tra gli altri il segretario della Camera del lavoro (CGdL) Giuseppe Mingrino, il socialista Amulio Stizzi, il repubblicano Italo Bargagna e l’anarchico Gusmano Mariani. Questa volta sono funerali di classe, proletari, a rimarcare ormai il netto distacco tra il movimento operaio organizzato da una parte e lo Stato e le forze reazionarie dall’altra.

Articolo pubblicato nell’aprile del 2015.




Anniversario dell’uccisione di Luigi Pasqualetti, martire antifascista

Domenica 12 aprile alle 10, nell’ambito delle celebrazioni organizzate per il settantesimo anniversario dalla Liberazione dall’amministrazione comunale in collaborazione con l’Anpi, in Corte Brogi all’Apparita di Vinci è in programma la celebrazione di Luigi Pasqualetti, martire antifascista barbaramente assassinato dai repubblichini il 9 aprile 1944.
I fascisti nella notte fra l’8 e il 9 aprile, quell’anno era la notte di Pasqua, bussarono alla porta della famiglia Pasqualetti; Luigi, militante antifascista che più volte si era opposto alle violenze ed ai soprusi dei fascisti, tentò di fuggire avendo intuito il motivo di quella visita. Non ce la fece, e fu ucciso a colpi di mitragliatore davanti alla moglie e al figlio Paolo, di appena otto anni. A soli quarantatré anni Pasqualetti aveva pagato con la vita la sua avversione alla dittatura e la lotta per la libertà, la pace e la giustizia sociale.
Nel 2011 il comune di Vinci intitolò una via, proprio nella località dell’Apparita, a Luigi Pasqualetti, caduto per difendere la libertà e la democrazia. In corte Brogi, nel luogo dove accadde il fatto, un cippo e una lapide furono posti a futura memoria.
Alla cerimonia commemorativa di domenica interverranno il sindaco di Vinci Giuseppe Torchia, il deputato Dario Parrini e il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi. Subito dopo, presso la casa del popolo dell’Apparita, sarà inaugurata una nuova lapide commemorativa dedicata alla memoria dei caduti della Seconda guerra mondiale. A partire dalle 13 il pranzo alla casa del popolo con menu a 15 euro (prenotazioni al 339 8688406 – 333 3763807).




Signa. ‘77 – Icaro interrotto Il movimento che si bruciò le ali

La Biblioteca comunale e l’Assessorato alla Cultura, con la collaborazione dell’associazione Short Movie Man Studios, organizzano una iniziativa dedicata alla controcultura degli anni Settanta e alla creatività delle piazze che caratterizzarono il movimento del ’77. L’iniziativa ripercorrendo i fatti principali di quell’anno, affronta oltre agli sviluppi politici, anche e soprattutto gli aspetti sociali e culturali che li accompagnarono. L’evento centrale si svolgerà sabato 18 aprile 2015 alle ore 21,15 presso la Salablù della Biblioteca comunale. Nella serata verrà presentato il videoracconto Icaro interrotto. Il movimento che si bruciò le ali a cura di Francesco Panichi e Roberto Puccetti. Questo video della durata di 80 minuti accosta momenti significativi, tematiche controverse e spinte creative di una stagione che bruciò velocemente le proprie istanze libertarie e artistiche stemperandosi nella successiva stagione del riflusso. Il racconto viene giocato dagli autori sul confine tra documento e video d’arte creando un andamento originale dove il senso si costruisce soprattutto nell’assemblaggio e l’accoppiamento apparentemente congruo/incongruo di immagini e sonoro.
La sera stessa verrà presentata negli attigui locali della Biblioteca comunale Lezioni di volo una esposizione di libri, documenti e immagini sul ’77. In mostra, insieme alle pubblicazioni di vario genere (saggi, narrativa, fumetti) posseduti dalla biblioteca, ci saranno documenti tratti da collezioni private: numerosi libri e documenti dell’epoca (saggi, fanzine, volantini, manifesti, rassegne stampa) oltre a foto dalle manifestazioni di piazza fiorentine. Un’occasione questa per rimettere i piedi in modo non convenzionale negli eventi e soprattutto nel clima culturale di quegli anni.
L’ingresso all’iniziativa è naturalmente e doverosamente libero e gratuito. L’esposizione sarà visibile negli orari di apertura della Biblioteca comunale fino al 16 maggio.




Pittori per la musica – Primo Conti, 1935-1939

Dal 18 aprile al 19 luglio il Museo Novecento, in collaborazione con il Maggio Musicale Fiorentino, ospiterà la mostra ‘Pittori per la musica – Primo Conti, 1935 -1939’: 15 nuovi bozzetti e figurini originali andranno ad arricchire la sezione del secondo piano dedicata ai lavori provenienti dall’Archivio storico del Maggio Musicale realizzati nel primo ventennio di attività del teatro, tra il 1933 e i primi anni cinquanta.

Primo Conti (Firenze 1900-1988) inizia la quasi trentennale collaborazione con il Teatro Comunale di Firenze nel 1935. Primo artista cittadino a collaborare con il Maggio Musicale Fiorentino, realizza tre messinscene per i melodrammi di Giuseppe Verdi: Un ballo in maschera 1935, Otello 1937 e Il trovatore 1939.
Dal suo esordio nel teatro il 24 aprile 1924, con la scena della féerie di Vincenzo Sorelli Sogno di una perla rappresentata al Teatro della Pergola, il suo impegno per il melodramma è volto a individuare, nella spazialità scenica del teatro, un possibile luogo dove esibire i valori della pittura. La scenografia proposta per tutte le opere prevede sempre una costruzione tradizionale, modernamente interpretata e ‘abitabile’ anche dal pubblico, per cui la pittura, consegnata ad una subordinazione rigorosa al testo melodrammatico, mostra di tener più al ‘buon senso scenico’ che ad una sua libera interpretazione. Questa scelta valse a primo Conti un successo incontrastato e l’apprezzamento della critica.

L’inaugurazione, prevista per sabato 18 aprile alle 18 ad ingresso libero fino ad esaurimento posti, verrà introdotta da Moreno Bucci e sarà accompagnata da un concerto del Maggio Musicale Fiorentino in collaborazione con il Conservatorio di Musica ‘Luigi Cherubini’ di Firenze (Sonata per violoncello solo. Violoncello: Giovanni Inglese).




70° della Liberazione a Vicchio

Sarà nuovamente un 25 Aprile ricco di iniziative quello organizzato a Vicchio di Mugello. Per il 70esimo anniversario della Liberazione, l’Amministrazione comunale di Vicchio, grazie alla collaborazione della sezione ANPI “Mario Gambi” che ha coordinato l’organizzazione insieme a tante altre associazioni del paese e della zona, proporrà una giornata intensa di eventi che inizieranno fin dalle prime ore del mattino.

ESCURSIONE CON IL GEV Il programma del 25 Aprile vicchiese si aprirà come da tradizione, (raduno fissato alle 8:00 in Piazz Giotto), con il Gruppo Escursionistico Vicchiese che organizza un’escursione alle pendici del monte Giovi, passando per il Cistio e San Quirico per poi tornare a Vicchio. (Per info sulla camminata 329/1564569). Nel corso della camminata sarà possibile visitare anche la stanza al Circolo del Cistio allestita dall’ANPI insieme al Centro Formazione e Ricerca Don Lorenzo Milani e Scuola di Barbiana ed il Gruppo Escursionistico Vicchiese, che verrà inaugurata Sabato 18 Aprile e che diventerà un nuovo punto di riferimento per tutti coloro che dal Cistio vorranno visitare il Parco della memoria di Monte Giovi e la Scuola di Barbiana.

GIRO DEI CIPPI DELLA MEMORIA – Contemporaneamente una delegazione dell’Amministrazione, degli Alpini della sezione “Carlo Manzani” di Vicchio e dell’ANPI, parteciperà al giro commemorativo dei cippi e dei monumenti ai caduti del Comune per la deposizione delle corone nei luoghi più significativi della Resistenza vicchiese. Ad ogni sosta verranno effettuate delle letture sulla resistenza e sul ricordo della guerra, a cura degli allievi della scuola di teatro Arcoscenico di Anna Scalabrini. Alle 12:15 i vari cortei si ritroveranno quindi in Piazza della Vittoria al monumento ai Caduti per la Commemorazione ufficiale alla presenza delle autorità e della Vicchio Folk band.

SPORT E “RESISTENZA” – Nel già ricco programma mattutino è stato inoltre aggiunto quest’anno un nuovo tassello. Si correrà infatti la 1^ edizione di “Corri Libero”, la corsa podistica ludico-motoria che porterà i podisti partecipanti ad affrontare 13 chilometri nelle campagne vicchiesi. Ritrovo, partenza ed arrivo in Piazza della Vittoria. Per informazioni sulla corsa 3393720920.

IL PRANZO – A seguire, dalle 13, il Circolo ARCI “Il Tiglio” ospiterà poi il tradizionale “Pranzo Resistente” organizzato dall’ANPI di Vicchio insieme ai soci del Circolo stesso. Per maggiori informazioni e per la consigliata prenotazione al pranzo, telefonare al 3292061884.

I CONCERTI IN PIAZZA – Le celebrazioni continueranno poi nel pomeriggio in Piazza Giotto che si animerà dei vari stand delle associazioni che hanno contribuito all’organizzazione della giornata, tra le quali anche la delegazione fiorentina di Emergency. Sul palco, a partire dalle 16 circa, si alterneranno quindi i concerti di Marc Simon, cantautore francese leader dei Corman e dei BettiBarsantini, la nuova band formata da Marco Parente e Alessandro Fiori. In caso di pioggia i concerti si svolgeranno all’interno del Teatro “Giotto”. Al termine dei concerti, apericena a buffet ancora al “Circolo ARCI Il Tiglio”.

Per informazioni sull’iniziativa è possibile telefonare al 3292061884 o scrivere a vicchio@anpi.it




70° della Liberazione a Sesto fiorentino

Programma delle celebrazioni

Sabato 18 aprile

Ore 18 – Casa del Popolo Quinto Alto

“Vittime Innocenti – 8 febbraio 1944, l’eccidio del Collegino”

Rappresentazione di DireMare Teatro con gli alunni scuola E. De Amicis

 

Domenica 19 aprile

“I sentieri della Libertà”

Passeggiata alle pendici di Monte Morello

ore 8,30 ritrovo alla Fonte dei Seppi

ore 13,00 arrivo al Crc Pian di San Bartolo, con ristoro e Canti della Resistenza con la nuova compagnia “Albino Sarti”

 

Martedì 21 aprile

Ore 21,00 Teatro Valeria, piazza San Bartolomeo a Padule

“Canti e Parole della Resistenza”

a cura di Sesto in Canto e Ass. culturale La Foi

 

Giovedì 23 aprile

Ore 16, Centro civico 2, via Leopardi 72

“Sesto Fiorentino e la Memoria ritrovata”

Raccolta di testimonianze e racconti di vita del periodo 1935-1945 a cura Associazione comunale anziani

 

Sabato 25 aprile

Celebrazioni 70° della Liberazione

Ore 8,45

deposizione di corone al Cimitero Maggiore

ore 9,30

Celebrazione Santa Messa in suffragio dei caduti, Pieve di San Martino

ore 10,30

Piazza Vittorio Veneto – Concentramento di autorità e cittadinanza,

corteo con deposizione di corone al Monumento ai Caduti e Monumento al Partigiano

ore 11,15

Piazza Vittorio Veneto – Interventi di:

Roberto Corsi, Presidente ANPI di Sesto Fiorentino

Sara Biagiotti, Sindaco del Comune di Sesto Fiorentino

Esibizione della Banda musicale di Sesto Fiorentino

 

Sabato 25 aprile

Ore 9

Partenza gara podistica 41° Trofeo “Oliviero Frosali”, via Gramsci – Arrivo piazza Ginori. A cura di Gs Ausonia e Circolo Rinascita,

Ore 10,30 “Dai comincia a correre”, manifestazione ludico motoria per ragazzi, via Dante Alighieri

Ore 16,30

Centro Civico 3 di Quinto, Circolo “La Costituzione” via Gramsci 560

Esibizione della Banda musicale, partenza via Puccini

Ore 17,30

Deposizione corona alla lapide dei deportati nei lager in via Paganini

Saluti dell’Amministrazione comunale e dell’Anpi, a seguire merenda offerta dal circolo Acli “Gli Incontri”, via Gramsci 703

Ore 21,00

Spettacolo “Canzoniere di rabbia e di amore”

Monologhi, poesie e canzoni a cura di Altroteatro




Stato sociale anni Cinquanta: le carte dell’ENAOLI di Rispescia

L’archivio della Fattoria-Scuola E.N.A.O.L.I. di Rispescia (GR) può essere definito,a buon diritto, un piccolo tesoro. La sua acquisizione da parte dell’Istituto grossetano della Resistenza e dell’Età Contemporanea si è rivelata essere, sin dal primo sondaggio sulle carte, una grande fortuna per la ricerca e il patrimonio archivistico del territorio grossetano: il fondo rischiava seriamente il disfacimento, anche fisico, essendo rimasto per lungo tempo nei locali dell’ex-Collegio dell’Ente Nazionale Assistenza Orfani dei Lavoratori Italiani di Rispescia senza alcuna cura. Grazie all’iniziativa dell’associazione degli ex-allievi, e della Direzione dell’Istituto grossetano, le carte sono pervenute nei locali di quest’ultimo, pronte per i primi sondaggi e la definitiva sistemazione archivistica.

La Scuola professionale di formazione agricola di Rispescia, e l’Azienda di produzione agroalimentare ad essa associata, vennero costruite ed organizzate su iniziativa del succitato Ente Nazionale Assistenza Orfani dei Lavoratori Italiani, ente di diritto pubblico istituito inizialmente già nel 1941 (legge n.987 del 27 giugno) dal regime fascista con l’intento di coordinare in modo organico l’assistenza alle famiglie dei caduti sul lavoro, successivamente riconfermato nella sua esistenza e nelle sue funzioni con il decreto n. 327 del 23 marzo 1948. L’Ente, con sede centrale a Roma e uffici periferici nei capoluoghi delle province in cui sorgevano o sarebbero sorte le strutture di accoglienza ed educazione, operava sotto l’egida del Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale; il suo scopo precipuo era finalizzato all’educazione morale, civile e professionale – sino al diciottesimo anno di età – degli orfani dei lavoratori mediante l’istituzione e la gestione di collegi-convitti o il ricovero in strutture gestite da altri enti, all’interno delle quali avrebbe dovuto curare l’avviamento professionale e il collocamento degli orfani assistiti. L’attività dell’Ente sarebbe proseguita fino al 1977, anno in cui il d.p.r. n. 616 del 24 luglio ne avrebbe decretato la soppressione nell’ambito della più generale riforma sulle autonomie locali e sul decentramento dei poteri alle Regioni.

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Immagine della fattoria-scuola di Rispescia nel 1956 (Fondo fotografico Fratelli Gori, Grosseto)

I lavori di edificazione della fattoria-scuola di Rispescia, iniziati nel 1952, si conclusero nel 1955; la struttura poteva dirsi a regime a partire dal 1958, anno di completamento del primo ciclo scolastico. Fino al 1962 il piano formativo degli allievi prevedeva un ciclo scolastico post-elementare unico della durata di 6 anni; in quell’anno una generale riorganizzazione dell’assetto della Scuola professionale (nel frattempo elevata dallo Stato italiano a scuola pubblica con l’attestato finale fornito di valenza statale) avrebbe ridotto a 3 gli anni del ciclo post-elementare, introducendo 3 anni di Istituto professionale superiore. Fra il 1955 e il 1973 (stando ai dati raccolti nell’ambito di una ricerca interna compiuta in quell’anno), circa 650 ragazzi sarebbero stati ospitati a Rispescia: in maggioranza provenienti dal Sud e dalle Isole (molti dei quali trasferiti in Maremma da altri Istituti E.N.A.O.L.I. del Centro-Sud), in seconda battuta dalla provincia di Grosseto e più in generale dal Centro Italia; pochissimi i ragazzi provenienti dal Settentrione.

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I ragazzi dell’ENAOLI di RIspescia impegnati nell’azienda agraria, 1956 (Fondo fotografico Fratelli Gori, Grosseto)

Le carte dell’archivio acquisito dall’ISGREC presentano una ricchezza qualitativa ed una completezza quantitativa assolutamente straordinarie: esse ci restituiscono un quadro oltremodo particolareggiato e ricco di informazioni su tutta la vasta gamma di attività che caratterizzavano la vita quotidiana della Fattoria-Scuola di Rispescia. Le oltre 220 buste che lo compongono restituiscono un affresco interessantissimo sull’attività scolastica (cartelle personali degli allievi complete di pagelle, profili psicologici, informazioni anagrafiche e sul collocamento al lavoro), sulla conduzione del Convitto (contabilità della mensa, spese per l’alloggiamento degli orfani, acquisti della biblioteca e della discoteca ecc.), sull’Azienda di produzione annessa (piani annuali di produzione e colturali, contabilità, attività sperimentali come quella relativa ad un impianto metanifero attivo sin dal 1955 ecc.).  Il fondo contiene poi ancora serie particolarmente regolari sul personale (sia didattico che amministrativo), la corrispondenza istituzionale e privata della Direzione, e infine, ma non ultimo per importanza, il fondo bibliotecario dell’Istituto professionale che aspetta ancora uno spoglio approfondito.

L’ISGREC, facendo tesoro del contributo regionale nell’ambito del programma “Giovani Sì, ma consapevoli” 2014-2015, ha portato a compimento, al termine di un anno di proficua attività di spoglio e sistemazione delle carte, una fase di mappatura preliminare della consistenza archivistica del fondo E.N.A.O.L.I. che offre alla ricerca e alla consultazione uno strumento prezioso e già operativo. Questo fondo archivistico, così interessante e prezioso per la conservazione e l’indagine di un pezzo non secondario della storia di Grosseto e del suo territorio, attende pur tuttavia una prosecuzione delle operazioni di catalogazione e di eventuale ricondizionamento, che una realtà come quella grossetana, sommamente bisognosa di fare luce sul suo passato, merita senza dubbio alcuno.

Articolo pubblicato nell’aprile del 2015.




Stato sociale anni Cinquanta: le carte dell’ENAOLI di Rispescia

fondo gori enaoli2 1956Lunedì 13 aprile, alle ore 16, nella biblioteca “F.Chioccon” dell’Isgrec (Cittadella dello Studente), si terrà l’incontro “Stato sociale anni Cinquanta: le carte dell’ENAOLI di Rispescia”, al quale parteciperanno Gabriela Todros (Soprintendenza archivistica per la Toscana), Nicola Labanca (Università di Siena), Marco Simi (Ricercatore dell’ISGREC).

L’archivio della Fattoria-Scuola ENAOLI (Ente Nazionale Assistenza Orfani dei Lavoratori Italiani) di Rispescia – oltre 220 buste – è un piccolo tesoro: alla ricchezza qualitativa delle carte si accompagna una completezza quantitativa assolutamente straordinarie, che riesce a restituire il quadro particolareggiato della vasta gamma di attività della Scuola professionale di formazione agricola.

Il fondo, che rischiava seriamente il disfacimento, è stato acquisito dall’Istituto grossetano della Resistenza e dell’età contemporanea, che, grazie al lavoro del ricercatore Marco Simi, vincitore di una borsa di studio della Regione Toscana nell’ambito del programma “Giovani Sì, ma consapevoli” 2014-2015, ha portato a compimento la sistemazione delle carte, una fase di mappatura preliminare della consistenza archivistica del fondo ENAOLI che offre alla ricerca e alla consultazione uno strumento prezioso e già operativo.

La Scuola professionale di formazione agricola di Rispescia, e l’Azienda di produzione agroalimentare ad essa associata, vennero costruite ed organizzate su iniziativa dell’Ente Nazionale Assistenza Orfani dei Lavoratori Italiani con lo scopo di prendersi cura dell’educazione morale, civile e professionale sino ai 18 anni degli orfani dei lavoratori; alla fine del percorso educativo era previsto l’avviamento professionale e il collocamento degli orfani assistiti. I lavori di edificazione, iniziati nel 1952, si conclusero nel 1955. La struttura poteva dirsi a pieno regime a partire dal 1958; fra il 1955 e il 1973 vi furono ospitati circa 650 ragazzi, in maggioranza provenienti dal Sud e dalle Isole, in seconda battuta dalla provincia di Grosseto e più in generale dal Centro Italia. L’attività dell’Ente proseguì fino al 1977, anno in cui ne fu decretata la soppressione nell’ambito della più generale riforma sulle autonomie locali e sul decentramento dei poteri alle Regioni.

Info: Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’età contemporanea | Via de’ Barberi 61  |  58100 GROSSETO  | Tel/fax +39 0564 415219  |  segreteria@isgrec.it | www.isgrec.it