Tavarnelle ricorda Sandro Pertini

Si intitola “Mi mancherai” ed è la proiezione del docufilm in ricordo di Sandro Pertini che il Cinema Olimpia di Tavarnelle ospiterà domani, martedì 24 febbraio, alle ore 21.30. Organizzata in occasione del 25° anniversario della scomparsa dell’ex Presidente della Repubblica, la serata è promossa da Alberto Marini, presidente del Consiglio comunale di Tavarnelle.
Seguirà un dibattito aperto al pubblico con Stefano Caretti, presidente dell’Associazione nazionale Sandro Pertini e Valdo Spini, presidente del Circolo Fratelli Rosselli. Ingresso libero.




“Storie di guerra e di Resistenza. Garfagnana 1943-1945” presentato a Castelnuovo

Venerdì 27 febbraio alle ore 21 presso la sala Suffredini a Castelnuovo Garfagnana sarà presentato l’ultimo volume della collana dell’Istituto storico della Resistenza di Lucca, il libro di Feliciano Bechelli, “Storie di guerra e di Resistenza. Garfagnana 1943-1945“, edito da Pacini Fazzi.

Ne discuteranno con l’autore il sindaco di Castelnuovo Garfagnana Andrea Tagliasacchi, Gianluca Fulvetti, direttore dell’ISCREC Lucca e ricercatore dell’Università di Pisa, Oscar Guidi, storico e scrittore.

In allegato la locandina dell’evento.




Giornata di studi su Luisa Mangoni alla SNS di Pisa

Si terrà venerdì 27 febbraio a partire dalle ore 9.15 nella Sala Azzurra della Scuola Normale il convegno intitolato Archivi del Novecento e storia della cultura. Una giornata di studi promossa dal Centro Archivistico della Scuola Normale e dedicata al ricordo di Luisa Mangoni, storica rigorosa e appassionata, dotata di una profonda libertà intellettuale. L’incontro ha l’obiettivo di ripercorrere l’impegno culturale di questa studiosa che, incentrando il suo lavoro di ricerca su un’intensa esplorazione dei documenti e delle fonti archivistiche, ha contribuito ad avviare una nuova stagione di riflessione per la storia della cultura italiana.

Luisa Mangoni ha insegnato nelle Università di Trieste, Venezia e Trento. Faceva parte dal 1983 della direzione di Studi Storici, la rivista dell’Istituto Gramsci. E’ stata autrice di numerosi saggi e volumi dedicati a personaggi, case editrici ed eventi culturali fra l’‘800 e il ‘900. Ha curato un’antologia della rivistaPrimato (1978), una raccolta di scritti di Delio Cantimori intitolato Politica e storia contemporanea 1927-1942 (1991) e, con Delia Friggesi e Ferruccio Giacanelli, Cesare Lombroso. Delitto, genio, follia (1995). Da ricordare In partibus infidelium (1989), una biografia a tutto tondo dell’estroverso sacerdote e intellettuale don De Luca, costruita attraverso la sua fitta rete di relazioni e  corrispondenze, e Pensare i libri (1999), dove l’autrice analizza in maniera dettagliata il rapporto tra la casa editrice Einaudi e il Pci. Prima della sua scomparsa stava lavorando a una storia della casa editrice Laterza, per la quale aveva già raccolto una gran quantità di materiale negli archivi.




Presentazione del libro “Di fronte all’estremo” a Pisa all’Istituto Superiore di Scienze Religiose

Lunedì 23 febbraio alle ore 17 presso l’Aula Magna dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose a Pisa, sarà presentato il volume a cura di Gianluca Fulvetti, Di fronte all’estremo. Don Aldo Mei, cattolici, chiese e resistenze.

Ne discuteranno insieme al curatore, Monsignor Roberto Filippini, Direttore dell’Istituto superiore di Scienze Religiose e Paolo Morelli, docente di storia della Chiesa moderna e contemporanea.

 

In allegato la locandina dell’evento.




Un monument man poco conosciuto

Analizzando i complessi intrecci di eventi e personaggi che ebbero come sfondo la difesa dell’arte in Italia durante la Seconda guerra mondiale, il nome di Giorgio Castelfranco (1896-1978) non è forse tra i più noti. Tuttavia lo storico dell’arte ebreo, allontanato nel 1938 dalla prestigiosa direzione della Galleria di Palazzo Pitti in occasione della visita del Führer e cacciato definitivamente il 1° febbraio 1939 per effetto delle leggi razziali, è tra le figure centrali nella salvaguardia del patrimonio artistico dell’Italia all’alba della Liberazione.

ritratto

De Chirico, Ritratto di Giorgio e Matilde Castelfranco, 1924 (Fondo Castelfranco, archivio Bernard Berenson, I Tatti)

Castelfranco nacque nel 1896 da un’agiata famiglia ebrea e, dopo la laurea in Lettere a Firenze, sposò la cugina Matilde Forti, con la quale andò a vivere nel villino di Lungarno Serristori a Firenze, oggi Museo Casa Siviero. Il villino Serristori vide ospiti illustri, come Giorgio De Chirico, di cui Castelfranco divenne il maggior collezionista, e un giovane Rodolfo Siviero, all’epoca agente del SIM e meglio conosciuto oggi come lo “007 dell’arte”.

A seguito delle leggi razziali, Castelfranco fu quindi costretto a lasciare la Soprintendenza e a vendere la sua collezione per poter mettere in salvo i figli in America; nel 1942 salutò definitivamente la sua residenza fiorentina (che divenne il quartier generale di Siviero e della sua “squadra” di partigiani) per nascondersi nelle Marche. Con l’Armistizio (8 settembre 1943) si schiuse la possibilità per Castelfranco di offrire, dopo anni, la sua professionalità a servizio della salvaguardia del patrimonio artistico italiano e di ricominciare a vivere. Dopo esser riuscito a passare il fronte attraverso le montagne abruzzesi il 7 novembre 1943, venne finalmente riassunto a decorrere dal 1° dicembre 1943 dal governo Badoglio.

Dal febbraio all’aprile 1944, Castelfranco fu comandato a Salerno in qualità di Direttore reggente alle Belle Arti: in collaborazione con gli ufficiali alleati della sezione Monuments, Fine Arts, and Archives, riattivò il lavoro delle Soprintendenze del Sud e iniziò la ricostruzione degli edifici danneggiati.
Uomo mite, di grande intelligenza e cultura, con raro attaccamento al dovere e senso di responsabilità, nell’estate del 1944 si spostò a Roma e poi in Toscana, inviato a esaminare i depositi dove la Soprintendenza alle Gallerie di Firenze aveva ricoverato le opere d’arte dei musei. In particolare Montagnana e Montegufoni, nel comune di Montespertoli, dove lo attendevano, tra gli altri capolavori, la Primavera di Botticelli e la Maestà di Giotto.

Dopo la Liberazione di Firenze, Castelfranco si trasferì definitivamente a Roma, dove l’amico Siviero aveva creato un piccolo ufficio per il recupero delle opere d’arte sotto il Ministero della Guerra; successivamente l’Ufficio, subordinato al Ministero della Pubblica Istruzione, fu ufficialmente costituito a Firenze nel 1945 e in seguito istituito con decreto luogotenenziale a Roma nel 1946, sotto la supervisione del Ministero della Pubblica Istruzione, in accordo con i Ministeri della Guerra e degli Esteri. Siviero fu nominato responsabile del nuovo ente e della missione che il governo italiano inviò in Germania, su invito del governo militare alleato, per iniziare le pratiche di restituzione dei beni artistici requisiti dai nazisti.

Una delegazione di 14 membri, di cui entrò a far parte Castelfranco in qualità di rappresentante del Ministero della Pubblica Istruzione, iniziò i lavori nell’autunno 1946, presso il Collecting Point di Monaco, dove si raccoglievano le opere recuperate dai depositi tedeschi.

Nel lavoro di indagine e identificazione delle opere d’arte di provenienza italiana trafugate dai nazisti in Germania, Castelfranco svolse un ruolo chiave: la sua permanenza a Monaco durò circa tre mesi, parte dei quali egli fu il principale incaricato per le questioni artistiche. Il lavoro di Castelfranco si concentrò sulla ricerca e catalogazione di pezzi provenienti dal Museo Archeologico e dalla Pinacoteca di Napoli (futura Galleria di Capodimonte), trafugati durante la guerra dal deposito di Montecassino e recuperate dal deposito di Altaussee presso Salisburgo. Nel novembre 1946 l’imballaggio dei materiali reperiti nell’”immenso deposito” bavarese fu concluso, ma si aprì una complessa procedura relativa al rimpatrio, che si sarebbe conclusa nell’agosto del 1947.

Il risultato della missione fu il ritorno in Italia delle oreficerie e dei bronzi antichi del Museo Archeologico, nonché dipinti famosissimi di Tiziano, Raffaello, Parmigianino, Sebastiano del Piombo provenienti dalla Pinacoteca. A queste si aggiunsero cinque campane provenienti dalla provincia di Lucca rinvenute a Regensburg.

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Mostra delle opere d’arte recuperate in Germania alla Villa Farnesina (1947). Da sinistra Rodolfo Siviero, Lucius Clay, Enrico De Nicola, Alcide De Gasperi e Guido Gonella all’inaugurazione della mostra il 9 novembre 1947, ritratti accanto alla Danae di Tiziano (Biblioteca Casa Siviero)

Le opere furono ufficialmente consegnate alla delegazione italiana il 7 agosto 1947 e fin da subito iniziarono i lavori per organizzare una grande mostra alla Villa Farnesina a Roma. Nelle settimane successive fu lo stesso Castelfranco a curare, nella sua veste di alto funzionario del Ministero, la preparazione, l’allestimento e il catalogo della prima “Mostra delle opere d’arte recuperate in Germania”, che aprì i battenti il 10 novembre 1947.
L’inaugurazione si tradusse in una cerimonia ufficiale ed ebbe un significativo risalto sulla stampa italiana, che sottolineò diffusamente il valore delle opere esposte e la valenza risarcitoria della restituzione. Alla manifestazione parteciparono De Gasperi, il presidente della Repubblica De Nicola, il ministro della Pubblica Istruzione Gonella e il ministro degli Esteri Sforza, l’ambasciatore James Clement Dunn, il governatore militare della zona di occupazione statunitense in Germania Lucius Clay, Robert Murphy, consigliere politico per gli affari europei del dipartimento di Stato USA e un ampio staff di funzionari statunitensi.

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Mostra delle opere d’arte recuperate in Germania alla Villa Farnesina (1947): la Sala delle Prospettive con i bronzi antichi del Museo Nazionale di Napoli (Fondo Castelfranco, archivio Bernard Berenson, I Tatti)

Nella prima rassegna di “capolavori recuperati”, presentati in un allestimento volutamente sobrio sullo sfondo degli affreschi rinascimentali della Villa, spiccavano i bronzi romani e la collezione di oreficeria antica del Museo Nazionale di Napoli, nonché i capolavori provenienti dall’attuale Galleria di Capodimonte di Napoli, come la Danae di Tiziano, prediletta da Göring, scelta come immagine simbolo di tutta la mostra.

Aurora Castellani, Francesca Cavarocchi, Alessia Cecconi sono le curatrici della mostra “Giorgio Castelfranco: un monument man poco conosciuto” (Firenze, Museo Casa Siviero, 31 gennaio-31 marzo 2015).

 

 

Articolo pubblicato nel febbraio 2015.




I primi 40 anni dell’Istituto Gramsci Toscano

Alle ore 10.00, presso la Sala Teatina del Centro internazionale studenti “Giorgio La Pira” (via Pescioni 3 FI), l’Istituto Gramsci Toscano festeggia i suoi 40 anni di attività, con l’iniziativa Far sbocciare le radici. I primi 40 anni dell’IGT.

Introduce Marta Rapallini, Presidente IGT

Tavola rotonda: Una nuova cultura politica tra memoria e innovazione
Con: Rosa Maria di Giorgi, Cristina Giachi, Giorgio Van Straten

Per celebrare il quarantennale verrà presentato un volume che ripercorre la storia dell’Istituto e contiene saggi di Marta Rapallini, Roberto Gualtieri, Carlo Galli, Massimo D’Antoni, Massimo Adinolfi, Stefano Casini Benvenuti, Matteo Mazzoni, Mario Caciagli, Vittoria Franco, Giovanni Mari, Gaspare Polizzi.




Foto d’epoca di Cerreto Guidi

Alle ore 21.15, negli spazi del Museo della Memoria Locale si terrà, grazie alla collaborazione dell’Associazione Culturale “Della Storia d’Empoli”, una proiezione di alcune rare foto d’epoca di Cerreto Guidi, facenti parte della collezione privata di Giovanni Micheli, giornalista professionista di importanti testate, esperto filatelista e saggista di storia locale.

I Relatori della serata saranno Carlo Pagliai e Paolo Micheli che, dopo i saluti ed una breve introduzione da parte del Sindaco Simona Rossetti, presenteranno le foto d’epoca di Cerreto Guidi tratte dalla collezione privata di Giovanni.
Paolo Micheli si soffermerà sulla figura del padre Giovanni e sui suoi molteplici interessi culturali.
Carlo Pagliai commenterà le foto proiettate contestualizzandole dal punto di vista storico ed urbanistico.

La collezione delle foto d’epoca oggetto di presentazione è già consultabile sul sito web dell’Associazione Culturale “Della Storia d’Empoli”: http://goo.gl/0BaWcz

Di Giovanni Micheli, nato a Cerreto Guidi nel 1938 e scomparso nella sua abitazione cerretese nel 2003, si parlerà in maniera ancor più approfondita in uno dei prossimi “Venerdì al Museo”, e più precisamente nella serata del 27 marzo: “Conversazione in ricordo di Giovanni Micheli”.




Spettacolo su Tosca Martini

Comune di Vernio e Fondazione CDSE, avvicinandosi la ricorrenza della Festa dell’8 marzo, presentano lo spettacolo Sul cipresso più alto: Tosca Martini e le altre, a cura di Altroteatro-Associazione culturale Firenze. Lo spettacolo si terrà domenica 1° marzo alle ore 17:00 presso la Sala delle Capriate Ex Meucci – Mercatale di Vernio (PO). Ingresso Libero.

Per informazioni:
339.9182565; m.lucarini@comune.vernio.po.it; info@fondazionecdse.it

Lo spettacolo è liberamente tratto dal libro Sul cipresso più alto. La storia di Tosca Martini e altre vicende di guerra e resistenza, a cura di Alessia Cecconi e Francesco Venuti, Fondazione CDSE editore, Prato 2013. Il libro è disponibile presso le biblioteche del territorio o in vendita presso la sede del CDSE (Vaiano-Prato, via Mazzini  21), scrivendo a info@fondazionecdse.it .

La storia di Tosca Martini

In piena II Guerra Mondiale e occupazione nazifascista, il 1° maggio 1944 Tosca Martini (1914-2004), tra i protagonisti della Resistenza nella Val di Bisenzio, fece issare una bandiera rossa sul cipresso più alto di Usella (Prato). La bandiera era stata cucita dalle donne del paese, come simbolo di rivolta verso il regime e la guerra: per questo episodio Tosca fu catturata e interrogata sotto tortura a Firenze dalla Banda di Mario Carità.

Nel 1988 il CDSE raccolse e conservò la testimonianza orale di Tosca: partendo da questa fonte, intrecciata a numerosi documenti di archivio e ulteriori testimonianze orali, si è potuto oggi ricostruire un tassello significativo della Resistenza in Val di Bisenzio.