A Livorno si ricorda l’anniversario dell’eccidio delle Fosse Ardeatine

pioalbertelli

Pilo Albertelli

Martedì 24 marzo si celebra l’anniversario dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, nel quale perirono anche 4 cittadini livornesi, Umberto Lusena, Odoardo Della Torre, Ilario Zambelli,Pilo Albertelli. Si ricorda, com’è noto, il massacro di 335 civili e militari italiani, fucilati a Roma il 24 marzo 1944 dalle truppe di occupazione tedesche come rappresaglia per l’attentato partigiano compiuto da membri dei GAP romani contro truppe germaniche in transito in via Rasella.

L’Amministrazione Comunale, di concerto con le associazioni della Resistenza e dell’Antifascismo (Anpi, Annpia, Anei, Aned e Istituto Storico della Resistenza), hanno deciso di ricordare le vittime con la deposizione di un mazzo di fiori in corrispondenza delle strade cittadine a loro dedicate per quanto riguarda Lusena,Della Torre e Zambelli.
Pilo Albertelli invece sarà ricordato nelle due scuole cittadine dove insegnò all’inizio della sua carriera di docente, e dove sono collocate delle targhe  commemorative:  l’omonima scuola elementare e l’Istituto ISIS Niccolini-Palli.

Sarà la vicesindaco Stella Sorgente a rappresentare l’Amministrazione, domani, martedì 24 marzo, nella celebrazione, secondo questo programma:

Ore 9 Inizio delle deposizioni in via Lusena.
A seguire, deposizione in via Della Torre e poi in via Zambelli.

Ore 9.45 commemorazione alla scuola Albertelli e alle 10.15
all’Istituto ISIS Niccolini Palli. (u.g)

Pilo Albertelli, insegnante e partigiano, ricevette nel 1947 la medaglia d’oro al valor militare, con la seguente motivazione:
«Lasciati gli studi prediletti per guidare nella battaglia della libertà, anche con l’esempio, gli allievi, prodigandosi nella difesa di Roma, contro l’invasore tedesco, fu tra i primi organizzatori e animatori della lotta di resistenza. Al comando di tutte le forze armate cittadine insurrezionali del Partito d’Azione, sprezzante di ogni pericolo, arditissimo in eroiche imprese, fu luminoso esempio di coraggio e di abnegazione. Arrestato e torturato con selvaggio accanimento, oppose ai carnefici superbo disprezzo e superba volontà di sacrificio, tentando stoicamente, per due volte, di togliersi la vita, pur di non parlare. Con le costole infrante, il corpo maciullato, conservò intatta fino all’ultimo la sua serena superiorità d’animo. Cadde, barbaramente trucidato, alle Fosse Ardeatine.»

Umberto Lusena, militare e partigiano
Medaglia d’oro al valor militare con la seguente motivazione
«Ufficiale superiore di alte qualità militari, al comando di un battaglione arditi paracadutisti rifiutava la resa imposta dai tedeschi e si opponeva valorosamente all’avanzata su Roma di una forte colonna nemica rinforzata da mezzi corazzati. Cessata, per l’incalzare degli eventi, ogni resistenza militare passava alla lotta clandestina organizzando e potenziando le formazioni partigiane, preparando con slancio illimitato animi, volontà e mezzi per il giorno della riscossa. Arrestato per vile delazione, sopportava duro carcere e subiva inumane torture, sopportando nello spasimo della carne martoriata il segreto che, se svelato, avrebbe tradito la causa e i compagni di lotta. Condotto al martirio legato ad altri italiani colpevoli di amare la Patria, cadeva barbaramente trucidato bagnando col suo sangue il sacro suolo delle catacombe dei primi martiri del cristianesimo e lasciando in retaggio ai suoi teneri figli il sublime patrimonio dell’onore e del dovere.»

Odoardo Della Torre
Nato a Livorno il 24 febbraio 1894, trucidato alle Fosse Ardeatine (Roma) il 24 marzo 1944, insegnante.
Militante socialista, si era laureato in filosofia e giurisprudenza. Insegnava filosofia a Roma quando, in seguito all’approvazione delle leggi razziali, non solo fu allontanato dall’insegnamento in quanto ebreo, ma fu pure cancellato dagli albi professionali. Durante l’occupazione nazista, Della Torre fu attivo nella Resistenza romana. Arrestato il 18 marzo 1944, fu ucciso sei giorni dopo con altri 334 prigionieri politici ed ebrei alla periferia di Roma, nella rappresaglia seguita all’azione di via Rasella. (Fonte Anpi)

Ilario Zambelli
Nato a Rio nell’Elba (Livorno) nel 1909, ucciso alle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944, telegrafista, Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria.
In servizio come sottufficiale telegrafista presso il ministero della Marina, l’otto settembre fu tra i militari che parteciparono ai combattimenti contro i tedeschi in difesa della Capitale. Con l’occupazione, Zambelli entrò nelle file della resistenza romana, svolgendo compiti di informazione e di collegamento in una formazione partigiana legata al Fronte militare clandestino della Marina.
Durante questa sua attività cadde nelle mani dei nazifascisti i quali, nonostante le feroci torture cui lo sottoposero, non riuscirono ad ottenere dallo Zambelli la minima informazione. Prelevato sanguinante dal carcere, il valoroso telegrafista fu trasportato alle Fosse Ardeatine e lì fucilato.(Fonte Anpi)

 




Le pietre parlano. Il caso del cimitero dei Lupi

frammmenti“Il cimitero dei Lupi di Livorno si presenta al visitatore non frettoloso, non come un cimitero qualsiasi, ma come un luogo capace di “parlare”, di raccontare storie, appartenenze religiose e politiche, passioni personali e civili”. Lo afferma Catia Sonetti, direttrice dell’Istituto Storico della Resistenza e della Società Contemporanea di Livorno che giovedì 26 marzo (ore 17)  terrà la penultima conferenza del ciclo di Frammenti Livornesi.
Programmata ai Granai di Villa Mimbelli (via San Jacopo in Acquaviva) la conferenza è intitolata “Le pietre parlano. Il caso del cimitero dei Lupi” , un cimitero appunto che è luogo di memoria. Percorrendone i viali , così come visitando il Tempio della Cremazione, è possibile farsi un’idea precisa  della realtà politica e sociale che animò la città labronica a partire dall’Ottocento fino ai giorni nostri.
• L’ingresso alla conferenza è gratuito




La Toscana nella Grande Guerra

All’interno della serie di Incontri di storia toscana a cura della fondazione Montanelli Bassi, dedicato a “la Toscana nella Grande Guerra”, sabato 28 marzo, alle ore 17.00, presso la Fondazione Montanelli Bassi, presentazione e lettura di testi tratti da “La Grande Guerra, storie e diari” (Marco Del Bucchia editore) e da “Un treno per la luna” di Cinzia Giuntoli (Fuorionda editore).

Fondazione Montanelli Bassi
Palazzo della Volta
Via Guglielmo di San Giorgio 2 – 50054 Fucecchio (FI)
Tel. e fax 0571/22627
info@fondazionemontanelli.it




I fucecchiesi e la Grande Guerra

In occasione del centenario della prima guerra mondiale, sabato scorso alla Fondazione Montanelli Bassi di Fucecchio si sono svolte due importanti iniziative: la presentazione del libro Un fucecchiese nella grande guerra. Il diario e le lettere di Egisto Lotti, pubblicato dalle Edizioni dell’Erba, a cura e con introduzione di Giuliano Lastraioli, e l’inaugurazione della mostra Fucecchiesi nella grande guerra a cura di Riccardo Cardellicchio e Cinzia Giuntoli. Oltre all’autore del libro e ai curatori della mostra, sono intervenuti Alberto Malvolti, presidente della Fondazione Montanelli Bassi, il sindaco di Fucecchio Alessio Spinelli e Paolo Regini, presidente della Banca di Cambiano, l’istituto che col proprio contributo ha reso possibile la realizzazione di questi due progetti.

Il libro curato da Lastraioli, comprendente il diario e le lettere scritte dal fronte da Egisto Lotti tra il 1917 e il 1918, oltre che una significativa testimonianza diretta dai luoghi della guerra, è anche un doveroso ricordo nei confronti di Egisto Lotti che si impegnò a lungo per la difesa e la valorizzazione dei beni storici e artistici fucecchiesi.

La mostra curata da Cardellicchio e Giuntoli, invece, vuole ricordare i Fucecchiesi andati in guerra tra il 1915 e il 1918, specialmente i tanti che hanno perso la vita in quei tragici anni. I documenti più commoventi sono costituiti dalle lettere conservate nell’archivio storico del Comune di Fucecchio. La mostra intende anche lanciare un appello ai cittadini possessori di memorie lasciate da parenti che hanno partecipato al conflitto. Già in questa occasione alcuni privati hanno concesso in prestito ricordi, come diari, fotografie e altri documenti, che per anni sono stati conservati dalle famiglie e che per la prima volta sono mostrati al pubblico.




I Quaderni del Circolo Rosselli sulla Resistenza fiorentina

Alle ore 17.00, presso la sede dell’Istituto storico della Resistenza in Toscana, presentazione dei “Quaderni del Circolo Rosselli” dedicati alla Resistenza fiorentina nel suo Settantesimo anniversario:

n. 3 del 2014, Dalla Resistenza alla Repubblica. Nel 70° della Liberazione di Firenze, con il saggio di Valdo Spini “Il CTLN e la Ricvostruzione” con una prefazione di M. G. Rossi, e due interventi di Francesca Nicoli sul monumento ai fratelli Rosselli scolpito a Carrara nel 1949 e di Filippo Grazzini sulla biblioteca di Amelia Rosselli Jr. presso l’Università della Tuscia.

n. 4 del 2014, Quello straordinario 1944. Nel racconto dei protagonisti. Antologia di scritti a cura di Mirco Bianchi.

Intervengono: Leonardo Bianchi, Alberto De Bernardi, Simone Neri Serneri, Gaspare Polizzi, Enzo Rotelli.

 

 

 

 

 




Inaugurazione del parco delle Rimembranze a Calenzano

Si inaugura sabato 28 marzo il parco delle rimembranze di Legri, recentemente restaurato e ampliato. La cerimonia si tiene nell’ambito della mostra sulla prima guerra mondiale in corso allo St.Art, in quanto il parco è dedicato proprio alle vittime della grande guerra.

L’inaugurazione inizierà alle 15.45 con la parata delle associazioni combattentistiche e d’Arma, il picchetto d’onore delle Forze Armate, la sfilata rievocativa del Gruppo Novecento di Montespertoli e l’intervento della Fanfara dei Bersaglieri e dei Carabinieri. Parteciperà il gonfalone di Firenze, insignito di medaglia d’oro al valor militare e i gonfaloni della Regione Toscana e delle città native dei 169 caduti di Calenzano.

Alle 17 nella pieve romanica di Legri si terrà la S. Messa in suffragio dei caduti, con l’intervento del Corocastel di Conegliano Veneto, che poi si esibirà alle 21 all’auditorium del Design Campus in via Pertini, 93.




24.03.15: “Mamma, Lele e Corrado un bacio”

lavagnaIl 24 marzo, alle ore 11, presso la sala consiliare del Comune di Magliano in Toscana, sarà esposta la lavagna della scuola di Maiano Lavacchio sulla quale i fratelli Matteini, Emanuele e Corrado,  scrissero il loro ultimo pensiero alla madre prima di essere fucilati dai fascisti il 22 marzo del 1944,

Ai saluti del Sindaco di Magliano, Diego CINELLI, del Sindaco di Grosseto, Emilio BONIFAZI, e del Presidente della Fondazione Grosseto Cultura, Loriano VALENTINI, seguirà l’intervento della Prof.ssa Luciana ROCCHI, direttrice dell’ISGREC. A chiusura della mattinata, la giornalista Dianora TINTI intervisterà Marco GRILLI, autore del IV Quaderno della Collana ISGREC “Per noi il tempo s’è fermato all’alba. Storia dei martiri d’Istia” (2014)




Ghino Venturi architetto (1884-1970). Un artista tra Roma e Livorno

venturiE’ affidata a Denise Ulivieri, ricercatrice universitaria presso il Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa,  la decima conferenza del ciclo “Frammenti Livornesi” in programma per giovedì 19 marzo, alle ore 17, ai Granai di Villa Mimbelli (via San Jacopo in Acquaviva).

La relatrice  parlerà di Ghino Venturi architetto (1884-1970). Un artista tra Roma e Livorno.

Urbanista italiano e famoso architetto, Venturi fu attivo soprattutto a Roma e a Livorno dove progettò i nuovi Spedali Riuniti, la Colonia Regina Elena al Calambrone, l’Istituto Case Popolari, il Gazebo della Terrazza Mascagni (distrutto durante la seconda guerra mondiale poi ricostruito) e la sede del quotodiano Il Telegrafo (oggi Il Tirreno).

“Ghino Venturi – spiega Denise Ulivieri –  di buon sangue etrusco, di gusto sicuro e di sensibilità squisita, è uno dei personaggi significativi della cultura architettonica del primo Novecento.  Un architetto poliedrico e versatile che si avvale della tradizione tardo cinquecentesca e seicentesca, “modernamente sentita”, per il recupero della cultura del passato, e che interpreta le limpide architetture d’Oltralpe per rompere la monotonia verticale dei prospetti. Nella città eterna Venturi è attirato dalla tradizione architettonica romana, caratterizzata dall’equilibrato convivere di passato e presente, dove, nel corso della sua crescita intellettuale, crea un linguaggio individuale ben riconoscibile sia nei singoli edifici sia nei complessi urbani. Una riconoscibilità che risulta assai evidente in terra toscana, dove, soprattutto a Livorno, ricerca nuove forme che rispondano alle esigenze ed ai mezzi moderni. II suo lavoro si estende anche al di fuori dell’ambito romano e livornese, manifestandosi in importanti progetti realizzati a Cortina, Oslavia e nella città di Nuoro”.