L’Albergo Arno, residenza del colonnello Ingaramo

Il 28 aprile 1944 i fascisti fucilano tre ragazzi renitenti alla leva. Uno dei tre è Onorio Coletti Perruca, un giovane fiorentino figlio di un’americana e fratello di un ufficiale degradato. Onorio aveva vissuto in Svizzera fino al 25 aprile, poi aveva deciso di tornare a Firenze e di aiutare il Comitato di Liberazione.
La sua uccisione, voluta da Carità, fu vendicata dai gappisti due giorni dopo, il 30 aprile, quando fucilarono il Console fascista Ingaramo, comandante della 92ª Legione della milizia fascista che dopo l’8 settembre si era messo al totale servizio dei tedeschi collaborando con loro per reclutare giovani da inviare in Germania. I gappisti controllavano le abitudini del Console già da molto tempo prima che venisse dato il via alla sua esecuzione. A guidare l’attacco fu Antonio Ignesti insieme ad altri sette gappisti: il piano prevedeva di uccidere Ingaramo, che alloggiava all’interno dell’Albergo Arno, mentre stava salendo in macchina.
L’operazione fu fissata alle 10 del 30 aprile: due gappisti dovevano essere gli esecutori materiali dell’esecuzione mentre gli altri cinque, tra cui Elio Chianesi, dovevano restare di copertura. Come previsto l’auto del console si fermò davanti all’Albergo. Ingaramo però salì rapidamente in auto lasciando per un attimo spiazzati i gappisti che reagirono immediatamente. Un gappista giustiziò il milite fascista che fungeva da autista, mentre l’altro sparò alcuni colpi al finestrino posteriore e colpì il Console. Una volta portata a termine l’azione, Elio Chianesi, munito di una grossa bomba, la lancia verso alcuni militi che stavano sopraggiungendo; l’esplosione ferì tre innocenti, ai quali vennero poi porte delle scuse formali.
Quello che i gappisti non sanno è che Ingaramo non è morto, ma gravemente ferito e trasportato all’Ospedale di S. Giovanni di Dio. Si occupa di lui il Dott. Luigi Filippelli che ha lasciato questa testimonianza: “[…] fu ricoverato, in un periodo del ’44, il Colonnello Ingaramo ferito gravemente in un’azione partigiana[…]. Operato, aveva delle lesioni intestinali, morì dopo nove giorni nonostante le cure di tutti noi”.




Monte Morello

Nel periodo della resistenza all’occupazione nazi-fascista, Monte Morello si rivelò essere il rifugio perfetto per le bande partigiane, dove molti partigiani impararono le tattiche della guerriglia e molti giovani alla macchia divennero partigiani.
Uno dei primi scontri che videro confrontarsi i fascisti e i partigiani ebbe luogo a Ceppeto il 15 ottobre 1943.
Due giorni prima dello scontro i nazifascisti avevano pubblicato sui giornali della città un avvertimento, firmato dal capo della provincia Manganiello, nei confronti delle bande armate: “Presi accordi con il comando militare germanico, rendo noto a tutti i soldati facenti parte di bande armate… che il termine di presentazione è stato prorogato al 20 c.m. A chi si presenterà entri tale data posso garantire che non sarà applicata sanzione alcuna… A decorrere da questa data, ufficiali e soldati verranno considerati franchi-tiratori e, come tali, passati per le armi…”
Il giorno dello scontro la Banda Carità, che era stata incaricata di scovare i partigiani che si erano nascosti nei boschi di Monte Morello, riuscì ad individuarne alcuni. Nello scontro persero la vita il fascista Gino Cavari e il capo dei partigiani Giovanni Checcucci, che viene tutt’oggi considerato il primo caduto della resistenza fiorentina.
La battaglia di Ceppeto per la banda Carità risultò essere una sconfitta perché nonostante fossero riusciti a prendere alla sprovvista il gruppo di partigiani, vennero disorientati da un attacco a sorpresa di Checcucci che si sacrificò per permettere ai compagni di scappare.

In ricordo del sacrificio di Checcucci, nel luogo in cui trovò la morte, è stato posto un monumento in sua memoria.




Ricercare cimeli, documenti, fotografie della Grande Guerra: appello del Comune di Cerreto Guidi ai cittadini.

In occasione del centenario dell’ingresso dell’Italia nel primo conflitto mondiale, l’Amministrazione comunale di cerreto Guidi intende cogliere questa occasione per realizzare, grazie alla collaborazione dei propri concittadini, un lavoro di ricerca e catalogazione di cartolini, fotografie, lettere e di ogni documento, conservato da famiglie e privati, relativo agli anni della Grande Guerra. tali “ricordi” vanno presentati entrio il 12 settembre 2015  agli operatori del Museo della Memoria Locale in piazza Dante Desideri (0571906247). Il materiale sarà digitalizzato e restituito ai proprietari. la documentazione raccolta servirà ad allestire una mostra a cura del Comune.




71° Anniversario della strage di Forno

Programma:

ore 9.15 Concentramento presso piazzale Oratorio di Sant’Anna
ore 9.30 santa messa in ricordo dei caduti
ore 10.30 Saluti del Sindaco. Testimonianze sugli eventi del 13 giugno 1944
ore 11.30 Omaggio al Monumento delle vittime dell’eccidio; corteo per le vie cittadine
Ore 12.00 omaggio al cippo che ricorda la morte del comandante partigiano Marcello Garosi “Tito”




Sentieri partigiani

Riprendendo le parole di Calamandrei: “Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati.
Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità della nazione, andate là, o giovani, col pensiero, perché là è nata la nostra costituzione….”

Per questo, in occasione degli eventi del ricordo dei Partigiani morti nel Sabotaggio di Poggio alla Malva 11 Giugno 1944, sono organizzati i seguenti “percorsi partigiani”:

Sabato 13 Giugno ore 9,30 SENTIERI PARTIGIANI

Noi del Comitato 11 Giugno 1944 di Poggio alla Malva con rappresentanti del comune di Carmignano accompagneremo  gli amici dell’associazione Left Lab( che stà portando avanti un ciclo di percorsi sui luoghi della Resistenza insieme all’Anpi di Prato) lungo un percorso sui luoghi della Resistenza Carmignanesi ,una camminata con partenza p.zza Matteotti a Carmignano e arrivo a Poggio alla Malva dopo aver passato l’ingresso del Polverificio Nobel saliremo per il Sentiero della Resistenza verso il cippo dei caduti per finire al Circolo A.Naldi a visitare la mostra “11 Giugno 1944/11 Giugno 2015 immagini della Commemorazione”.
Info:
PARTENZA ore 9.30 da p.zza Matteotti, davanti al Comune di Carmignano.
La partecipazione è gratuita ma è raccomandata la prenotazione (anche per organizzare i mezzi per rientrare a Carmignano) a: info@leftlab.ti

Domenica 14 ore 16 visita guidata all’interno della Nobel

Con l’associazione “Frammenti di memoria” che organizza l’evento e con la collaborazione dei Comuni di Carmignano e Signa, una visita guidata all’interno dell’ex area Nobel:(300.000 metri cubi costruiti sotto una folta vegetazione che hanno composto la più grande fabbrica di esplosivi e munizione del centro Italia nella quale erano
impiegati quasi 5.000 opera)i..La visita sarà guidata,da Giampiero Fossi , previsto domenica 14 giugno alle 16 presso i cancelli di via Santa Barbara a Signa.




Itinerario della memoria: in bicicletta a Campospillo (Magliano in Toscana)

Subito dopo l’armistizio dell’otto settembre 1943, gli antifascisti grossetani fondarono il Comitato militare provinciale, organismo deputato al coordinamento della prima attività partigiana in provincia e vero precursore del Comitato Provinciale di Liberazione Nazionale. Il Comitato fu smantellato dalla Guardia Nazionale Repubblicana nel rastrellamento del 26 novembre 1943 condotto presso la tenuta di Campospillo a Magliano, di proprietà della famiglia Mazzoncini.

A Campospillo furono catturati Tullio Mazzoncini e Giuseppe Scopetani. Affidati al Tribunale speciale, furono trasferiti, insieme ad Albo Bellucci – arrestato a Paganico – nelle carceri di Siena e poi in quelle di Parma. All’inizio del 1944 per i tre antifascisti si aprirono le porte del lager di Mauthausen. Solo Mazzoncini sopravvisse a quella terribile esperienza. Gli altri due morirono a Gusen.

In memoria dei compagni deportati Tullio Mazzoncini fece scolpire a Tolomeo Facendi un bassorilievo in gesso, che dal 2008, donato dalla famiglia, è esposto nell’atrio del Comune di Grosseto. Nella tenuta di Campospillo, oggi Azienda agricola e agriturismo, è conservato il calco in bronzo del bassorilievo.

Per le celebrazioni del 71° anniversario della Liberazione di Grosseto, l’Isgrec e la FIAB hanno elaborato un itinerario della memoria verso Campospillo, che sarà percorso per la prima volta il 14 giugno 2015. Siamo nel cuore della Maremma Toscana; l’itinerario si snoda tra strade consortili e a basso traffico attraversando vigneti e oliveti secolari attorno al Borgo medievale di Magliano in Toscana, fino a Campospillo.

 




Itinerario della memoria: in bicicletta a Ponte del Ricci

FIAB-Grossetociclabile in collaborazione con ISGREC, ANPI e Circolo ARCI ‘Associazione Festival Resistente’, ha promosso per il 26 aprile 2015 una giornata dedicata alla memoria della strage di Ponte del Ricci (17 Giugno 1944) nel comune di Roccastrada, che vide la tragica morte di quattro giovani partigiani. L’Itinerario della Memoria, con partenza da Sticciano Scalo, ha ripercorso le strade che in quei giorni erano percorse dalle staffette partigiane e dai convogli dell’esercito tedesco in ritirata, fino all’arrivo a Ponte del Ricci, luogo della strage.




“Rizio”, il volume di Chelli tra storia e romanzo nella Livorno anni ’50

_2015_05_23_1455mazziniUna Livorno dimenticata, ma viva, pulsante, quella dei lontani anni ’50, nei quali la passione politica, gli ideali e la lotta per far risorgere la città fanno da sfondo a una grande storia d’amore, un sentimento proibito in conflitto con una fede religiosa incrollabile. Tutto questo è Rizio, l’ultimo romanzo di Otello Chelli. L’autore ne parlerà con Fabio della Tommasina (MdS Editore) alla Libreria Feltrinelli di Livorno.

L’ultima fatica letteraria dell’apprezzato componente di una cultura popolare legata alle più autentiche radici labroniche, è ancora incentrata sulla sua Livorno, sulla sua gente, sui luoghi della storia cosmopolita di quella che fu la “grande città delle nazioni” che fa da cornice ad un amore “maledetto” dalla Chiesa e dalla comune morale di quei tempi lontani. Rizio Morgiano, giovane consigliere comunale comunista, appena maggiorenne, che ha conosciuto il carcere inseguendo i suoi ideali e la ventiseienne Valeria, sua collega democristiana in consiglio comunale, appartenente ad una famiglia di ricchi imprenditori molto noti, cattolica, autentica credente, sposata con due figli, intrecciano i loro destini nel corso degli impegni politici ai quali dedicano gran parte della loro esistenza. Gli scioperi, quello storico del Cantiere Navale, il grande dibattito sulla ricostruzione della città, gli ideali, le battaglie politiche e non solo, la necessità di lavorare per mantenere la tribù dei fratelli, Rizio che abita nelle baraccopoli della Fortezza Nuova, appartiene ai più diseredati della città, gli “ultimi” come li definisce lui, ma è un autodidatta colto, carattere formato nel crogiolo della guerra, non assimilabile all’unanimistica nomenklatura dell’epoca. Vasco Iacoponi, gran console dei portuali, di ritorno da un viaggio in Cina, antico amico del nonno di Rizio, portuale morto nelle patrie galere per la sua appartenenza al partito comunista, riconosce al giovane il diritto di entrare quale socio nella “Compagnia” ed è una svolta positiva per la numerosa famiglia del giovane.

Per le posizioni espresse nel partito e nel corso dei lavori in consiglio comunale, il giovane corre il rischio di essere cacciato dal Pci, ma Ilio Barontini, segretario del partito, una leggenda della Resistenza, l’apprezza, lo stima per il coraggio e per la sincerità assoluta dei suoi ideali e smorza ogni animosità nei suoi confronti. Su tutto, però, si distende il sentimento che s’insinua nell’anima di Rizio e che supera anche le barriere erette da Valeria per resistere alla crescente presenza di lui nel suo cuore. Cerca di non cedere la splendida donna che considera sacrileghi i sempre più frequenti pensieri rivolti a quell’essere che ammira per la spiccata personalità che esprime , ma alla fine, l’amore esplode anche nella sua anima. La morte di Ilio Barontini e dei suoi compagni, Leonardo Leonardi e Otello Frangioni colpisce dolorosamente la città e Rizio non perde solo un compagno e un amico caro al suo cuore, ma si trova esposto ai fulmini dei vertici di un partito che non ammette il dissenso, ma nemmeno posizioni personali su problematiche da sviluppare collettivamente. L’invito di Enrico Berlinguer ad entrare nella segreteria nazionale della Federazione Giovanile Comunista, grazie ad una segnalazione del segretario federale scomparso, lo mette al sicuro dagli strali dei nuovi dirigenti. Anche Valeria sale rapidamente la scala gerarchica della Democrazia cristiana e i due si incontrano nella bellezza di una Roma fantastica.

Una sera di plenilunio, in cima a Trinità dei Monti, di fronte alla magia della città eterna immersa nell’argento lunare, i due giovani confessano l’uno all’altro il loro amore e ai baci, al desiderio senza fine che li invade, la donna, forse per la prima volta nella sua vita si trova immersa nell’estasi, sta per cedere, ma entra in conflitto con la sua fede, con il suo dio e, con uno sforzo sovrumano, si stacca da quell’abbraccio. Rizio Morgiano viene inviato dal partito in una base militare sovietica in Siberia, dove vengono addestrati gli Spetnaz, la elite dell’Armata Rossa e diventa uno specialista in guerriglia e preparazione di qualsiasi tipo d’esplosivo. Il mondo delle guerre d’indipendenza ha bisogno di supporto e l’Urss, in accordo con il Cominform e i partiti comunisti, addestra giovani provenienti da tutto il mondo per inviarli nei punti dei caldi del pianeta. Un anno lontano dall’Italia, dalla famiglia, da Valeria, l’amore, ormai ne è certo, della sua vita. Ufficialmente il giovane frequenta un corso all’Università di Mosca e al ritorno, nella sua prima sera a Roma, sente irresistibile il richiamo di Trinità dei Monti e mentre ammira Roma distesa sotto i suoi occhi, sente sussurrare il suo nome. Pensa di essere in preda ad un’allucinazione, ma quando si volta, Valeria è davanti a lui, il volto immerso nelle lacrime di un pianto convulso e i due si stringono in un abbraccio senza fine, liberatorio e nel bacio che fonde le loro labbra, il loro destino si compie dando vita ad una storia d’amore degna dei maggiori poeti.

Fonte: Mds editore.