71° anniversario dell’eccidio di Pian d’Albero

Si celebrerà domenica 21 giugno il ricordo dell’eccidio di Pian d’Albero, appuntamento istituzionale promosso dal Comune di Figline e Incisa Valdarno per commemorare i 39 cittadini che nel 1944 persero la vita uccisi dalle truppe nazifasciste.
Quella avvenuta sulle colline figlinesi fu una delle principali stragi naziste avvenute nella provincia fiorentina e fu un episodio cruciale nella storia della Brigata partigiana Sinigaglia, che nell’agosto del 1944 sarebbe stata in prima linea nella liberazione di Firenze. A Pian d’Albero vennero uccise 39 persone, compreso il 12enne Aronne Cavicchi, insieme al padre e al nonno. Eppure della vicenda si conosce ancora poco. Esistono vari libri di memorie e negli anni ’80 venne girato il film “Aronne” di Fabio Del Bravo, ma non è mai stata tentata alcuna ricostruzione scientifica di quegli avvenimenti: per questo il Comune ha promosso una ricerca storica, alla quale si può contribuire, tramite testimonianze e racconti, rivolgendosi a Matteo Barucci (matteo.barucci@gmail.com) e Gabriele Mori (morigabri@gmail.com).

Le celebrazioni si terranno quindi domenica 21 giugno con ritrovo delle autorità e della cittadinanza alle 8,30 presso il municipio di Figline, da dove inizierà il trasferimento verso Pian d’Albero: qui, alle 9,30, si svolgerà la cerimonia civile con la deposizione di una corona di fiori in memoria delle vittime, mentre alle 10,45 la commemorazione si sposterà a Sant’Andrea in Campiglia, dove interverranno la sindaca Giulia Mugnai, la presidente del Consiglio comunale Cristina Simoni e Luigi Remaschi, vicepresidente dell’Anpi provinciale.

A conclusione delle celebrazioni si svolgerà un pranzo presso la sede del Gaib in località Ponte agli Stolli: per prenotazioni rivolgersi alla Camera del Lavoro in piazza San Francesco (055.915250 entro il 17 giugno).




Prorogata la mostra “Viaggio nell’architettura del Novecento in Toscana” a Montecatini

É stata prorogata fino al 28 giugno 2015 la mostra itinerante “Viaggio nell’architettura del Novecento in Toscana” inaugurata lo scorso 23 maggio.

La Mostra, promossa da Regione Toscana, Fondazione Giovanni Michelucci e da Toscani nel Mondo, per la tappa di Montecatini si avvale della collaborazione dell’Ordine Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Pistoia.

Orario di apertura:

dal lunedì al venerdì ore 8,00 – 20,00

sabato e domenica ore 10,30 – 12,30 e 16,00 – 19,00




La Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Viareggio inserita nel Progetto “Toscana ‘900 Musei e percorsi d’arte”

La Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea è stata inserita nel Progetto “Toscana ‘900 Musei e percorsi d’arte”, promosso e sostenuto dall’Ente Cassa di  Risparmio di Firenze.

La GAMC sarà coinvolta, dal 13 giugno al 31 dicembre,in una serie di iniziative: mostre, nuovo allestimento delle opere della donazione Pieraccini, organizzazione di laboratori per bambini e ragazzi e visite guidate.

Il Progetto ha previsto la realizzazione della pubblicazione di un’approfondita Guida ai Musei, edita da SKIRA, dove la GAMC è stata inserita con ampia visibilità e la stampa di una brochure promozionale che sarà distribuita in Toscana con Il Venerdì di Repubblica il 19 giugno in 75.000 copie.

Il Progetto sarà presentato in maniera dettagliata all’EXPO Milano 2015, domenica 14 giugno, in orario 11.30-13.30 presso l’Auditorium Palazzo Italia, alla presenza di Cristina Acidini, Achille Bonito Oliva, Fabio Cavallucci, Antonio Paolucci e Carlo Sisi.




“Parlare di cinema” a Castiglioncello

info_mostraAnche quest’anno Castiglioncello, meta prediletta dei nomi più prestigiosi della storia del cinema italiano, ospita Parlare di cinema con un fitto calendario di appuntamenti e incontri che si terranno dal 16 al 20 giugno.

La rassegna, diretta da Paolo Mereghetti, prenderà il via martedì 16 giugno con l’inaugurazione della mostra fotografica “Note di costume. Addio alle armi e altri film” a cura di Antonio Maraldi per il Centro Cinema Città di Cesena. 42 foto in bianco e nero dall’archivio della contessa Annalisa Nasalli Rocca, costumista cinematografica di grande esperienza, attiva nella seconda metà del Novecento nello staff di decine di produzioni, soprattutto americane, girate in parte in Italia. Tra i film documentati il curatore ha voluto dar ampio spazio a due titoli legati alla prima guerra mondiale come Addio alle armi di Charles Vidor (1957) e Le avventure di un giovane di Martin Ritt (1962) , entrambi ispirati a pagine di Ernest Hemingway.

  • Ospite d’onore della giornata l’attrice Elena Sofia Ricci che farà da “madrina” alla mostra fotografica (ore 18.00 – La Limonaia di Castello Pasquini).
  • Come da tradizione un’attenzione particolare è rivolta agli esordienti le cui opere verranno presentate al pubblico di Castiglioncello che avrà poi l’occasione di dialogare con i registi nel pomeriggio di venerdì 19 giugno (ore 18.00 – La Limonaia di Castello Pasquini) nell’incontro Esordire in Italia: esperienze a confronto moderato da Paolo Mereghetti. Tra le opere prime selezionate quest’anno, due titoli che hanno rappresentato l’Italia alla Berlinale: Vergine Giurata di Laura Bispuri che affronta il tema dell’identità magistralmente interpretato da Alba Rohrwacher; Short Skin di Duccio Chiarini, sottotitolo “i dolori del giovane Edo” interpretato dal giovane livornese Matteo Creatini, anche lui ospite della manifestazione. A completare la selezione due commedie: Soldato Semplice esordio come regista, ma anche come sceneggiatore e produttore, del comico Paolo Cevoli; uno spaccato dell’Italia sullo sfondo della crisi economica in Leoni del vicentino Pietro Parolin.
  • E ancora incontri di cinema rivolti agli studenti e agli appassionati a cura di Antonello Catacchio. Quest’anno protagonista sarà il cinema di un grande maestro ostinatamente indipendente come Robert Altman ( 17 e 18 giungo ore 10.30 Sala conferenze – Centro “Le Creste”). “Anticonformista. Autore. Ribelle. Innovatore. Narratore. Sperimentatore. Giocatore d’azzardo. Folle. Padre di famiglia. Regista. Artista”. Così viene presentato nel documentario di Ron Mann, Sarà proprio questo appassionante documentario con interviste ad attori famosi e famigliari e  immagini d’archivio dei suoi film a fare da filo conduttore al seminario su Robert Altman, uno dei più singolari e straordinari registi statunitensi, autore di capolavori assoluti come M*A*S*H, I compari, Il lungo addio, Nashville, America oggi, Gosford Park sino all’ultimo e indimenticabile Radio America.
  • Due grandi nomi del cinema d’autore converseranno con il pubblico: venerdì 19 giungo Mario Martone racconterà il “suo” Leopardi nell’incontro moderato da Paolo Mereghetti che precederà la proiezione de Il giovane favoloso (ore 21.30 Cinema Castiglioncello), mentre sabato 20 giugno sarà la volta di Paolo Taviani e del suo “Maraviglioso Boccaccio” (ore 21.30 Cinema Castiglioncello).

Grande attesa infine per l’incontro conclusivo della manifestazione dal titolo “Volti celebri tra cinema e televisione”. Da sempre il cinema italiano ha pescato nel teatro e poi nella televisione per trovare volti nuovi con cui cementare il proprio rapporto col pubblico. Da ultimo anche il cabaret (televisivo e non) è diventata una «riserva di caccia» per volti nuovi. Ma se una volta arrivare al cinema poteva rappresentare il culmine della carriera, oggi i valori si sono nuovamente rimescolati. Non è raro il caso di attori popolari che “lasciano” il cinema per rivolgersi alla televisione – e magari trovarvi un successo maggiore – oppure che vedono nel teatro una occasione per ritrovarsi e ritrovare un rapporto più immediato col pubblico.

Di tutti questi argomenti (e di altri ancora) si parlerà quest’anno nell’incontro di sabato 20 (ore 18.00 – Limonaia di Castello Pasquini) con gli attori Piera Degli Esposti, Chiara Francini, Lucia Mascino, Filippo Timi.




“Livorno tra fascismo, guerra e ricostruzione” una giornata per il 70° della Liberazione

70livProseguono a Livorno le celebrazioni per il 70° anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazifascimo (1945-2015) nel ricordo del valore storico, politico e civile della ricorrenza.

A pochi giorni dalla 48° edizione della Coppa Barontini, in programma la prossima settimana sui fossi medicei, martedì 16 giugno, alle ore 16,30,nella sala consiliare del palazzo comunale, si svolgerà una cerimonia di commemorazione e riflessione storica sul tema “Livorno tra fascismo, guerra e ricostruzione” promossa dal Comitato Coppa “Ilio Barontini” e dal Consiglio regionale della Toscana.

Interverranno il sindaco Filippo Nogarin, il presidente del Comitato organizzatore della Coppa Ilio Barontini Massimiliano Talini, il direttore scientifico Fondazione memorie Cooperative Enrico Mannari e l’ex deportato dai nazisti in Germania Mauro Betti.

Coordinerà l’evento Mauro Nocchi, della segreteria dell’Anpi e membro del Comitato organizzatore della Coppa.

Nel corso della cerimonia è previsto un omaggio musicale a Garibaldo Benifei da parte delle nipoti.

Al termine, il sindaco consegnerà gli attestati agli eredi delle Medaglie d’Oro della Resistenza Livornesi, ai partigiani, agli eredi di Ilio Barontini, dei sindaci della ricostruzione Furio Diaz e Nicola Badaloni, all’Associazione Partigiani d’Italia e all’associazione Perseguitati Politici italiani antifascisti.




Testimonianze della Resistenza, a Pistoia

Alle ore 16.00 presso il Museo Marino Marini (Corso Fedi, Pistoia) presentazione del volume di Orlando Baroncelli “Testimonianze della Resistenza in Toscana”.




71° anniversario dell’uccisione di Mary Cox e Maria Penna Caraviello

Programma delle Commemorazioni:

Venerdì 19 giugno

ore 21.00 presso SMS Serpiolle, Due donne della Resistenza,  memorie e riflessioni a cura di Matteo Mazzoni, Direttore dell’Istituto Storico della Resistenza in Toscana. Sarà presente il presidente del Quartiere 5, Cristiano Balli.

Sabato 20 giugno

ore 10.00 deposizione della corona al Monumento “Il Pegaso”, via di Capornia

Saranno presenti le istituzioni.




12 giugno 1944: la strage di San Leopoldo

La strage di San Leopoldo, località prossima a Marina di Grosseto, è parte dei tragici eventi che accompagnarono la ritirata delle truppe germaniche lungo il litorale tirrenico, dopo la liberazione di Roma. Furono rastrellamenti, rappresaglie e azioni determinate a liberare le vie di comunicazione utili per la ritirata e colpire le formazioni partigiane. L’opera di repressione nella zona costiera fu di competenza del LXXV Corpo d’Armata tedesco. I fatti di Marina di Grosseto furono preceduti dalla strage di Roccalbegna, l’11 giugno, da rastrellamenti nella zona di Castiglione della Pescaia e nella frazione di Buriano, dove i tedeschi intendevano far terra bruciata intorno alla banda “Gruppo Tirli” del “Raggruppamento Monte Amiata”.

Casa sfollati

Casa delle famiglie sfollate a San Leopoldo

La mattina del 12 giugno 1944 un graduato e due militari tedeschi, incaricati di minare e far saltare il ponte sulla Fiumara di San Leopoldo, si recarono presso il casello del genio civile, dove viveva la famiglia del responsabile Fortunato Falzini. Sul posto si trovava anche una famiglia di sfollati, quella dei Lari, mentre a poca distanza vi era il podere dei Botarelli. I tedeschi gli ordinarono l’allontanamento dalla zona, malgrado   un regolare permesso di residenza per il controllo del livello delle acque che gli era stato concesso da un ufficiale tedesco. Difficile capire come la situazione degenerò. Secondo la ricostruzione del prefetto di Grosseto Amato Mati del 14 giugno 1945, i tedeschi aprirono il fuoco e uccisero Falzini e Giuseppe e Livio  Botarelli, padre e figlio. Al rumore degli spari, altri  tentarono la fuga lungo l’argine ma furono ugualmente colpiti: Olga e Giancarlo Lari, madre e figlio, uccisi sul posto, Roma Madioni, deceduta qualche giorno dopo per le ferite. Sopravvisse un altro ferito, Armando Lari, che aveva cercato scampo all’interno di una botola. Nel complesso furono sei le vittime civili. Ma non è questa l’unica versione che ci consegnano le carte. La relazione stilata dal sindaco di Grosseto Lio Lenzi il 22 luglio 1944 descrive un rastrellamento di reparti di SS, arrivate lì per minare il ponte sulla chiusa e poi la visita nella casa di Botarelli, dove l’avrebbero ucciso dopo aver mangiato e bevuto.

Cisterna dove sarebbero state uccise 5 persone da una bomba a mano lanciata dai tedeschi

Le altre cinque vittime sarebbero state uccise da una bomba a mano, gettata nella cisterna sotterranea dove avrebbero cercato rifugio, terrorizzate dalla morte di Botarelli. I morti furono seppelliti nell’argine del fossato di San Giovanni, mentre i feriti furono curati sul posto da un milite della CRI, a Grosseto prima di esser trasferiti. Al di là dell’esatta ricostruzione dei fatti, la presenza di civili sul posto fu probabilmente interpretata dai militari come trasgressione all’ordine di sfollamento della zona per ragioni strategiche. Dall’ottobre 1943, su dirette disposizioni di Hitler, era stata infatti disposta l’evacuazione della popolazione costiera per una profondità di 5 Km nel tratto Livorno-Napoli, per motivi strategico-militari. I civili dovevano lasciare il posto alle forze tedesche, perché fosse approntata la linea di difesa costiera utile a fronteggiare l’eventuale sbarco degli Alleati.

Nel caso di San Leopoldo, nell’unica ricostruzione storica finora pubblicata (Fulvetti, 2009), l’elemento scatenante la violenza potrebbe essere stato l’eccessivo numero di persone riparate presso il casello. Rimase e rimane tuttora ignota l’identità dei militari tedeschi autori della strage. Tra i familiari delle vittime, subito dopo la Liberazione, cominciarono a circolare accuse di complicità nei confronti di alcuni fascisti locali: otto persone, sospettate di aver sollecitato l’eccidio, ma prosciolte in istruttoria per l’impossibilità di avvalorare tali sospetti con elementi concreti.

lapide per le vittime S. Leopoldo 1

Particolare della lapide in memoria delle vittime, collocata nei pressi del pattinodromo di Marina di Grosseto

Se solo da alcuni anni questo frammento di storia è riemerso ed entrato nella memoria collettiva ufficiale, mentre era solo patrimonio di ricordi di singoli, testimoni diretti o indiretti, è certo a causa dell’assenza del percorso della giustizia, esito processuale dell’istruttoria. Quanto alla storiografia, poco o nulla era stato scritto nell’ambito degli importanti studi sulle stragi nazifasciste in Toscana, che ci sono stati consegnati dal gruppo di specialisti dell’Università di Pisa e da quanti furono coinvolti dalla Regione Toscana nell’attuazione di una legge (“Per salvare la memoria delle stragi nazifasciste in Toscana”). Uno straordinario vuoto di fonti scritte ha ostacolato le insistenti ricerche, promosse dall’Istituto storico grossetano e sollecitate anche dal Comune di Grosseto. A lungo nulla è emerso dalle carte del Comitato di Liberazione nazionale, nulla dalla corposa documentazione presente nell’Archivio di Stato su fascismo, guerra e Resistenza. Solo fascicoli personali dei sospettati, frutto della prima istruttoria del CLN grossetano, hanno fatto una prima luce sull’accaduto, lasciando però insoddisfatto il desiderio di giungere a una cronaca certa e a una definitiva interpretazione delle responsabilità, dirette e indirette.

La lapide sul luogo della strage

La lapide in memoria delle vittime sul luogo della strage

Rimane indiscutibile il quadro interpretativo generale: la strategia deliberatamente attuata in applicazione delle direttive dei Comandi tedeschi ha lasciato una scia di sangue anche a San Leopoldo, alla vigilia della Liberazione della città di Grosseto, avvenuta tre giorni dopo, quando ormai le autorità civili e militari fasciste l’avevano abbandonata.

Il progetto nazionale di Atlante delle stragi nazifasciste, ormai in fase conclusiva, rivela qui un sovrappiù di utilità. Si aggiungerà alla restituzione di memoria che si è tradotta da qualche anno in un cippo e nel 71° anniversario della strage, in un pannello che trasformerà finalmente la Chiusa di San Leopoldo in un luogo da inserire tra gli itinerari della memoria.

Articolo pubblicato nel giugno del 2015.