“Compagni”, il volume di Elvira Pajetta

Alle ore 17.30 in Sala Conferenze (piano terra) della Biblioteca delle Oblate, l’Istituto Storico della Resistenza in Toscana e la Biblioteca presentano il libro di Elvira Pajetta, Compagni, (Macchione editore 2015).

Intervengono: Simonetta Soldani, Camilla Brunelli, Elettra Lorini

Coordina: Matteo Mazzoni direttore ISRT

Sarà presente l’Autrice.

Il libro presenta un suggestivo viaggio nella storia del comunismo italiano in compagnia della famiglia Pajetta, con ricordi e fotografie di un periodo che ha cambiato la vita dell’Italia e delle classi subalterne: Negli ultimi anni tutto il mio mondo si era modificato. “Molte cose erano sparite del tutto e molte avevano cambiato posto o dimensione. Mio padre Giuliano Pajetta era morto nel 1988. Il muro di Berlino, smantellato nell’anno successivo, era diventato un monumento alla Germania unificata. Il Partito Comunista Italiano, dove avevo abitato da sempre, aveva cambiato nome e ora avrebbe dovuto cambiare forma. Mi rendevo conto, certo, che da vent’anni le crepe nei muri di ‘casa mia’ erano diventate sempre più visibili. La mia famiglia, ‘I Pajetta’, ora non era più quella che, come in un disegno infantile mi ero tenuta dentro per tanto tempo: mia nonna Elvira e i suoi tre figli, Giancarlo, Giuliano e Gaspare, ‘comunisti’.”




Insegnare Storia 2.0

Un corso altamente qualificato per approfondire nodi e strumenti della didattica digitale della Storia a partire dall’analisi delle basi fondamentali della metodologia storica.

Destinatari: docenti scuole medie superiori
Struttura: 4 incontri di 3 ore ciascuno (orario: 15.00-18.00), suddivisi in momenti di lezione frontale, discussioni plenarie, attività laboratoriali in gruppi.
Iscrizione: entro il 15 settembre 2015 (numero minimo: 8 docenti)
Quota di iscrizione: 40 euro (20 per i docenti iscritti ISRT)

Per iscrizioni ed informazioni: isrt@istoresistenzatoscana.it specificando in oggetto “Scuola di formazione ISRT-INDIRE”.

Programma del corso:

1) Metodo storico, didattica e analisi delle fonti
Data: 23 settembre
Sede ISRT via Carducci 5/37, Firenze

Lezione di inquadramento: S. Soldani (università di Firenze)
Panoramica sulle fonti archivistiche ISRT (M. Bianchi), su biblioteca ed emeroteca ISRT (S. Priori) sulle fonti archivistiche INDIRE (P. Giorgi)
Laboratori: Proposte di lavoro didattico a partire dal patrimonio documentario ISRT / INDIRE

2) Rapporto storia/memoria/narrazione e fiction
Data: 2 ottobre
Sede INDIRE via M. Buonarroti 10, Firenze

La Storia in TV, lezione di V. Roghi (Università La Sapienza, Roma)
Discussione
Tra Storia e memoria. L’era del testimone, lezione di M. Baiardi (ISRT)
Discussione
Presentazione di progetti didattici: L’esperienza di storie ribelli e scritture resistenti (P. Mencarelli, ISRT)

3) Gli strumenti multimediali
Data: 9 ottobre
Sede INDIRE

Wikipedia e la didattica digitale, lezione di P. Vayola (Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia)
Public history e scuola, lezione di L. Cigognetti (Istituto Parri, Bologna)
Presentazione di strumenti digitali per la didattica ed esercitazioni laboratoriali:
Strumenti e potenzialità didattiche delle tecnologie di nuova generazione: tablet one-to-one, cloud computing, apple TV o Chromecast … a cura di L. Rossi (cter INDIRE)
Progettare una didattica multimediale: analisi di siti e strumenti digitali per la definizione di lezione e testi a cura di A. Sagazio (cter INDIRE)

4) Una riflessione sul Novecento nella programmazione curriculare nelle scuole medie inferiori e superiori. Conclusione laboratoriale.
Data: 15 ottobre
Sede ISRT

La costruzione del curriculo di storia del Novecento a partire da alcuni temi o nodi concettuali. Una nuova metodologia, lezione di A. Brusa (ISMLI).
Attività laboratoriali sulla progettazione di un curriculo e la costruzione di studi di caso (a cura ISRT)
Analisi dei lavori svolti e discussione conclusiva.




Michele Campana, nel 130° anniversario della nascita.

Il Centro Studi Campaniani rende omaggio a Michele Campana, poeta e giornalista, coetaneo di Dino Campana e compagno ai Salesiani di Faenza, nel 130° anniversario della nascita. Proseguendo le iniziative tese a commemorare gli amici e i compagni del poeta che per ragioni diverse si sono distinti nella loro vita (Anacleto Francini, Luigi Bandini e don Annunzio Tagliaferri), quest’anno verrà ricordato Michele Campana,non parente stretto di Dino, ma con il quale  condivideva lo stesso ceppo marradese, e suo conterraneo, essendo nato a Modigliana quando ancora era in provincia di Firenze. Amici di giochi a Marradi, quando Michele veniva a trovare i nonni al Conventaccio, diventano compagni di scuola in terza ginnasio ai Salesiani di Faenza, dove il loro rapporto si consolida , uniti dalla passione per la lettura dei grandi poeti della letteratura italiana. Poi le loro strade si dividono e mentre Dino è iscritto alla facoltà di chimica , Michele serve ai tavoli della trattoria fiorentina del padre dove è notato da Mario Ferrigni che dirigeva un quotidiano fiorentino. Inizia così la sua carriera giornalistica presso numerose testate mentre scrive poesie, pubblicando nel 1904 il suo primo libretto dal titolo “ Rime giovanili” a cui farà seguito una copiosa produzione narrativa e lirica. Michele è uno dei pochi compagni di Dino che ha lasciato nei suoi articoli importanti testimonianze dell’amico avendo ben chiara la straordinaria importanza della sua poesia e che interverrà sia  per favorire la vendita dei “Canti Orfici” sia per promuoverne la ristampa, negli anni in cui l’ “infelice” poeta era rinchiuso in manicomio. Nella giornata commemorativa che si terrà a Marradi (FI) sabato 27 giugno  2015 alle ore 16,30 presso il Centro Studi Campaniani Via Castelnaudary, 5  dopo il saluto delle autorità, seguiranno le seguenti importanti relazioni: Micaela Pazzi, Michele, l’altro Campana; Mirna Gentilini,  Dino e la sua poesia negli scritti di Michele Campana ; Claudio Borghesi, Con Michele in via San Damiano; Veronica Gabbrielli,Tra politica e cultura: Michele Campana dalle carte del suo archivio. Il Convegno, realizzato in collaborazione con  l’ Accademia degli  Incamminati di Modigliana e l’ Accademia Il Fauno di Firenze e con il patrocinio del Comune di Marradi e di Firenze, sarà introdotto e coordinato da Silvano Salvadori, vicepresidente del Centro Studi Campaniani. Al termine del Convegno sarà inaugurata la mostra iconografica con pubblicazioni e  scritti di Michele Campana e con documenti riguardanti il suo rapporto  con il poeta dei Canti Orfici, allestita nel Museo “Artisti per Dino Campana”. La  mostra potrà essere visitata sino al 20 agosto 2015  nei giorni di apertura del Centro Studi (martedì e venerdì dalle 17,00 alle 19,00) e nei giovedì sera dalle 21,00 alle 23,00.




L’VIII Armata britannica nel Chianti

Per l’VIII Armata di Sua Britannica Maestà, la traversata del Chianti venne subito dopo il ciclo di combattimento culminato con l’ingresso tra le rovine di Arezzo il 16 luglio 1944, e subito prima dell’altro ciclo, che portò alla liberazione di Firenze, iniziatosi il 13 agosto.

Nei cimiteri militari britannici di Arezzo e di Firenze sono sepolti – rispettivamente – 1.266 e 1.632 caduti: totale quasi 3.000 cadaveri di ragazzi biondicci di capelli e con la pelle chiara degli Inglesi e dei Neozelandesi, oppure con la pelle color oliva scuro e gli occhi nerissimi degli Indù e a volte anche con il barbone nero e il turbante dei Sikh. Si calcolava che i feriti fossero, in genere, tre volte più dei morti. In paragone, quel mesetto che durò l’avanzata da Arezzo a Firenze attraverso il Chianti fu come un respiro, relativamente ai giorni di bufera che l’avevano preceduto e l’avrebbero seguito. Anche se fu un respiro pagato con qualcosa come 10.000 “casualties”: il termine tecnico inglese per indicare il complesso dei morti accertati, degli scomparsi e dei feriti.

Neanche l’avanzata nel Chianti, però, fu una piacevole escursione. A parte qualche sparatoria nei boschi ogni tanto con le retroguardie nemiche, c’era l’incubo delle mine, che i tedeschi avevano seminato dappertutto: magari dietro l’uscio di una casa perché chi vi entrava saltasse in aria oppure, con lugubre umorismo teutonico, sotto un cadavere perché chi lo voleva seppellire, lo andasse a raggiungere nell’altro mondo. E ogni tanto le belle sventole delle granate, perché un osservatore nascosto chissà diavolo dove, aveva scorto col cannocchiale la polvere sollevata da una nostra colonna di automezzi.

Un’estate toscana è sempre bruciata dal sole e molto calda. Ma quella del 1944 fu ancora più rovente del solito: per quei poveri ragazzi biondicci e con la pelle chiara, in battle-dress khaki e con l’elmetto a bacinella degli inglesi, doveva essere un supplizio farsi arrostire da quel sole feroce.

Chi scrive era allora uno scalcinato 2nd Leutenent I.F. (sottotenente delle Forze Italiane) e gironzolava in jeep sul fronte, col suo diretto superiore: un capitano inglese di cittadinanza, ma ebreo egiziano di stirpe, e quindi scaltro come solo un ebreo levantino può esserlo. L’uomo giusto al posto giusto, insomma, visto che lui ed io appartenevamo a un’unità di Intelligence Service, camuffata col nome fasullo di Psychological Warfare Branch (forse per buttare un po’ di polvere negli occhi ai “servizi” dei cugini americani?). L’ordine per noi era di tallonare, con la nostra jeep, la prima avanguardia di carri armati per il caso che ci fosse da scoprire “a caldo” qualcosa di interessante abbandonato dai nemici nella fretta di ritirarsi. I cingoli dei carri armati sollevavano veri “geyser” di polverone e lo gettavano sulla faccia, ridotta a un mascherone di sudore e sudiciume. E quelle sventole maledette delle granate arrivavano sempre più fitte e vicine, a mano a mano che si andava avanti. Infine, come Dio volle, arrivammo a una cittadina, che assomigliava a Pompei, tanto era ridotta in rovine dai bombardamenti aerei e di artiglieria e tanto era spopolata di abitanti: San Casciano in Val di Pesa.

Acquattata dentro le rovine di un ristorante, che ancora oggi esiste, c’era una compagnia di neozelandesi, che aspettava buio per scendere a dare un assalto verso il Ponte dei Falciani. Il relativo respiro che avevamo avuto durante la traversata del Chianti era finito. Eravamo daccapo in ballo. E bisognava ballarlo, sperando nel buon Dio perché ci facesse arrivare alla fine della danza senza buchi nella pelle.

L’articolo, scritto nel 2005 dal prof. Giorgio Speni per la rivista “inChianti” n. 2 di quell’anno, è stato gentilmente concesso da Gabriella Congedo.

Articolo pubblicato nel giugno del 2015.




L’ospedale di via Giusti

Ferito nel corso della cattura, Bruno Fanciullacci, esponente di primo piano dei GAP fiorentini, è in cura dal professor Aldo Greco nell’Ospedale di via Giusti: le sue condizioni migliorano notevolmente, nonostante lui stesso si allarghi le ferite. I fascisti della banda Carità ne chiedono ogni giorno le condizioni, dichiarando di volersene occupare personalmente e di volerlo portare a Villa Triste.
I GAP decidono di liberarlo. Molte sono le motivazioni che potrebbero farli desistere dall’impresa: in primo luogo il compagno è ferito, costantemente sorvegliato, ed è necessaria una macchina per il trasporto; in secondo luogo il posto non si presta ad un’azione irruenta; in ultimo, ma non meno pericoloso, l’abitazione di Carità è situata proprio in via Giusti e sorvegliata giorno e notte da fascisti e militi in borghese.
Elio Chianesi, detto il Babbo, organizza la liberazione di Fanciullacci.

Il primo tentativo viene compiuto il 4 maggio. Luciano Suisola, detto Topino, Pilade Bani ed Umberto Mazzoli, detto Rigore, gironzolano nella zona. Topino, percorrendo in bici Borgo Pinti, viene fermato dagli uomini di Carità: la pistola non viene scoperta. I compagni, però, credendolo in pericolo, si avvicinano: cominciano a sparare, uccidendo uno dei fascisti, ma l’altro rimane ferito e riconosce il Bani. Pochi giorni dopo viene arrestato Rigore che ammette di conoscere il Bani, premurandosi di farlo avvertire perché scappasse dalla città. L’avvertimento però non giunge in tempo e il Bani viene arrestato dalla polizia fascista, condotto a Villa Triste e inviato in un campo di concentramento nazista, non facendone più ritorno.

Il secondo tentativo è dell’8 maggio. Giuliano Gattai presta la sua automobile, una Topolino, ai GAP e diventa loro compagno.
Alle sei di pomeriggio arrivano in via Giusti sulla Topilino Giuliano Gattai alla guida, Giuseppe Martini fasciato e macchiato di sangue di coniglio ed Elio Chianesi in funzione di aiuto del finto ferito. In bicicletta li seguono Luciano Suisola, Italo Menicalli e Aldo Fagioli. Chianesi e Martini salgono le scale del pronto soccorso, per le quali si accede anche alle corsie. Con l’aiuto di una crocerossina, mentre Topino e Menicalli bloccano ogni tentativo di fuga o di richiesta di aiuto dal centralino telefonico, Chianesi e Martini raggiungono la corsia di Fanciullacci e uccidono il milite posto alla sua guardia. Avvolgendo Fanciullacci in un impermeabile, lo portano giù per le scale e infine nella macchina che va via velocemente. Topino e Menicalli, subito dopo, lasciano la portineria, non sospettati dal piantone sul cancello.




Online il blog sulle stragi degli anni ’70 realizzato dall’Istituto della Resistenza di Pistoia con le scuole del territorio

É online il blog realizzato assieme agli studenti dell’Istituto Agrario “Barone dei Franceschi” (Pistoia) e degli Istituti Marchi e Sismondi – Pacinotti di Pescia. La pagina è dedicata agli eventi di strage che tra gli anni 70 ed 80 hanno interessato direttamente o indirettamente la Regione Toscana. Il progetto si inserisce nel bando sui temi della legalità promosso dalla nostra Regione.

http://memoriastragitoscana.blogspot.it/

L’Istituto Storico della Resistenza e dell’età contemporanea nella provincia di Pistoia ha partecipato ad un bando indetto nel luglio 2014 dalla Regione Toscana sui temi della legalità. In particolare abbiamo ritenuto, in virtù delle nostre competenze e professionalità, presentare un progetto relativamente alle tematiche dedicate alla memoria delle stragi avvenute in Toscana tra il 1974 e il 1993, cioè quella del treno “Italicus” (4 agosto 1974), treno rapido “904” (23 dicembre 1984) e quella di Via Dei Georgofili (27 maggio 1993).

Per coinvolgere, come previsto dal bando, le scuole abbiamo pensato di realizzare un blog in modo da far partecipare attivamente gli studenti e le studentesse degli istituti che hanno aderito al nostro progetto, che fosse visibile a tutti nel tempo e anche aggiornabile in futuro.

Per la buona riuscita dello stesso ci siamo avvalsi della collaborazione del Centro Documentazione Archivio Flamigni che ha effettuato i corsi di formazione rivolti ai docenti e agli studenti. Questi momenti di approfondimento e di studio sono stati tenuti dalla prof.ssa Cinzia Venturoli (Unibo) e dalla Dott.ssa Ilaria Moroni, direttrice del Centro precedentemente ricordato.

Si ringraziano inoltre il Centro Legalità Democratica della Regione Toscana, l’Associazione dei familiari delle vittime della strage del treno “904”, l’Associazione dei familiari delle vittime della strage di Via Dei Georgofili, i docenti e gli studenti delle classi che hanno partecipato.

Un ringraziamento anche ai familiari delle vittime della strage del treno “Italicus”.




Una strada per Pian d’Albero

Da oltre un anno gli ultimi partigiani della Sinigaglia, i familiari delle vittime del nazifascismo, varie sezioni ANPI chiedono al Comune di Figline-Incisa di rendere percorribile a tutti la strada vicinale ad uso pubblico che porta a Pian d’Albero.

Per questo, è organizzata una Giornata di mobilitazione antifascista nei luoghi dell’eccidio.

Domenica 21 giugno

ore 9.30 ritrovo all’accesso della strada vicinale. Passeggiata fino a Pian d’Albero.

ore 11.30 commemorazione al monumento restaurato.

ore 13.00 pranzo ad offerta libera.

ore 15.00 Angela Batoni, Matteo Caramelli e il coro del Novecento di Fiesole presentano la Cantata di Pian d’Albero e dei partigiani senza nome, a seguire canzoni partigiane con il Menestrello.

Sulla strada del ritorno è prevista una breve sosta al monumento ai caduti di Sant’Andrea a Campiglia.

 




Poligono delle Cascine

Cinque patrioti, Luigi Pucci, Armando Gualtieri, Orlando Storai, Oreste Ristori e Gino Manetti, sono prelevati dal carcere e assassinati per ordine di Manganiello capo della Provincia, a titolo di rappresaglia per l’uccisione di Gobbi, compiuta dai GAP il primo dicembre 1943.
Nessuna sentenza fu letta alle vittime, perchè nessuna sentenza esisteva. La zona antistante al Poligono di tiro alle Cascine è bloccata da un battaglione di militi fascisti.

Chiusi in una stanza del Poligono, insieme ad un sacerdote, aspettano. Carità tiene un discorso al plotone di esecuzione. I condannati vanno a prendere posto sulle sedie e alcuni si rivolgono al maggiore Carità e inneggiano alla Russia e a Stalin. Mentre il tenente della milizia che comanda il plotone impartisce le istruzioni preliminari, i cinque condannati intonano l”Internazionale. Vengono crivellati dai colpi di moschetto. Alcuni di loro non muoiono subito e vengono finiti a colpi di rivoltella. Il fratello del colonnello Gobbi infierisce sui cadaveri con parole ed è seguito con le azioni di alcuni altri militi fascisti.

La comunicazione dell’esecuzione avviene attraverso dei manifesti gialli affissi al muro, come per gli annunci cinematografici. L’impressione sulla popolazione è enorme.