L’Erbario di Calamandrei: presentazione del volume a Firenze

Giovedì 8 ottobre, alle 17.00, nella Sala Ostensio dell’Orto botanico di Firenze (via Micheli n. 3) l’Istituto Storico della Resistenza in Toscana, in collaborazione con il Museo dell’Orto botanico presenta il libro “Codici e rose. L’erbario di Piero Calamandrei tra storia, fiori e paesaggi”, ed. Olschki, Firenze, 2015.
Ad illustrare l’opera il Prof. Marino Biondi (Università di Firenze), la dott.sa Chiara Nepi curatrice della Collezione di Botanica del Museo di Storia naturale dell’Università di Firenze, la dott.sa MariaGrazia Mammuccini Vicepresidente di Navdanya International con le autrici Paola Roncarati e Rossella Marcucci.
La raccolta delle erbe nel primo novecento da parte di Piero Calamandrei, allora quindicenne, avvenne tra le colline di Firenze e le campagne di Montepulciano.
Il libro sull’erbario è già stato presentato a Ferrara e al Salone del libro di Torino; è stato recensito sul Sole 24 ore e su molte riviste di giardini e giardinaggio dato il prestigio di questa collana della Olschki.
L’erbario originale si trova a Firenze, all’Istituto Storico della Resistenza in Toscana, donato dalla moglie Ada, ma Piero, nell’ “Inventario della casa di campagna”, opera dedicata a Montepulciano e alla Toscana, si augurava che gli fosse di suppellettile nel sepolcro, come gli etruschi.




7 luglio 1944: le donne salvano Carrara

Il 7 luglio del 1944, nelle strade di Carrara, compare un bando di sfollamento: il comando tedesco ordina che di lì a due giorni venga evacuata la città, a esclusione delle famiglie degli operai impiegati nell’Organizzazione Todt che stanno fortificando le difese della futura Linea Gotica occidentale. Le forze di occupazione vogliono una città deserta, che non dia problemi amministrativi né di ordine. Soprattutto, vogliono fare il deserto attorno alle prime forme nascenti del movimento partigiano. Le cose, però, non andranno secondo i piani delle autorità nazifasciste: a fermarle saranno le donne di Carrara.

La città apuana, in quel momento, ospita migliaia di sfollati provenienti dai territori limitrofi: la zona costiera tra La Spezia e Marina di Massa, infatti, deve restare sotto il controllo tedesco per respingere eventuali sbarchi delle forze alleate. Alle spalle di Carrara, inoltre, il naturale catenaccio delle Alpi Apuane viene individuato come elemento strategico: una difesa naturale per stabilire l’ultimo baluardo contro l’avanzata dell’esercito di liberazione. Così, da settembre del ‘44 ad aprile del ‘45, il fronte si stabilirà lungo la Linea Gotica.

Nei mesi precedenti i comandi nazisti ordinano di «pulire» il territorio dalla presenza di civili, per trasformarlo in una gigantesca no man’s land che consenta alle loro truppe di muoversi liberamente, ricevere rifornimenti e approntare le difese. E’ la strategia della «terra bruciata», che oltre alle stragi porta anche una lunga serie di ordini di evacuazione: per la Provincia di Apuania si tratta di prelevare e trasferire oltre duecentomila persone verso la bassa padana; per la popolazione significa lasciare tutto ciò che non si riesce a racchiudere in un’unica valigia.

1_francesca rola coi partigiani della ulivi

Francesca Rola con i partigiani della “Ulivi”

La Resistenza apuana, in quel momento, è ancora in stato embrionale: il movimento partigiano ha messo radici dapprima nelle colline dell’alta Lunigiana, ideale rifugio per le tattiche della guerriglia; sui monti di marmo, invece, si vanno formando i primi gruppi ancora disorganizzati ma che, già il 14 luglio, riusciranno ad assaltare con successo la caserma di polizia del «Colombarotto», nel pieno centro di Carrara. Non hanno ancora, però, la forza di scendere in città, assumerne il controllo e costringere il nemico a scendere a patti, cosa che avverrà qualche mese dopo, l’11 novembre del 1944. In altri termini, in quel momento non possono essere i partigiani della formazione garibaldina «G. Ulivi» a salvare Carrara fermando il piano di evacuazione.

L’occasione, però, può essere propizia per due motivi: saggiare la forza e la capacità organizzativa del nemico, per vedere se è davvero in grado di deportare decine di migliaia di persone in un solo giorno; verificare la presa popolare del movimento resistenziale sui cittadini carraresi. Il Cln e i Gruppi di difesa della donna (Gdd) cominciano a mobilitarsi: appaiono per le strade di Carrara dei volantini che invitano gli apuani alla disobbedienza. Si attiva anche un passaparola che sfugge alle maglie della polizia fascista: «non abbandonare la città» è la parola d’ordine che corre di casa in casa. Il giorno previsto per lo sfollamento, il 9 luglio, passa senza che accada nulla e il movimento prende corpo e coraggio: all’avanguardia c’è un ristretto nucleo composto da militanti come Ilva Babboni, Francesca Rola, Sandra Gatti, Nella Bedini, Renata Bacciola, Lina Boldi, Lina Del Papa, Dorina Mazzanti, Mercede Menconi, Odilia Brucellaria, Renata Brizzi. Preparano cartelli con scritte «Noi non vogliamo sfollare» o «Non ci muoviamo dalla città»: l’obiettivo è una grande dimostrazione davanti al comando tedesco.

La mattina dell’11 luglio, un martedì, qualcosa si muove. Le militanti vanno per le vie e le case a chiamare a raccolta le donne di Carrara. Attorno alle 9.30 si ritrovano nella Piazza delle Erbe dove si tiene il mercato ortofrutticolo. Serve un gesto, qualcosa che coinvolga le altre donne che tengono le ceste del mercato, provenienti perlopiù da Massa e Montignoso, e che trasformi un piano ristretto in una manifestazione di popolo: rovesciano le ceste. Un atto spregiudicato e, al contempo, simbolico: la donna che rovescia e rovina del cibo è un attacco diretto al suo ruolo nella società di quegli anni, e il tutto avviene non nell’intimità del nucleo familiare, né tra un ristretto nucleo di avanguardiste. Il rovesciamento, non solo delle ceste ma del ruolo della donna, avviene alla luce del sole, ben visibile a tutti e ottiene lo scopo prefissato. Il corteo, ora composto da centinaia di donne e ragazzi, compie un altro passaggio cruciale: lascia lo spazio pubblico femminile per definizione, il mercato, e si dirige verso la via Garibaldi (odierna via 7 luglio) per invadere un luogo pubblico-militare esclusivamente maschile, il comando tedesco. Questo è presidiato da soldati nazisti e militi fascisti repubblicani che, immediatamente, sbarrano i due ingressi alla strada con mezzi pesanti precludendo tutte le vie di fuga. Le manifestanti, cui si mescolano partigiani in borghese con le armi nascoste sotto dei camici lunghi, urlano, cantano, si sdraiano a terra e si scagliano contro i soldati nemici che gli puntano contro le armi – tra cui due mitragliatrici – pronti a far fuoco. Alcune vengono arrestate e tradotte in caserma, ma la loro furia non si ferma e, infine, l’ordine di evacuazione viene sospeso.

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Il murale che Carrara ha dedicato a Francesca Rola

Nei mesi successivi saranno emanati altri bandi di sfollamento in rapida successione, coi Gdd pronti a riprendere la contestazione. In ottobre saranno effettivamente evacuate Massa e Montignoso, con circa ventimila profughi che si riverseranno su Carrara, accolti in ogni spazio che la città può offrire tra cui abitazioni private, magazzini, fondi commerciali, cinema e teatri. La città apuana, però, non verrà più sfollata, consentendo al movimento partigiano di mettere salde radici e trovare sostegno nella popolazione, fino a divenire una delle forme resistenziali meglio organizzate del territorio.

La rivolta di Piazza delle Erbe rimane nella memoria come momento di emancipazione collettiva. Le donne carraresi, da quel momento, si sentono protagoniste dei destini non solo di un nucleo familiare, ma di un intero popolo. Non si tratta di «Resistenza civile» come qualcosa di diverso e complementare a quella partigiana e armata, né di allargare il concetto alla forma plurale delle «Resistenze» per comprenderne la variante di genere; si tratta, invece, dell’atto fondante della Resistenza apuana.

Articolo pubblicato nel luglio del 2015.




Un ciclo di film per ricordare la Liberazione

Il Comune di San Giovanni Valdarno, il Cine Club Fedic e l’ANPI Valdarno, nell’ambito del Festival Orientoccidente organizzano una rassegna cinematografica in cinque film in pellicola dedicata al Settantesimo della Liberazione. Si tratta de “La nostra memoria inquieta” e i film, che tracciano un percorso che va dall’avvento del fascismo all’Italia del dopoguerra, saranno proiettati in Piazza Cesare Battisti (vecchie mura), alle ore 21.30. Si comincia lunedi 6 Luglio con “La marcia su Roma” (1962) con Ugo Tognazzi e Vittorio Gassman e la regia di Dino Risi. Lunedi 13 Luglio il film di Nanni Loy “Un giorno da leoni” (1961) con Renato Salvadori, Tomas Milian, Nino Castelnuovo. Lunedi 20 Luglio sarà il momento di una importante particolarità, una rarità per gli appassionati di cinema: la proiezione dell’edizione americana di “Roma Città aperta”, in italiano ma con i sottotioli in inglese. “Open City” è il titolo che venne dato dai distributori di oltreoceno al capolavoro di Roberto Rossellini interpretato da Anna Magnani e Aldo Fabrizi. Lunedi 27 luglio verrà proiettato “Il federale” (1961) con Ugo Tognazzi e Georges Wilson e regia di Luciano Salce, mentre lunedi 3 agosto la serie di concluderà con il film “Una vita difficile” di Dino Risi (1961) con Alberto Sordi e Lea Massari.
La particolarità della rassegna, in un mondo ormai completamente digitale, saranno le proiezioni tutte in pellicola super 8 e 16 mm, realizzate a cura di tre grandi appassionati come Alessandro Elmetti, Alberto Vangelisti e Stefano Bianchini.

Ingresso libero.

* l’undicesima edizione del festival Orientoccidente è solo all’inizio… Continua, per questa settimana, con… L’ensemble di musica zigana di Ruben Chaviano NOTE NOIRE e il loro “Oltreconfine mercoledì 8 luglio a Loro Ciuffenna in piazza Matteotti; l’incontro con FRANCO CARDINI per parlare del suo libro “Il grande blu” venerdì 10 luglio a Figline Valdarno al Centro Perlamora (Località Pavelli) per il Perlamora Festival; il ricordo dell’eccidio di Srebrenica sabato 11 luglio a San Giovanni Valdarno in piazza Cavour alle ore 17 (in collaborazione con Comitato Non Dimenticare Srebrenica); mentre per ricordare il 70° della Liberazione il reading di GIANCARLO BARZAGLI “Grune Linie”, progetto fotografico convivio, musica parole resistenti autoprodotte, domenica 12 luglio a Bucine al Circolo Arci (dalle ore 19) (in collaborazione con Circolo ARCI di Bucine e GASARCI)

* ORIENTOCCIDENTE 2015
Orientoccidente è realizzato da Regione Toscana e Provincia di Arezzo
e dai comuni di Montevarchi, San Giovanni Valdarno, Terranuova Bracciolini, Cavriglia,
Bucine, Loro Ciuffenna, Reggello, Pergine Valdarno, Castelfranco Piandiscò.
E’ prodotto da Materiali Sonori.
Il progetto è di Giampiero Bigazzi ed è una sezione del Link Festival.

con il sostegno di UNICOOP FIRENZE – sezione soci Montevarchi, San Giovanni Valdarno, Figline Valdarno/Rignano sull’Arno
PUBLIACQUA – BANCA DEL VALDARNO CREDITO COOPERATIVO – ESTRA COINGAS – I.V.V. – La CASTELNUOVESE




Castefiorentino SenzAtomica

Il Comune di Castelfiorentino rinnova il suo impegno a favore di “SenzAtomica”, campagna di sensibilizzazione per un mondo finalmente libero dalle armi nucleari. Giovedì 9 luglio, in piazza Gramsci (ore 19.00, nei pressi del teatro), sarà data lettura al pubblico del manifesto “Russell-Einstein” (9 luglio 1955), di cui ricorre appunto quest’anno il 60° anniversario. Un documento sottoscritto all’epoca da undici illustri esponenti della comunità scientifica (tra cui, appunto, Albert Einstein e diversi Nobel per la fisica) mediante il quale essi intendevano rivolgere un accorato appello a politici e cittadini per denunciare i rischi connessi alla presenza e alla diffusione delle armi atomiche nel mondo.

All’iniziativa, promossa dal Comitato “SenzAtomica”, hanno aderito numerose città italiane tra cui il Comune di Castelfiorentino, che già in passato si è dimostrato particolarmente attivo nel sostenere questa campagna.

In occasione di questa ricorrenza, nell’anno che peraltro coincide anche con il 70° anniversario delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki (6 e 9 agosto 1945), sarà data lettura di fronte al Teatro del Popolo anche di alcune testimonianze di sopravvissuti a quella tragedia.

Obiettivo della campagna senzAtomica, come viene ricordato dal presidente del Comitato di Firenze, Daniele Santi, è “l’approvazione di un Trattato per la messa al bando delle armi nucleari” nel mondo, un trattato – dunque – di portata ben più radicale di quello sulla “non proliferazione delle armi nucleari” approvato nel lontano 1968.




«Solitudo» violata. La Certosa di Calci nella Grande Guerra

Dal 27 giugno al 4 ottobre  alla Certosa di Calci è in programma la mostra “«Solitudo» violata. La Certosa di Calci nella Grande Guerra” che fa luce sul rapporto tra la Certosa e gli anni della Prima Guerra Mondiale.

Durante il conflitto la Certosa fu utilizzata come caserma, ospedale di riserva per soldati italiani, ospedale per prigionieri dell’esercito austro-ungarico. Gran parte dei suoi corridoi, delle celle e degli spazi  fu trasformato in corsie, infermerie, sale mediche e operatorie, camerate, lavanderie, cucine, posti di guardia. Certosini e curiosi lasciarono così il posto a medici e suore, soldati di sanità e scorte, prigionieri ammalati e mutilati di diverse nazionalità, lingue e religioni. Il percorso della mostra, realizzato grazie a  una accurata ricerca negli archivi e nel corpo stesso della Certosa, ricostruisce le fasi, le caratteristiche e le conseguenze di questo riutilizzo della Certosa, sulla popolazione di Calci, sulle vite di migliaia di soldati. Oltre al materiale fotografico, installazioni e a documenti storici l’esposizione permette anche la visione di un documentario realizzato con la regia di Gianluca Paoletti Barsotti.

La mostra è stata realizzata con il contributo di Fondazione Pisa, in collaborazione con il Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa e con il patrocinio della Regione Toscana e del Comune di Calci; è a cura di Antonella Gioli e Severina Russo (ricerche di Antonella Gioli, Loredana Brancaccio, Martina Lerda, Anna Salvadorini, con la collaborazione di Anna Bertoncini, Sara Bruni, Chiara Cecalupo, Daniele Galleni).

Aperta durante i giorni feriali dalle 8:30 alle 18:30 (lunedì chiuso) e il sabato dalla 9:30 alle 12:30. Il prezzo del biglietto di ingresso è di 5 euro (ridotto 2.5 euro).




L’Erbario di Calamandrei a Montepulciano

Domenica 5 luglio, alle 16.30, presso il Centro visite La Casetta della Riserva Naturale del Lago di Montepulciano, la Biblioteca Archivio Piero Calamandrei, in collaborazione con l’associazione Amici del Lago, presenterà il libro “Codici e rose. L’erbario di Piero Calamandrei tra storia, fiori e paesaggi”, ed. Olschki, Firenze, 2015.
Ad illustrare l’opera il Prof. Alberto Asor Rosa con le autrici Paola Roncarati e Rossella Marcucci; partecipano la Prof.ssa Maria Beatrice Capecchi, Dirigente scolastico dell’Istituto “Vegni”, alle Capezzine (AR), e Mario Morellini, Guida ambientale.
La raccolta delle erbe nel primo novecento da parte di Piero Calamandrei, allora quindicenne, avvenne tra le colline di Firenze e le campagne di Montepulciano.
Il libro sull’erbario è già stato presentato a Ferrara e al Salone del libro di Torino; è stato recensito sul Sole 24 ore e su molte riviste di giardini e giardinaggio dato il prestigio di questa collana della Olschki.
L’erbario originale si trova a Firenze, all’Istituto Storico della Resistenza in Toscana, donato dalla moglie Ada, ma Piero, nell’ “Inventario della casa di campagna”, opera dedicata a Montepulciano e alla Toscana, si augurava che gli fosse di suppellettile nel sepolcro, come gli etruschi.

info@amicilagodimontepulciano.it
0578-767343 – 0578 716935
FB: Riserva Lago di Montepulciano




Celebrazioni per la Liberazione di San Casciano

Programma:

6 luglio: la Romola
Serata di Celebrazioni alla presenza di una delegazione Maori dalla Nuova Zelanda
ore 20.00 apericena
ore 21.00 saluto delle autorità e della delegazione, intervento musicale a cura del gruppo Geko Ensamble, spettacolo di danza maori, proiezioni di video testimonianze.

24 luglio Cerbaia
Intitolazione del giardino a Rina Morelli, staffetta partigiana
ore 19.00 discorso delle autorità ed intitolazione del giardino fra via Bini Smaghi e Piazza Balducci

25 luglio Mercatale
Pensieri e memorie per ricordare i giorni della Liberazione a Mercatale
ore 18.30 serata di letture e musiche in piazza Vittorio Emanuele

26 luglio Santa Cristina
La rinascita di una frazione dopo il passaggio del fronte
ore 18.00 incontro presso il sacrato della Chiesa di Santa Cristina
ore 20.00 apericena
ore 21.00 proiezione di un video-testimonianza sulla frazione

27 luglio San Casciano
La guerra e la Liberazione nei ricordi dei testimoni
ore 21.15 Arena dentro le Mura: proiezione del documentario-testimonianza “Fiamme a La Romola”.
Letture tratte dal progetto “Giornali di classe – Cronaca di una guerra dai banchi di scuola (1943-’45).

 




Sentieri della libertà e delle resistenze a Cascina

I Sentieri della Libertà e delle Resistenze nascono dalla collaborazione fra il Comune di Cascina, l’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Lucca (ISREC) e l’Istituto di Istruzione Superiore “Antonio Pesenti” di Cascina, con la finalità di individuare i protagonisti e le esperienze che sul territorio comunale hanno alimentato l’antifascismo e la resistenza, fatto i conti con il dramma della guerra e contribuito alla costruzione della democrazia repubblicana.

Il progetto ha mappato sedici luoghi su tutto il territorio comunale. Il percorso prende avvio da Piazza Martiri della Libertà, luogo simbolico di concentramento di monumenti che ricordano i protagonisti delle diverse fasi del lungo processo di acquisizione della libertà. I Sentieri si snodano attraverso i luoghi in cui vennero uccisi gli antifascisti cascinesi, come Comasco Comaschi, e proseguono attraverso quei siti che testimoniano il passaggio della guerra e la presenza degli eserciti stranieri: quelli in cui i soldati nazisti perpetrarono stragi civili, come quella di San Benedetto del 13-14 luglio 1944 quando furono uccisi 4 civili sospettati di sabotaggio, oppure i luoghi simbolo delle distruzioni provocate dai bombardamenti Alleati e tedeschi. Il 5 luglio 1944 per esempio aerei Alleati sorvolano a bassa quota la campagna e sganciano le bombe sul centro cittadino: il fumo si alza tra il campanile e la torre dell’orologio, la zona di via XX Settembre viene distrutta e rasa al suolo.Tra le macerie si contano 45 morti.

Le località mappate ricordano inoltre coloro che combatterono e perirono per la libertà: partigiani come Rodolfo Berretta e Nevilio Casarosa, fino al primo sindaco della liberazione, Ideale Guelfi, prima esule antifascista in Francia, poi volontario repubblicano in Spagna e infine partigiano nel movimento resistenziale toscano.

I pannelli situati sul territorio rinviano inoltre a pagine dedicate sui siti del Comune di Cascina e dell’ISREC Lucca, dove si può leggere un testo di approfondimento e possono essere visualizzati foto e documenti dell’epoca.