71° Anniversario della Liberazione di Scandicci

Martedì 4 agosto 2015 numerose iniziative per celebrare il 71° anniversario della Liberazione di Scandicci, organizzate dal Comune di Scandicci, dalla presidenza del Consiglio Comunale e dalle associazioni Partigiane e Combattentistiche di Scandicci.

L’appuntamento è alle 8,30 presso il Palazzo Comunaleper il giro dei Cippi commemorativi; le celebrazioni si concludono alle 21,30 con lo spettacolo “4 agosto 2015. Liberazione di Scandicci: storie e musica di ieri e di oggi” a cura della filarmonica “Vincenzo Bellini”.

Questo il programma completo:alle 8,30 ritrovo presso il Palazzo Comunale e partenza per il giro dei Cippi commemorativi alcimitero di San Martino alla Palma, Capofico, Patoncioli, cimitero S. Vincenzo a Torri e Mosciano. Alle 18,00 ritrovo presso il Palazzo Comunale e deposizione della corona al monumento ai caduti; alle 18,30 ritrovo al cimitero di Badia a Settimo. Alle 19,00 ritrovo a San Martino alla Palma, onore ai 5 martiri,corteo con l’accompagnamento della filarmonica “Vincenzo Bellini” e deposizione della corona alla lapide a San Martino alla Palma. Alle 19,30 ritrovo a San Michele a Torri, onore ai caduti neozelandesi nella battaglia di San Michele e deposizione della corona di alloro. Alle 20,30 la cena della Liberazione conritrovo presso piazza Giuseppe di Vittorio a Casellina, su prenotazione obbligatoria fino ad esaurimento posti. A seguire, alle 21,30, lo spettacolo“4 agosto 2015. Liberazione di Scandicci: storie e musica di ieri e di oggi”a cura della filarmonica “Vincenzo Bellini”.

Per le commemorazioni del pomeriggio sarà disponibile un bus fino esaurimento posti. Per informazioni: 055/7591458-459 – www.comune.scandicci.fi .it – sindaco@comune.scandicci.fi.it




Commemorazione dell’eccidio di Pietro Stefanini e Dina Boncristiani

Domenica 2 Agosto 2015 – PANZALLA – SAN POLO IN CHIANTI Commemorazione dei coniugi PIETRO STEFANINI e DINA BONCRISTIANI trucidati il 2 Agosto 1944 dai nazifascisti

La Cerimonia avrà il seguente svolgimento:
ore 18.30

Raduno presso il Cippo e deposizione di una corona di alloro
ore 19.00

Interverranno per il Comune di Greve in Chianti, l’Assessore Gionni Pruneti per l’A.N.P.I., il Vice Presidente provinciale Luigi Remaschi

Saranno presenti i Familiari dei Caduti

Sono stati invitati gli Enti firmatari del Protocollo d’intesa per il Parco Storico della Resistenza di Pian d’Albero ed i rappresentanti dei Comuni di Firenze, Fucecchio Scarperia e San Piero

Seguirà ritrovo presso i locali del Circolo S.M.S. L’Unione San Polo, g.c. dove sarà offerto un rinfresco ai partecipanti

La cittadinanza è invitata a partecipare




Inaugurazione dell’opera simbolica in ricordo della Liberazione di Firenze

Lunedì 10 agosto alle ore 21.00, nel Cortile della Castalderia della Biblioteca delle Oblate (via dell’Oriuolo 26), inaugurazione dell’Opera simbolica in ricordo della Liberazione di Firenze.

Opera vincitrice del Concorso rivolto agli studenti dell’Accademia delle Belle Arti, realizzata da Nicola Rossini e Niccolò Vannucchi.

L’opera è anche dedicata al ricordo di Giancarlo Cecchi partigiano partecipante alla Liberazione di Firenze e combattente volontario nella Divisione Friuli che fortemente si è speso per tutta la sua vita, fino alla scomparsa il 12 aprile 2014, per la sua realizzazione.




Agguato a Montechiaro

Il 29 luglio 1944, verso le 14.00, tre giovani partigiani erano seduti ai bordi di un campo, accanto alla Croce di Montechiaro, una località posta ai piedi della collina di Vinacciano, vicino Pistoia. Aspettavano qualcuno di loro conoscenza, ma, improvvisamente, dal boschetto posto sopra la strada, sbucò un nutrito gruppo di tedeschi. I tre furono falciati dal fuoco nazista: Marcello Capecchi, seppur ferito, riuscì a mettersi in salvo; Giuseppe Giulietti fu ferito gravemente e si trascinò fino alle case più vicine, dove venne finito a freddo dai nazisti; Silvano Fedi fu immediatamente fulminato da una raffica di mitra al petto. I primi due erano capisquadra e il terzo il comandante delle Squadre Franche Libertarie.

Nel giugno del 1944 la formazione si era dovuta occupare di una faccenda piuttosto spinosa: alcuni ladri, detti la “banda del Ponte” (riferendosi al Ponte alla Pergola, da dove veniva la maggior parte di loro), avevano compiuto dei furti nella zona di Silvano. Il 29 giugno quattro di loro furono catturati dai tedeschi e, tre, furono fucilati. Il 17 luglio Silvano li «processò». Li perdonò a patto di restituire la refurtiva e di impegnarsi nella lotta antinazifascista.

Perché parlare di questo episodio? Perché sembra strettamente correlato alla morte di Silvano. Nel dopoguerra, prima velatamente e poi sempre più esplicitamente, quelli della banda del Ponte sono stati accusati di essere i delatori che causarono la morte di Silvano: il 29 luglio Fedi li stava aspettando alla Croce perché dovevano restituire la refurtiva. Questa è sicuramente un’ipotesi plausibile, ma non è la sola e, noi crediamo, nemmeno la più probabile.

disegno silvanoIl 24 luglio Silvano aveva avuto un incontro con rappresentanti del PCI e del PdA per concordare le azioni delle bande in vista del passaggio del fronte. Già il 25 aveva iniziato a riposizionare le sue squadre e, il 29 luglio, quasi tutte erano dislocate nei dintorni di Vinacciano. Quindi, fissando «un appuntamento nei pressi di Montechiaro con diverse persone», doveva sentirsi al sicuro.

In un documento depositato presso l’ISRT si legge che tale appuntamento era «a carattere informativo», ma ci risulta difficile credere che si possa definire in tal modo l’incontro per la restituzione della refurtiva. Inoltre, da vari documenti risulta che Silvano avesse addosso le carte della formazione. Perché avrebbe dovuto portare con sé documenti così importanti e compromettenti ad un appuntamento con dei rapinatori?

È pensabile che uno dei più importanti comandanti partigiani del pistoiese, il 29 luglio, coi tedeschi in ritirata e il fronte dietro la collina, passi il pomeriggio ad aspettare che dei ladruncoli riportino su un barroccio radio, fisarmoniche e prosciutti (i soldi, quelli non spesi, li avevano in parte già restituiti)? E perché farli andare fino a Montechiaro quando la refurtiva doveva tornare nella zona dalla quale i ladruncoli provenivano?

Ma non è tutto. Se fosse stato così lampante che i responsabili della morte di Silvano e Giuseppe erano quelli della banda del Ponte, i partigiani avrebbero potuto trovarli (li conoscevano tutti molto bene) e giustiziarli, e nessuno avrebbe avuto niente da eccepire.

Invece non venne torto nemmeno un capello ai ladri. Non solo, ma almeno due di loro, che avevano militato nella formazione di Fedi prima dei furti, furono ripresi in formazione fino alla Liberazione.

A questo punto, o si immagina un gigantesco complotto per eliminare Silvano, in cui erano coinvolti i suoi stessi uomini, o l’ipotesi della delazione da parte dei ladri non regge.

Se l’incontro era veramente «a carattere informativo», dobbiamo pensare ad un confronto di natura politica o militare che presuppone la presenza di antifascisti di altro orientamento politico (che effettivamente erano presenti quel giorno nella zona) e allunga di molto la lista dei sospetti.

Allora chi furono i responsabili della delazione? Dai documenti che abbiamo trovato finora, non siamo stati in grado di stabilirlo, ma, se non altro, possiamo mettere in dubbio in maniera documentata alcune ipotesi improbabili.

 

Roberto Aiardi, nato a Pistoia nel 1945, ha lavorato prima come maestro elementare, poi al museo civico e, infine, ai servizi sociali del comune di Pistoia. Attualmente in pensione, dal 2007 si è dedicato alla ricerca storica sul periodo della Resistenza a Pistoia.

Ilic Aiardi, nato a Pistoia nel 1971, laureato in biologia, lavora come docente di scienze naturali presso il Liceo Statale «Forteguerri» di Pistoia.

Articolo pubblicato nel luglio del 2015.




L’Estate Luziana a Semproniano

M_LuziIl Comune di Semproniano (Grosseto) ha promosso, anche per questa estate 2015, una serie di manifestazioni in onore del suo cittadino onorario e illustre poeta Mario Luzi. Le manifestazioni, che si inseriscono nel consueto appuntamento annuale dell’Estate Luziana, giunta alla sua terza edizione, si ispirano quest’anno al rapporto tra Mario Luzi e l’Arte valorizzandone la componente più popolare ovvero il cinema e la canzone. L’Estate Luziana 2015: si terrà quest’anno a Semproniano dall’8 Agosto al 12 Agosto e il 17 Agosto.

Mario Luzi è stato, negli anni cinquanta, un appassionato cinefilo e autorevole critico cinematografico. Pertanto l’Amministrazione comunale ha inteso rivisitarne questo aspetto, seppur minore riguardo alla sua produzione letteraria più alta, allestendo un Cineforum nella sala Italia, con la proiezione di una serie di film, italiani e d’oltre oceano, recensiti appunto dal Maestro, negli anni 1951 e 1952, sulle pagine de La Nazione di Firenze. Una seconda iniziativa riguarda l’interesse di Mario Luzi per la canzone popolare come emerge dalla presentazione all’edizione 1981 del testo di Giannini sui Canti popolari toscani. A questo proposito è stato predisposto uno spettacolo “Fresca rosa novella…”, da tenersi nel borgo medievale di Rocchette di Fazio il 15 agosto prossimo, sulla Maremma di Luzi narrata attraverso i Canti popolari di Toscana, intrecciati quest’ultimi con la grande poesia stilnovista quale retroterra culturale non certo casuale. Un terzo evento chiuderà la festa di mezzo agosto sul tema “Come eravamo…”.

Nell’estate del ’60 Mario Luzi compie un viaggio a “Samprugnano” alla ricerca delle proprie radici, dei luoghi dell’infanzia, degli affetti familiari e amicali, perduti ma conservati nella memoria come emerge costantemente dalla sua poetica. Un periodo della nostra storia, locale e universale, che si intende rivisitare attraverso una proiezione pubblica di immagini, filmati, commenti musicali dell’epoca alla ricerca anche della nostra identità.

Nei materiali correlati il programma completo della rassegna cinematografica.

 




1944-2015: Ora e sempre Resistenza!

Martedì 4 agosto alle ore 8.30 deposizione di corone ai cippi presenti nel territorio comunale di Bagno a Ripoli (Porta della Memoria a Bagno a Ripoli, Doriano Galli a Grassina, Giardini della Resistenza all’Antella).

Alle ore 21.15 ai Giardini della Resistenza all’Antella presentazione del video Diamante: racconti di resistenza dedicato a Giulio Baragli, interverranno il sindaco Francesco Casini, il presidente ANPI comunale Luigi Remaschi, partigiani.

mercoledì 5 agosto alle ore 21.30 ai Giardini della Casa del popolo di Grassina proiezione del medesimo video con gli interventi di Ilaria belli vicesindaco e di Luigi Remaschi.




Una Repubblica conciliare

L’egemonia comunista sulle amministrazioni cittadine pistoiesi, indiscussa dal dopoguerra, si incrinò nel 1967 quando fu eletto presidente della Provincia il socialista Vincenzo Nardi in alleanza con la Dc. L’amministrazione tuttavia apparve subito debole e la votazione del bilancio mise a repentaglio la tenuta della maggioranza, a tal punto che il prefetto minacciò una gestione commissariale in caso di mancata approvazione.

Di fronte a questa situazione le vicende politiche della città imboccarono una strada inconsueta: il 30 dicembre il bilancio fu approvato all’unanimità, con il voto favorevole di DC, PSI e PCI (sebbene quattro consiglieri del PCI fossero assenti). L’inedita alleanza si trasformò in un accordo pragmatico destinato a risolvere positivamente due emergenze del territorio: l’imminente dismissione della Saca, l’azienda di trasporto pubblico, e una delle cicliche crisi delle Officine Meccaniche Ferroviarie Pistoiesi (OMFP), il maggiore stabilimento industriale della Provincia.

Sebbene la maggioranza provinciale continuasse ad essere formata da DC e PSU, il PCI garantì un appoggio anche futuro alla giunta di centrosinistra per la risoluzione di precisi problemi amministrativi e i tre partiti avviarono permanenti consultazioni.

manifesto dcTra i sostenitori del PCI l’intesa con il centrosinistra suscitò non poche perplessità: l’accordo fu osteggiato dal PSIUP, che affisse manifesti accusando il PCI di aver tradito la volontà dei lavoratori, e nel complesso tutta la base del partito accettò con difficoltà la collaborazione coi cattolici. Neppure per la DC l’accordo risultò pacifico, tanto che il capogruppo alla Provincia, l’avvocato Turco, scelse di spiegarne approfonditamente la natura ai propri elettori in una lettera a mons. Carlo Migliorati, direttore dell’organo della Curia diocesana «La Vita Cattolica», nella quale negò l’esistenza di una nuova maggioranza: «non era in atto alcuna collusione – scrisse – ma solo un tentativo aperto e coraggioso di porre il PCI davanti al dovere di assumersi le proprie responsabilità».

La direzione nazionale della DC approvò l’inedito accordo di Pistoia dopo che i dirigenti locali chiarirono il sostegno puramente tecnico del PCI; ma intanto intorno a questo tentativo, primo in tutta la nazione, di accordo tra i nemici per antonomasia iniziò a crescere l’attenzione mediatica.

La stampa locale conferì all’esperimento politico l’appellativo di Repubblica conciliare connotandolo come frutto della stagione di dialogo tra cattolici e marxisti inauguratasi dopo il Concilio Vaticano II. In prima linea contro la Repubblica conciliare si schierò il quotidiano «La Nazione» che per penna del suo direttore Enrico Mattei scrisse: «Qualcuno domanderà, ma perché vi scalmanate tanto? Forse Annibale è alle porte? É così pericoloso il fatto che la Dc ed il Pci collaborino insieme sul piano amministrativo? Non sarà pericolosa questa collaborazione ma… Annibale non è alle porte, è già entrato, circola fra noi!». La preoccupazione era condivisa dal settimanale «La Vita Cattolica» che scrisse che forse una gestione commissariale non sarebbe stata poi un male. Il timore della curia era infatti che gli elettori della DC non avrebbero compreso, né tanto meno appoggiato l’accordo, e perciò avrebbero potuto far mancare in futuro il sostegno al partito cattolico. Anche il giornale del dissenso cattolico pistoiese, il «Cineforum», prese posizione contro questa intesa politica, in un’inedita comunanza di vedute con «La Nazione» e con «La Vita Cattolica». Le accuse avanzate però furono antitetiche dato che, secondo «Cineforum», l’accordo non avrebbe dovuto limitarsi ad un susseguirsi di intese su singole “cose concrete”, perché altrimenti sarebbe apparso come una semplice volontà da parte dei due partiti di mantenere il potere nelle loro mani, bensì avrebbe dovuto essere un confronto con «spirito nuovo» su temi di fondo: un reale esperimento di «Repubblica conciliare».

A livello nazionale il periodico dell’ala sinistra della DC, «Politica», cercò di difendere l’accordo come un encomiabile tentativo di uscire dal vicolo cieco dell’approvazione del bilancio; era un merito dell’accordo di «aver raggiunto l’intesa non su equivoche formule di abbracci ideologici o “conciliari”, ma su precisi punti programmatici che interessano i problemi della Provincia». «La Stampa», quotidiano torinese, definì invece l’accordo “bizzarro”: «l’embrione di una repubblica conciliare nascente da locali mezzadrie» e sostenne che «simili accordi costituiscono un’effettiva spartizione del potere». In seguito su «l’Unità» si volle precisare che la base fondamentale dell’accordo era prima di tutto «la necessità di qualificare l’Amministrazione ponendola in diretto collegamento con il vasto movimento dei lavoratori. […] Cosa c’entri la “repubblica conciliare” lo sanno solo i fabbricatori di formule e di aria fritta».

I protagonisti politici dell’accordo quindi si guardarono bene dal connotare la collaborazione amministrativa come frutto di un dialogo tra cattolici o marxisti, o come il principio di un avvicinamento politico tra DC e PC, furono i detrattori a definirlo “Repubblica conciliare” contribuendo così ad attirare la curiosità del grande pubblico e decretarne la fine. La dirigenza nazionale della DC infatti, guidata dall’on. Piccoli, non appena vide il sostegno tecnico del PCI trasformarsi sui mass-media nazionali in un esempio di nuova maggioranza alla prova, ne sancì la fine: il 15 luglio del 1969 con un telegramma ordinò che la giunta provinciale fosse sciolta e la segreteria provinciale della DC per disciplina accettò la direttiva romana.

Francesca Perugi è ricercatrice presso l’ISRPt e membro della redazione dei Qauderni di Farestoria. Ha curato la mostra e l’omonimo numero monografico di QF “Cupe vampe: la guerra aerea a Pistoia e la memoria dei bombardamenti”.

Articolo pubblicato nel luglio del 2015.




All’Isola d’Elba si ricorda Teseo Tesei

teseiIn occasione del 74° Anniversario della morte di Teseo Tesei, ufficiale superiore del Genio navale, nativo di Campo nell’Elba, caduto nell’azione eroica nelle acque di Malta il 26 luglio 1941, il 26 luglio alle 8 sarò celebrata la Santa messa nell’antica Chiesa del Porto di Marina di Campo dedicata a San Gaetano. Alla commemorazione è prevista la presenza di, Giancarlo Galli, vicesindaco di Campo nell’Elba, Marco Alberti della Capitaneria di Porto di Portoferraio Corpo della Marina Militare, Andrea Alati, congiunto della famiglia Tesei, Marzio Galeazzi, figlio dell’Ufficiale della Marina militare Comandante Alberto Galeazzi. Sarà presente anche una rappresentanza dell’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci con la propria bandiera. Nella cerimonia saranno ricordati tutti i campesi morti per la patria.