Al festival “Il senso del ridicolo” la mostra sul Vernacoliere

Anno 2010 - mostra ll VernacoliereA Livorno, durante il Festival Il Senso del Ridicolo, diretto da Stefano Bartezzaghi, il primo festival italiano sull’umorismo, sulla comicità e sulla satira, promosso da Fondazione Livorno, con la collaborazione del Comune di Livorno, il patrocinio della Regione Toscana e la media partner di RaiRadio2, sono previsti gli allestimenti di due interessanti mostre legate al tema della manifestazione.

Giovedì 24 settembre, il giorno prima dell’inizio del festival, si potrà già apprezzare alla Fortezza Vecchia la mostra IL VERNACOLIERE. RIDERE È LIBERTÀ: un’esposizione di tutte le locandine storiche (circa 400) dal 1982 ad oggi, a cui si affianca la produzione di 40 locandine che la rivista avrebbe realizzato se fosse stata fondata nel 1945.

Il Vernacoliere (più precisamente “Livornocronaca il Vernacoliere”) è un mensile di satira, umorismo e mancanza di rispetto in vernacolo livornese e in italiano, nato nel 1982 da una formula che affonda le sue profondissime radici nel periodico locale di controinformazione libertaria Livornocronaca, settimanale dal 1961 al 1969, poi quindicinale fino al 1972 e infine mensile col sottotitolo il Vernacoliere, divenuto tout court il Vernacoliere con la completa svolta satirica e linguistica del 1982 (il vernacolo livornese per gli articoli satirici fondamentali e per la maggior parte delle vignette e dei fumetti) e con la diffusione regionale toscana dal 1984, divenuta poi interregionale.

La mostra inaugurerà il 24 settembre alle ore 18,30 e rimarrà aperta fino al 27 settembre e osserverà i seguenti orari: giovedì 24 dalle 18.30 alle 20.00, venerdì 25, sabato 26 e domenica 27 dalle 9.00 alle 20.00. Ingresso gratuito.

Dal 25 al 27 settembre, alla Bottega del caffè, verrà inoltre allestita la mostra NESSUNO RESTERÀ ALL’ASCIUTTO, le più belle pistole ad acqua della collezione di Giordano Dal Prato, composta di circa 1.500 esemplari e che rappresenta un “unicum” nel panorama europeo.

In particolare questa collezione si concentra sulla produzione italiana, europea e americana che va dagli anni ’60 ai primi anni ’80. Più che una mostra, un tuffo ricco di humor nel design e nella cultura pop anche grazie ai numerosi riferimenti e ammiccamenti al mondo del fumetto, del cinema e dei cartoon.

Le pistole ad acqua e più in generale l’idropolemologia (studio dell’arte di combattere con armi ad acqua) costituiscono i più degni oggetti di studio e collezione. Solo grazie alle meraviglie della collezione Dal Prato ci si può accertare della sorprendente varietà di forme che l’idea platonica di pistola ad acqua, questo oggetto zampillante e dispettoso, ha preso nel tempo.

L’inaugurazione è prevista venerdì 25 settembre, alle ore 16,00. La mostra rimarrà aperta fino al 27 settembre e osserverà i seguenti orari: venerdì 25 dalle 16.00 alle 20.00 / sabato 26 e domenica 27 dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 20.00. Ingresso gratuito.

FESTIVAL IL SENSO DEL RIDICOLO

www.ilsensodelridicolo.it

Facebook: Il senso del ridicolo

Twitter: @sensoridicolo

 




Sulle tracce del Frontespizio

Alle ore 16.30 nella Sala degli Affreschi di Palazzo bastogi, la Presidenza del Consiglio regionale invita alla presentazione del periodico Sulle tracce del frontespizio.

Saluti di Eugenio Giani, Presidente del Consiglio regionale

Intervengono:
Piero Tani, Università di Firenze
Antonio Lovascio, giornalista e Direttore Ufficio Comunicazioni sociali arcidiocesi di Firenze
Massimo Lucchesi, giornalista
don Vincenzo Arnone, Direttore
Giorgio Tabanelli, redattore




La politica cinematografica del regime fascista

Alle ore 17.30 in Sala Ferri in Palazzo Strozzi, il Gabinetto Vieusseux presenta il volume di Alfonso Venturini, La politica cinematografica del regime fascista (Carocci editore).

Coordina Fulvio Conti (Università di Firenze)

Sarà presente l’Autore.

 




La crisi dell’Italia repubblicana. In prospettiva storica.

L’Istituto Storico della Resistenza in Toscana e l’Associazione Vie Nuove presentano un corso di formazione per la cittadinanza dedicato all’analisi delle trasformazioni che hanno investito l’Italia negli ultimi decenni, per fornire gli strumenti di conoscenza per leggere il tempo presenteed interrogarsi sul futuro del nostro paese. Proponendo un dialogo fra storici e scienziati sociali, gli incontri intrecciano la prospettiva di medio periodo, utule a comparare le diverse stagioni della storia dell’Italia repubblicana, con il presente.

Il corso è composto di 5 incontri tenuti il lunedì dalle 17.00 alle 19.00 presso la sede dell’Associazione Vie Nuove in Viale Giannotti 13, Firenze.
Iscrizione per la copertura delle spese di segreteria: 10 euro. Gratuito per studenti ed insegnanti.

Per info:  Associazione Vie Nuove 055683388; ISRT 055284296 – isrt@istoresistenzatoscana.it

Coordinamento scientifico: prof. Simone Neri Serneri, Presidente ISRT – Università di Siena, prof. carlo Spagnolo, Università di Bari.

Programma del Corso

19 ottobre
La crisi dei partiti di massa in un sistema politico in trasformazione
con Alberto De bernardi (Università di Bologna) e Luca Verzichelli (Università di Siena)

26 ottobre
Quale lavoro per quali lavoratori? vecchie e nuove figure sociali tra produzione e consumo
con Pietro Causarano (Università di Firenze) e Alessandra pescarolo (Irpet)

2 novembre
Dal miracolo economico alla globalizzazione: sopravviverà la vocazione manifatturiera?
con Massimo D’Angelillo (economista, Genesis Ravenna), Luciano Segreto (Università di Firenze)

9 novembre
In cerca della società civile, tra movimenti collettivi, populismi mediatici e controllo criminale del territorio
con Marica Tolomei (Università di Bologna) e Carlo trigilia (Università di Firenze)

16 novembre
L’Italia in Europa: anomalia o modello di integrazione?
con Maurizio Cotta (Università di Siena) e Federico Romero (Istituto Universitario Europeo)

 




Sacco e Vanzetti Day

Il Comune di Montale, in collaborazione con l’Istituto Storico della Resistenza e dell’età contemporanea in provincia di Pistoia, presenta alle ore 17.30 al castello villa Smilea (Montale), Il caso Sacco e Vanghetti: un’ingiustizia che scuote le coscienze.

Saluto del Sindaco, Ferdinando Betti.

Introduzione del Presidente dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Pistoia, on. Roberto Barontini.

Contributo storico del dott. Enrico Acciai.

Nel corso della manifestazione sarà proiettato il filmato originale dei funerali di Sacco e Vanzetti. Sarà presente il dott. Luigi Botta che ha recuperato il filmato.
Proiezione audio- video in esclusiva di un discorso di Martin Luther King pronunciato all’Università di Baltimora.

 




Incontri al Rifugio antiaereo della Martana

Al rifugio antiaereo della martana si terranno alcuni incontri dal 2 al 4 ottobre 2015.

Venerdì 2 ottobre alle ore 17,30 si aprirà la mostra “Primavera 1945, passavano gli americani… io mi ricordo” di Marco Alberti.

Sabato 3 ottobre alle ore 17,30 si terrà l’incontro dal titolo “Albertina e le altre” a cura di Angela Maria Fruzzetti, con la presenza di alcuni testimoni.

Infine domenica 4 ottobre alle ore 17,30 sarà presentato “Bandierine. Tutta una storia di Resistenza” un libro a fumetti di Stefano Gallo e Tuono Pettinato.

 

In allegato la locandina dell’evento.




A Livorno si presenta “Compagni” di Elvira Pajetta

A conclusione delle iniziative dedicate al 70° della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo e in occasione del centesimo compleanno di Giuliano Pajetta, l’Anpi provinciale di Livorno organizza per sabato 3 ottobre 2015 la presentazione del libro “Compagni” di Elvira Pajetta.

L’iniziativa introdotta dal professor Mario Baglini si terrà alle 17.30 presso la Bottega del Caffé (Viale Caprera – Livorno) e vedrà anche l’intervento straordinario del “Coro Garibaldi d’assalto” diretto da Pardo Fornaciari.

Il libro presenta un suggestivo viaggio nella storia del comunismo italiano in compagnia della famiglia Pajetta, con ricordi e fotografie di un periodo che ha cambiato la vita dell’Italia e delle classi subalterne: Negli ultimi anni tutto il mio mondo si era modificato. “Molte cose erano sparite del tutto e molte avevano cambiato posto o dimensione. Mio padre Giuliano Pajetta era morto nel 1988. Il muro di Berlino, smantellato nell’anno successivo, era diventato un monumento alla Germania unificata. Il Partito Comunista Italiano, dove avevo abitato da sempre, aveva cambiato nome e ora avrebbe dovuto cambiare forma. Mi rendevo conto, certo, che da vent’anni le crepe nei muri di ‘casa mia’ erano diventate sempre più visibili. La mia famiglia, ‘I Pajetta’, ora non era più quella che, come in un disegno infantile mi ero tenuta dentro per tanto tempo: mia nonna Elvira e i suoi tre figli, Giancarlo, Giuliano e Gaspare, ‘comunisti’.”




Le aziende “ausiliarie” di Prato e il proficuo rapporto tra Unione Industriale e Croce Rossa

Risulta ormai storicamente provato che la I Guerra Mondiale rappresenti una grande opportunità di sviluppo per il comparto industriale pratese. La produttività, non solamente quella delle ditte tessili, non scende mai sotto i livelli di guardia, anzi, per alcuni comparti strettamente legati alle commesse belliche, si assiste a una vera e propria crescita esponenziale degli ordini e del fatturato. Questo accade nonostante i documenti riportino continue lamentele da parte dei dirigenti del Comitato per la Mobilitazione Industriale (creato ad hoc come emanazione del Ministero della Guerra, per monitorare lo stato di salute delle industrie e il livello della produzione per l’esercito) riguardo la qualità delle stoffe di Prato: si denuncia in generale il fatto che nelle coperte da campo e nel panno grigio-verde destinato alla confezione delle divise, venga inserita una troppo bassa percentuale di lana vergine a fibra lunga, solo il 35-40%, a fronte di ingenti quantità di blousses, lana rigenerata e del famoso “rinforzo” – quelle fibre artificiali a basso costo necessarie per tenere insieme la lana meccanica pratese a fibra corta. Anche in tempo di guerra gli industriali pratesi non mancano di applicare tutte le astuzie del caso per cercare di ottenere un maggior guadagno! Nonostante questa continua lotta tra gli imprenditori e il Comitato, a Prato non manca mai il sostegno economico dello Stato, concretizzato nel costante afflusso di commesse belliche alle aziende della città laniera.

Parallelamente non bisogna sottovalutare le generali condizioni di vita e di lavoro in cui la popolazione italiana viene a trovarsi a partire dal 1915: il richiamo al fronte degli uomini, spesso unica fonte di reddito familiare, e il carovita, generato dall’improvviso aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, mettono a dura prova l’intera popolazione. Se a questo si aggiunge il malcontento per la disomogeneità delle condizioni di lavoro che esisteva fra i vari lanifici pratesi, si può facilmente capire come la situazione nel pratese fosse una vera e propria polveriera pronta ad esplodere.
È da questo sostrato di tensioni che ha origine l’imponente sciopero del 1916 organizzato dai circa 400 operai dal lanificio Forti della Briglia, in Val di Bisenzio. L’agitazione nasce per richiedere la “tariffa unica”, cioè l’adeguamento della paga per il lavoro a cottimo in tessitura su tutto il territorio pratese. Quelli concessi dalla ditta Forti erano forse i salari più bassi di tutto il distretto, ed è per questo che la protesta parte proprio dalla Briglia, allargandosi poi a tutta la città di Prato. La serrata degli industriali è tremenda, i Forti non vogliono cedere, tanto che vengono sospesi i sussidi alle famiglie dei richiamati in guerra e si minaccia lo sfratto delle mestranze coinvolte nello sciopero. Solo dopo mesi di agitazioni, sotto la minaccia sindacale dello sciopero generale, anche l’Unione Industriale si adopera per la ricomposizione del conflitto e gli operai ottengono la tanto agognata tariffa unica, una prima, importantissima vittoria.

forti 1L’eco di questi concitati avvenimenti arriva anche al governo nazionale, che immediatamente, cercando di operare affinché agitazioni del genere non risuccedano, il 10 novembre 1916, con decreto ministeriale, dichiara “fabbriche ausiliarie” le quattro più grandi aziende pratesi: il Fabbricone, il lanificio Forti, la cimatoria Campolmi e il lanificio Cangioli. Essere fabbrica ausiliaria, non implicava solo un cambiamento dal punto di vista produttivo, perché di fatto si è obbligati a lavorare esclusivamente a fini bellici, ma anche e soprattutto una generale militarizzazione delle maestranze, esonerate sì dall’arruolamento, ma obbligate a sostenere determinati ritmi e condizioni lavorative.

 Nel corso della guerra, quasi tutte le ditte che raggiungono le dimensioni di “media impresa”, ottengono lo status di fabbrica ausiliaria: oltre le quattro grandi aziende sopra citate, vengono militarizzati il lanificio Romei, la Calamai Brunetto, il lanificio Cavaciocchi, la Magnolfi, il polverificio Nobel ecc…

 Alla fine del conflitto la città di Prato aveva prodotto coperte da campo e casermaggio e panno grigio-verde per un valore di 177.943,038 lire.

In questo quadro di complessiva prosperità delle aziende pratesi, risulta più facile comprendere l’importanza assunta dall’Unione Industriale nei confronti di tutti i fenomeni di assistenzialismo e beneficenza; anche grazie alle commesse statali, l’associazione degli industriali riesce ad accantonare ingenti somme per il “fondo di beneficenza”; in quest’ottica risulta per loro quasi naturale rivolgersi alla Croce Rossa perché questo fondo sia ben destinato e risulti utile sostegno alle vittime di guerra.

forti 3A Prato, al momento della costruzione degli ospedali militari da parte della Croce Rossa si assiste a una miriade di gesti di solidarietà da parte degli industriali, sia a livello privato, che come Unione: c’è chi offre la propria vettura con autista, come il Cangioli e il Canovai, chi si impegna a fornire quantitativi sempre crescenti di borra (lo scarto lanuginoso della filatura cardata) usata per riempire i materassi delle lettighe, come la fabbrica Forti, chi regala coperte (quasi tutti i lanifici) e chi contribuisce con pane e pasta per i ricoverati, come il pastificio Ciampolini, erede di Antonio Mattei, il famoso “Mattonella”. Da parte sua l’Unione Industriale non è da meno, in quanto finanzia la costruzione dei due ospedali territoriali di Croce Rossa con un investimento iniziale di 10.000 lire e continuerà a contribuire fino al 1918, con un contributo mensile di 3.500 lire al mantenimento dei vari reparti ospedalieri.
Questo proficuo e duraturo rapporto tra Unione Industriale e Croce Rossa in una situazione di emergenza come risulta essere quella bellica, non manca di essere sottolineato con continui e solenni ringraziamenti da parte dell’ente benefico: alla fine del conflitto il Comitato Centrale della CRI farà richiesta del diploma di benemerenza per l’U.I.P., che riceverà la Medaglia d’Argento.

Una vicenda particolare e degna di nota è quella che riguarda il rapporto tra Croce Rossa e il Fabbricone, il lanificio Kössler, Mayer & Klinger, l’unica azienda tessile pratese a capitale austro-tedesco. Come è facilmente intuibile, il Fabbricone, proprio per la natura dei suoi proprietari e per la presenza di quadri e tecnici di nazionalità austriaca e tedesca, è oggetto di una pesante campagna diffamatoria da parte dei nazionalisti pratesi, che ne avrebbero addirittura voluto lo smantellamento. Di fatto, però, i 1200 telai e i 1500 operai impiegati sono una risorsa non trascurabile per il Comitato per la Mobilitazione Industriale, che di fatto ignora queste remore iniziali e dichiara ausiliaria la più grande azienda tessile pratese. Anche la Croce Rossa, probabilmente influenzata dal clima di sospetto cittadino nei confronti di questo “gigante produttivo straniero” si trova in difficoltà a gestire i rapporti con il Fabbricone, che come molte altre ditte pratesi vuole rendersi utile e offrire sostegno all’ente benefico. I dirigenti della fabbrica, oltre a donazioni pecuniarie e di materiale tessile, addirittura offrono alla CRI parte dei loro locali per l’allestimento di ospedali e punti di pronto soccorso; il Comitato della CRI, dopo aver inizialmente accettato la generosa offerta, si vede costretto a rifiutare e compiere un passo indietro, anche in considerazione dell’atteggiamento negativo di una parte importante della società civile pratese, che arrivò a raccogliere centinaia di firme contro detta iniziativa in un documento intitolato “Viva l’Italia! Abbasso l’Austria!”.

Luisa Ciardi si è laureata in storia contemporanea all’Università di Firenze con una tesi sulla storia sociale d’impresa. Ha frequentato il master di archeologia industriale presso l’Università di Padova e attualmente lavora presso la Fondazione CDSE della Valdibisenzio e Montemurlo. Le sue ricerche spaziano dalla storia locale alla storia dell’industria, alla storia della seconda guerra mondiale, con un particolare interesse per la storia orale. è membro dal 2012 di AISO (Associazione Italiana di Storia Orale).

Tra le sue pubblicazioni si ricordano:

Il lanificio Silvaianese. Un’azienda a misura di famiglia e di territorio (1945-1989) , Prato, Pentalinea, 2011.

La Spiga e la Spola: contadini e operai nella Vaiano degli anni ’50, in Alle origini del Comune di Vaiano (1949-1951), Catalogo della mostra, a cura di A. Cecconi, Prato, CDSE della Valdibisenzio, 2011.

I pratesi, contadini, operai, imprenditori. L’etica del lavoro a Prato nel passaggio fra agricoltura e industria, in “Microstoria. Rivista toscana di storia locale”.

Il fiuto dei Bardazzi per la lana. La famiglia vaianese e la rete di finanziamento informale alle industrie della Valle, in “Microstoria. Rivista toscana di storia locale”.

Articolo pubblicato nel settembre del 2015.