71° Anniversario della Liberazione di Palazzuolo sul Senio

Le celebrazioni sono in onore della Prima Divisione inglese.

Sabato 19
ore 10.30 Sala Pagliazzi della Biblioteca comunale: inaugurazione della Mostra “Linea verde dal Monte Calzolano al Monte Faggiola…un salto nella storia” dell’Associazione culturale Compagnia L’IncoNpiuta”

ore 15.30 ritrovo in piazza Ettore Alpi per la partenza per Monte Cece dove alle ore 17.00 ci sarà la cerimonia alla presenza dei Gonfaloni dei Comuni di Casola Valsenio e Palazzuolo in memoria dei caduti della Prima Divisione inglese.

Domenica 20 settembre

ore 8.45 deposizione della corona al Passo della Sambuca da parte dell’ANPI di Imola

ore 9.30 sfilata del corpo bandistico G. Savoi
ore 9.45 ritrovo in piazza Ettore Alpi e omaggio al Monumento alla Prima Divisione inglese
ore 10.45 Parco della Rimembranza, corteo, deposizione della corona di alloro ai caduti della guerra, S. Messa.
ore 12.30 pranzo conviviale – prenotazione obbligatoria (vedi programma allegato)

Dalle 9 alle 18 in piazza Strigelli ritrovo di mezzi militari dell’epoca.

Per il programma completo delle cerimonie e maggiori informazioni vedi il file allegato.




ANPI Toscana: Giornata dedicata ai martiri delle stragi nazifasciste

ore 9.30 Larciano – Castel Martini: ritrovo presso il Monumento ai martiri del Padule. Musiche della banda comunale di Pistoia

ore 11.30 Massarella (Fucecchio): Inaugurazione ufficiale del Giardino alla Memoria dei Martiri del Padule
Interventi di:
Marina Sereni Vice Presidente della Camera dei deputati
Carlo Smuraglia Presidente nazionale ANPI
Ennio Saccenti Comitato regionale ANPI
Stefan Schneider Capo Ufficio Cultura Ambasciata Repubblica federale tedesca a Roma
Rappresentate della Giunta regionale toscana
I Sindaci dei comuni colpiti dalla strage: Cerreto Guidi, Fucecchio, Larciano, Monsummano terme, Ponte Buggianese

Ore 13.00 pranzo sociale organizzato dal GSI contrada Massarella

ore 14.30 Concerto dei Fratelli Rossi
testimonianze dei sopravvissuti con la presenza di Adelmo Cervi
Coordinamento a cura di Graziano Bellini e Letizia Grazzini
Letture di Angela Giuntini “Padule 23 agosto 1944” e “Quel giorno in Padule” di Riccardo Cardellicchio

ore 17.00 Performance “Fiori di sangue” di Firenza Guidi




L’ISRT nelle “Chiavi della Città” del Comune di Firenze con un progetto di formazione storica per gli insegnanti

L’Istituto Storico della Resistenza è presente nelle “chiavi della Città”, offerta formativa del Comune di Firenze, con un proprio progetto destinato alla formazione degli insegnanti della scuola media. Il corso sarà dedicato all’approfondimento delle principali tematiche della “seconda guerra dei 30 anni europea 1914-1945”, è considerato propedeutico allo svolgimento di progetti sulla Costituzione per le classi, ma è anche un’occasione di formazione professionale per i singoli docenti e di ausilio ad una preparazione delle giornate classiche del calendario civile che non si riducano solo ad episodi commemorativi.

Per il programma completo e le modalità di adesione:

http://www.chiavidellacitta.it/blog/progetti/cod-49-la-seconda-guerra-europea-dei-30-anni/




Storia e memoria alla Biblioteca Mario Luzi

All’interno del ciclo “Incontriamoci alla Luzi! 5 appuntamenti per 5 temi”, a cura di Alessandra Borsetti Venier,

Giovedì 17 settembre 2015 ore 17

Presentazione del libro di Maria Pagnini

Evelina. Una via crucis di 3.333 passi

La storia dei fucilati di colle Montici alle porte di Firenze (28-30 giugno 1944)

Pagnini Editore

 

Ricostruzione della “fucilazione delle 5 Vie”, quando il 28 giugno 1944 i tedeschi in ritirata fucilarono

6 partigiani i cui nomi rimasero ignoti per anni, fino a quando una donna, Evelina appunto,

con la sua determinazione, riuscì a dar loro un nome.

Saluto di Maria Cristina Chiesi, responsabile Biblioteca Mario Luzi

presentazione di Giuliana Occupati

intervento dello storico Francesco Dei

testimonianza e lettura di Raissa Misuri

proiezione a cura di Valentina Guastella e Giuliana Occupati

 

Sarà presente l’autrice




Il sindacato apuo-versiliese tra riformismo e azione diretta (1900 – 1915)

Il movimento operaio italiano, finita l’illusione di una impossibile alleanza tra capitale e lavoro a cui Giuseppe Mazzini ed i suoi adepti si erano dedicati con cura, lasciatosi alle spalle definitivamente il periodo insurrezionalista della cosiddetta “propaganda attraverso i fatti”, dopo vari travagli interni, polemiche, scissioni, unità più fittizie che reali, riesce ad intravvedere nell’organizzazione politica lo strumento di lotta più efficace per il raggiungimento dei propri obiettivi. Nel 1891 a Capolago, una cittadina del Canton Ticino,  gli anarchici danno vita alla Federazione Italiana del Partito Socialista Anarchico Rivoluzionario, con lo scopo specifico di poter meglio inserirsi fra i lavoratori e diffondervi la propaganda rivoluzionaria. Un anno dopo, a Genova, viene costituito il Partito dei Lavoratori Italiani (nel 1895 trasformerà la sua denominazione in Partito Socialista Italiano), avvenimento, quest’ultimo, che segue in campo politico la definitiva separazione tra le due anime che avevano travagliato, per lungo tempo, il movimento operaio: la riformista e la rivoluzionaria. Al tentativo di alcuni delegati al suddetto congresso di Genova di giungere ad un a riappacificazione, Camillo Prampolini fa efficacemente osservare, rivolto agli anarchici,  che “noi siamo essenzialmente due partiti diversi, percorriamo due vie assolutamente opposte, fra noi non ci può essere comunanza”.

Anche in campo sindacale le due tendenza mostrano la impossibilità di una qualsiasi coesistenza all’interno di uno stesso organismo. Nel 1906 sorge la Confederazione Generale del Lavoro (CGL) e al suo interno appaiono immediatamente due componenti: la maggioritaria, che accetta i principi del gradualismo e si spartisce i ruoli col Partito Socialista (la lotta politica spetta a quest’ultimo e le rivendicazioni economiche al sindacato) e la minoritaria che insiste invece sull’efficacia dell’azione diretta antistatale e antilegalitaria di un sindacato che deve bastare a se stesso, non avendo bisogno di appoggiarsi ad alcun partito per attuare il suo progetto di trasformazione radicale della società.

 L’inconciliabilità delle due posizioni è così evidente che la fittizia unità non può durare a lungo. Infatti, dopo un breve periodo, caratterizzato da aspri confronti, convegni contrapposti, tentativi unitari e inevitabili successive scissioni, l’anno 1912, con la nascita dell’Unione Sindacale Italiana (USI), contraddistinta dai principi del sindacalismo rivoluzionario e dell’anarco-sindacalismo, occasionalmente uniti per contrapporsi al riformismo della CGL, l’anno 1912, dicevo,  segna l’inevitabile chiarimento tra le due correnti.

Il movimento operaio di Carrara e della Versilia è ben inserito all’interno di questo clima e partecipa attivamente sia alle lotte che alle polemiche, fornendo un suo contributo significativo ed una testimonianza che è utile ricordare anche alla luce di avvenimenti che hanno caratterizzato la vita sindacale di questo ultimo periodo e che dimostrano come l’azione diretta nelle lotte sociali  sia comunque apportatrice di migliori risultati, se non immediati, almeno in prospettiva, rispetto alla via burocratica e compromissoria.

meschi Nel 1901 sorge a Carrara la Camera del Lavoro il cui statuto riproduce i principi riformistici usciti dal primo congresso delle Camere del Lavoro, tenutosi a Parma nel 1893. Per i riformisti, compito fondamentale del sindacato è quello del miglioramento delle condizioni economiche e sociali degli operai, con particolare attenzione ai giovani ed alle donne, attraverso la stipulazione dei contratti di lavoro. Viene sancita inoltre l’estraneità delle associazioni operaie da ogni questione politica. In particolare, per i sindacalisti socialisti di Carrara, la Federazione di mestiere, aderente alla Federazione Nazionale Edile, è l’organismo più avanzato e maggiormente capace di attuare il programma sindacale, rispeto alla Camera del Lavoro, alla quale viene attribuito un ruolo subalterno. Per repubblicani e anarchici, anch’essi aderenti al nuovo organismo, la Camera del Lavoro è vista, non tanto come organizzazione economica di classe, quanto come strumento di lotta politica. E’ inevitabile,  pertanto,  di fronte a due posizioni così distanti tra loro,  che, prima o poi,  si giunga ad uno scontro. L’occasione viene offerta dalle elezioni per il rinnovo delle cariche all’interno della Camera del Lavoro nel gennaio 1902. Il responso vede vincitrice la corrente anarco-repubblicana che ne assume così il controllo.

La vicenda di Carrara non lascia immune la vicina Versilia, ove lo scontro si presenta di lì a poco. Infatti il 19 gennaio 1902, organizzato dalla Lega Marmisti di Pietrasanta, si tiene il primo congresso delle leghe operaie della Versilia e Lunigiana, allo scopo di costituire una federazione regionale tra le leghe marmisti, comunque aderenti alla federazione nazionale. Al convegno partecipano in forze gli anarchici di Carrara cercando di costituire una Federazione Regionale autonoma autonoma dalla riformista “Edilizia”. Durante il tumultuoso dibattito, il segretario dell’Edilizia, Quaglino,  esce dalla sala del congresso, seguito dai rappresentanti di molte Leghe ci Carrara e della Versilia, annullando perciò l’intento degli anarchici che in questo primo scontro coi socialisti devono rinunciare ai loro intenti. Ma questo è solo il primo tentativo di “irruzione” in Versilia da parte della Camera del Lavoro di Carrara; altri due ne seguiranno con alterne sorti nel 1908 e nel 1912.

 Nel 1908 la simpatia che la Camera del Lavoro di Carrara riscuote fra i cavatori dell’alta Versilia è determinato dall’atteggiamento assunto dal Comitato Provinciale Edile (CPE), nuova denominazione assunta dal sindacato controllato dai socialisti, sulla vertenza per il rinnovo del contratto di lavoro dei cavatori. Alla richiesta dei lavoratori di aumenti salariali e riduzione di orario di lavoro, la controparte padronale oppone un rifiuto, giustificato, secondo lei, dalla crisi del commercio del marmo. Il CPE di Seravezza, che evidentemente ritiene valide le obiezioni degli industriali,  in riunioni in cui è presente anche la Camera del Lavoro di Carrara, tenta di convincere le leghe a recedere dalle loro richieste. Gli industriali, forti della posizione conciliante del CPE, sono intransigenti nel ribadire le loro posizioni cosicché i lavoratori sono costretti a dichiarare lo sciopero. Il sindacato riformista giudica l’agitazione un movimento inconsulto e rifiuta ogni solidarietà ai cavatori che praticamente sono costretti a subire le controproposte padronali. Il CPE giustifica il suo atteggiamento con obiezioni formalistiche, rifacendosi ai deliberati del congresso operaio della Versilia e Lunigiana del 21 gennaio 1908, ove, fra l’altro, veniva deciso di far obbligo ad ogni sezione di sottoporre ogni questione agli organi dirigenti del sindacato prima di iniziare ogni agitazione e proclamare ogni sciopero. Nella stessa assemblea veniva inoltre stabilito che nel  caso in cui una sezione mancasse a questo dovere, sarebbe stato possibile negare a questa la solidarietà e l’aiuto dell’organizzazione dirigente, quando le agitazioni non fossero ritenute giustificate. L’episodio lascia qualche traccia all’interno delle leghe versiliesi ed anche preoccupazione nel CPE. I lavoratori più ricettivi alla propaganda anarco-sindacalista cominciano a nutrire seri dubbi sull’efficacia del comportamento del sindacato riformista ed alcune leghe danno la loro adesione alla Camera del Lavoro di Carrara. Il fatto è significativo perché mostra quali atteggiamenti possano derivare da una concezione burocratica della gestione sindacale, che non è disponibile ad avallare richieste, seppur giuste in linea di principio, che non partano però dall’interno e con l’avallo dell’organizzazione centrale: una concezione cioè di un sindacalismo, seppur teoricamente democratico, pericolosamente inquinato però di formalismo. E’ comprensibile pertanto la disaffezione ed  il conseguente abbandono del CPE da parte di molti lavoratori versiliesi. Con la sola eccezione dell’agitazione dei cavatori dell’alta Versilia nell’estate 1910, che, con l’appoggio del CPE, ottengono miglioramenti salariali e riduzioni d’orario, la Federazione Edilizia sembra perdere quella dinamicità che aveva posseduto in passato. I lavoratori si rivolgono altrove per trovare l’appoggio, l’incoraggiamento ed il sostegno, anche materiale,  alle loro rivendicazioni. Mi riferisco al Sindacato dell’Azione Diretta ed alla sua emanazione  territoriale, la CdL di Carrara, che è guidata dal 1911 da Alberto Meschi e che riuscirà ad espandere la sua influenza oltre che sulla Garfagnana e Viareggio, anche sulla Versilia “storica”. Il motivo di tutto ciò può essere in parte spiegato dalla concezione settoriale che privilegiava i sindacati di mestiere a scapito dell’attività di una Camera del Lavoro che volevano limitata territorialmente mentre  molti lavoratori vedevano con  simpatia la scelta del  sindacato libertario di favorire la costituzione di una unica Camera del Lavoro estesa su tutta la regione del marmo. Un altro possibile motivo della crisi del sindacato riformista può essere attribuito alla  sua diffidenza ed alla successiva dissociazione da quelle azioni di lotta che nascevano spontaneamente dagli operai suscitando negli stessi la convinzione di essere lasciati soli nella lotta contro il padronato.

 L’episodio che determina il progressivo allontanamento delle leghe dall’influenza del CPE e l’adesione al sindacato dell’azione diretta è la totale mancanza di appoggio e di solidarietà alle richieste dei cavatori del Monte Altissimo nel 1912. L’obiettivo reale dei lavoratori in questa vertenza è la riunificazione delle paghe e della normativa di tutti i cavatori della regione del marmo e lo sciopero v iene proclamato nella primavera del 1912. La solidarietà della CdL di Carrara non si fa attendere, anche perché le richieste dei lavoratori dell’Altissimo sono in linea con la sua battaglia qualificante: eliminazione delle disparità di trattamento fra i lavoratori. I motivi del mancato appoggio del Sindacato Provinciale Edile (SPE) possono così venir riassunti: un accordo della controparte non può essere disdetto prima della scadenza (ma i lavoratori fanno osservare che la controparte aveva promesso lo stesso trattamento dei lavoratori di Carrara e con quella lotta volevano appunto la equiparazione delle paghe); questa agitazione era vista come azione di disturbo di altri obiettivi cari al sindacato riformista: la costituzione di una Cassa di Mutuo Soccorso per i malati e quella per le famiglie delle vittime delle cave.

 Lo sciopero viene autonomamente proclamato il 4 maggio e dura compatto sei mesi, favorito anche dalla solidarietà della CdL di Carrara che agli scioperanti ha trovato lavoro altrove. La vertenza viene definitivamente sistemata con un accordo  favorevole agli operai l’8 novembre. Nello stesso periodo il panorama sindacale è arricchito da due altre importanti iniziative: la battaglia per le pensioni operaie e quella per le otto ore. Sul primo argomento Alberto Meschi interviene con un articolo pubblicato dal periodico di Carrara “La Battaglia” e lo incanala in un preciso ambito sindacale considerandolo una conquista operaia, fiducioso dell’appoggio  della classe operaia unita. Gli operai di Carrara ottengono questo diritto dopo oltre dieci giorni di sciopero. Pure la vertenza per la conquista generalizzata delle otto ore di lavoro tiene impegnati gli operai dell’intera regione del marmo in una serrata lotta nei primi mesi del 1913. Fino ad allora i marmisti di Carrara, non addetti alle cave, erano impegnati in media otto ore e trentasette minuti, mentre i segatori lavoravano dodici ore consecutive, in Versilia,  invece, con una paga inferiore, gli operai avevano un orario di lavoro ancora più lungo. Quindi la lotta per una riduzione d’orario è sentita dai lavoratori  versiliesi che rispondono senza esitazione agli appelli ed alle sollecitazioni che vengono dalla CdL di Carrara, assente anche in questo caso il SPE di Seravezza. Dopo un mese di inutili riunione con la controparte padronale il 15 marzo 1913 viene proclamato lo sciopero accompagnato da agitazioni e comizi. La vertenza si conclude con la vittoria dei lavoratori che ottengono l’applicazione del nuovo orario di otto ore con l’intervallo di un’ora.

Questa è l’ultima importante vertenza prima della Grande Guerra che porta di conseguenza il ristagno del commercio del marmo. I primi a pagarne le conseguenze sono i lavoratori che si vedono inesorabilmente negare quel lavoro così necessario per il loro sostentamento, mentre i generi di prima necessità subiscono un sensibile aumento di prezzo. Così un intenso periodo di lotte e di conquiste sindacali termina con l’avvio di tanti giovani lavoratori a difendere i confini di una patria che, a fronte di grandi sacrifici richiesti, ha sempre concesso poco a coloro che hanno avuto la sventura di appartenere alle classi subalterne.

Articolo pubblicato nel settembre del 2015.




Pistoia fra neutralità e intervento

Giovedì 17 settembre alle 17, con la partecipazione della Filarmonica Borgognoni, che eseguirà musiche dell’epoca, sarà inaugurata la mostra Pistoia tra neutralità e conflitto, che potrà essere visitata fino al 31 ottobre nelle ore di apertura della biblioteca.

La mostra è stata realizzata dall’Associazione culturale Storia e città e dalla Biblioteca comunale Forteguerriana e promossa insieme al Comune di Pistoia ed all’Archivio di Stato, con la collaborazione degli Amici della Forteguerriana.

La mostra, che attinge al vasto materiale documentario conservato dalla Biblioteca Forteguerriana e da altri istituti pistoiesi, ripercorre i mesi che a Pistoia precedettero la prima guerra mondiale, con lo scontro fra neutralisti e interventisti e le difficoltà economiche e sociali provocate dall’inizio del conflitto europeo.

Ciclo di incontri:

Biblioteca Forteguerriana, ore 17.00

martedì 22 settembre: presentazione del libro di Giorgio Petracchi, 1915: l’Italia entra in guerra, interviene Fabio Bertini.
martedì 6 ottobre: incontro dibattito: Neutralisti e interventisti: le ragioni degli uni e degli altri, intervengono Giorgio Petracchi e Giampaolo Perugi
giovedì 22 ottobre: incontro dibattito: Pistoia e la Valdinievole fra la neutralità e la guerra, intervengono Giampaolo Perugi e Riccardo Maffei.




L’Isrsec Siena propone “Un giorno di storie, un anno di storia”

11998406_10207764852027881_904057044_n“Un giorno di storie, un anno di storia”, si intitola così l’iniziativa che l’Istituto Storico della Resistenza Senese e dell’Età Contemporanea (Isrsec) ha organizzato per venerdì 18 settembre, dalle 18 alle 22, nella sua sede di via San Marco, 90 a Siena. Una giornata in cui l’Isrsec apre la sua sede per presentare il ricco programma di appuntamenti dei prossimi mesi: sarà una giornata di festa con incontri, presentazioni, anticipazioni, performance, convivialità, proiezioni.

Si parte il pomeriggio alle 18 con la presentazione delle attività autunnali alle Stanze della Memoria (laboratori, spettacoli, reading…) e delle attività dell’Istituto. Tuono Pettinato e Margherita Tramutoli presenteranno alle 18.30 Bandierine, ed. Barta (in collaborazione con l’”Accademia del Fumetto di Siena”), lo splendido fumetto dedicato alla Resistenza. Il pomeriggio sarà impreziosito dagli interludi poetici e musicali dei Disertori e di Francesco Burroni con la compagnia teatrale Aresteatro. Alle 19.45 sarà il momento della meranda/cena (salumi, crostini, minestra di pane, torte salate e dolci, vino…).

Alle 21.00, infine, la proiezione di Memorias – Tracce di una guerra civile di Francesco Corsi, prod. Kinè e A.N.P.I. Colle di Val d’Elsa, lo splendido documentario che racconta la storia di tre colligiani nella guerra civile spagnola.

Scheda del fumetto Bandierine

“Scrivere un fumetto sulla Resistenza, un libro d’avventura, rivolto principalmente ai ragazzi tra i 10 e i 14 anni: l’idea nasce dall’incontro tra la proprietaria di una libreria di fumetti, Silvia Barsotti, un ricercatore di storia contemporanea, Stefano Gallo, un affermato autore di fumetti, Tuono Pettinato (Andrea Paggiaro), e un editore, Barta.
Nel negozio della libraia spesso i clienti, sia adolescenti sia adulti, chiedevano fumetti che parlassero della Seconda guerra mondiale, della lotta al fascismo e al nazismo, della nascita della Repubblica. E la libraia non aveva volumi da offrire. Era naturale che in un luogo dove si vendono storie, la Storia diventasse storie.
11221406_1550768111864858_5469881496107369728_nGli anni tra il 1943 e il 1945 sono tra i più complessi della storia italiana: finisce il fascismo dopo più di vent’anni di dittatura, l’Italia è occupata dalle truppe tedesche, gli americani sbarcano in Sicilia e iniziano a risalire la Penisola, la popolazione vive tra la fame e le bombe, gruppi di persone si organizzano per combattere i nazisti e i fascisti di Salò. Sono anni pieni di violenze e lutti, ma anche di passioni, rischi, avventure: è un periodo ricco di ingredienti narrativi che ha ispirato innumerevoli libri e film. E ora anche un fumetto!
Bandierine, la cui nascita è raccontata nel Poscritto in coda al volume, contiene sette storie, tratte da vicende inventate o realmente avvenute, sempre inserite nel contesto storico della Resistenza. Le singole vicende in b/n sono raccolte e riunite da una storia-cornice a colori, che ci riporta al tempo di oggi e con quelle storie dialoga. Otto storie, quindi, ma anche una sola storia (e di certo un bello spaccato sul magmatico panorama fumettistico italiano attuale, tra autori affermati e sicure scommesse).
I racconti coprono tutta la Penisola e oltre, da Napoli a Milano, passando per la Jugoslavia. Partigiani con il fucile e senza, preti, donne, anziani, bambini, contadini, intellettuali, sbandati: alcuni frammenti del variegato mondo che fece i conti con gli eventi storici del 1943-1945 prendono corpo nel libro, raccontati con un tono tra lo scanzonato e l’avventuroso. Senza rinunciare però a momenti di riflessione di fronte a eventi così impegnativi per chi li ha vissuti, e così importanti per noi che a quella storia dobbiamo molto.
Troppe volte purtroppo la Resistenza è stata pietrificata in monumenti mitici e irreali, le vicende dei partigiani ridotte a cronache agiografiche. Via le incrostazioni della retorica: qui troverete protagonisti imperfetti, coraggiosi e impauriti, ma vivi.”

11953271_888760647861538_5716564942067220377_nScheda del documentario MEMORIAS – TRACCE DI UNA GUERRA CIVILE

Memorias narra le vicende di Leo Franci, Orazio Marchi e Giordano Bruno Giachi: tre antifascisti della provincia senese che hanno partecipato alla guerra civile spagnola. Le tre esperienze diventano, in senso positivo, un pretesto per raccontare altro: l’eredità e le contraddizioni della memoria, la sua conflittualità, i pericoli della dimenticanza e gli antidoti all’oblio; i valori dell’antifascismo e la loro attualità. Memorias, al plurale, come somma delle tre memorie individuali e di quella, anche più problematica e meno tangibile, storica collettiva; mai, come in questo caso, tanto conflittuale, spezzata, misconosciuta.

www.memoriasfilm.org




E come potevamo noi cantare? ..a Firenze!

Sabato 3 Ottobre 2015 ore 21,15

Biblioteca delle Oblate, Sala Conferenza, piano terra.

-Saluto del Sindaco di Firenze e di San Casciano VP
-UN PROGETTO DI POPOLO “E come potevamo noi cantare?” con Stefano De Martin, Stefano Corsi, Andrea Gheri e con Matteo Mazzoni (direttore Istituto Storico Resistenza in Toscana)
-LA MUSICA SIAMO NOI. Ritmi lunghi 70 anni con Fabio Dei (antropologo) e Antonio Fanelli (membro del comitato scientifico dell’Istututo Ernesto de Martino)
-LETTURE da Italo Calvino, Beppe Fenoglio, Renata Viganò, Cesare Pavese, David Maria Turoldo

CORTILE DELLA CASTALEDERIA
– ITER. OPERA SIMBOLICA IN RICORDO DELLA LIBERAZIONE DI FIRENZE 11 AGOSTO 1944

CHIOSTRO delle Oblate
-il Corpo Musicale Oreste Carlini e il coro Altrocanto eseguono brani contenuti nel CD “e come potevamo noi cantare?”