Mara Baronti “un impegno per i diritti e la libertà delle donne”

Venerdì 20 novembre alle ore 15.30 nell’Auditorium del Consiglio regionale, via Cavour 4, convegno in ricordo della figura di Mara Baronti.

Saluti di Eugenio Giani, Presidente del Consiglio regionale e di Monica Barni Vice Presidente della Giunta regionale

Interventi:

Rossella Pettinati, Presidente della Commissione regionale Pari opportunità della Toscana, Introduzione e presentazione del quaderno “Mara Baronti presidente della Commissione pari opportunità della toscana dal 1996 al 2005

Vanessa Moi, curatrice della ricerca, Presentazione della figura di Mara Baronti

Daniela Morozzi, attrice, Letture per Mara Baronti

Marina Capponi, avvocata, Conclusioni

 




L’esodo dalla campagna.

Il territorio pistoiese, a differenza delle aree centrali della regione, conosceva da sempre una distribuzione della proprietà terriera peculiare, estremamente polverizzata, con una prevalenza numerica della piccola e piccolissima proprietà, spesso addirittura inferiore a un ettaro, a fronte di pochi grandi proprietà terriere. I grandi proprietari concentravano nelle loro mani la maggioranza della superficie agricola e del reddito imponibile, pur rappresentando una quota intorno al 4% del totale dei proprietari. I piccoli proprietari però solo in parte erano costituiti da coltivatori diretti. Più spesso si trattava di ceti urbani in possesso di terreni che davano a mezzadria, per ottenere in questo modo una rendita in prodotti agricoli. Queste due caratteristiche avevano da sempre frammentato e reso differenziato il movimento mezzadrile pistoiese, che infatti durante la sua storia fu afflitto da una continua debolezza nelle forme rivendicative, a cui corrispondeva però una grande forza organizzativa, pari a circa il 50% dei mezzadri durante tutta l’epoca repubblicana. Alla vigilia degli anni ’60, il movimento sindacale dei mezzadri pistoiesi era ancora una grande forza, strutturata principalmente intorno alla Federmezzadri. Ma di lì a poco le cose sarebbero radicalmente cambiate.

L’abbandono delle campagne, come fenomeno generale, era già in corso fin dall’inizio del secolo, con una significativa battuta dì arresto durante il Regime fascista. Ma dagli anni ’60 divenne un esodo vero e proprio. Giocavano vari fattori: il confronto con i salariati si era ribaltato e gli operai usufruivano di condizioni di lavoro e di vita migliori; l’esclusione dai comfort moderni delle aree urbanizzate; lo sviluppo economico che creava lavoro; la fine del patriarcato, che metteva in crisi la famiglia azienda.
I giovani non volevano più lavorare sul podere e le donne si rifiutavano di sposare i contadini. Si diffondeva il modello unifamiliare. Stanchi di non ottenere cambiamenti radicali e dell’intransigenza dei proprietari ad applicare le varie leggi dello Stato che si erano susseguite, i mezzadri iniziarono a guardarsi intorno ed a vedere vie d’uscita.

Dal 1948 al 1966 la superficie condotta a mezzadria in provincia si era più che dimezzata, passando da 34.200 ettari a 16.000. La proprietà coltivatrice diretta non era cresciuta in proporzione, anzi la sua estensione era stata modestissima, da 34.200 a 38.000 ettari. Anche l’affittanza era cresciuta poco, passando da 2.100 a 2.300. Il balzo in avanti invece l’aveva fatto la conduzione capitalista in economia con salariati, che quasi raddoppiava, passando da 18.400 a 33.000. Nel ’67 esistevano ancora 4.200 nuclei mezzadrili e 12.500 unità, dai 33.558 del 1948. Il calo continuava anche se il ritmo era meno accelerato. Nel 1964 i nuclei erano 5.656 con 19.518 addetti, nel ’65 4.840 e 15.647 unità. Tra il ’48 e il ’67 la mezzadria si era dimezzata come nuclei e aveva perso il 60% delle unità lavorative superiori ai 12 anni, anche se i dati andavano presi per difetto. L’esodo maggiore si era verificato dal 1961 in avanti Tra il 1962 e il 1965 i braccianti salariati erano più che raddoppiati, passando da 590 a 1.257, ed erano diminuiti gli occasionali e gli eccezionali, aumentando la stabilità lavorativa.

Si diffusero in quegli anni figure ibride, i “metalmezzadri”, che svolgevano attività lavorative sia nelle fabbriche che sui campi, a volte alternandole. Era il preludio all’abbandono delle campagne. Le famiglie abbandonavano i poderi in un colpo solo oppure per gradi, con i figli che se ne andavano progressivamente ed i vecchi che restavano. I proprietari iniziavano a faticare a trovare persone disposte a lavorare a mezzadria. Gli ex contadini diventarono dipendenti, artigiani, commercianti, vivaisti, non mancando esperienze imprenditoriali di successo. Le loro destinazioni erano spesso le città e i paesi vicini.

Con la legge 756 del 1964 si vietò la stipula di nuovi contratti di mezzadria. Rimanevano validi quegli già in essere. Il movimento sindacale continuò le sue battaglie per una riforma, ma venivano a mancare le forze. Dagli anni ’60 la nuova parole d’ordine fu la proprietà associata, senza tralasciare la tutela delle questioni quotidiane. Tuttavia le campagne si spopolavano e la dinamica politica non lasciava intravedere possibilità di successo. L’accento si spostava sempre più sulla caratterizzazione del mezzadro come potenziale “imprenditore” agricolo, socio dell’azienda, coltivatore diretto o socio di cooperativa, in funzione di uno sviluppo dell’agricoltura alternativo al capitalismo e basato sulla piccola proprietà contadina. Dagli anni ’70 si iniziò a chiedere la trasformazione della mezzadria in affitto. Ma ormai le campagne erano spopolate, e il movimento mezzadrile uscì silenziosamente di scena.

Stefano Bartolini è ricercatore presso l’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Pistoia e coordina le attività di ricerca storica, archivistiche e bibliotecarie della Fondazione Valore Lavoro. Ha partecipato al recupero dell’archivio Andrea Devoto ed attualmente si occupa di storia sociale, del lavoro e del sindacato. Tra le sue pubblicazioni: Fascismo antislavo. Il tentativo di bonifica etnica al confine nord orientale; Una passione violenta. Storia dello squadrismo fascista a Pistoia 1919-1923; Vivere nel call center, in La lotta perfetta. 102 giorni all’Answers.

Articolo pubblicato nel novembre del 2015.




Una concreta utopia. La costruzione sociale del lavoro fra conflitto industriale e contrattazione sindacale 1968-1974

In Aula Spreafico (2° piano) del Polo delle Scienze Sociali dell’Università di Firenze (Novoli, via delle Pandette, Edificio D5), alle ore 17.00, presentazione del dossier del n. 278 della rivista “Italia contemporanea”.

Ne discutono:

Renato Cecchi, operaio e dirigente sindacale in pensione
Paolo Giovannini, Università di Firenze
Giovanni Gozzini, Università di Siena
Simonetta Soldani, Università di Firenze
Pietro Causarano, curatore del fascicolo

Coordina Luigi Burroni, Università di Firenze




Presentazione del volume “La RAMA 1913-2013” di Laura Benedettelli

Venerdì 20 novembre alle ore 17, nella Biblioteca dell’Isgrec alla Cittadella dello Studente sarà presentato il volume “La RAMA 1913-2013. Territorio e vie di comunicazione in una realtà in mutamento”, curato da Laura Benedettelli (Isgrec).

Interverranno: Piero Sassoli (Presidente RAMA), Marco Simiani (CDA Tiemme spa), Stefano Maggi (Università degli Studi di Siena), Gian Franco Elia (Università degli Studi di Pisa). Coordina Adolfo Turbanti (Presidente Isgrec). Sarà presente l’autrice.

Info: Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’età contemporanea Onlus (ISGREC)

Via de’ Barberi 61 | 58100 Grosseto | tel/fax 0564 415219 | www.isgrec.it | segreteria@isgrec.it




Il terribile quindicennio 1969-1984

Anni dolorosi e drammatici per gli italiani, quelli che il ricercatore storico Filippo Mazzoni ripercorre nel suo “Il terribile quindicennio (1969-1984)”, libro che sarà presentato domani (sabato 14 novembre), alle ore 16.00, presso la Biblioteca comunale Eden a Casalguidi. Ingresso libero.

L’iniziativa è dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Serravalle Pistoiese: “Il libro di Mazzoni è frutto di un’indagine rigorosa e divulgativa di ciò che accadde in quegli anni tragici per la nostra Repubblica, forse non abbastanza conosciuti – dice l’Assessore Simona Querci – L’oblio o la sottovalutazione delle cause e delle conseguenze di quei tragici eventi sono molto pericolosi anche per la nostra società contemporanea. Filippo Mazzoni – conclude Querci – ha compiuto un’analisi lucida e dettagliata come è nelle sue corde di ricercatore appassionato e rigoroso”.

“Il libro ricostruisce, attraverso ricerche effettuate in archivi, biblioteche e presso il Centro di documentazione legalità democratica della Regione Toscana, la stagione stragista che, dal 12 dicembre 1969 con la bomba esplosa presso la Banca Nazionale dell’Agricoltura a Milano, dà inizio alla strategia della tensione che si concluderà con le stragi del 1974 (Italicus e Piazza della Loggia) – spiega Mazzoni – ma a questi eventi drammatici ne seguiranno altri, a cominciare da quanto accaduto alla stazione di Bologna (2 agosto 1980) quando un ordigno, collocato nella sala di aspetto di seconda classe, esplode ed uccide 85 persone e ne ferisce circa 200. Concluderà il “terribile quindicennio” la strage avvenuta l’antivigilia di Natale del 1984 quando la nona carrozza del treno rapido “904” esplode mentre il convoglio sta percorrendo la galleria dell’Appennino. I morti inizialmente saranno 15 per poi salire successivamente a 17, i feriti intorno ai 300. Oltre a queste stragi – continua l’autore – non possiamo dimenticare quanto accade nell’isola di Ustica la notte del 27 giugno 1980 quando un aereo civile “misteriosamente” precipita e restano uccise 81 persone”.

La pubblicazione si avvale anche delle preziose testimonianze dei parenti delle vittime che da quei momenti raccontati nel lavoro di ricerca hanno visto la loro esistenza cambiare per sempre. “Niente è più come prima per queste persone – sottolinea Mazzoni – Leggere il contributo dà un senso e un interesse ancora maggiore alla conoscenza e all’approfondimento di questa drammatica pagina della storia italiana recente”.

La prefazione del libro è a cura del giudice Rosario Priore: nato a Salerno nel 1939, il magistrato ha indagato, tra l’altro, sul rapimento e l’uccisione dell’On. Aldo Moro, sulle stragi mediorientali avvenute all’aeroporto di Roma Fiumicino nel 1973 e nel 1985, sulla strage di Ustica.

“Il terribile quindicennio (1969-1984)”, edito dalla Ibiskos Editrice Risolo di Empoli, fa parte della collana Babylon.

Alla presentazione saranno presenti: l’autore, Filippo Mazzoni, il Vice Sindaco e Assessore alla Cultura, Simona Querci, il Segretario Provinciale ANPI Pistoia, Aldo Bartoli, e Riccardo Meschini, rappresentante dell’Associazione dei familiari delle vittime della strage sul treno Rapido 904 del 23 dicembre 1984.

Per informazioni: Biblioteca Comunale Eden, piazza V. Veneto, Casalguidi (Serravalle Pistoiese). Telefono ed email: 0573-917414 – biblioteca@comune.serravalle-pistoiese.pt.it.




A Pontedera il convegno di studi “Giovanni Gronchi e la politica estera italiana 1955-1962”

gronchiVenerdi’ 13 e sabato 14 novembre 2015 si terra’ a Pontedera il convegno di studi “Giovanni Gronchi e la politica estera italiana 1955-1962”, organizzato dal Comune di Pontedera, dal Centro Giovanni Gronchi per lo studio del movimento cattolico e dalla Fondazione Piaggio.

Il convegno e’ patrocinato dalla Regione Toscana, dal Dipartimento di Scienze Politiche, Giuridiche e Studi Internazionali dell’Universita’ di Padova e dalla Societa’ Storica Pisana.

Il programma: venerdi’ 13, presso il Museo Piaggio, dalle ore 10 e dalle ore 14:30 si terranno due serie di relazioni sulla politica estera italiana negli anni ’40 e ’50; sabato 14, presso la Biblioteca G. Gronchi, dalle ore 10 saranno presentate relazioni sui rapporti economia e politica estera italiana.

Il programma:

MUSEO PIAGGIO

VENERDÌ 13 NOVEMBRE

ORE 9

  • Apertura della segreteria e registrazione dei partecipanti
  • Caffè di benvenuto

ORE 10

  • Saluti delle autorità

Comune di Pontedera – Unione Valdera – Regione Toscana – Fondazione Piaggio Onlus – Centro Studi Giovanni Gronchi

Il quadro di riferimento

Presiede Pier Luigi Ballini (Università di Firenze)

  • Anni ruggenti. La diplomazia economica dell’Italia di Gronchi
    Daniele Caviglia (Università degli Studi Internazionali di Roma)
  • La politica estera della DC tra gli anni ’40 e gli anni ’50
    Paolo Acanfora (LUMSA Roma)
  • Il ‘nazionalismo’ di Giovanni Gronchi
    Federico Mazzei (Università di Bergamo)
  • L’Italia e l’integrazione europea
    Antonio Varsori (Università di Padova)
  • Il sostegno dell’Italia alla costruzione delle istituzioni europee
    On. Andrea Manciulli (Vicepresidente Commissione Esteri della Camera dei Deputati)

ORE 13

  • Buffet

 

ORE 14,30

  • Ripresa dei lavori

 

I principali campi di azione

 

Presiede Sandro Rogari (Università di Firenze)

  • Gli Stati Uniti e la presidenza di Giovanni Gronchi: una relazione controversa
    Leopoldo Nuti (Università di Roma Tre)
  • Il Presidente Gronchi, l’Unione Sovietica e “un viaggio di buona volontà”
    Bruna Bagnato (Università di Firenze)
  • Giovanni Gronchi e il Mediterraneo negli anni ’50: dalla crisi di Suez alle relazioni politico-economiche con la Libia (1956-1959)
    Massimiliano Cricco (Università di Urbino)
  • Giovanni Gronchi e la questione tedesca
    Federico Niglia (LUISS Roma)

Discussione (Antonio Varsori)

 

ORE 18

  • Visita guidata al Museo Piaggio

 

BIBLIOTECA GRONCHI


SABATO 14 NOVEMBRE

ORE 10

Politica estera ed economia

 

Presiede Maurizio Vernassa (Università di Pisa)

  • Da deputato a imprenditore: gli anni milanesi di Gronchi (1927-1942)
    Roberto Boldrini (Archivista, Cooperativa TeMP)
  • Mattei Gronchi: scelte di politica energetica nelle carte dell’archivio storico Eni
    Lucia Nardi (Archivio Storico Eni)
  • Gronchi e il sistema economico della Provincia di Livorno
    Gianluca Della Maggiore (Università Roma Tre)
  • L’internazionalizzazione dell’impresa negli anni ‘50 – Il caso Piaggio
    Andrea Rapini (Università di Modena e Reggio Emilia)
  • Istituzioni europee e ruolo del Presidente della Repubblica
    on. Sandro GOZI (Sottosegretario con delega Affari Europei)

 




A Milano la presentazione del catalogo della Mostra “Design Resistente”. Presente anche un progetto Istoreco Livorno

Il complesso della Gherardesca a Livorno

Il complesso della Gherardesca a Livorno

Il progetto dei “Luoghi della memoria”, avviato nel dicembre 2013, dell’Istoreco di Livorno ha ottenuto un importante riconoscimento. Il progetto grafico ideato dallo Studio Nasonero è stato selezionato tra i 36 progetti sulla Libertà che hanno partecipato nell’aprile scorso alla mostra “Design Resistente” a Sesto San Giovanni (Milano) nell’ambito della Milano Design Week. La mostra, nata da un’idea di Magutdesign e ospitata all’Archivio Giovanni Sacchi/Spazio MIL di Sesto San Giovanni, un edificio industriale di circa 1500 metri quadri oggi produttore e contenitore di cultura, è rimasta aperta dal 14 aprile sino al 1° maggio 2015 ed è organizzata in due sezioni.

Il 19 novembre a Milano, presso Casa della Memoria via Federico Confalonieri 14, 20124 Milanolo si terrà la presentazione del catalogo della Mostra. Tutti i dettagli nell’invito nei “Documenti scaricabili”




La presentazione del volume “Spaesamenti” al Parco Levante di Livorno

Spaesamenti_CopertinaTerzo appuntamento con il ciclo di incontri dedicato alle ultime uscite di volumi di storia del ‘900 organizzato dall’Istoreco. In programma per lunedì 16 novembre alle 17 presso la nuova Sala Spazio Soci di Unicoop Tirreno, al Parco Levante (Via G. Gelati, 10). A presentare il volume Spaesamenti. Antifascismo, deportazione e clero in provincia di Livorno, curato dall’Istoreco e edito da Ets nel corso di quest’anno, saranno due degli autori del volume, Catia Sonetti, direttore Istoreco e Matteo Caponi, Scuola Normale Superiore di Pisa e Marisa Angiolini, vicedirettrice Sezioni Soci Unicoop Tirreno.

Il volume è uno dei frutti più importanti dell’intenso lavoro svolto in questi anni dall’Istoreco. Non solo perché il testo offre, a partire dal caso livornese, un contributo articolato e innovativo su un tema poco frequentato dalla storiografia come il disorientamento soggettivo provato dalle persone a causa delle distruzioni e dei drastici cambiamenti imposti dalla guerra, ma anche perché la genesi delle ricerche racconta molto dello stile che ha caratterizzato le scelte dell’Istoreco dalla sua nascita nel 2008 ad oggi.

A curare i saggi sono infatti, oltre al direttore dell’Istituto Catia Sonetti, quattro giovani storici, Enrico Acciai, Matteo Caponi, Gianluca della Maggiore e Stefano Gallo che in questi anni, con impegni di diversa intensità, hanno accompagnato la crescita dell’Istoreco. Tutto questo ha contribuito a fare di questa istituzione culturale, in un contesto come quello livornese privo di realtà universitarie, un importante laboratorio di ricerca il cui valore è riconosciuto dalla comunità scientifica.

I saggi contenuti nel volume partono dalla riflessione sullo spaesamento prodotto dalla guerra per declinare domande differenti che toccano molteplici aspetti della società livornese: il faticoso tentativo di organizzare una rete clandestina antifascista nel territorio provinciale, la storia della deportazione di un nucleo di famiglie ebraiche rifugiate al Gabbro, nelle colline livornesi, la ricostruzione delle giornate a ridosso del 25 luglio ’43 a Rosignano, piccola città-fabbrica della costa, lo straordinario resoconto del vissuto quotidiano di un internato militare in Germania, lo sfollamento del clero della diocesi di Livorno impegnato nella ricerca di salvezza fisica ma anche nel dare sostegno spirituale alle comunità.