Trent’anni senza Fernando

A trent’anni dalla morte di Fernando Melani (1907-1985), a venticinque dall’ampia mostra retrospettiva con cui Palazzo Fabroni iniziava il nuovo corso di vita come luogo dedicato all’arte moderna e contemporanea e a dieci dalla scomparsa di Donatella Giuntoli, punto di riferimento scientifico per la conoscenza e la valorizzazione di Melani e della sua opera, la ricerca dell’artista appare ancora di grande vitalità poetica: uno spunto di riflessione che travalica i limiti temporali biografici del suo operare e ci appare oggi di straordinaria attualità. Un pomeriggio di ricordi e approfondimenti, una piccola ma significativa esposizione di opere nelle sale della collezione permanente di Palazzo Fabroni e alcune attività educative sono sembrati il modo migliore per alimentare l’interesse di tanti pubblici su Melani e la sua casa-studio, e per far conoscere il contributo critico portato da Donatella Giuntoli. In allegato il programma.

L’iniziativa è promossa e realizzata da

Comune di Pistoia/Palazzo Fabroni

Musei dell’Antico Palazzo dei Vescovi/Cassa di Risparmio di Pistoia e della Lucchesia

in collaborazione con

Artemisia Associazione Culturale




Guerra di liberazione e sport popolare

Venerdì 11 dicembre nella Sala degli Affreschi di Palazzo Panciatichi, sede del Consiglio regionale della Toscana, presentazione del volume di Luciano Senatori, Guerra di liberazione e sport popolare. Dal Fronte della Gioventù all’UISP (1943-1948), pubblicazione del Consiglio regionale.

Saluti del presidente del Consiglio, Eugenio Giani

Intervengono:
Serena Spinelli, consigliera regionale
Mauro Dugheri, Presidente UISP comitato di Firenze




Consegna Premio Giovanni Spadolini

Giovedì 17 dicembre alle ore 11, nella sala del Gonfalone del Consiglio regionale della Toscana, si terrà la cerimonia di Consegna dei riconoscimenti della XIX edizione del Premio Spadolini Nuova Antologia.

Interverrà il Presidente del Consiglio regionale Eugenio Giani, presidente del Comitato per i 150 anni di Firenze Capitale.

Questa edizione è dedicata ai 90 anni della nascita di Giovanni Spadolini.




Award for a doctoral Research Thesis in Contemporary History “Ivano Tognarini”

The Istituto Storico della Resistenza in Toscana, in agreement with the Tognarini family and with the patronage of the Consiglio Regionale della Toscana, intends to establish an award for a doctoral thesis in Contemporary History to honour the memory, the scientific work, and the civic and social commitment of Professor Ivano Tognarini, who served as President of the institute from 2000 until his death in March 2014. Professor of Modern History at the University of Siena, Ivano Tognarini investigated widely also in contemporary Italian history, with a specific focus on antifascism and Resistance movement, world war two and civilian massacres.

This prize is made possible thanks to the support and contribution of Unicoop Tirreno, COOPLAT, Cooperativa Cuore Liburnia Sociale and of the American friends and colleagues of Ivano Tognarini: Diane Wagner, Ron Grossman, Linda Levine, Mark Heyrman, Peter Khan, Betsy Farley, Marlene Spicuzza.

Italian and foreign doctoral researchers in Contemporary History, who have defended their thesis in calendar years 2014, 2015, 2016 (within the expiration of this notice), are eligible for this prize. Their thesis must deal with one or more of the following areas: Italian and European history of fascism and antifascism, the history of World War II and the Resistance in Italy, and the history of Republican Italy.
Research focusing on Tuscany is especially, but not exclusively, welcome.
Applicants who meet the criteria are asked to send a hard-copy application, or else in electric format, to the Istituto Storico della Resistenza in Toscana (via Carducci 5/37 – 50121 or isrt@istoresistenzatoscana.it), together with a short curriculum vitae and a digital copy of the doctorate thesis by 29 February 2016. Thesis should be written in Italian, English, French, Spanish and German.
The amount of the prize is €3,500 and it will be awarded, also on an equal footing, with a clearly justified, final decision by a board of examiners made up of qualified university-affiliated scholars of Contemporary History, designated by the Istituto Storico della Resistenza in Toscana.
The awarding of the prize will take place at the seat of the Consiglio Regionale della Toscana within the framework of the celebrations of the 70th anniversary of the Italian Republic.




Premio Franca Pieroni Bortolotti XXI edizione

Sabato 12 dicembre, nella Sala del Gonfalone di Palazzo Panciatichi, se de del Consiglio regionale della Toscana, cerimonia di premiazione della ventunesima edizione del premio Franca Pieroni Bortolotti, secondo il programma in allegato.




Cristo si è fermato in piazza Pitti

«Nel mezzo del cimitero si apriva una fossa, profonda qualche metro, con le pareti ben tagliate nella terra secca pronta per il prossimo morto. Una scaletta a pioli mi permetteva di entrarci e di risalire senza difficoltà. In quei giorni di calura avevo preso l’abitudine di scendere nella fossa e di sdraiarmi sul fondo… In quella solitudine, in quella libertà passavo delle ore». Così scrive Carlo Levi nel Cristo si è fermato a Eboli. Il cimitero è quello di Aliano, in provincia di Matera, dove il fascismo confinò l’intellettuale torinese nel 1935. Il camposanto era anche il luogo che non doveva oltrepassare. E qui, in un angolo, si fermava a dipingere, sorvegliato da una guardia che non lo perdeva mai di vista. Anzi, il cimitero è stato il primo soggetto che dipinse in questa terra abbandonata da Cristo e dagli uomini. In quello stesso angolo riusciva a scorgere la casa del confino, poco dopo la Fossa del Bersagliere dove i briganti avevano spinto un soldato che si era perso su questi monti. Ed è qui che Carlo Levi ha voluto essere sepolto, dopo la morte avvenuta nel gennaio 1975.

La casa del confino di Carlo Levi

La casa del confino di Carlo Levi

Per otto anni Carlo Levi raccontò i giorni del confino. Ma solo a Firenze, fra l’inverno del 1943 e l’estate del 1944, trovò la forza di scrivere Cristo si è fermato a Eboli, definito da Vittore Brancail libro più importante del nostro dopoguerra”. A Firenze Levi c’era già stato a vent’anni e c’era tornato poco dopo per fare il militare come allievo medico ufficiale nella caserma di via Monte Oliveto. Carlo Levi tornò a Firenze una terza volta nel 1941 indirizzato dalla donna che amava, Paola Olivetti, fiorentina, moglie di Adriano, l’industriale delle macchine da scrivere. Paola e la zia Drusilla, compagna di Eugenio Montale, gli trovarono uno studio nel piazzale Donatello. Ci doveva restare un mese. Si fermò, invece, per quattro anni.

Nell’autunno del 1943 trovò rifugio in casa di Anna Maria Ichino in piazza Pitti. In quell’appartamento Levi scrisse Cristo si è fermato a Eboli, mentre per le strade di Firenze si eseguivano retate di ebrei e si uccidevano renitenti alla leva. Dal cielo gli Alleati bombardavano gli scali ferroviari per impedire i rifornimenti ai tedeschi. Nella casa dove alloggiava Carlo Levi si riunì più volte la Commissione Stampa del Comitato Toscano di Liberazione nazionale. Ed è lì che venne ideata e preparata “La Nazione del Popolo”, organo del Comitato di Liberazione, diretto da Carlo Levi.

Un libro ricostruisce ora la vicenda umana e politica di Carlo Levi. Il volume, scritto da un giornalista, Nicola Coccia, è stato pubblicato da Ets e si intitola L’arse argille consolerai: Carlo Levi dal confino alla Liberazione di Firenze attraverso foto, testimonianze e documenti inediti (pagine 299, 15 euro).

Vi si racconta, fra l’altro, di un partigiano milionario, delle carognate dei fascisti in un convento di clausura, delle stragi di bambini e civili, dell’uccisione della donna più bella del mondo, di Manlio Cancogni portiere di un torneo di pallone nella villa di Mussolini, del furto della valigia di Carlo Cassola, dell’olio e della farina portati a Giorgio Bassani in fuga da Ferrara, dell’erede al trono finito a vendere motorini, del matrimonio della figlia di Amedeo Modigliani con l’uomo che si era gettato in acqua col cappotto per sfuggire all’arresto. Il libro parla soprattutto di Carlo Levi, medico, pittore, componente del Comitato Toscano di Liberazione, della donna che lo protesse, del bambino di cui fu padre putativo, della figlia segreta, della scrittura del Cristo si è fermato a Eboli. Ci sono testimonianze e foto mai pubblicate prima e anche un quadro molto significativo di quel periodo, rimasto chiuso in una stanza. E poi c’è la foto e la storia della persona che suggerì a Levi il titolo del suo capolavoro.
“L’arse argille consolerai” è il verso di una poesia che l’intellettuale torinese scrisse durante il confino ad Aliano. Ed è da quel paese che cominciano le ricerche di Nicola Coccia.

Nicola Coccia ha lavorato all’Avanti, al “Lavoro” di Genova, diretto da Sandro Pertini e per 30 anni alla Nazione dove si è occupato dei principali fatti di cronaca.

Articolo pubblicato nel dicembre 2015.




“Anche dietro le nuvole” mostra retrospettiva di Silvio Loffredo

Il Comune di Fiesole, a due anni dalla scomparsa, organizza la prima mostra retrospettiva del maestro Silvio Loffredo, dal titolo ‘Anche dietro le nuvole’, che sarà inaugurata sabato 12 dicembre alle ore 17:00 nella sala del Basolato. Saranno presenti tante personalità del mondo della cultura che hanno dato il loro contribuito al catalogo e all’organizzazione della mostra.

La mostra, a cura di Alessandro Sarti e Andrea Pignataro, ripercorre cronologicamente la vita del maestro con opere che attraversano i vari periodi e le sue tematiche.

Loffredo, persona estrosa e stravagante, è tra i più noti artisti del Novecento italiano. In questa mostra, saranno esposte circa 90 opere provenienti dall’archivio Loffredo, selezionate dai curatori insieme al figlio Christopher, e altre appartenenti ad alcuni collezionisti privati. Tra i quadri spiccano: i suoi gatti degli anni ‘50, i bestiari, volti di donne, modelle del periodo dell’Accademia, i Battisteri che tanto ha amato e rappresentato in diverse forme. E poi ancora le arche di Noè, ricche di animali che vengono portati in salvo, viste in parallelo con i barconi pieni di emigranti rappresentati negli ultimi anni di attività del maestro.

Loffredo nacque a Parigi nel 1920 da genitori italiani e qui cominciò a studiare arte frequentando corsi di disegno. Dopo la guerra, a cui prese parte nei reparti italiani affiancati alla VIII Armata, ricominciò gli studi in varie accademie italiane, stabilendosi poi a Firenze dove frequentò, fra gli altri grandi interpreti della vita culturale fiorentina, Ottone Rosai e Ardengo Soffici.

Nella sua carriera ha fatto anche il regista, partecipando a numerose rassegne di Cinema, ed è stato titolare della cattedra di pittura all’Accademia di Belle Arti di Firenze per quasi venti anni.

Ha vissuto tra Trebiano (La Spezia) e Firenze, dove aveva lo studio in piazza Santa Croce.

Loffredo ha partecipato a mostre, sia collettive che personali, tenutesi in tutte le parti del mondo, dagli Stati Uniti al Cile, dalla Polonia alla Francia.

Loffredo ha conseguito diversi premi ed è stato insignito nel 2010, dall’allora Sindaco Matteo Renzi, del ‘Fiorino d’oro’ il più alto riconoscimento della città di Firenze.

La mostra è patrocinata dalla Regione Toscana, dai Comuni di Firenze, Pontassieve, San Casciano in Val di Pesa, Montespertoli, e dall’Accademia di Belle Arti di Firenze.




Presentazione del libro ‘Margherita Sarfatti’ di Rachele Ferrario

Mercoledì 9 dicembre, alle 17.30, per Pagine d’arte la storica dell’arte Rachele Ferrario presenterà il suo ultimo libro Margherita Sarfatti. La regina dell’arte nell’Italia fascista. Interverranno con l’autrice il sindaco di Firenze Dario Nardella, il giornalista del Corriere della Sera Aldo Cazzullo e lo storico dell’arte e critico Marco Fagioli.

Strano destino quello di Margherita Sarfatti, giornalista, scrittrice e primo critico d’arte donna in Europa. Ha fondato il gruppo del Novecento, ha progettato e allestito mostre in patria e all’estero, ha frequentato gli intellettuali all’avanguardia del suo tempo, per oltre vent’anni ha influenzato in modo profondo la cultura e l’arte italiane. Eppure, per una sorta di damnatio memoriae, la maggior parte del pubblico la conosce solo come «l’amante del duce». La sua figura è rimasta a lungo «appiattita» su quella di Mussolini. In realtà rivestì un ruolo da protagonista, soprattutto in campo artistico, ma anche in politica e nel forgiare l’ideologia del fascismo.

Colta, elegante, raffinata, Margherita nasce a Venezia nel 1880 da una ricca famiglia ebrea, i Grassini. Fin da giovane frequenta Antonio Fogazzaro e Guglielmo Marconi, conosce la regina Elena e il patriarca Sarto, futuro papa Pio X. Il suo salotto di Milano, un vero laboratorio del pensiero artistico del tempo, è frequentato da futuristi come Marinetti e Carrà, Russolo e Boccioni – con cui intreccia una storia d’amore –, i pittori di Novecento (Sironi, Funi, Bucci), letterati e poeti come d’Annunzio e Ada Negri, e da un giovanotto trasandato ma ambizioso di nome Benito Mussolini. Tra i due scoppia presto la passione, ma nasce anche un proficuo sodalizio in cui ognuno si serve dell’altro. Il duce usa la lucida intelligenza, la spregiudicatezza, le entrature internazionali e nel mondo dell’arte di Margherita; lei, anche grazie al suo rapporto con l’uomo più potente d’Italia, riesce a imporsi sulla scena culturale e a compiere il suo progetto: un’avanguardia artistica in linea con la tradizione classica italiana. Costretta a espatriare nell’imminenza delle leggi razziali, rientra in patria solo dopo la caduta del fascismo, ma resta relegata ai margini della storia.

Oggi il libro di Rachele Ferrario, grazie a una capillare ricerca documentaria e a carteggi inediti, ci restituisce il temperamento di una donna libera, capace di affrontare con coraggio anche il dolore estremo della morte del figlio diciassettenne Roberto, arruolatosi volontario nella Prima guerra mondiale contro la volontà dei genitori. Una donna che vive in anticipo sul proprio tempo e non ama sentirsi dire di no. Nemmeno dal duce, a cui scrive, rivendicando la propria indipendenza: «Mi hai presa, mi hai conquistata, ti sei fatto amare oggi? Sì? Tanto meglio, domani bisogna ricominciare da capo … Io sono nuova; io nasco ogni mattina. Ciò che feci ieri non è la ragione determinante di quanto farò domani…».

Rachele Ferrario, storico e critico d’arte, insegna Fenomenologia delle arti all’Accademia di Brera e Storia delle tecniche artistiche allo Iulm. Cura archivi d’arte e mostre. Collabora con il Corriere della Sera. Nel 1998 ha scoperto un nucleo di 45 opere inedite di Paresce, di cui ha curato mostre antologiche, dirige l’Archivio, ha pubblicato la biografia (Lo scrittore che dipinse l’atomo. Vita di René Paresce da Palermo a Parigi, Sellerio, 2005) e il catalogo generale (Skira, 2012). È autrice di Giulio Paolini. Un viaggio a distanza (Nomos Editore, 2009) e, per Mondadori, di Regina di quadri (2010), la prima biografia di Palma Bucarelli, e Le signore dell’arte (2012), ritratti di Carol Rama, Carla Accardi, Giosetta Fioroni e Marisa Merz.

L’ingresso, libero fino a esaurimento posti, non prevede l’accesso al percorso museale