Tortura: una serata speciale di Teatri d’Imbarco

Sabato 28 novembre, presso la sede di Teatri d’Imbarco:

Ore 18.00 Il ritorno della tortura di Paolo Barile. In collaborazione con Centro Studi Politici e Costituzionali Paolo Barile e Piero Calamandrei . con Agostino Zanelli Quarantini avvocato, Claudia Bonacchi, attrice e avvocato e Laura Barile. Modera Nicola Zavagli.

Un incontro di riflessione sulla figura di Paolo Barile, grande avvocato e costituzionalista nonché amico e collaboratore di Piero Calamandre. A partire da un suo prezioso scritto con una lucida riflessione sul tema della tortura, scritto dal giorvane magistrato ancora caldo al ricordo della crudele esperienza vissuta nelel prigioni della Fortezza da Basso, maestro di diritto ma sopratutto di rigore morale e intellettuale, il giovane Paolo Barile riflette da studioso e magistrato sulla sua personale esperienza di vittima delel torture nazifasciste senza imprecare contro i suoi aguzzini ma con puntuale freddezza ripercorre la storia della tortura fin dalle sue origini resituendoci un magistrale affresco storico e un pacato ma incisivo ammonimento contro chi sottovaluta il ruolo umano e politico della memoria storica. Un prezioso contributo di Laura Barile figlia del grande costituzionalista conclude l’incontro.

 Ore 18.40 “… che per amor di voi sfidò la morte” canti  a cura del Coro Musiquorum diretto da Mariagrazia Campus.

Ore 19.00 Le leggi della violenza in collaborazione con Istituto Storico della Resistenza Toscana. Conferenza del prof.re Matteo Mazzoni , Direttore dell’Istituto Storico della Resistenza Toscana.

La conferenza sviluppa i rapporti tra la Repubblica Sociale Italiana e le leggi che muovevano l’apparato burocratico per un controllo della società e una accanita repressione della guerra partigiana. L’utilizzo sistematico della tortura da parte dei repubblichini, l’agghianciante verità delle tecniche messe in atto contro i corpi delle vittime e la lucida e spietata strategia per ridurre l’uomo a cosa.

A seguire aperitivo buffet

Ore 21,30 Compagnia Teatri d’Imbarco in Storie di Villa Triste

con Beatrice Visibelli, Giovanni Esposito, Chiara Martignoni, Vania Rotondi, Valentina Testoni, Valentina Cappelletti, Giulia Attucci, Cristina Baldi, Francesca Nicodemi, Guido Materi. Testo e regia Nicola Zavagli

Uno spettacolo per raccontare il processo alla Banda Carità e le storie terribili che si sono svolte nei luoghi della tortura ovvero la villa Triste di Via Bolognese a Firenze durante l’occupazione tedesca.Un processo ai carnefici con le storie delle vittime e la straordinaria arringa di Piero Calamadrei che diventa una luminosa riflessione sulla tortura nel tentativo estremo di dimostrarne la colpevolezza. L’obiettivo giuridico era quello di raccogliere le prove contro gli imputati per cercare di condananrli al crimine di tortura efferata.

Da qui, dalla voce dei torturati che hanno vissuto sulla loro carne le pene delle torture, vediamo dettagli e particolari che messi insieme compongono uno straziante affresco dove è bene evidente il limite estremo dei torturatori e la loro estrema efferetezza nonchè le profonde e insanabili lacerazioni nell’anima delle vittime.




Mai tardi! Rudolf Jacobs e la resistenza dei soldati tedeschi passati con i partigiani

Sabato 21 novembre alle ore 10.00 nella Sala della Repubblica presso la Pubblica Assistenza incontro con il prof. Christoph Schminck Gustavus, docente emerito dell’Università di Brema, sulla resistenza dei soldati tedeschi passati con i partigiani.




La comunità di Montecarlo nella Prima Guerra Mondiale

Sabato 21 novembre 2015, presso la Biblioteca Comunale di Montecarlo, via Roma, 3, alle ore 17,00 si terrà l’incontro dal titolo La comunità di Montecarlo nella Prima Guerra Mondiale.

Interverranno: Riccardo Maffei, Montecarlo dalla pace alla guerra (1914-1915) e Dario Donatini, La mobilitazione civile a Montecarlo

Partendo dall’osservazione e dallo studio dei documenti di archivio intendiamo narrare le vicende che portarono la popolazione di un pacifico centro della Valdinievole a partecipare alla prima guerra moderna del XX secolo. Grazie a un paziente lavoro di ricerca, inoltre, è stato possibile ricostruire le ricadute locali della mobilitazione e del conflitto in una realtà periferica dell’Italia liberale.




Mara Baronti “un impegno per i diritti e la libertà delle donne”

Venerdì 20 novembre alle ore 15.30 nell’Auditorium del Consiglio regionale, via Cavour 4, convegno in ricordo della figura di Mara Baronti.

Saluti di Eugenio Giani, Presidente del Consiglio regionale e di Monica Barni Vice Presidente della Giunta regionale

Interventi:

Rossella Pettinati, Presidente della Commissione regionale Pari opportunità della Toscana, Introduzione e presentazione del quaderno “Mara Baronti presidente della Commissione pari opportunità della toscana dal 1996 al 2005

Vanessa Moi, curatrice della ricerca, Presentazione della figura di Mara Baronti

Daniela Morozzi, attrice, Letture per Mara Baronti

Marina Capponi, avvocata, Conclusioni

 




L’esodo dalla campagna.

Il territorio pistoiese, a differenza delle aree centrali della regione, conosceva da sempre una distribuzione della proprietà terriera peculiare, estremamente polverizzata, con una prevalenza numerica della piccola e piccolissima proprietà, spesso addirittura inferiore a un ettaro, a fronte di pochi grandi proprietà terriere. I grandi proprietari concentravano nelle loro mani la maggioranza della superficie agricola e del reddito imponibile, pur rappresentando una quota intorno al 4% del totale dei proprietari. I piccoli proprietari però solo in parte erano costituiti da coltivatori diretti. Più spesso si trattava di ceti urbani in possesso di terreni che davano a mezzadria, per ottenere in questo modo una rendita in prodotti agricoli. Queste due caratteristiche avevano da sempre frammentato e reso differenziato il movimento mezzadrile pistoiese, che infatti durante la sua storia fu afflitto da una continua debolezza nelle forme rivendicative, a cui corrispondeva però una grande forza organizzativa, pari a circa il 50% dei mezzadri durante tutta l’epoca repubblicana. Alla vigilia degli anni ’60, il movimento sindacale dei mezzadri pistoiesi era ancora una grande forza, strutturata principalmente intorno alla Federmezzadri. Ma di lì a poco le cose sarebbero radicalmente cambiate.

L’abbandono delle campagne, come fenomeno generale, era già in corso fin dall’inizio del secolo, con una significativa battuta dì arresto durante il Regime fascista. Ma dagli anni ’60 divenne un esodo vero e proprio. Giocavano vari fattori: il confronto con i salariati si era ribaltato e gli operai usufruivano di condizioni di lavoro e di vita migliori; l’esclusione dai comfort moderni delle aree urbanizzate; lo sviluppo economico che creava lavoro; la fine del patriarcato, che metteva in crisi la famiglia azienda.
I giovani non volevano più lavorare sul podere e le donne si rifiutavano di sposare i contadini. Si diffondeva il modello unifamiliare. Stanchi di non ottenere cambiamenti radicali e dell’intransigenza dei proprietari ad applicare le varie leggi dello Stato che si erano susseguite, i mezzadri iniziarono a guardarsi intorno ed a vedere vie d’uscita.

Dal 1948 al 1966 la superficie condotta a mezzadria in provincia si era più che dimezzata, passando da 34.200 ettari a 16.000. La proprietà coltivatrice diretta non era cresciuta in proporzione, anzi la sua estensione era stata modestissima, da 34.200 a 38.000 ettari. Anche l’affittanza era cresciuta poco, passando da 2.100 a 2.300. Il balzo in avanti invece l’aveva fatto la conduzione capitalista in economia con salariati, che quasi raddoppiava, passando da 18.400 a 33.000. Nel ’67 esistevano ancora 4.200 nuclei mezzadrili e 12.500 unità, dai 33.558 del 1948. Il calo continuava anche se il ritmo era meno accelerato. Nel 1964 i nuclei erano 5.656 con 19.518 addetti, nel ’65 4.840 e 15.647 unità. Tra il ’48 e il ’67 la mezzadria si era dimezzata come nuclei e aveva perso il 60% delle unità lavorative superiori ai 12 anni, anche se i dati andavano presi per difetto. L’esodo maggiore si era verificato dal 1961 in avanti Tra il 1962 e il 1965 i braccianti salariati erano più che raddoppiati, passando da 590 a 1.257, ed erano diminuiti gli occasionali e gli eccezionali, aumentando la stabilità lavorativa.

Si diffusero in quegli anni figure ibride, i “metalmezzadri”, che svolgevano attività lavorative sia nelle fabbriche che sui campi, a volte alternandole. Era il preludio all’abbandono delle campagne. Le famiglie abbandonavano i poderi in un colpo solo oppure per gradi, con i figli che se ne andavano progressivamente ed i vecchi che restavano. I proprietari iniziavano a faticare a trovare persone disposte a lavorare a mezzadria. Gli ex contadini diventarono dipendenti, artigiani, commercianti, vivaisti, non mancando esperienze imprenditoriali di successo. Le loro destinazioni erano spesso le città e i paesi vicini.

Con la legge 756 del 1964 si vietò la stipula di nuovi contratti di mezzadria. Rimanevano validi quegli già in essere. Il movimento sindacale continuò le sue battaglie per una riforma, ma venivano a mancare le forze. Dagli anni ’60 la nuova parole d’ordine fu la proprietà associata, senza tralasciare la tutela delle questioni quotidiane. Tuttavia le campagne si spopolavano e la dinamica politica non lasciava intravedere possibilità di successo. L’accento si spostava sempre più sulla caratterizzazione del mezzadro come potenziale “imprenditore” agricolo, socio dell’azienda, coltivatore diretto o socio di cooperativa, in funzione di uno sviluppo dell’agricoltura alternativo al capitalismo e basato sulla piccola proprietà contadina. Dagli anni ’70 si iniziò a chiedere la trasformazione della mezzadria in affitto. Ma ormai le campagne erano spopolate, e il movimento mezzadrile uscì silenziosamente di scena.

Stefano Bartolini è ricercatore presso l’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Pistoia e coordina le attività di ricerca storica, archivistiche e bibliotecarie della Fondazione Valore Lavoro. Ha partecipato al recupero dell’archivio Andrea Devoto ed attualmente si occupa di storia sociale, del lavoro e del sindacato. Tra le sue pubblicazioni: Fascismo antislavo. Il tentativo di bonifica etnica al confine nord orientale; Una passione violenta. Storia dello squadrismo fascista a Pistoia 1919-1923; Vivere nel call center, in La lotta perfetta. 102 giorni all’Answers.

Articolo pubblicato nel novembre del 2015.




Una concreta utopia. La costruzione sociale del lavoro fra conflitto industriale e contrattazione sindacale 1968-1974

In Aula Spreafico (2° piano) del Polo delle Scienze Sociali dell’Università di Firenze (Novoli, via delle Pandette, Edificio D5), alle ore 17.00, presentazione del dossier del n. 278 della rivista “Italia contemporanea”.

Ne discutono:

Renato Cecchi, operaio e dirigente sindacale in pensione
Paolo Giovannini, Università di Firenze
Giovanni Gozzini, Università di Siena
Simonetta Soldani, Università di Firenze
Pietro Causarano, curatore del fascicolo

Coordina Luigi Burroni, Università di Firenze




Presentazione del volume “La RAMA 1913-2013” di Laura Benedettelli

Venerdì 20 novembre alle ore 17, nella Biblioteca dell’Isgrec alla Cittadella dello Studente sarà presentato il volume “La RAMA 1913-2013. Territorio e vie di comunicazione in una realtà in mutamento”, curato da Laura Benedettelli (Isgrec).

Interverranno: Piero Sassoli (Presidente RAMA), Marco Simiani (CDA Tiemme spa), Stefano Maggi (Università degli Studi di Siena), Gian Franco Elia (Università degli Studi di Pisa). Coordina Adolfo Turbanti (Presidente Isgrec). Sarà presente l’autrice.

Info: Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’età contemporanea Onlus (ISGREC)

Via de’ Barberi 61 | 58100 Grosseto | tel/fax 0564 415219 | www.isgrec.it | segreteria@isgrec.it




Il terribile quindicennio 1969-1984

Anni dolorosi e drammatici per gli italiani, quelli che il ricercatore storico Filippo Mazzoni ripercorre nel suo “Il terribile quindicennio (1969-1984)”, libro che sarà presentato domani (sabato 14 novembre), alle ore 16.00, presso la Biblioteca comunale Eden a Casalguidi. Ingresso libero.

L’iniziativa è dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Serravalle Pistoiese: “Il libro di Mazzoni è frutto di un’indagine rigorosa e divulgativa di ciò che accadde in quegli anni tragici per la nostra Repubblica, forse non abbastanza conosciuti – dice l’Assessore Simona Querci – L’oblio o la sottovalutazione delle cause e delle conseguenze di quei tragici eventi sono molto pericolosi anche per la nostra società contemporanea. Filippo Mazzoni – conclude Querci – ha compiuto un’analisi lucida e dettagliata come è nelle sue corde di ricercatore appassionato e rigoroso”.

“Il libro ricostruisce, attraverso ricerche effettuate in archivi, biblioteche e presso il Centro di documentazione legalità democratica della Regione Toscana, la stagione stragista che, dal 12 dicembre 1969 con la bomba esplosa presso la Banca Nazionale dell’Agricoltura a Milano, dà inizio alla strategia della tensione che si concluderà con le stragi del 1974 (Italicus e Piazza della Loggia) – spiega Mazzoni – ma a questi eventi drammatici ne seguiranno altri, a cominciare da quanto accaduto alla stazione di Bologna (2 agosto 1980) quando un ordigno, collocato nella sala di aspetto di seconda classe, esplode ed uccide 85 persone e ne ferisce circa 200. Concluderà il “terribile quindicennio” la strage avvenuta l’antivigilia di Natale del 1984 quando la nona carrozza del treno rapido “904” esplode mentre il convoglio sta percorrendo la galleria dell’Appennino. I morti inizialmente saranno 15 per poi salire successivamente a 17, i feriti intorno ai 300. Oltre a queste stragi – continua l’autore – non possiamo dimenticare quanto accade nell’isola di Ustica la notte del 27 giugno 1980 quando un aereo civile “misteriosamente” precipita e restano uccise 81 persone”.

La pubblicazione si avvale anche delle preziose testimonianze dei parenti delle vittime che da quei momenti raccontati nel lavoro di ricerca hanno visto la loro esistenza cambiare per sempre. “Niente è più come prima per queste persone – sottolinea Mazzoni – Leggere il contributo dà un senso e un interesse ancora maggiore alla conoscenza e all’approfondimento di questa drammatica pagina della storia italiana recente”.

La prefazione del libro è a cura del giudice Rosario Priore: nato a Salerno nel 1939, il magistrato ha indagato, tra l’altro, sul rapimento e l’uccisione dell’On. Aldo Moro, sulle stragi mediorientali avvenute all’aeroporto di Roma Fiumicino nel 1973 e nel 1985, sulla strage di Ustica.

“Il terribile quindicennio (1969-1984)”, edito dalla Ibiskos Editrice Risolo di Empoli, fa parte della collana Babylon.

Alla presentazione saranno presenti: l’autore, Filippo Mazzoni, il Vice Sindaco e Assessore alla Cultura, Simona Querci, il Segretario Provinciale ANPI Pistoia, Aldo Bartoli, e Riccardo Meschini, rappresentante dell’Associazione dei familiari delle vittime della strage sul treno Rapido 904 del 23 dicembre 1984.

Per informazioni: Biblioteca Comunale Eden, piazza V. Veneto, Casalguidi (Serravalle Pistoiese). Telefono ed email: 0573-917414 – biblioteca@comune.serravalle-pistoiese.pt.it.