Presentazione della rivista Valdinievole Studi Storici

L’Istituto Storico Lucchese sez. Pescia-Montecaro/Valdinievole invita alla presentazione del numero 14/2015 della rivista Valdinievole Studi Storici, che si terrà il giorno 9 gennaio 2016, ore 17, presso la sala conferenze della banca di Pescia (via Alberghi, 26).

Presenterà il volume la professoressa Maria Giovanna Arcamone, dell’Università di Pisa.

Il volume raccoglie i seguenti articoli:
P. CAPPELLINI, La pieve dei SS. Michele Arcangelo e Lorenzo martire di Montevettolini; F. TANGANELLI, Due stemmi lapidei della città di Pescia; R. PINOCHI, Il fiume di Sale. Il rio Salsero e la comunità di Montecatini in alcune relazioni, perizie e progetti settecenteschi ; M. OGLIARI, Il sole a boccettine. L’arrivo dell’elettricità in Valdinievole; R. MAFFEI, La guerra partigiana a Pescia e il settore sud dell’XI zona, A. SPICCIANI, Mons. Benini vescovo di Pescia (1885-1896). Aspetti del suo episcopato nei primi anni del regno d’Italia; M.C. PAGNINI, Recensioni librarie.




BANDO “VOLONTARIATO E CULTURA” della FONDAZIONE CARIPT per enti, istituzioni, associazioni no profit del pistoiese

La Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia rende pubblico un nuovo bando rivolto a enti, istituti scolastici, fondazioni, imprese e cooperative sociali, organizzazioni ONLUS e associazioni non profit che perseguono scopi di utilità sociale operanti nel territorio della provincia di Pistoia. Tali soggetti potranno presentare una richiesta di contributo per la realizzazione di progetti e attività in ambito culturale e sociale.
Nello specifico i settori ammessi al bando sono:

Arte e beni artistici
Interventi con finalità conservativa, con preferenza per quelli urgenti, idonei a evitare danni irreparabili al patrimonio artistico;
Beni ed attività culturali
Iniziative di interesse culturale, con particolare riferimento all’organizzazione di eventi finalizzati a valorizzare la conoscenza delle tradizioni locali e le specificità dei territori di riferimento;
Volontariato, filantropia e beneficenza:
Progetti aventi lo scopo di accrescere l’autonomia e l’inclusione sociale dei soggetti più svantaggiati, di contrastare la povertà, di concorrere al superamento dell’emarginazione sociale.

I soggetti interessati a partecipare potranno farlo attraverso una procedura di richiesta online accedendo al sito web della Fondazione alla pagina www.fondazionecrpt.it/attivita/bandi-e-contributi.
Termine ultimo per presentare la domanda online: 15 febbraio 2016, ore 24
Per il successivo invio della documentazione cartacea il richiedente avrà tempo fino al 29 febbraio 2016.

Per maggiori informazioni:
Ufficio erogazioni e progetti: tel. 0573 974221 – 974287
info@fondazionecrpt.it – www.fondazionecrpt.it




Istituto “Suore Serve di Maria SS. Addolorata”

Il Card. Elia Dalla Costa istituì in Firenze un comitato, di cui facevano parte don Leto Casini, padre Cipriano Ricotti, il rabbino Natan Cassuto ed altri, con il compito di accogliere e nascondere gli ebrei per salvarli dalla persecuzione nazista e fascista. Convennero perciò in Firenze, sapendo di potervi trovare aiuto, ebrei che fuggivano anche da altre nazioni.
Un delatore presente nel comitato svelò ai nazisti questo meccanismo, portando all’arresto di molti ebrei.
Fortunatamente non fu il caso del nostro convento che ospitava, nascoste fra le educande, 12 bambine ebree provenienti dalla Polonia, dal Belgio e dalla Francia. Probabilmente solo la Madre Maddalena Cei era al corrente della loro reale identità, benché suor Lodovica abbia poi ricordato il loro arrivo e di averle dovute provvedere, su ordine della Madre, di tutto, poiché arrivarono smagrite, spaventate e senza alcun corredo.
Le cronache riportano che ci fu una irruzione dei tedeschi, ma nessun arresto.
Le bambine arrivarono nell’autunno del 1943. Finita la guerra, nel dicembre ’44 le bambine furono recuperate dai loro genitori o tutori. I documenti in nostro possesso riportano solo il caso di due sorelline, Sara e Michal Nissenbaum che in convento presero il nome di Odette e Michelina Laurent: poiché avevano perso tutta la famiglia, il tribunale dei Minori ne affidò la patria potestà al Rabbino capo di Firenze, che così autorizzato venne a prenderle al convento per trovare loro una sistemazione definitiva. Tale carteggio è rimasto nella documentazione del convento.
Pensate che la delicatezza del Cardinale si spinse a specificare che se le suore ritenevano di dover essere rimborsate delle spese sostenute, non ne facessero parola al rabbino, ma facessero piuttosto avere a lui la nota. Naturalmente le suore non stilarono nessuna nota.
Le suore si scordarono semplicemente l’intera faccenda.
Non se ne dimenticarono però alcune delle bambine ebree. In particolare le due sorelline Nissenbaum ricordavano l’anno trascorso con le suore avvolto in una luce di pace e di affetto. Sapendole sole al mondo le suore, ed in particolare suor Giuseppa e suor Lodovica, le circondarono di particolare amorevolezza. L’affetto disinteressato che avevano ricevuto, l’assenza di qualsiasi pregiudizio nei loro confronti e la totale mancanza di pressioni per la loro conversione erano rimaste impresse nella memoria delle bambine.
Con grande sorpresa delle suore, che non ricordavano affatto questo episodio, anche perché circondato all’epoca di comprensibile riserbo, si presentarono nell’estate 1995 due signore, la figlia di Sara Nissenbaum e la sorella di altre due bambine, Malvina e Gisella Renveni, venute a vedere il luogo dove avevano trovato rifugio le loro congiunte. Nell’agosto 1996 fu Paulette Dresdner a voler rivedere le suore che l’avevano accolta e salvata. Nel marzo 1997 Sara Nissenbaum iniziò le pratiche perché il nostro Istituto vedesse pubblicamente riconosciuto il bene fatto, a memoria ed edificazione delle future generazioni. A giugno dello stesso anno anche Malvina e Gisella (per le suore, in realtà si chiamano Dalia e Zehava) vennero a riabbracciare le suore, in una allegra confusione di lingue poiché l’unica testimone dei fatti in vita, suor Lodovica, non sapeva l’inglese. Infine anche Sara (Odette) e Michelina (Michal) Nissenbaum riuscirono a rivedere il “loro” convento, nel 1998, in occasione del riconoscimento ufficiale di Madre Maddalena Cei come “Giusta fra le nazioni” il 28 ottobre, nell’ambito di una solenne cerimonia a Palazzo Vecchio, nel prestigioso Salone dei Cinquecento.
Una ex alunna scrittrice Giovanna Querci Favini ha inserito nel suo libro “Le dodici notti di Natale” un racconto liberamente ispirato a questo episodio, nel quale inserisce una drammatica incursione dei nazisti, che non riescono a trovare le bambine grazie alla prudenza della Madre Generale che ha voluto con forza che le bambine ebree partecipassero totalmente alla vita del convento, comprese preghiere e riti religiosi, contro i dubbi di una giovane suor Lodovica che già sembra vivere in una logica pienamente postconciliare. In realtà nel Natale 1943 i nazisti bussarono sì al convento, ma le suore finsero di non sentire, e i tedeschi, evidentemente non così determinati, se ne andarono via. Tuttavia non dobbiamo sottovalutare i rischi che le suore, nella persona di Madre Maddalena Cei, si assunsero; e ci piace anche sottolineare che non lo fecero per una saggezza, un coraggio o uno slancio di eroismo proprio, ma semplicemente, in tutta umiltà, per un atto di obbedienza alla Chiesa, nella persona dei suoi pastori, il Cardinale Elia Dalla Costa e, sopra di lui, il Papa.

Nota storica predisposta dagli organizzatori in occasione della cerimonia di inaugurazione della targa in memoria delle suore di via Faentina, 13 gennaio 2016.




Svelamento targa in memoria Suore Serve di Maria SS. Addolorata protettrici degli ebrei nel 1944

In memoria della Madre M. Maddalena Cei e delle Suore che hanno nascosto nella loro casa dodici bambine ebree perseguitate durante la seconda guerra mondiale
la Fondazione Internazionale Raoul Wallenberg e l’Istituto “Suore Serve di Maria SS. Addolorata” – Firenze hanno l’onore di invitarLa allo svelamento della targa che identifica il Convento di via Faentina, 195 come “Casa di Vita”
Mercoledì, 13 gennaio 2016, alle ore 10.30
via Faentina, 195 – Firenze




72° Anniversario della battaglia di Valibona

Domenica alle ore 10.00 inizieranno le celebrazioni istituzionali in piazza Vittorio Veneto da dove partirà la pedalata non competitiva “Eroi per la libertà” promossa dal Comitato di solidarietà con il popolo saharawi. L’arrivo a Valibona è previsto alle ore 12.00 quando sarà deposta la corona al cippo.

Alle 10,30, il corteo istituzionale si sposterà nella piazzetta davanti alla caserma dei carabinieri dove sarà scoperta una targa in memoria del maresciallo Pirantozzi, cui la stessa piazzetta è stata intitolata. Questi, recentemente riabilitato, fu ucciso dalle milizie fasciste a Valibona, dopo la battaglia, perché si opponeva alle rappresaglie sui civili.

La giornata sarà preceduta, sabato 2 gennaio alle 17.00 alla Biblioteca CiviCa dalla presentazione del libro Una lunga Resistenza. Microstorie a Confronto: Roccastrada e Calenzano (1922-1948), di Francesco Catastini che sarà presente all’iniziativa.




Un Partigiano di nome Annibale

Nato a Pistoia (Santomato) il 19 gennaio 1922, figlio di Leonardo e Capponi Maria Ida, Annibale Trinci ottiene la licenza elementare, contadino poi elettricista e operaio alla fabbrica pistoiese San Giorgio dall’ottobre del 1939, iscritto alla CGIL dove si compie la sua educazione di classe, in quella che negli anni ‘40 era una fucina di militanti operai comunisti. Nel 1941 Trinci è chiamato alle armi all’Elba a Portoferraio nel genio foto elettricisti; partecipa dal 18 novembre 1942 al 21 gennaio 1943 alle operazioni di guerra svoltesi nel Mediterraneo con la 105a Compagnia mista genio mobilitato e poi dal 7 febbraio 1943 al luglio 1943 e dal 9 agosto 1943 all’8 settembre 1944 nelle operazioni nel Mediterraneo per la difesa della patria a copertura costiera con la 105a Compagnia Mista Genio Mobilitato.

Dal 22 marzo 1944 per ordine della dirigenza della San Giorgio è trasferito nella sede di Cambiano, vicino Torino, da lì inizia la sua esperienza da partigiano con il nome di battaglia “Marco Polo”. È a Cambiano che Annibale incontra Giordano Bruschi e Olga Arcargioli. Giordano, di origine pistoiese, si era diplomato in ragioneria a Genova ed era stato assunto a 19 anni alla San Giorgio di Cambiano, introdotto dallo zio, il primo settembre 1944 come impiegato contabile per i settori della mensa e del magazzino; nonostante la giovane età diverrà ben presto, con il nome di battaglia “Giotto” commissario politico della 30a Brigata delle SAP “Capriolo”. Olga, in fabbrica dal primo luglio 1943 come impiegata stenodattilografa, anche lei diciannovenne, si ritrova nel tumulto della guerra e diventa una fida staffetta.
A Cambiano s’incontrano due classi operaie: una proveniente da Pistoia, l’altra da Sestri Ponente. I pistoiesi erano diretti da Trinci e Niccolai, impiegato originario di San Marcello. Il gruppo genovese era un nucleo storico nato in seno all’esperienza di “Soccorso Rosso” nel 1936 che aveva dato vita alla solidarietà ai compagni impegnati nella guerra civile in Spagna. La fabbrica genovese aveva una peculiarità: non aveva dirigenti fascisti, ma due ebrei, che non avevano mai fatto discriminazioni nell’assunzione di antifascisti. A Cambiano, fabbrica di armi di precisione, i BGS, arrivano quindi operai già politicizzati.

annibale e amiciDal 1o settembre 1944 Annibale Trinci s’iscrive al Fronte della Gioventù per l’indipendenza nazionale e la libertà nel comitato regionale Piemontese, nella sezione di Torino, VI zona, la zona delle Langhe. In seguito è garibaldino della XIV divisione del Piemonte della brigata d’assalto Garibaldi “Luigi Capriolo”, guidata dal Comandante Kin. In pieno accordo con i compagni del P.C.I. fu deciso di inviare Trinci presso una formazione “Giustizia e Libertà”, a Pino d’Asti, vicino Cambiano, precisamente nella IX G.L. al Comando del Maggiore Alberti, con il preciso compito di formare entro queste bande delle cellule del Partito Comunista, e intanto stabilire solidi collegamenti fra il Partito e i partigiani.
Nel novembre del 1944 si assiste a un rastrellamento nazifascista d’ingenti dimensioni, le divisioni se pur a conoscenza dell’imminente attacco subiranno perdite e feriti. Il 20 novembre 1944 Annibale Trinci combatte ed è ferito nella battaglia di Aramengo, vicino ad Asti sulle colline del Monferrato. Riconosciuto combattente partigiano dalla commissione regione Piemonte, Annibale Trinci ha partecipato dal 3 settembre 1944 al 8 maggio 1945 in territorio metropolitano astigiano con la qualifica di Sergente Maggiore Capo con la formazione partigiana IX divisione “Giustizia e Libertà” comandata dal capitano Oreste Gastone Alberti, dal 6 settembre 1944 (già combattente nel Veneto nelle formazioni “Giustizia e Libertà” e della 1a divisione alpina) Divisione Pedro Ferreira, nella III “Brigata Montano”, nello specifico nella colonna “Biz”(Luigi), e sulla brigata “Domenico Tamietti”. Tra il febbraio e il marzo 1945, fa parte anche di gruppo gappista che si occupava di far saltare i binari della ferrovia, nella zona di Villa Stellone, una stazione a circa tre chilometri da Trofarello. Il 18 aprile 1945, durante lo sciopero, Trinci occupa militarmente Trofarello e Cambiano e arrestando i fascisti armati. Il 21 maggio 1945, riconosciutagli l’attestazione di buona condotta dal prefetto, è ammesso come volontario nella Polizia del Popolo. Trinci era stato anche nominato capo della polizia interna alla fabbrica per garantire l’integrità della fabbrica, a causa di furti nello stabilimento, e successivamente di preparare il materiale sui vagoni merci diretti a Genova e Pistoia.

Nell’ottobre del 1945 riprende servizio alla fabbrica San Giorgio di Pistoia. Nel 1950 Annibale si sposa con Roberta Giannini, dalla quale avrà le figlie Manuela e Tamara. Il 29 novembre 1951 a causa di un infortunio sul lavoro durante un cantiere in Abruzzo perde una gamba; inizia questa volta una lotta con l’ingiustizia burocratica per il riconoscimento dell’infortunio, tanto che si occuperà del caso anche il sindacalista comunista Giuseppe Di Vittorio. Nel 1955 è licenziato dalla fabbrica essendo considerato “non adatto ai lavori di stabilimento”. Per la sua passione e attività nel dopoguerra ricopre varie cariche, è dirigente dell’ANPI di Pistoia, dirigente dell’Associazione invalidi di Pistoia, dirigente PCI della sezione di Porta Lucchese. Muore il 1 agosto 1981.

Alice Vannucchi è ricercatrice presso l’Istituto storico della Resistenza e della società Contemporanea di Pistoia, è membro della redazione della rivista “Quaderni di Farestoria”, è docente nella scuola primaria dal 2007. Fra le sue pubblicazioni: Il rientro in città: il problema degli alloggi, in Pistoia fra guerra e pace a cura di M.Francini, I.S. R.Pt. Editore, 2005. Teorie di democrazia in Italia e Francia nel dopoguerra in “Quaderni di Farestoria”,anno VIII-n2 maggio –agosto 2006,pag.61-69. Le scuole di partito nel PCI di Togliatti.Il caso toscano (1945-1953) in “Quaderni di Farestoria”,anno XII-n 2- maggio –agosto 2010,pagg.33-45. Ha curato la mostra e il numero monografico Cupe Vampe: la guerra aerea a Pistoia e la memoria dei bombardamenti, ISRPt. Attualmente si occupa di storia sociale e storia dell’editoria.

Articolo pubblicato nel dicembre del 2015.




Il 23 gennaio a Capezzana un pranzo per sostenere l’Associazione italiana di storia orale

Sabato 23 gennaio alle 13 viene organizzato a Capezzana (Carmignano, Prato) un pranzo di finanziamentoper AISO, l’associazione italiana di storia orale, presieduta da Giovanni Contini.

L’associazione ha organizzato e sta organizzando appuntamenti scientifici molto importanti: tra le ultime iniziative un convegno in Sicilia sulla storia orale nel Sud e nelle isole (Catania-Modica, maggio 2015), un convegno a Trento sulle linee guida per un corretto uso delle fonti orali da un punto di vista etico e giuridico (Trento, Novembre 2015), la prima mostra sulla storia orale in Italia (Trento, Novembre 2015). Molte altre iniziative sono in cantiere, ma ha un grave problema legato alla scarsità delle sue risorse economiche.

I pochi finanziamenti che aveva avuto negli anni passati da parte di enti pubblici si sono del tutto prosciugati e dipende unicamente dalle scuole di formazione che organizza annualmente e dalle quote dei soci. Si tratta di introiti necessari ma insufficienti.

Per questo il pranzo: un sontuoso cous cous e dolci della tradizione siciliana.

Contributo minimo 30 euro a persona.

Gli interessati devono prenotare entro il 20 gennaio: gcontinib@tin.it




Via libera nei giorni scorsi a Grosseto per la Carta dei servizi del Sistema documentario integrato grossetano

Via libera nei giorni scorsi a Grosseto per la Carta dei servizi dello Sdig, Sistema documentario integrato grossetano, che riunisce quindici biblioteche del territorio provinciale. Ad approvare il documento che regolerà il servizio interbibliotecario, è stata la Commissione di sistema della rete documentaria, presieduta dall’assessore alla cultura di Roccastrada, Emiliano Rabazzi. “Il Sistema documentario integrato grossetano – spiega Emiliano Rabazzi – rappresenta uno dei principali contenitori culturali a livello provinciale e, grazie anche all’adesione alla rete documentaria della Regione Toscana, offre numerosi servizi e opportunità per i cittadini dei quindici Comuni grossetani e per la crescita culturale e sociale di tutto il territorio. L’approvazione della Carta dei servizi regolerà il suo funzionamento e i rapporti degli utenti con le biblioteche, gli archivi pubblici, gli enti e gli istituti che aderiscono alla rete documentaria Sdig. La Carta, in particolare, definirà la tipologia, la qualità e le modalità di erogazione dei servizi, oltre ai criteri di controllo messi a disposizione degli utenti”. “Organizzazione e regole sono importanti per garantire un servizio migliore agli utenti – aggiunge l’assessore alla cultura del Comune di Grosseto, Giovanna Stellini – perché è fondamentale essere presenti sul territorio con un’offerta di servizi il più possibile omogenei e riconoscibili. Insieme si può costruire un percorso utile a diffondere l’amore, ma anche l’opportunità della lettura”. Strutture aderenti e servizi dello Sdig. Le quindici biblioteche comunali che aderiscono al Sistema documentario integrato grossetano sono, oltre a quella del capoluogo, quelle di Arcidosso, Castell’Azzara, Castiglione della Pescaia, Follonica, Gavorrano, Magliano in Toscana, Manciano, Massa Marittima, Monte Argentario, Orbetello, Pitigliano, Roccastrada, Scansano e Scarlino. In queste strutture, è possibile consultare e leggere libri e riviste; usufruire del prestito, anche interbibliotecario, di libri, anche in lingua straniera, riviste, dvd, cd musicali, audiolibri e tablet con decine di libri digitali; consultare il catalogo collettivo on line su wwwbibl.gol.grosseto.it; accedere alle sezioni librarie e documentarie per bambini e ragazzi; consultare fondi locali, antichi e archivi storici e accedere a postazioni Internet. Le biblioteche, inoltre, ospitano spesso iniziative culturali, quali incontri con autori, laboratori di lettura per adulti e bambini, mostre, spettacoli teatrali e appuntamenti ludico-didattici per utenti più piccoli. Tutti i servizi sono gratuiti e per usufruirne è sufficiente registrarsi presso una delle strutture aderenti al Sistema documentario integrato grossetano.

Fonte: Maremmanews