Inaugurazione della mostra “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario. Uno sguardo su Auschwitz”

Anche per quest’anno l’Amministrazione Comunale, in collaborazione con Art Art e il fotografo Francesco Del Bravo, ha organizzato la mostra “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario. Uno sguardo su Auschwitz”, l’inaugurazione si terrà presso la Galleria Art Art sabato 23 gennaio alle ore 17.

 




Il Libro della vita: Benedetta Tobagi parla del padre Walter

Domenica 17 gennaio 2016 alle 11 nell’Auditorium di piazza della Resistenza a Scandicci (fermata tramvia Resistenza, ingresso libero), per la seconda rassegna Il Libro della Vita, Benedetta Tobagi parla del padre Walter a partire dal suo libro “Come mi batte forte il cuore. Storia di mio padre”. Iniziata domenica 22 novembre 2015 con Luigi Dei, e dopo gli appuntamenti del 6 dicembre con Folco Terzani e del 13 dicembre con Giovanni Bignami, la rassegna va avanti fino a domenica 17 aprile 2016 con dieci appuntamenti, tutti alle 11 nel Nuovo Auditorium in piazzale della Resistenza. “Il libro della vita” è ideato da Raffaele Palumbo e organizzato dal Comune di Scandicci e Scandicci Cultura con il contributo della Regione Toscana; lo scorso anno per la prima edizione ha visto la partecipazione di più di 5 mila persone in undici appuntamenti, con personaggi famosi che hanno raccontato il libro che ha cambiato la loro vita. Una seconda edizione che prevede un’importante novità. In tre appuntamenti del consueto calendario, che include autori, imprenditori, studiosi, scienziati e attori chiamati a raccontare in cinquanta minuti il libro della loro vita, Il Libro della vita diventa Il Libro delle vite: incontri in cui i figli raccontano libri dedicati ai loro padri (il 6.12 Folco Terzani ha parlato di Tiziano, il 17.1 Benedetta Tobagfi parla di Walter, il 28.2 Walter Veltroni parlerà di Padri e figli). Info www.librodellavita.net.

Di quel padre così noto, assassinato nel 1980 dai terroristi della «Brigata XXVIII marzo», a Benedetta Tobagi sono rimasti pochi ricordi. Ma di Walter Tobagi, giornalista di spicco del Corriere della Sera, alla figlia sono rimasti i pensieri – racchiusi in articoli, diari, pagine di appunti, libri – e il motto, tratto dall’Etica di Spinoza, che aveva guidato il suo lavoro di giornalista: humanas actiones non ridere, non lugere, necque detestari, sed intelligere – non bisogna deridere le azioni umane, né piangerle, né disprezzarle, ma comprenderle. “Come mi batte forte il tuo cuore. Storia di mio padre” ha vinto numerosi premi, tra cui il Premio Estense, il Premio Sciascia, il Premio Capalbio, il Premio Brignetti Isola d’Elba, il Premio Napoli 2010 e il Premio Libraio di Padova. L’appuntamento inserito nel calendario della seconda edizione del Libro della Vita è previsto per domenica 17 gennaio alle ore 11 e si terrà, come di consueto, al nuovo Auditorium del Piazzale della Resistenza a Scandicci (ingresso libero fino ad esaurimento posti).

Benedetta Tobagi nata a Milano, laureata in Filosofia, PhD student in storia contemporanea all’Università di Bristol, giornalista, scrittrice, conduttrice radiofonica, è la figlia minore del giornalista Walter Tobagi, assassinato dalla “Brigata XXVIII marzo” il 28 maggio 1980. Collabora con il quotidiano la Repubblica (nel 2011 ha ricevuto il Premiolino); ha condotto la trasmissione Pagina 3 su Radio 3 e Caterpillar AM su Radio 2. Dal 2012 all’agosto 2015 è stata consigliere d’amministrazione della Rai, nominata, insieme a Gherardo Colombo, su indicazione di un gruppo di associazioni della società civile. Dopo Come mi batte forte il tuo cuore.Storia di mio padre (Einaudi 2009) ha pubblicato Una stella incoronata di buio. Storia di una strage impunita (Einaudi 2013).

Gli altri protagonisti degli incontri successivi saranno il professore Massimo Livi Bacci, l’attrice Serra Yilmaz, il teologo Vito Mancuso, il magistrato Ettore Squillace Greco e l’attrice Lucia Poli. Ognuno con un testo di primaria importanza nella loro formazione professionale e umana.

Il Libro della vita si propone come evento culturale metropolitano che mette al centro la lettura, capace di attirare tra le cinque e le seicento persone la domenica mattina per ascoltare una voce autentica. Voci non autoreferenziali che raccontano i libri, veri protagonisti della rassegna. Hashtag ufficiale: #librodellavita .

Gli incontri di domenica 22 novembre 2015 con Luigi Dei, 28 Febbraio 2016 con Walter Veltroni e 3 aprile 2016 con Ettore Squillace Greco sono tradotti in lingua italiana dei segni LIS con l’interprete Alessandra Biagianti vicepresidente dell’associazione Comunico (www.associazionecomunico.it). Tra le altre novità, in sala il pubblico troverà una postazione della Biblioteca di Scandicci dove poter effettuare ricerche, prenotazioni di libri e molti altri servizi.

Maggiori informazioni: www.librodellavita.net #librodellavita




La Giornata della Memoria dell’Istituto della Resistenza di Pistoia

Il 28 gennaio nell’ambito del progetto “Scenari del XX°Secolo” che già da diversi anni viene svolto dall’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea in provincia di Pistoia, in collaborazione con il provincia di Pistoia, si svolgerà il seguente programma:

ore 10 – Piccolo Teatro Mauro Bolognini Pistoia
“L’olocausto: Età della memoria e cittadinanza attiva”
Saluti del Dott. A. Ciuni – Prefetto della Provincia di Pistoia
Dott. R. Barontini – Presidente ISRPt
Interventi di:
Dott. G. Contini – (Presidente A.I.S.O.)
Prof. A. Zamperini (Università di Padova)
Prof.ssa M. Luisa Menegatto (Università di Padova)




Disponibile online la Bibliografia scandiccese. Storia di un repertorio bibliografico

La realizzazione di una bibliografia ragionata su Scandicci e il suo territorio è nata nel 2009 da un’idea dell’associazione culturale Amici dell’Archivio Storico del Comune di Scandicci. Grazie al Comune di Scandicci e all’Istituzione ScandicciCultura, che hanno sposato il progetto, si è costituita una piccola équipe di ricercatori che ha realizzato oltre 400 schede organizzate per argomenti, periodi e soggetti, sotto la puntuale supervisione dello studioso e appassionato conoscitore della realtà locale Roberto Aiazzi.

La constatazione dell’abbondanza di contributi scientifici pubblicati nei diversi settori della storia, dell’economia, dell’arte, della sociologia, dello studio del territorio ci ha spinto a a mettere questo patrimonio a disposizione di tutti.
Per questo motivo, il lavoro svolto fino ad ora è accessibile online dal marzo 2014 consultando la pagina dei cataloghi della Biblioteca di Scandicci:
http://www.scandiccicultura.eu/images/stories/biblioteca/pdf/biblio_sca.pdf

Per poter proseguire il lavoro di schedatura
sulle pubblicazioni edite dal 2006 ad oggi,
abbiamo bisogno del tuo contributo!
Puoi fare una donazione con c.c.p. 5333 1710 0917 8316
o utilizzando l’iban IT96X0760105138229927529930

La donazione è anonima ma se vuoi essere informato sul progetto,
scrivi a: biblioteca@scandiccicultura.fi.it
mettendo come oggetto: Sostenitore Bibliografia Scandiccese

Un’impresa utile ed importante per la comunità intera, il modo per noi migliore per ricordare Roberto Aiazzi, un caro amico, brillante e sensibile studioso sotto la cui guida la Bibliografia è nata e giunta a compimento nella sua prima fase.




Inizia a Grosseto il corso per l’insegnamento della filosofia nella scuola primaria

Tempo di scuola 2016 è la programmazione delle attività che l’ISGREC quest’anno dedica alla scuola e alla didattica. Gli ultimi mesi del 2015 sono stati occupati dalla programmazione dei singoli settori: corsi di formazione/aggiornamento per insegnanti, programmi di laboratori con le classi, progetti di alternanza scuola-lavoro, sperimentazioni. Alcune di queste attività sono già iniziate; lunedì prende il via il primo fra i corsi previsti, che rappresenta un’importante novità: propone di introdurre – area dell’educazione alla cittadinanza – seguendo linee sperimentate soprattutto nei paesi anglosassoni, ma recentemente anche in Italia. Il corso, rivolto agli insegnanti, è propedeutico a eventuali sperimentazioni. Prevede 3 lezioni in gennaio (lunedì 11, 18, 25 nella Biblioteca “Francesco Chioccon” dell’Isgrec alla Cittadella degli Studi). Seguiranno nei mesi successivi gli interventi di due filosofi: Alfonso Maurizio Iacono (Università di Pisa) e Armando Massarenti (Direttore della Domenica de Ilsole24ore). Sono ancora disponibili alcuni posti per l’iscrizione a due altri corsi per insegnanti: “Tempi della storia, luoghi della memoria” e “Confine orientale, Grande Guerra, profuganza”. In febbraio inizierà anche il lavoro con le classi già felicemente sperimentato nel 2015, in collaborazione con Banca della Maremma Credito Cooperativo di Grosseto, per educazione all’economia e alfabetizzazione finanziaria. È recentissimo un dibattito, scaturito dalle vicende dell’attualità nazionale, sulla carenza dei nostri programmi scolastici in materia di economia e finanza. Il nuovo progetto si muove su due linee: la conoscenza della storia economica per un quadro interpretativo del rapporto passato-presente; l’alfabetizzazione all’economia e alla finanza, per affrontare quella che le indagini statistiche sulle competenze dei giovani europei indicano come una specifica carenza italiana. Le lezioni sono attivate, su progetto concordato con gli insegnanti, per le scuole medie superiori che lo richiedono. Per informazioni segreteria@isgrec.it tel/fax 0564 415219.




Livorno 1915: l’antinterventismo in piazza

“…pure io, se non sono anarchico schedato come te, minaccio di diventarlo a seguito di tutto quello che ho visto e che mi tocca vedere. E poi ho sempre simpatizzato con gli anarchici di Livorno.”
(Riccardo Marchi, Anteo va alla guerra)

A Livorno, nell’ambito delle iniziative per il centenario della Grande guerra, sul piano della storia locale è stato dato rilievo all’interventismo labronico e alla rievocazione apologetica dell’intellettuale Giosuè Borsi, fervente cattolico e volontario col grado di sottotenente, caduto ventisettenne al fronte il 10 novembre 1915. Nato e cresciuto nella Livorno benestante, la sua figura appare non priva di contraddizioni, se non altro per la professata spiritualità cristiana assai stridente con l’acritica obbedienza all’inumana logica militarista. Emblematico, ad esempio, quanto ebbe a scrivere, nelle Lettere dal Fronte, il 29 settembre 1915, commentando la fucilazione per diserzione di un soldato italiano; egli, infatti, pur affidando l’anima dello «sciagurato» alla misericordia divina, concludeva la sua riflessione con questa sconcertante frase «Se io mi ribellassi all’idea che un uomo può essere giustamente punito dai suoi stessi fratelli, io sarei per ciò indegno di vestire la uniforme del soldato». D’altronde, l’«eroe cristiano» fu anche l’autore, per la Ricordi, di testo e musica di un Inno di guerra per canto e pianoforte dal significativo titolo “Il mitragliatore”. Aldilà comunque della discutibile coerenza morale di Borsi, non si può non riscontrare una sostanziale unilateralità nella ricostruzione degli avvenimenti che si svolsero a Livorno nel 1915, nei mesi antecedenti l’entrata in guerra dell’Italia; così come ovunque, nelle piazze si affrontarono i contrapposti movimenti collettivi, genericamente definiti come «interventisti» e «neutralisti». I due schieramenti, infatti, vedevano rispettivamente al loro interno gruppi sociali e motivazioni ideali assai diverse, travalicando anche i riferimenti politici della Destra e della Sinistra parlamentare.

000300_28328667_1443088318Livorno non rappresentò certo un’eccezione e, all’assortito interventismo locale sostenuto delle principali testate cittadine («Il Telegrafo» e «La Gazzetta Livornese») legate al potere imprenditoriale, fece riscontro una consistente opposizione alla guerra. Se è vero infatti che persisteva tra i ceti popolari una robusta tradizione risorgimentale e garibaldina, facilmente declinabile verso pulsioni di ostilità anti-austriaca e anti-tedesca, non si può sottovalutare l’altrettanto radicata avversione antimilitarista all’interno della classe lavoratrice. Anche durante il 1914, nel corso delle agitazioni nazionali per la liberazione dell’ammutinato romagnolo Augusto Masetti e contro le Compagnie di disciplina, culminate in giugno con la Settimana Rossa, si erano viste le diverse “anime” del sovversivismo livornese – quella anarchica, la socialista massimalista e quella repubblicana più intransigente – unite contro il militarismo e la guerra coloniale in Libia. Infatti, dopo l’eccidio di Ancona, lo sciopero indetto dalla Camera del lavoro – a maggioranza repubblicana – ebbe l’adesione incondizionata di tutti i sodalizi proletari e per alcuni giorni la città visse in un clima pre-insurrezionale. Ad una settimana dall’inizio delle ostilità, il 6 agosto, fu quindi tenuto – non senza ambiguità – l’ultimo comizio unitario contro la guerra presso l’Arena Alfieri dove, davanti a circa 2000 persone, parlarono l’onorevole Giuseppe Emanuele Modigliani per i socialisti, l’anarchico Armando Campolmi, l’esponente repubblicano Eliseo Magrassi e il macchinista Enrico Ercole, licenziato dalle ferrovie per aver scioperato durante la Settimana Rossa [Renzo Cecchini, 1993]. Al termine dell’assemblea, pur senza autorizzazione si formò un corteo che sostenne alcuni scontri con le forze dell’ordine intenzionate ad impedirlo.

Nel settembre, l’adesione di buona parte del Partito repubblicano alle ragioni della guerra contro gli Imperi Centrali e in difesa della Francia repubblicana, determinò anche a Livorno una seria rottura nel fronte neutralista, mentre invece furono assai pochi i socialisti che si schierarono con Mussolini. Di conseguenza nell’autunno, col precipitare del conflitto, la mobilitazione antinterventista fu promossa principalmente dal Partito socialista e dai numerosi gruppi anarchici, così come si potè constatare al comizio contro la guerra, svoltosi il 25 ottobre, presso il Circolo socialista di S. Jacopo, con sede in piazza B. Brin 2, a cui prese parte come oratore anche il noto anarchico Augusto Consani. L’iniziativa venne replicata il successivo 4 novembre, ancora su iniziativa anarchico-socialista, e il 10 gennaio 1915. La volontà di lotta era forte, come testimonia, un volantino dei Giovani socialisti rivolto ai lavoratori: «Riunitevi a Comizi! Resistete alla infatuazione guerrafondaia! Opponete le vostre dimostrazioni a quelle dei partiti che vogliono la guerra» [Nicola Badaloni, 1977].

La tensione salì nuovamente nell’aprile del 1915: all’inizio del mese si tenne una manifestazione contro la guerra ad Ardenza dove esisteva una forte comunità sovversiva in cui convivevano gli anarchici del Circolo libertario di studi sociali, il circolo socialista e la combattiva sezione delle donne socialiste tra le quali l’operaia Bianca Balardi e Alda Cheli, poi arrestata e condannata per propaganda contro la guerra [Franca Pieroni Bortolotti, 1977]. L’11 aprile la situazione dell’ordine pubblico degenerava. Dopo una conferenza dell’interventismo di sinistra, indetta dal neonato Fascio d’azione rivoluzionaria, presso la sede del Partito repubblicano di via Pellegrini (la stessa che nel 1921 verrà devastata dai fascisti), i partecipanti si diressero verso il centro per inscenare una manifestazione, provocando incidenti con le forze dell’ordine e contrapposti gruppi di anarchici e socialisti che presidiavano la zona. In tale contesto venne arrestato il tipografo diciottenne Gino Mannucci “colpevole” di aver distribuito manifestini riproducenti le vignette antibelliciste di Scalarini pubblicate sull’«Avanti!». Dopo tali avvenimenti, in una relazione prefettizia al governo si rilevava che in provincia di Livorno i cittadini «nella generalità si mostrano contrari» alla guerra [Ercole Ongaro, 2015].

In occasione del 1° maggio, presso la pineta d’Ardenza, si tenne un nuovo comizio contro la guerra promosso da socialisti e anarchici; non si registrarono incidenti, così come per la conferenza svoltasi a S. Jacopo il 9 maggio seguente. Dopo tale data, nel «radioso maggio», le iniziative neutraliste assunsero il carattere di dure contro-manifestazioni e in esse la partecipazione maschile apparve ristretta agli aderenti anarchici e socialisti più determinati, mentre più significativa era la presenza femminile [Tobias Abse, 1990]. La tensione esplodeva, con violenza, nella serata del 14 maggio – a dieci giorni dall’entrata in guerra – quando si formò un corteo antinterventista che, intonando l’Inno dei lavoratori, si scontrò in via Vittorio Emanuele [l’attuale via Grande] con le forze dell’ordine nel tentativo di attaccare i manifestanti «guerraioli» già dispersi dalla forza pubblica dietro il Duomo. Si registrarono alcuni spari d’arma da fuoco e varie sassaiole, anche contro «La Gazzetta Livornese» e «Il Telegrafo»; seguirono almeno 34 arresti, soprattutto di anarchici e socialisti, tra i quali il libertario diciassettenne Maceo Del Guerra. Il giorno seguente, una nuova manifestazione antinterventista, con concentramento in piazza Mazzini, venne stroncata sul nascere da agenti di polizia, carabinieri e una compagnia di soldati; tra i circa 100 dimostranti che si erano radunati vi furono 8 arrestati, tra i quali il socialista Giuseppe Piccinetti del quartiere S. Jacopo che poi, sotto le armi, sarebbe stato denunciato al Tribunale militare di Venezia per disfattismo. La cronaca riferì di numerosi «pugilati» in città tra opposte fazioni e di uno studente nazionalista finito all’ospedale. Ad Ardenza, invece, dopo un comizio tenuto dall’anarchico Salvatore Virgilio Mazzoni, circa 200 persone si mossero in corteo su via del Litorale gridando «Abbasso la guerra! Viva il socialismo! Viva la rivoluzione!» sino a scontrarsi con le forze dell’ordine che effettuarono 4 arresti. Anche a Montenero, in piazza del Santuario, un comizio neutralista si concluse con tafferugli causati dall’intervento dei carabinieri [Fulvio Cammarano, 2015].

Apparve quindi chiaro che ormai le uniche manifestazioni pubbliche consentite dal governo erano quelle degli interventisti. Il 18 maggio, protetta dalle forze dell’ordine, si tenne una affollata manifestazione a favore della guerra con la partecipazione di tutte le autorità istituzionali; un gruppo di sovversivi riuscì comunque a “sanzionare” il filointerventista «Corriere di Livorno» con una sassaiola. A seguito del divieto di manifestare decretato dal prefetto, il 20 maggio socialisti e anarchici tennero ancora dei comizi presso le proprie sedi, prima che la repressione negasse loro ogni agibilità. Come molti altri attivisti, il dirigente sindacale dei ferrovieri Enzo Fantozzi venne arrestato il 22 maggio in quanto noto «come attivo propagandista del sabotaggio delle ferrovie»: con lo stato di guerra anche il semplice dissenso diventava reato di tradimento, ma la realtà del conflitto si sarebbe rivelata la più efficace propaganda antimilitarista.

Articolo pubblicato nel gennaio del 2016.




Torricella (Vernio)

La Val Bisenzio fu investita in pieno dal passaggio del fronte: i continui bombardamenti alleati che colpirono Vernio dalla primavera-estate del 1944 devastarono la linea ferroviaria Direttissima, la stazione e l’imbocco della Grande Galleria dell’Appennino tra Toscana e Emilia Romagna. Momenti altrettanto drammatici furono vissuti dagli abitanti di San Quirico, fatti evacuare dalle loro case dai soldati tedeschi in ritirata. Nella confusione del momento molti si rifugiarono nella valle del Rio Meo, sistemandosi alla meglio sotto la Crocetta: così facendo si ritrovarono sotto il tiro incrociato delle artiglierie proprio nei giorni più prossimi alla Liberazione.

Quando ormai Prato era liberata da giorni, il territorio di Vernio visse infatti il suo momento di maggiore emergenza, ritrovandosi tra l’avanzata degli Alleati e le postazioni fortificate della Linea Gotica. La Linea Gotica fu l’ultima linea difensiva e fortificata della campagna d’Italia: menzionata nei documenti tedeschi come ‘Linea Verde’ (e passata alla storia come ‘Linea Gotica’ perché ricalcava, seppur in parte, la linea difensiva bizantina durante la guerra contro i Goti nel VI secolo), collegava la pianura costiera di Massa ad Ovest con quella di Rimini ad Est, seguendo all’incirca il 44° parallelo. La realizzazione dei lavori della Linea Gotica fu affidata alla Todt, organizzazione militarizzata alle dipendenze della Wermacht, che in Italia appaltava i cantieri a ditte italiane utilizzando spesso manodopera locale. Il territorio di Vernio per tutto il 1944 fu interessato da un’intensa attività di costruzione di postazioni, avamposti, trincee: i boschi ancora conservano le ferite della guerra come piazzole, bunker, nidi di mitragliatrici.

red bull divisionIntorno al 10 settembre 1944, con l’avanzata sul crinale della Calvana, iniziò l’attacco alleato al crinale tra il Mugello e la Val Bisenzio; parallelamente i tedeschi si trincerarono tra la fattoria delle Soda fino al passo della Crocetta, dove sostavano alcuni carri armati tedeschi che sistematicamente apparivano allo scoperto, sparando una serie di colpi e ritornando subito dopo al riparo. Dal 14 al 22 settembre si intensificarono gli scontri e il Poggio della Torricella divenne il feroce campo di battaglia tra i fanti della 334ª Infanterie Division tedesca e quelli della 34ª ‘Red Bull’ Division americana. Finalmente, il 23 settembre, dopo aver espugnato il caposaldo di quota 810 alla Torricella ed essere entrati a Montepiano dal valico della Crocetta, gli Alleati raggiunsero San Quirico passando dal Gallo: trovarono il paese completamente vuoto.

Dal 2003 sul luogo della cruenta battaglia è stato istituito dal Comune di Vernio, dalla Provincia di Prato, dall’Unione dei Comuni della Val di Bisenzio e dall’UNUCI, il Parco Memoriale della Torricella, un museo all’aperto raggiungibile anche a piedi tramite un sentiero della memoria che permette di raggiungere i luoghi degli scontri del settembre 1944, con fortificazioni, postazioni belliche e trincee ancora visibili.

Testimonianza orale di Remo Fiesoli, conservata presso l’archivio CDSE: “Ci avevano ordinato di radunarci tutti nella piazza di San Quirico per andare a Montepiano, ma ci fu confusione e noi si risalì il rio Meo e il fosso del Casigno. C’era tanta gente, anziani, bambini, proprio sotto la casa di Castagnolo. La notte si scatenò l’inferno. Dai poggi di Mezzana ci sparavano i tedeschi, perché pensavano che fossimo americani, da Le Soda ci sparavano gli americani perché pensavano che fossimo tedeschi e tutti picchiavano. Morirono sotto le cannonate un uomo e due donne, che si videro morire. La mattina si prese la strada della Bandiera e nel punto più scoperto si fece una corsa e ci si buttò nel rifugio di Celle.”

Visite: Parco Memoriale della Torricella
Per info e prenotazioni: comune@comune.vernio.po.it e info@lineagoticavernio.it

Scheda compilata a cura della Fondazione CDSE e delle classi III A e III B dell’istituto comprensivo Pertini di Vernio, nell’ambito del progetto Mappe della Memoria, finanziato dalla Regione Toscana per il 70° della Resistenza.




Carbonale (Vernio)

All’inizio del giugno 1944, a seguito dell’intensificarsi dei bombardamenti alleati in Val di Bisenzio, le forze nazifasciste iniziarono a dislocare alcune batterie antiaeree, ispezionando varie località del colle di Sant’Ippolito e piazzando postazioni antiaeree a Stavolaccio e Toponi, poco sopra l’abitato di Vernio.
pilota aereo americanoIl 7 giugno 1944 una formazione di 18 B-25 (12ª Air Force americana), accompagnati da 8 Spitfire inglesi, sorvolò Vernio verso le 17: appena arrivati in Val di Bisenzio la contraerea tedesca, posizionata al Pianatino e a Spazzavento nei pressi di Sant’Ippolito, colpì alla coda uno degli aerei, che si spezzò in volo. L’aereo (matricola 43-4059) cadde nei pressi della località Carbonale, nei boschi di Poggiole: nello schianto morì tutto l’equipaggio del velivolo tranne un componente, che riuscì a paracadutarsi fuori prima dell’impatto.

A 70 anni dal tragico evento l’Associazione Linea Gotica Alta val Bisenzio ha ricostruito la storia di questo abbattimento, collocando nel luogo dello schianto un monumento a ricordo dell’equipaggio e contattando negli Stati Uniti i parenti dei soldati caduti.
Verso la fine di agosto, con l’avanzare del fronte e l’imperversare della battaglia a difesa della Linea Gotica, i tedeschi iniziarono a far saltare gli imbocchi delle gallerie e i viadotti sulla ferrovia; a Mercatale di Vernio furono distrutti alcuni edifici nel borgo e i due ponti sul Bisenzio. Poggiole divenne un’importante postazione difensiva con trincee e piazzole su entrambi i versanti, quello che guarda Mercatale e quello verso San Quirico. Proprio per la sua posizione strategica, la medievale chiesa di San Michele di Poggiole, che impediva la visuale dell’Osservatorio occupato dai tedeschi sul monte di Mezzana ed era un punto di riferimento per i bombardieri angloamericani, fu fatta saltare in aria dai tedeschi insieme alle case dell’intero paese. In luogo dell’antica chiesa, tra il 1964 e il 1965, è stato costruito un Santuario dedicato a Sant’Antonio Maria Pucci.
In quella stessa terribile estate del 1944 era già iniziato da tempo anche il fenomeno dello sfollamento, che divenne sempre più coatto dal luglio, quando i tedeschi iniziarono ad affiggere manifesti nei quali si ordinava l’abbandono forzato degli insediamenti: gli abitanti di Sant’Ippolito lasciarono il paese il 30 luglio, quelli di Cavarzano il 3 agosto. Molti si nascosero nei pressi dell’Alpe di Cavarzano, ovvero nella zona de Le ‘Rocche’, dove cigli, grotte e cavità naturali furono adattati a rifugi da decine e decine di persone.

monumento carbonaleProprio la piazza antistante il santuario di Poggiole è il punto di partenza per un itinerario guidato che, con opportuna segnaletica, conduce nei luoghi dove, nel giugno del 1944, fu abbattuto l’aereo americano B-25J Mitchell e dove, tra la primavera e l’estate dello stesso anno, l’esercito tedesco posizionò numerose postazioni difensive, minando edifici e obbligando la popolazione ad abbandonare le proprie case.

Testimonianza orale di Alfio Bessi, conservata presso l’archivio della Fondazione CDSE:
Ricordo che durante i primi bombardamenti un apparecchio americano venne abbattuto dalle batterie contraeree tedesche piazzate al Pianatino a Sant’Ippolito. Ero su un poggetto sopra San Quirico e l’aereo in fiamme veniva proprio verso di me. All’improvviso si staccò il motore e un pezzo d’ala, tanto da farlo deviare contro la montagna posta a trecento metri sulla mia destra. Dopo un po’ esplose, disintegrandosi. Nel frattempo gli occupanti si erano lanciati con il paracadute: uno fu ucciso da un tedesco appena toccata terra, altre tre perirono e uno riuscì a fuggire.

Visite: trekking della memoria lungo l’itinerario verso Carbonale (luogo dello schianto del B-25J) e visita alla mostra permanente dei reperti curata dall’Associazione Linea Gotica Alta val Bisenzio.
Per info e prenotazioni: info@lineagoticavernio.it

Scheda compilata a cura della Fondazione CDSE e delle classi III A e III B dell’istituto comprensivo Pertini di Vernio, nell’ambito del progetto Mappe della Memoria, finanziato dalla Regione Toscana per il 70° della Resistenza.