A Settignano: Partizani, la resistenza italiana in Montenegro

All’interno della rassegna “Il mese delle memorie” di CinemAmico della Casa del popolo di Settignano, venerdì 29 gennaio sarà proiettato il documentario Partizani, la resistenza italiana in Montenegro dello storico Eric Gobetti (che sarà presente alla proiezione) dove è narrata, con immagini di repertorio inedite, la storia di due divisioni dell’esercito italiano, abbandonate nei Balcani dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, che scelgono di unirsi alla resistenza anti-tedesca, formando la Divisione Italiana Partigiana Garibaldi che combatterà quindi insieme ai partigiani jugoslavi comunisti di Tito. Sabato 30 gennaio, infine, lo scrittore Orlando Baroncelli presenterà il suo libro Testimonianze della Resistenza toscana (1943-1945) dove sono ricostruite anche attraverso interviste inedite, le storia di giovani partigiani e resistenti toscani.




Le Fabbriche Lucchesi e Campolmi (Prato)

Il Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta Italia proclamò per il 1° marzo 1944 lo sciopero generale in tutti i territori ancora occupati dai nazi fascisti: era un modo per consolidare i primi successi ottenuti dalla lotta per la Resistenza, per chiedere la fine della guerra e per reclamare migliori condizioni per i lavoratori; era insomma un segnale perentorio di lotta frontale al nazifascismo.

lucchesi pratoA Prato lo sciopero iniziò sabato 4 marzo e l’adesione fu totalitaria: ne rimasero sorprese non solo le autorità nazifasciste, sconvolte da quetso “affronto”, ma anche gli organizzatori e l’antifascismo locale. Le fasi di preparazione della mobilitazione avevano coinvolto tutto il territorio pratese, da Quarrata a Galciana, dal centro di Prato alla Val di Bisenzio. Proprio il lanificio Forti della Briglia fu la prima fabbrica ad aderire massicciamente allo sciopero, grazie anche a picchetti, posti di blocco e qualche colpo di arma da fuoco che convinse anche i più restii. Sul muro del lanificio nella notte erano comparse scritte inneggianti alla lotta e al comunismo e i volantini dello sciopero erano dappertutto. Da qui l’astensione dal lavoro dilagò per tutte le fabbriche di Prato.
L’adesione allo sciopero fu talmente massiccia che la notizia giunse anche all’orecchio di Hitler, che per rappresaglia impartì l’ordine di deportazione in Germania nei campi di sterminio del 20% della forza lavoro pratese, che in quei giorni avrebbe significato la cattura di almeno 1900 uomini; l’impresa era mastodontica e fortunatamente impossibile da realizzare per i fascisti pratesi, che si misero comunque subito a lavoro, chiamando rinforzi da Firenze e Lucca. I primi arresti in seguito allo sciopero generale del 4 Marzo avvennero il giorno stesso.
campolmi-lazzeriniLa prima azione fascista fu di andare a cercare nelle abitazioni dei sospetti antifascisti, poi fu organizzato un rastrellamento meticoloso, con un imponente schieramento di forze per lo sbarramento degli incroci principali della città: porta al Serraglio, piazza S.Agostino, piazza Mercatale, piazza S.Marco, piazza delle Carceri, furono luoghi utili alla cattura dei passanti.
Molte persone furono catturate il giorno 7 marzo in Piazza S.Agostino, sconvolta come se non bastasse da un bombardamento alleato che aveva colpito anche piazza Mercatale e distrutto il tabernacolo di Filippino Lippi; altri vennero catturati dalle ronde volanti che partendo dalla Fortezza, sorprendevano i malcapitati ovunque fosse possibile.
Le aziende furono obbligate a consegnare l’elenco dei dipendenti che avevano scioperato: il maresciallo dei carabinieri Giuseppe Vivo si recò con i suoi militi allo stabilimento di Leopoldo Campolmi; la cimatoria Campolmi era forse la più grande rifinizione cittadina e si trovava proprio in centro, addossata a porta Frascati (oggi sede della biblioteca comunale A. Lazzerini). Il maresciallo chiamò gli operai che avevano scioperato e ne portò via 14.
Allo stabilimento di Vasco Sbraci di via Ferrucci i fascisti si recarono mentre i dipendenti erano alla mensa; li chiamarono nel piazzale e fecero due gruppi, poi quelli che avevano scioperato furono fatti salire sull’autobus che attendeva fuori e portati via, ma lo Sbraci, noto fascista che aveva fatto scrivere a lettere cubitali W IL DUCE sulla ciminiera del suo lanificio a dimostrazione della propria fedeltà al regime, preoccupato per il destino dei suoi operai e forse anche di più per il futuro della sua azienda, riuscì con le sue conoscenze a farli rilasciare.
Ultima incursione dei fascisti fu al lanificio Lucchesi, in zona Macelli: qui furono prelevati 18 operai che avevano scioperato. Dal Lucchesi lo sciopero era stato totale, ma molti riuscirono a scamparla fuggendo da una porta secondaria.
Molto si è dibattuto sul ruolo degli industriali pratesi durante la cattura delle loro maestranze: sembrò inizialmente che ci fosse stata collaborazione, ma i documenti e le testimonianze trovate in seguito smentiscono questa ipotesi. Gli stessi imprenditori furono presi alla sprovvista dal rastrellamento e se non fecero niente per evitarlo è perché non poterono o arrivarono troppo tardi.

pietre d'inciampo pratoTutti i fermati tra il 4 e l’8 marzo 1944 furono portati alle scuole Leopoldine a Firenze in Piazza S.Maria Novella; destinazione era la Germania nazista e i suoi campi di concentramento: Mauthausen, Ebensee, Linz, Gusen.
L’11 marzo il treno con il suo triste carico giunse alla stazione di Mauthausen in Austria. Dei 137 deportati pratesi soltanto 21 tornarono a casa, 18 dei quali erano operai arrestati in seguito allo sciopero, gli altri tre in momenti diversi.
Recentemente nei pressi della fabbrica Lucchesi e della cimatoria Campolmi sono state installate dall’artista tedesco Gunter Demnig alcune “pietre d’inciampo”, dei piccoli sanpietrini d’ottone inseriti nel tessuto urbano della città che colpiscono lo sguardo del passante, con l’intento di perpetuare la memoria dei cittadini pratesi deportati nel marzo 1944.

Scheda compilata a cura della Fondazione CDSE e delle classi III dell’istituto comprensivo F. Lippi di Prato, nell’ambito del progetto Mappe della Memoria, finanziato dalla Regione Toscana per il 70° della Resistenza.




I Faggi di Javello (Vaiano)

Sul versante destro del fiume Bisenzio, giusto di fronte ai monti della Calvana, si trovano i Faggi di Javello, una vasta area boschiva protagonista dal febbraio 1944 delle azioni dei partigiani della brigata Orlando Storai e in seguito base per la brigata Bogardo Buricchi. Schignano è il centro di questa vasta area, luogo di raccolta per tutti quei ragazzi che dopo l’8 settembre 1944 rifiutano di arruolarsi nel ricostituito esercito della RSI e scelgono, invece, “la via dei Faggi”. Da Schignano partono i rifornimenti alimentari per i partigiani e le staffette arrivano con messaggi e ordini; nei boschi sopra Vallupaia, in località Ebani, è nascosto, e controllato dai partigiani, il bestiame di vari contadini che tentano così di salvarlo dalle requisizioni tedesche.
Dalla primavera 1944 tutta quest’area, da Albiano, passando per Schignano fino a Migliana, ospita migliaia di sfollati dal fondovalle e tutti, salendo dalla Costa, vengono fermati e controllati da Menghino alla Casa Rossa, avamposto partigiano e centro di osservazione dei movimenti fascisti. Nonostante questo brulicare di vita, Schignano non viene risparmiata dalle azioni belliche, anzi, uno dei primi bombardamenti della Val di Bisenzio, il 21 gennaio 1944, cade proprio sul paese, in località il Poggio, dove alcuni ragazzi stanno giocando con delle capre: i 30 spezzoni caduti causano la morte di 6 persone.
partigiani javelloDal gelido inverno ’44, sotto la guida di Armando Bardazzi detto “Gianni”, è attiva sui Faggi la squadra partigiana Orlando Storai, di cui fanno parte anche molti ragazzi di Vaiano e Schignano. La prima vera azione armata avviene il 22 marzo, dopo una soffiata che annuncia un rastrellamento tedesco. I partigiani decidono di agire per primi e cogliere di sorpresa i nemici: dal Pian dei Massi percorrono il crinale e lungo lo stradello dei Tabernacoli raggiungono Poggio alla Vecchia, proprio sopra la chiesa di Migliana, nel cui piazzale bivaccano i nazi-fascisti. Colti di sorpresa i repubblichini si sparpagliano, incendiando il bosco, ma rinunciando al rastrellamento. Si tratta più che altro una dimostrazione di forza, ma i partigiani mostrano di non avere paura. Dopo questa azione, la Orlando Storai muove verso il Falterona e piano piano si disgrega.
Verso la fine del maggio 1944 il C.N.L. (Comitato di Liberazione Nazionale) approva la formazione di una nuova brigata guidata sempre da Armando Bardazzi e Carlo Ferri e l’invio di armamenti e rifornimenti ai partigiani. In pochi giorni si superano i 100 uomini, provenienti per lo più dalla Val di Bisenzio. La formazione prende il nome di Brigata Buricchi, in onore dei fratelli Buricchi che l’11 giugno avevano fatto saltare, a Comeana, vagoni carichi di tritolo destinati ai nazi-fascisti per la completa distruzione dell’industria pratese. L’accampamento partigiano viene costruito al Pian delle Vergini, sul crinale del Monte Javello.
Tra il luglio e l’agosto 1944 si hanno molti scontri tra partigiani e fascisti alle Cavallaie, alle Banditelle, presso Porciglia; spesso a pagarne le conseguenze sono i civili, i contadini come Leone Mengoni e Demizio Fuligni, che vengono uccisi dai tedeschi per rappresaglia nei confronti di azioni partigiane avventate o non andate a buon fine. La brigata Buricchi è protagonista anche della terribile battaglia di Pacciana, che porterà al tristemente famoso eccidio dei 29 Martiri di Figline.
Fatti ancora più cruenti avvengono in seguito al 6 settembre 1944: l’8 settembre, dopo l’impiccagione dei 29 partigiani, i tedeschi salgono a Schignano e compiono diverse rappresaglie. Presso Monte Casioli trovano i tre fratelli Favini della Tignamica e li freddano brutalmente; nel bosco sopra le Case Vecchie vengono fermati 6 uomini accusati di essere partigiani (solo 2 in realtà lo sono): 4 sono impiccati a Spirito e 2 uccisi mentre tentano la fuga. Solo due giorni dopo, il 10 settembre, gli abitanti di Schignano salutano l’arrivo della colonna alleata e possono dare degna sepoltura ai loro caduti.

Testimonianza di Renato Pozzi, partigiano della brigata Buricchi, conservata presso l’archivio CDSE:
Ai primi di giugno la formazione si riorganizzò e si ricostituì il campo base ai Faggi di Javello. Le baracche furono costruite in fila lungo il crinale, tutte verso le Banditelle, perché su quel lato c’era la macchia di faggio alta; salendo dalle Prata, appena il crinale spianeggia, c’era la cucina, poi l’infermeria, l’armeria e le baracche del dormitorio, che alla fine arrivarono a cinque per contenerci tutti e l’ultima addirittura a due piani, proprio di faccia al Faggio della Madonna.”

Scheda compilata a cura della Fondazione CDSE e della classe III A dell’istituto comprensivo L. Bartolini di Vaiano, nell’ambito del progetto Mappe della Memoria, finanziato dalla Regione Toscana per il 70° della Resistenza.




Giornata della Memoria a Pergine

27 Gennaio mercoledì ore 21 “GIORNATA DELLA MEMORIA”
Presso il Centro Culturale di Memorie e Contemporaneità ( Via San Pergentino – Pergine Valdarno, AR)
Presentazione del libro “Uno su mille. Cinque famiglie ebraiche durante il Fascismo” di Alexander Stille.

A cura di Alberto Cannoni, Andrea Mori, Massimo Zanoccoli.




A Livorno una conferenza su “Rom ieri e oggi: pregiudizio, emarginazione e rifiuto”

Asperg, Deportation von Sinti und RomaL’Associazione don Nesi/Corea di Livorno organizza mercoledì 20 gennaio alle 21.15  presso la propria sede in via La Pira 11 a Livorno,  in occasione del PORRAJMOS – la giornata della memoria dello sterminio dei popoli rom e sinti nei lager nazisti l’incontro  ROM IERI E OGGI: PREGIUDIZIO, EMARGINAZIONE E RIFIUTO.

Partecipano:

Luca Bravi, ricercatore presso L’Università Telematica L. da Vinci di Chieti e docente a contratto presso il Dipartimento di Scienze dell’educazione dell’Università di Firenze. È autore di numerose pubblicazioni relative alla storia dei rom e dei sinti in Europa legate in particolare ai temi dell’internamento, dello sterminio e della successiva storia della scolarizzazione

Sergio Bontempelli, redattore Corriere delle Migrazioni (responsabile rubrica “Rom-Anzi” su rom e sinti), operatore Sportelli Migranti, Presidente Associazione Africa Insieme Pisa

Durante la serata ci sarà la proiezione del documentario “Lo sterminio dei popoli zingari” di Andrea Segre

ASSOCIAZIONE DON NESI/COREA

VIA LA PIRA 11 Villaggio Scolastico di Corea

tel.fax: 0586 424637   email: associazione@associazionenesi.org   www.associazionenesi.org




Riviste, bollettini e altri media. La comunicazione (storica) degli istituti della rete Insmli

Il seminario organizzato e promosso dall’Insmli e dalla rivista “Italia contemporanea”, in collaborazione con l’Istituto Storico della Resistenza in Toscana, dedicato a Riviste, bollettini e altri media. La comunicazione (storica) degli istituti della rete Insmli, si terrà a Firenze, dal primo pomeriggio del 18 e l’intera giornata del 19 febbraio 2016, presso la Sala Teatina del Centro internazionale studenti Giorgio La Pira – Via de’ Pescioni, 3 – 50123 Firenze.

Il seminario intende coinvolgere tutti gli Istituti della rete in un confronto sulle diverse modalità con cui gli Istituti comunicano con i propri interlocutori e con la cittadinanza in genere e sui contenuti di questa comunicazione. Sarà l’occasione per discutere degli obiettivi e delle modalità del nostro agire comunicativo, fare il punto sulle difficoltà, ma anche illustrare le buone pratiche esistenti al nostro interno come pure proporre esperienze positive maturate in altri ambienti. Ciò vale in primo luogo per le riviste, da sempre strumento privilegiato per la trasmissione e la diffusione del nostro lavoro storico e didattico, ma anche per la elaborazione di una cultura memoriale: alle riviste cartacee come a quelle elettroniche, anche al nostro interno ormai presenti in modo qualificato, sarà infatti dedicato lo spazio maggiore.

In allegato il programma dei lavori.




Ricordare l’esodo

Giorno del Ricordo 2016

10 febbraio, Salone Brunelleschi – Palagio di Parte Guelfa
ore 9,30 Saluti delle autorità

Silvia Salvatici (univ. di Milano), Esodi e spostamenti di popolazione in Europa tra seconda guerra mondiale e dopoguerra

Proiezione del video, Perchè la notte, con intervento dell’autrice Lorella Rotondi (prodotto da Comune di Greve in Chianti e Provincia di Firenze, 15′ circa)

Silvano Priori (ISRT), Il dramma delle foibe e l’esodo degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra




Memoria di pietra e di pittura. Testimonianze celebrative della Grande Guerra

Il 30 gennaio alla Biblioteca Thouar di Firenze ripercorreremo insieme alla guida del Prof. Sergio Casprini (Comitato fiorentino per il Risorgimento), i luoghi della memoria di “pietra e di pittura”.

L’incontro si terrà alle ore 10.30 nell’altana della Biblioteca. Per prenotazioni: 0552398740 – bibliotecathouar@comune.fi.it.