La potenza creativa dell’azione violenta

Le prime sporadiche apparizioni del fascismo a Pistoia cominciarono nell’autunno del 1920.  In città le elezioni amministrative, tenutesi nell’ottobre, avevano segnato, come in molte altre zone del Paese, una netta affermazione dei socialisti, che si aggiudicarono nel capoluogo del circondario la metà dei seggi nel consiglio comunale. I socialisti vincevano anche nei comuni vicini, a prevalenza contadina, di Larciano e Lamporecchio e in quelli montani di San Marcello e Sambuca, mentre i popolari prendevano le zone agricole di Montale, Agliana, Tizzana e il comune montano di Marliana. La vecchia classe dirigente liberale veniva scalzata dalle sue posizioni consolidate. Pistoia nei mesi precedenti aveva vissuto i moti del caroviveri come il resto della Toscana, nonché aspri conflitti agrari e l’occupazione delle fabbriche come altrove in Italia. Nonostante nel tardo autunno del 1920 sia il movimento socialista che quello popolare fossero già entrati in una fase di riflusso, la “grande paura” fece sentire i suoi effetti nei ceti agiati unendosi ai sentimenti di rivalsa conseguenti alla sconfitta elettorale, aprendo quel cruciale spazio di azione ai fascisti all’interno del quale si sviluppò il loro l’insediamento, in maniera analoga a quanto messo più volte in luce dalla storiografia per tante altre zone.

I primissimi fascisti si organizzarono a Pistoia attraverso un reduce, il maggiore Nereo Nesi, e nella zona di Larciano intorno a Idalberto Targioni, un ex socialista, tra i fondatori della Camera del Lavoro, protagonista di una parabola tipica di molti fascisti e dello stesso Mussolini. Interventista nel 1915, il 29 marzo del ’19, a meno di una settimana dalla fondazione dei Fasci di combattimento a Milano, su «Il popolo pistoiese» – giornale dei liberali e presto fiancheggiatore del fascismo – sosteneva il suo credo nella «potenza creativa dell’azione che afferra l’essere in via di formazione e che la violenza generi uno stato epico ed eroico. […] Se i governi non risolveranno gli ardui problemi che stanno oggi sul tappeto della storia, se non li risolveranno nel modo più equo e giusto per tutti e segnatamente per le classi lavoratrici, allora sarà giunto il momento di passare all’azione diretta. Ma vedete: allora, voi che oggi vi scalmanate tanto, sareste i primi a far contro ai rivoluzionari e a scappare a gambe levate!»

Questo fascismo, dai caratteri reducistici e rivoluzionari, compiva alcune iniziali e sporadiche azioni nell’ottobre-novembre del 1920. La prima notizia certa della presenza di un fascismo organizzato a Pistoia arrivò subito dopo e sottotono, in un trafiletto su «Il popolo pistoiese» del 25 dicembre che riportava l’invito del Fascio di combattimento, in occasione della commemorazione di Oberdan, ad esporre il vessillo nazionale, preoccupandosi comunque di ricordare che nel comizio avvenuto alla Fratellanza Artigiana non erano avvenuti incidenti.

Come altrove, i fascisti fiorentini non tardarono a fornire il loro appoggio strutturato al nascente squadrismo pistoiese. Il 7 gennaio 1921 si diffondeva un primo allarme che preannunciava l’arrivo di una spedizione da fuori, secondo una prassi tipica delle azioni squadristiche, mentre «Il popolo pistoiese» rassicurava sulle buone intenzioni dei fascisti pistoiesi, non interessati a creare disordini ma pronti a «rintuzzare le provocazioni con coraggio e di rispondere alla violenza con la violenza». La spedizione del 7 alla fine non avvenne, ma nel mese di gennaio i fascisti provocavano una rissa nella zona vicina di Pieve a Nievole, in direzione di Lucca, e due bombe scoppiavano, una in città e una sulla linea ferroviaria Porrettana.
Il 22 gennaio infine si costituiva ufficialmente il Fascio  pistoiese. Un mese dopo, il 20 febbraio, arrivava il battesimo del fuoco. La Camera del Lavoro pistoiese aveva organizzato un comizio in piazza Garibaldi, a cui doveva parlare il segretario Onorato Damen. Rincalzati da una quarantina di fascisti fiorentini e da altri provenienti da Monsummano e Pescia, gli squadristi pistoiesi radunarono un centinaio di uomini con l’intento di recarsi in piazza, chiedere un contraddittorio per interrompere il comizio e provocare incidenti. La forza pubblica in questa prima occasione fece il suo dovere impedendo ai fascisti di raggiungere la piazza, che comunque si spopolò alla vista delle squadre nelle vicinanze. Alla fine della manifestazione i fascisti, con il consenso della autorità, si impossessarono simbolicamente del palco, tennero un comizio e poi sfilarono in corteo nel centro cittadino cantando i loro inni. La messa in scena scenografica tipica della conquista del territorio veniva messa in pratica nonostante in quella prima occasione fosse mancata la forza di arrivare a uno scontro diretto. Tuttavia, prima di ritirarsi, gli squadristi raggiunsero in treno Corbezzi, provocando tafferugli nelle stazioni attraversate lungo il tragitto. Nel paese di montagna si procedeva alla bastonatura dei “sovversivi” per poi tornare a piedi verso la città, con i trofei presi agli avversari e continuando a provocare incidenti nelle frazioni di Valdibrana e Capostrada, dove i fascisti spararono anche alcuni colpi di rivoltella. In ultimo, prima di rientrare a Firenze, gli squadristi fiorentini attaccarono i ferrovieri socialisti nella stazione del capoluogo.

La prima spedizione era compiuta, il Fascio costituito e radicato, il morale elevato. Iniziava l’epoca della violenza squadrista organizzata a Pistoia.

 

Stefano Bartolini è ricercatore presso l’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Pistoia e coordina le attività di ricerca storica, archivistiche e bibliotecarie della Fondazione Valore Lavoro. Ha partecipato al recupero dell’archivio Andrea Devoto ed attualmente si occupa di storia sociale, del lavoro e del sindacato. Tra le sue pubblicazioni: Fascismo antislavo. Il tentativo di bonifica etnica al confine nord orientaleUna passione violenta. Storia dello squadrismo fascista a Pistoia 1919-1923Vivere nel call center, in La lotta perfetta. 102 giorni all’Answers.

Articolo pubblicato nel febbraio del 2016.




In mostra al Parterre: l’Alluvione di Firenze del 1966

Sabato 13 febbraio alle 11 viene inaugurata la mostra fotografica “L’alluvione di Firenze del 1966”, nell’ambito delle manifestazioni ufficiali per il 50°esimo anniversario dell’alluvione del 1966.

L’Associazione Firenze Promuove metterà in esposizione presso la Sala dei Marmi al Parterre in Piazza della Libertà diverse foto, anche a colori, di molte zone del quartiere, frutto dell’appello lanciato in questo senso lo scorso settembre dai cinque presidenti di Quartiere.

La mostra è composta da oltre 50 pannelli, curati dal giornalista Franco Mariani, storico dell’alluvione, assieme al giornalista Mattia Lattanzi, con molto materiale inedito, grazie anche alla collaborazione dell’Archivio Storico del Comune, con tante nuove informazioni e storie mai raccontate. E’ composta di foto a colori e in bianco e nero e arriva fino alla storica visita di Papa Paolo VI la notte di Natale del 1966, 50 giorni dopo l’inondazione.

Tra i documenti presentati: i principali giornali nazionali dell’epoca, le pagine del quotidiano La Nazione, foto provenienti dagli archivi della Scuola Sottufficiali dei Carabinieri di Piazza Stazione, della Scuola di Guerra Aerea delle Cascine, della Comunità Ebraica, oltre a numerose foto di privati cittadini. Di grande interesse anche i pannelli dedicati ai frati del laboratorio di restauro del libro dell’Abbazia di Grottaferrata, che recuperarono oltre un migliaio di libri della Biblioteca Nazionale.

La mostra è in programma dal 13 al 21 febbraio, con orario 10-12;15-19. Ingresso gratuito.




Shores of Light. La speranza di una nuova vita: i campi di transito nell’Italia del dopoguerra

Lunedì 15 febbraio alle ore 16.00, nella Sala del Gonfalone in Palazzo Panciatichi presentazione del film-documentario Shores of Light. La speranza di una nuova vita: i campi di transito nell’Italia del dopoguerra.

Saluti di:

Eugenio Giani, Presidente del Consiglio regionale

Luigi Dei, Rettore dell’Università di Firenze

Sara Cividalli, Presidente della Comunità ebraica di Firenze

Valentino Baldacci, Presidente dell’Associazione Italia-Israele di Firenze

Gideon Meir, già ambasciatore di Israele in Italia

Interventi di

Yael Katzir, regista

Fabrizio Lelli, Università del Salento

Amira Meir, Bert Berl College

Presiede Ida Zatelli, Università di Firenze

sarà presente Shuni Lifshitz, protagonista del film.




Lettera aperta – Appello della Biblioteca Franco Serantini a sostegno del proprio futuro

La Biblioteca Franco Serantini attraversa un momento difficile a causa dell’assenza di una sede per poter svolgere i propri servizi e mettere a disposizione degli utenti il proprio patrimonio, nonché per il taglio drastico dei finanziamenti pubblici, per quanto pochi, che ha dovuto subire in questi anni.

La Biblioteca Franco Serantini per ora resiste, resiste nonostante tutto ma nessuno può dire quanto durerà. La Biblioteca – nata nel 1979 affinché non andasse perduta la memoria di Franco Serantini e, in generale, della storia politica e sociale, soprattutto del Novecento (il nome completo “archivio e centro di documentazione di storia sociale e contemporanea” la dice lunga al riguardo) – rischia di essere falcidiata oltre che dai tagli alla cultura, dall’indifferenza delle Istituzioni preposte alla tutela del patrimonio culturale. È superfluo ripeterlo: i tempi sono duri e i tagli sono ormai prassi abituale, così frequenti da venir spesso accolti con un’alzata di spalle e nulla più.

La Biblioteca Franco Serantini ricorda che la storia della città vive anche nelle biblioteche e negli archivi. Essi sono una parte fondamentale della nostra comunità, conservano la nostra storia culturale, sociale ed economica, sono crocevia di importanti relazioni tra i cittadini e le istituzioni, non si può pensare a un futuro senza tutto ciò. Ma questo è proprio quanto sta accadendo: la biblioteca Franco Serantini ha perso la sede che aveva presso il Complesso C. Marchesi: la Domus Mazziniana vede da quattro anni il suo importante archivio, depositato in un magazzino, inagibile per gli studiosi e i cittadini; la Biblioteca Provinciale si sta spegnendo lentamente. Piano piano la nostra città sta perdendo la propria identità!!

La Biblioteca Franco Serantini in questi anni ha acquisito importanti fondi documentari, dichiarati dalla Sovrintendenza regionale di “interesse storico nazionale”, l’anno passato ha inaugurato la propria piattaforma digitale sulla quale sono a disposizione oltre 7mila documenti storici (libri, giornali, manifesti, fotografie, biografie etc.) gratuitamente consultabili online; partecipa attivamente al progetto ToscanaNovecento, portale di storia della rete degli Istituti storici della Resistenza; accoglie studenti e docenti di università italiane e straniere che consultano materiali spesso non reperibili altrove. La Biblioteca ha inoltre promosso attraverso conferenze pubbliche e convegni la lettura e lo studio della storia cittadina e della cultura storica contemporanea.

La Biblioteca Franco Serantini, lo ricordiamo, vive soprattutto grazie a finanziamenti dei soci, degli amici e occasionalmente di Enti pubblici come la Regione, la Provincia e il Comune (l’unico ente fino all’anno passato che ancora dava un contributo tramite una convenzione annuale) che ne assicurino il funzionamento di base. È ovvio che, se i fondi non arrivano, tutta l’attività si blocca e che, se non si risolve il problema di una sede adeguata, per la Biblioteca non ci sarà un futuro. Sono passati molti anni, ma nulla è cambiato da quando la Biblioteca ha inoltrato la richiesta di una sede e ad oggi non è ancora arrivata alcuna risposta. A questo proposito la Biblioteca attende che Marco Filippeschi, sindaco di Pisa, mantenga fede al suo Programma di mandato approvato con delibera consiliare (cap. 2, Politiche culturali, p. 42) per la campagna elettorale del 2013.

Attualmente il patrimonio della biblioteca (oltre 42mila volumi, 5250 periodici, migliaia di documenti e materiali storici) è ospitato fuori città dall’Università di Pisa nel proprio Archivio generale e la segreteria, posta in via Bargagna in un ufficio di appena 12 mq, è l’unico spazio pubblico per la consultazione dei materiali da parte degli utenti.

La Biblioteca Franco Serantini, a fronte di un imbarazzante silenzio istituzionale, si appella, come già fece in passato, alla società civile, alle cittadine e ai cittadini.
Associazioni, enti e singoli cittadini possono esprimere il loro aiuto alla biblioteca sostenendola con la partecipazione a una sottoscrizione straordinaria con l’obiettivo di raccogliere entro giugno 12mila euro, cifra che può garantire un minimo di gestione e apertura ordinaria e nel contempo fare pressione sul Comune di Pisa affinché la questione della sede venga finalmente risolta.

Per partecipare alla sottoscrizione si può utilizzare il seguente intestato a:
Associazione amici della Biblioteca Franco Serantini ONLUS: BANCO POSTA IBAN:
IT25 Z 076 0114 0000 0006 8037 266

Via I. Bargagna n. 60, 56124 Pisa tel.+fax 050 9711432 cell. 331 117 9799
email: associazione[at]bfs.it sito web: http://www.bfs.it

Gian Mario Cazzaniga e Adriano Prosperi del Comitato scientifico
Franco Bertolucci direttore della Biblioteca
Furio Lippi presidente dell’Associazione amici della Biblioteca F. Serantini ONLUS




Repubblica e Costituente

Venerdì 26 febbraio alle ore 17.00, primo incontro pubblico del percorso storico-didattico “L’Italia repubblicana 1946-1980” organizzato e promosso dalla Biblioteca di Scandicci e dall’Istituto Storico della Resistenza in Toscana, presso l’Auditorium della Biblioteca via Roma 38/a, dedicato a:

Repubblica e Costituente

Interventi di:

Matteo Mazzoni, Direttore Istituto Storico della Resistenza in Toscana

Leonardo Bianchi, Università di Firenze

Introduce in musica: Coro SENZATON Istituto Russell Newton di Scandicci




Bandito il premio in memoria di Alceo Riosa destinato a giovani studiosi di storia del movimento operaio, socialista e sindacale in Italia e in Europa

La Fondazione Kuliscioff ha istituito quest’anno un premio in memoria di Alceo Riosa destinato a giovani studiosi di storia del movimento operaio, socialista e sindacale in Italia e in Europa. Come vedete dal bando allegato, il premio è articolato in due sezioni – una per la migliore opera pubblicata, l’altra per una tesi di dottorato – ed è destinato a ricercatori di età non superiore a 35 anni. La scadenza per le candidature è fissata per il 1 maggio 2016.

Bando in allegato




Valbisenzio 1917 – Donne in marcia contro la guerra: la Graphic novel

la Fondazione CDSE e il Comune di Vernio sono lieti di invitarvi alla presentazione della nostra ultima pubblicazione sulla marcia pacifista delle donne del 1917, che abbiamo realizzato come graphic novel, con 30 tavole disegnate da Marco Perna.

MOSTRA e presentazione della GRAPHIC NOVEL

dal titolo “Valbisenzio 1917 – Donne in marcia contro la guerra

SABATO 20 FEBBRAIO ore 16
Mumat (Museo Macchine tessili)

Stabilimento ex Meucci di Mercatale di Vernio

Rispetto alla storia già nota, la pubblicazione aggiunge nuove fonti di archivio inedite che ricostruiscono episodi e figure di manifestanti di Vaiano e Vernio: ogni nuovo documento ritrovato è stato abbinato a una tavola creata appositamente. La presentazione è all’interno di una piccola mostra che approfondisce le nuove vicende, in un contesto altamente suggestivo come il Mumat.

per maggiori informazioni: http://www.fondazionecdse.it/joomla/160-vernio-festa-della-toscana-mostra-e-presentazione-della-graphic-novel-valdibisenzio-1917-donne-in-marcia-contro-la-guerra




Col nome del delirio

VENERDÌ 19 FEBBRAIO alle ore 21,00
presso l’SMS di Rifredi

Proiezione del documentario storico e autobiografico sul Manicomio di San Salvi

COL NOME DEL DELIRIO
di Bianca Pananti, Simone Malavolti e Leonardo Filastò

in collaborazione con SMS di Rifredi e Scout CNGEI di Firenze