Il restauro della ex Casa del Littorio nuova sede della sezione di Archivio di Stato di Pescia

Nella giornata di domenica 1° maggio, in occasione dell’apertura straordinaria MiBACT, presso l’Archivio di Stato sez. Pescia dalle ore 9 alle ore 19 verrà presentata una mostra dal tema Il restauro della ex Casa del Littorio nuova sede della sezione di Archivio di Stato di Pescia, restauro eseguito negli anni 1995-2000 dalla Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici per le province di Firenze, Pistoia e Prato. Verranno esposte le tavole del progetto di recupero che, oltre a individuare le cause del dissesto e i rimedi per garantire la conservazione del bene, ha riportato l’edificio allo stato originario.

L’ex Casa del Fascio di Pescia fu realizzata nel 1928 dall’ingegnere Umberto Cappelli secondo semplici linee architettoniche che compongono una costruzione a due piani a pianta rigorosamente rettangolare, mossa solo sul fronte dove si aprono l’ingresso con un’ampia scalinata, ed il soprastante finestrone, che affaccia su un terrazzo poligonale. Il tutto raffigurato dagli stilemi dell’ideologia fascista che si esprimono nei bassorilievi, nei fasci, nelle aquile, nei soggetti delle pitture all’interno, ispirate al mondo del lavoro agricolo, eseguite dal lucchese Ezio Ricci. Saranno in mostra anche alcune tavole degli arredi realizzati per l’Archivio di Pescia, in armonia con i disegni della pavimentazione, dal gusto vagamente art déco. I visitatori saranno accompagnati nelle sale dell’Archivio




Cantieri in movimento. Immagini della protesta nel ’68 e oggi

CANTIERI IN MOVIMENTO
Immagini della protesta nel ’68 e oggi
a cura di Adriana Dadà e Tommaso Tozzi

Inaugurazione: venerdì 6 maggio 2016 ore 16,30-21,30

ore 16,30 introduzione alla mostra con Simone Frittelli, Adriana Dadà, Tommaso Tozzi
ore 17,00 presentazione ebook L’immagine nella protesta. Nel ’68 e oggi con Enrico Bisenzi
ore 17,30 conferenza di NANNI BALESTRINI
ore 19,00 inaugurazione della mostra

Date: 6-13 maggio 2016
Orari: lun-sab 10-13/ 15,30-19,30
Sede: Frittelli Arte Contemporanea – Via Val di Marina 15 Firenze
Tel. 055 410153 info@frittelliarte.it www.frittelliarte.it
Ingresso gratuito

CANTIERI IN MOVIMENTO

La mostra rappresenta l’evento conclusivo di uno stage di formazione che ha coinvolto studenti e studentesse dell’Accademia di Belle Arti di Firenze in un progetto dal titolo: Contenuti e strumenti di comunicazione antagonista dalla stagione del “lungo 68” ad oggi .
L’iniziativa prende avvio dalla collaborazione fra Adriana Dadà, l’Archivio il sessantotto e Tommaso Tozzi, docente dell’Accademia di Belle Arti di Firenze, che hanno avviato con gli studenti un’analisi dei cambiamenti prodotti dalle lotte del lungo ’68 nella società italiana.
La mostra vuole proporre, in forma sintetica, una documentazione storica attraverso l’esposizione di alcuni manifesti e altri materiali della protesta, significativi della stagione dei movimenti di quel lungo ’68. Vengono in contemporanea esposte alcune opere che esprimono una visione critica della realtà attuale, create appositamente dagli studenti, usando differenti tecniche e strumenti della comunicazione.
A partire dalla valutazione dei contenuti, degli strumenti e delle modalità della comunicazione che quel periodo ha realizzato, utilizzando i materiali documentari posseduti dall’Archivio il sessantotto, gli artisti hanno condotto una riflessione sulle possibilità di individuare nella società odierna settori nei quali fossero necessari radicali cambiamenti e hanno evidenziato alcune tematiche, rispetto alle quali hanno sperimentato nuovi processi di comunicazione attraverso varie forme di arte.
Saranno in mostra l’installazione audio di Miriam Bettarini e Franco Spina dal titolo “Sono frocio”, l’installazione di Serena Rosati sul tema della violenza sulle donne intitolata “L’urlo del silenzio”, il lavoro fotografico “ReAzioni” di Sabina Tangorra su Mondeggi Bene Comune, e “Senza titolo. Senza nome.” di Menglu Cui, opera installativa sul tema delle migrazioni. Durante l’inaugurazione verrà presentata la performance “DeConstructione”, di Miriam Bettarini, Matteo Pratesi, Franco Spina, Sabina Tangorra e Erica Romano.

La mostra apre il 6 maggio alle ore 16,30, con una introduzione che prevede l’illustrazione del percorso realizzato e la presentazione di un ebook/catalogo dell’edizione precedente dello stage. Il pomeriggio prosegue con la conferenza di Nanni Balestrini, esperto della comunicazione e delle arti visuali, che porterà il contributo della sua competenza in alcuni campi della storia politica, sociale e artistica.
Per chi parteciperà alla giornata di inaugurazione, o visiterà la mostra, sono previsti altri eventi con l’uso dei social, attraverso la predisposizione di pagine facebook, twitter ed altri.




Probiviri per gli operai pratesi

Il terzo Collegio dei probiviri per le industrie tessili con sede in Prato fu istituito sulla carta nel 1898, ma si costituì realmente soltanto nel 1900: si trattava di un organismo paritetico, cioè formato da un egual numero di rappresentanti degli operai e degli industriali (inizialmente dieci in tutto, poi venti), la cui giurisdizione comprendeva il territorio del comune di Prato (in seguito essa venne estesa anche al territorio dei comuni di Vernio e di Cantagallo, venendo così a coprire l’intera Val di Bisenzio).

L’istituzione del terzo Collegio ebbe luogo all’interno di una fase di espansione dell’economia cittadina, favorita dalla svolta protezionistica del 1887, e di crescita del movimento operaio, quando la città era già stata più volte teatro di scioperi e di agitazioni (il primo sciopero di un certo rilievo si era verificato nel 1891 al Fabbricone).

In un momento in cui la tensione sociale si acuiva, l’istituzione del Collegio dei probiviri fu accolta con un certo favore tanto dai lavoratori quanto dagli industriali (nel 1897 erano sorte la Camera del lavoro e l’Associazione industriale e commerciale dell’arte della lana, anticipazione dell’Unione fra gli industriali pratesi, ed entrambe guardavano con simpatia all’arbitrato come strumento per appianare le controversie di lavoro).

Gli operai vedevano nei collegi un mezzo per contrastare lo strapotere padronale all’interno delle fabbriche, gli imprenditori scorgevano nell’istituto probivirale la possibilità di ridurre la conflittualità sindacale, tramite l’accoglimento di alcune richieste di singoli operai (non degli operai come classe), e, molto probabilmente, accarezzavano anche la speranza di poterlo utilizzare per dividere i lavoratori staccandoli dal sindacato: questa idea era stata esplicitamente formulata da un politico conservatore come Sidney Sonnino nel 1892, nel corso del dibattito parlamentare che aveva portato all’approvazione della legge istitutiva dei collegi, entrata in vigore l’anno successivo.

Di particolare interesse è l’analisi del complesso delle sentenze emanate dal Collegio dei probiviri per le industrie tessili fra il 1902 ed il 1914, cioè in un periodo che viene in pratica a coincidere con l’età giolittiana.

La scelta è motivata dal fatto che l’età giolittiana fu, per così dire, il periodo d’oro dell’istituto probivirale. Giolitti era infatti consapevole che il movimento operaio non poteva essere affrontato soltanto con la repressione, e che la via da seguire era quella del confronto politico col Partito socialista e con le organizzazioni sindacali. Il suo intento era insomma quello di realizzare “un programma di difesa delle istituzioni borghesi fondato su una accentuazione del carattere liberale dello Stato” [Massimo L. Salvadori, Storia dell’età contemporanea dalla Restaurazione all’eurocomunismo, Torino, Loescher, 1976, p. 454]: è evidente che, nell’ambito di tale disegno, anche ai collegi dei probiviri poteva essere attribuito un ruolo non secondario.

L’esperimento giolittiano andò però a cozzare contro la svolta in senso rivoluzionario dei socialisti dopo la guerra di Libia, contro l’agitazione antidemocratica dei nazionalisti e contro l’accresciuto peso dei cattolici nella vita politica. Il suo esaurirsi coincise con la fine della prospettiva riformista che Giolitti aveva incarnato e, quindi, anche dell’esperienza probivirale, che a tale prospettiva era chiaramente legata: le novità normative intervenute durante la grande guerra incisero profondamente sul funzionamento dei collegi, chiudendone definitivamente la stagione.

Nel periodo preso in esame la giuria del terzo Collegio dei probiviri pronunciò 82 sentenze definitive, che posero fine a controversie originate, il più delle volte, dal licenziamento del lavoratore. Nella stragrande maggioranza dei casi (76 su 82 pari al 92,68%) l’attore fu dunque l’operaio. La cosa non deve stupire più di tanto, ove si pensi alla frequenza con cui la parte datoriale ricorreva all’arma del licenziamento ed alle dure condizioni di lavoro che esistevano negli stabilimenti.

Le ditte che più spesso vennero convenute furono il Fabbricone, la Ditta Alceste Cangioli e la Ditta A. e G. di Beniamino Forti, vale a dire le due ditte più importanti della città (il Fabbricone e la «Forti») più una ditta di rilevanti dimensioni (Cangioli): ciò a causa dell’organizzazione del lavoro vigente all’interno delle fabbriche più grandi ed al fatto che in esse la gestione dei rapporti con i dipendenti era più problematica che nelle aziende medio-piccole.

Nel corso della sua attività la giuria del terzo Collegio ebbe modo di fissare alcuni importanti principi, in primo luogo in materia di licenziamenti: con le sue pronunce essa limitò infatti la facoltà del padronato di ricorrere al licenziamento in tronco (ammissibile solo in alcuni casi, chiaramente indicati, mentre in tutti gli altri il licenziamento del lavoratore era possibile solo se veniva pronunciata la formula di rito, dato il preavviso voluto dalla consuetudine e rispettato l’obbligo di motivazione, fermo restando che i motivi addotti dovevano essere poi riconosciuti validi dai probiviri).

Interessanti sono anche altre sentenze, come ad esempio quella che richiamò le singole ditte al rispetto degli impegni assunti verso gli operai dall’organizzazione di parte datoriale a nome di tutti i soci, quella che riconobbe il diritto dei cottimisti a domicilio, molto numerosi nella Prato dell’epoca, di rivolgersi ai probiviri, quella che sancì la prevalenza della consuetudine (in genere favorevole all’operaio) sui regolamenti di fabbrica e così via.

La giurisprudenza probivirale fu invece piuttosto oscillante in ordine al tema, di fondamentale importanza, della salute dei lavoratori: il Collegio, infatti, dopo aver condannato nel 1904 il Fabbricone a risarcire un operaio che era stato costretto a tornare al lavoro quando le sue condizioni fisiche non glielo permettevano, si smentì parzialmente con tre pronunce risalenti al 1908, nelle quali dimostrò scarsa sensibilità verso le ragioni dei lavoratori.

Se si prende in considerazione l’esito delle cause, le pronunce della giuria sembrano abbastanza equilibrate, sia pure con una prevalenza di quelle a favore dei datori di lavoro, che risultarono essere la parte vittoriosa in 45 casi (pari al 54,88%), mentre gli operai ebbero la meglio in 37 casi (pari al 45,12%).

Ma ciò che più importa sottolineare è che la speranza di contenere la lotta di classe attraverso l’istituto dei probiviri si rivelò del tutto infondata: il terzo Collegio operò infatti in una fase storica durante la quale il movimento dei lavoratori conobbe un forte sviluppo ed il numero degli scioperi, tanto a livello nazionale quanto a livello locale, andò aumentando, a riprova del fatto che solo la classe operaia, con le sue lotte (cioè con vertenze collettive e non individuali), può difendere ed allargare i propri diritti.

Dopo la fine della prima guerra mondiale la tensione sociale raggiunse il culmine e la borghesia, deposta ogni illusione conciliativa, non esitò a puntare sul fascismo per conservare i suoi privilegi.

Articolo pubblicato nell’aprile del 2016.




Festa dei Lavoratori, l’italia rurale raccontata in una mostra-dibattito

Palazzo Consiliare domenica 1 maggio ore 10,15

Il Comune organizza un mostra e un dibattito promossi dal presidente del Consiglio comunale Alberto Marini.

Saranno presenti il sindaco David Baroncelli, il ricercatore Francesco Fusi e Alessio Gramolati, responsabile Cgil

La storia dell’Italia rurale raccontata in una mostra allestita nel Palazzo consiliare di Tavarnelle. E’ l’evento organizzato dal Comune per celebrare la festa dei lavoratori in programma domenica primo maggio dalle ore 10,15 e incentrato sullo slogan “Ricostruzione e Lavoro”. Un binomio che s’inserisce nel contesto dell’anniversario, appena rievocato, del 25 aprile e delle difficoltà attuali della ripresa economica italiana. “Inauguriamo la mostra storico-documentaria – dichiara il presidente del Consiglio comunale Alberto Marini – caratterizzata da sette pannelli che descrivono la storia dell’Italia rurale dell’immediato dopoguerra, con dettagli sulla realtà locale, chiantigiana e tavarnellina”.

Dati, aneddoti, interviste, racconti danno contenuto all’evento, curato dall’associazione Sgabuzzini storici, che ripercorre il clima dell’epoca, dalle lotte sindacali alla legge De Gasperi con la quale si modificano i parametri di riferimento della rendita fra proprietari terrieri e contadini. Il dibattito che segue la mostra prevede l’intervento del ricercatore storico e autore di pubblicazioni Francesco Fusi. Di lavoro parlerà invece Alessio Gramolati, responsabile nazionale delle Politiche Industriali della Cgil. Sarà presente il sindaco David Baroncelli. L’iniziativa è coordinata da Alberto Marini. Info: 055 8050801




Antifascismo, volontariato e guerra civile in Spagna

Sabato 7 maggio alle ore 17.30 presso lo Spazio di Viadellospizio (via Dell?Ospizio 26/28 Pistoia),

Presentazione del libro di Enrico Acciai
Antifascismo, volontariato e guerra civile in Spagna.
La Sezione Italiana della Colonna Ascaso

Intervengono:
Enrico Bettazzi, ISRPt
Mireno Berrettini, Università cattolica Milano
Coordina Roberto Bartonini, Presidente ISRPt
Sarà presente l’Autore




LA PACE DEI POPOLI, IL MEDIO ORIENTE, LE RELIGIONI ABRAMITICHE

Il 28 maggio, a Palazzo Strozzi a Firenze, Convegno su “La pace dei popoli, il medio oriente, le religioni abramitiche”, a proposito del volume “Ritornare a Israele. Giorgio La Pira, gli ebrei, la Terra Santa” (a cura di M.C. Rioli, Edizioni della Normale, 2016).

Programma dei lavori

14,30: Introduzione ai lavori

DANIELE MENOZZI
(Scuola Normale Superiore)

14,45: Saluti istituzionali

MARIO PRIMICERIO
(Presidente della Fondazione Giorgio La Pira)

CRISTINA GIACHI
(Vice-sindaca del Comune di Firenze)

PATRIZIA GIUNTI
(Direttrice del Dipartimento di Scienze giuridiche, Università di Firenze)

SARA CIVIDALLI
(Presidente della Comunità Ebraica di Firenze)

15,15: Interventi

ANNA FOA
(Università di Roma La Sapienza)

GURI SCHWARZ
(Università di Pisa)

MARCELLA SIMONI
(Università di Venezia Ca’ Foscari)

PIERO STEFANI
(Pontificia Università Gregoriana)

Coordina GIULIO CONTICELLI
(Vice-presidente della Fondazione La Pira)

17,15: Discussione




Bando per due borse di studio su “L’Antifascismo nelle fabbriche fiorentine” promosso da ANPI Firenze in collaborazione con ISRT e Dipartimento di Storia

L’Associazione nazionale partigiani d’Italia – Comitato Provinciale di Firenze (di seguito Anpi Firenze), all’interno dell’iniziativa “L’antifascismo nelle fabbriche fiorentine” finanziata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Struttura di missione per gli anniversari di interesse nazionale – in occasione della selezione di progetti per il 70° anniversario della Resistenza e della Guerra di Liberazione, con apposita Convenzione sottoscritta in data 4 novembre 2015, bandisce una selezione per l’assegnazione di due BORSE DI STUDIO, finalizzate allo svolgimento del programma di ricerca allegato al presente Bando, della durata di 6 mesi e dell’importo di Euro 4.000,00 lordi cadauna. Nell’assegnazione delle BORSE ruolo attivo di selezione e successivamente di tutoraggio verrà svolto dall’Istituto Storico della Resistenza in Toscana (ISRT) e dal Dipartimento di Storia, Archeologia, Geografia, Arte e Spettacolo dell’Università degli Studi di Firenze (SAGAS).

Il bando presente e tutte le successive comunicazioni sono pubblicati sul sito dell’Istituto Storico della Resistenza in Toscanawww.istoresistenzatoscana.it.




“La Nuova Via. I socialisti lucchesi nel secondo dopoguerra”

La copertina del libro di Emmanuel Pesi che sarà presentato sabato 30 aprile 2016 a Palazzo Ducale a Lucca

La copertina del libro di Emmanuel Pesi che sarà presentato sabato 30 aprile 2016 presso Sala Maria Luisa di Palazzo Ducale a Lucca

Sabato 30 aprile 2016, presso Sala Maria Luisa di Palazzo Ducale a Lucca, si terrà alle ore 17:30 la presentazione del libro di Emmanuel Pesi “La Nuova Via. I socialisti lucchesi nel secondo dopoguerra. Uno studio sul socialismo in memoria di Aurelio Russo” (Maria Pacini Fazzi Editore). Ad illustrare il testo, sarà presente l’On. Valdo Spini, che sarà affiancato dallo stesso autore Emmanuel Pesi e da Claudio Paladini, Presidente della Fondazione “La Sinistra storia e valori”. La serata, patrocinata dall’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea in Provincia di Lucca, presieduta dall’On. Raffaella Mariani e coordinata da Nicola Barbato (ISREC Lucca), vedrà la presenza dei familiari di Aurelio Russo, ex-assessore provinciale e stimato presidente del Real Collegio, scomparso nell’agosto 2013.

In allegato, il .pdf dell’invito alla serata